Questi due appartamenti, sotto i 30 metri quadrati, si distinguono per l’efficace suddivisone degli spazi e per la funzionalità.
L’uso di porte scorrevoli e di mobili contenitori per definire gli ambienti, le soluzioni di stoccaggio che permettono di sfruttare ogni spazio uniche e lo stile minimalista rendono questi mini appartamenti accoglienti e confortevoli.
Entrambi ubicati in Australia, questi mini appartamenti sono stati rinnovati dallo studio Brad Swartz Architects.
Designer: Brad Swartz Photographer: Katherine Lu
Se avete un piccolo spazio da arredare, ma non volete che appaia troppo pieno, allora fate tesoro delle soluzioni escogitate da questi abili progettisti.
Appartamenti sotto i 30 mq: monolocale di 24 mq a misura di single
Cominciamo con un monolocale di soli 24 mq, adatto per ospitare un single. Il proprietario lo ha soprannominato “Boneca”, che in portoghese significa “casa delle bambole”.
Il progetto prevedeva la demolizione di tutte le pareti e l’allineamento di bagno e cucina in uno dei quattro angoli. Questo ha permesso di liberare uno spazio a L che i progettisti hanno diviso tra un’alcova per alloggiare il letto e una zona giorno, che occupa metà del monolocale.
La cucina e l’alcova si affacciano sulla zona giorno, a sua volta divisa in zona pranzo, attrezzata con una panca e un tavolo in stile scandinavo, e una zona conversazione, arredata con un divano a due posti, orientato verso le vetrate.
Lo spazio è declinato in bianco per pareti, cucina e mobili contenitori, riscaldato da un pavimento in rovere, materiale richiamato nella mensola della cucina e nella grande quinta scorrevole. Questa quinta è costituita da sottili doghe verticali, che hanno il vantaggio di non chiudere completamente lo spazio, donando respiro all’ambiente. Essa scorre lungo un binario che collega la cucina e l’alcova, in modo da aprire e chiudere alternativamente i due spazi, creando due scenari diversi.
La zona conversazione e l’alcova della camera da letto, collocate lungo la parete vetrata, ricevono la luce del mattino. Una semplice porta a pannello bianco, inserita tra la cucina e l’alcova, dà accesso al bagno e al dressing.
Uno specchio a tutta altezza, collocato sul fondo del disimpegno, riflette l’unico e coloratissimo dipinto appeso alla parete della zona living, aumentando la percezione dello spazio (vedi foto di copertina).
Un appartamento di 27 mq perfetto per una coppia
Questo appartamento di 27 metri quadrati a Darlinghurst, nel Nuovo Galles del Sud, è progettato per ospitare comodamente una coppia. La disposizione degli spazi è simile a quella dell’appartamento precedente, ma l’area che accoglie il letto è leggermente più grande, così da poter accogliere una coppia. L’appartamento è diviso in tre spazi, la zona giorno, la camera da letto e il bagno, attraverso due mobili contenitori, realizzati su misura, perpendicolari tra loro.
Le ante bianche contrastano con una cucina completamente nera, posta perpendicolarmente alla parete divisoria, il cui fondo a specchio moltiplica lo spazio.
Una scrivania a ribalta sotto la TV offre un comodo spazio di lavoro senza sottrarre spazio all’ambiente.
Due porte scorrevoli a tutta altezza, integrate nel mobile, danno accesso rispettivamente al bagno e alla camera da letto.
La camera da letto è sollevata su una piattaforma che alloggia un cassetto, utile per riporre le scarpe. La testata del letto è costituita dal secondo mobile contenitore, che divide la camera dal bagno. Un ripiano incassato nel mobile funge da comodino, mentre sotto il letto sono stati disposti altri cassetti.
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Quest’estate gli stabilimenti balneari, per ridurre il rischio contagio da Covid, devono rispettare alcune regole per il distanziamento. Ecco una soluzione di stile.
L’estate 2020 sarà ricordata come l’estate del Covid. Purtroppo, per limitare il rischio di contagio, i luoghi pubblici sono sottoposti a regole strette che garantiscano il distanziamento. Tra questi luoghi rientrano, naturalmente, anche le spiagge gestite da stabilimenti balneari. Ognuno si è attrezzato per far fronte a questa realtà, e tra tutte le soluzioni che ho visto, mi ha colpito molto quella proposta da MYYOUR, brand italiano specializzato nella produzione di arredi da esterno.
Si chiama Flamingo, ed è un sistema di delimitazione per le postazioni in spiaggia, dotato di accessori utili come il dispenser di gel igienizzante e di un posacenere.
Flamingo, il sistema per il distanziamento in spiaggia geniale e di stile
MYYOUR, in collaborazione con lo Studio Moredesign, ha messo a punto Flamingo, un sistema di delimitazione per postazioni spiaggia geniale e di stile.
Il sistema, squisitamente minimalista, è composto da zavorre e corde che permettono di creare spazi delimitati in nodo rapido e semplice. Con Flamingo si possono creare percorsi, accessi all’area e spazi privati, garantendo sempre le distanze di sicurezza indicate. Flamingo è perfetto per la spiaggia, ma può essere utilizzato anche altri spazi outdoor, come terrazze, piscine, bar e ristoranti.
Il sistema è semplicissimo: la zavorra, un’asta verticale autoportante, grazie alla forma di tromba rovesciata e alla base cava che si può riempire con 5 litri di acqua, si può posizionare senza fissaggio al suolo. Basta delimitare un perimetro e fissare le corde alle diverse zavorre ed il gioco è fatto.
E’ possibile integrare alle zavorre alcuni accessori, come il dispenser di gel igienizzante da 1,5 litri, oppure il portamozziconi, un tubo di alluminio dotato di un piccolo foro da fissare all’estremità dell’asta.
Le zavorre dotate di accessori si possono anche utilizzare singolarmente, per posizionare dispenser e posacenere in punti strategici. Flamingo è realizzato in Poleasy® riciclabile al 100%.
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Le piscine di sabbia e ghiaia sono di grande tendenza nel 2020. Grazie ai progressi nelle tecniche di costruzione, oggi le piscine assomigliano sempre di più a delle oasi caraibiche.
Non c’è alcun dubbio, le piscine di sabbia e ghiaia sono le piscine del futuro. Metodi di costruzione sempre più innovativi, coniugati con un design naturale che simula le spiagge o le lagune caraibiche, hanno decretato il successo di questa soluzione.
Come per tutte le novità, i prezzi per la costruzione e la manutenzione sono piuttosto elevati, ma c’è da scommettere che con l’aumento della domanda, questa tipologia di piscine sarà presto più accessibile.
L’importante è sapere che oggi il sogno di molti può essere realizzato, anche se non nell’immediato. Vediamo come sono fatte le piscine di sabbia e ghiaia, e quali sono i pro e i contro.
Piscine di sabbia e ghiaia: come sono costruite
Dimenticatevi le piscine classiche, con bordi spigolosi e scalette per uscire o entrare in acqua, rivestite di fredde mattonelle azzurre. Dimenticatevi le piscine in resina dalla forma a fagiolo, e anche quelle più evolute in pietra antiscivolo con comodi gradini. Le piscine di sabbia e ghiaia sono un mondo a parte, che comincia con una fase di progettazione più strutturata ed accurata rispetto a quella tradizionale.
Queste piscine sono fatte su misura e si possono personalizzare senza alcun limite, se non quello del budget. Vedremo in seguito le svariate possibilità di progettazione che offre questa tipologia di piscine.
Si comincia con lo scavo dell’invaso, che avrà forme morbide e arrotondate, e una pendenza leggera che va dalla battigia fino al fondo, senza interruzioni.
Dopo l’installazione dell’impianto idraulico, si costruisce una base in cemento armato solida e duratura. Si sovrappongono poi diversi strati, che possono essere diversi secondo la ditta costruttrice. In base a questo fattore il preventivo per la piscina potrà variare di molto. Il primo strato consiste in una membrana impermeabilizzante, che garantirà l’assenza di infiltrazioni d’acqua nella base di cemento e nel terreno.
Successivamente si procede con la stesura di una rete e del rivestimento, tramite spatolatura manuale di uno speciale materiale. Questo materiale deve avere alte prestazioni di resistenza alla pressione dell’acqua, all’abrasione e alle aggressioni chimiche.
L’ultima fase è quella dell’applicazione della finitura, che sarà in sabbia o ghiaia naturali miscelate con resine speciali.
Creare un’oasi naturale
Come vi ho anticipato, questa tipologia di piscina offre svariate possibilità di configurazione. A partire dalla forma, che può essere modellata a piacimento, adattandosi alla morfologia dello spazio all’esterno che si ha a disposizione.
Il bacino può essere rifinito con sabbia e ghiaia di colori diversi, dal quarzo bianco per un effetto caraibico, ai marroni chiari dall’aspetto più caldo, fino ai ciottoli grigi o antracite per un risultato suggestivo. Si possono anche usare gradazioni diverse, in base alla resa del colore dell’acqua che si desidera.
Lungo i bordi e sul fondo si possono aggiungere rocce artificiali o naturali di vari colori, forme e dimensioni per un aspetto più naturale, o aggiungere una cascata per ricreare una laguna paradisiaca. Molto gettonato anche l’effetto laghetto o l’effetto spiaggia, con una larga battigia sabbiosa. Si possono anche piantare alberi e arbusti come palme, banani, papiri. Da evitare le piante da fiore, che attirano gli insetti e sporcano il bacino con i petali, gli alberi a foglie caduche o con uno sviluppo orizzontale delle radici. Nel collocare gli alberi, bisogna prestare attenzione alla posizione del sole durante la giornata, così da evitare che la piscina sia sempre all’ombra.
Vantaggi e svantaggi delle piscine di sabbia e ghiaia
Uno dei maggiori vantaggi della piscina naturale di sabbia è, oltre alla bellezza, la sua sicurezza. La finitura in sabbia è ruvida e naturalmente antiscivolo, mentre la pendenza dolce e l’assenza di gradini o scalette aiuta ad evitare incidenti.
L’altro vantaggio evidente è la possibilità di personalizzazione praticamente infinita che questa tipologia offre.
L’acqua inoltre, sarà più calda rispetto a quella delle piscine tradizionali, più profonde e rivestite con materiali che non assorbono il calore. Immaginate il piacere di posare i piedi su un caldo strato di sabbia e di immergersi in un’acqua piacevolmente tiepida.
Tra gli svantaggi, come vi ho già accennato ci sono i costi della realizzazione e della manutenzione, ancora piuttosto elevati.
Tenete presente che anche le piscine di sabbia e ghiaia necessitano dei permessi per la costruzione, esattamente come le altre piscine.
Altra nota importante: le piscine di sabbia e ghiaia sono equiparabili a quelle tradizionali, in quanto dotate di impianto di ricircolo, depurazione, pompe, filtri, bocchette e skimmer. I sistemi più evoluti di ricircolo e depurazione lavorano per capillarità, così da eliminare le bocchette di immissione a vista.
Niente a che vedere con gli stagni balneabili o con le piscine biologiche con fitodepurazione, che a lungo andare possono favorire la proliferazione di alghe e batteri.
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5 consigli efficaci per far apparire gli spazi più ampi in una casa piccola, dalla decorazione delle pareti alla scelta dei mobili giusti.
Chi ha una casa piccola sa quanto possa essere difficoltoso arredarla nel modo giusto, perché ogni elemento sembra soltanto occupare e restringere ulteriormente gli ambienti. Purtroppo le case dispongono di metri quadri sempre più ridotti, contrariamente al nostro bisogno di avere spazi ariosi.
Come possiamo arredare una casa piccola, dunque, per farla sembrare più grande? Un modo efficace è sicuramente quello di ingannare la vista! Usare gli accorgimenti che vedremo permette infatti di far apparire gli spazi più ampi a livello ottico. Si può ottenere un buon risultato intervenendo sia sul colore e sulla decorazione delle pareti, sia sul tipo di arredamento. Vediamo come.
Le pareti giuste per una casa piccola
Per modificare la percezione che abbiamo degli spazi, occorre scegliere in modo strategico i toni delle pareti o sfruttare l’effetto di una carta da parati.
1. Colori
Se avete una casa piccola, probabilmente già saprete che i colori migliori sono quelli chiari e luminosi, perché danno una sensazione di ampiezza. Ma sono le tonalità a dover essere scelte con cura: è opportuno optare per le gamme dell’azzurro o del verde. Questo perché i colori freddi “retrocedono” – al contrario di quelli caldi – facendo sembrare più lontane le pareti e dando l’impressione che la casa sia più grande.
2. Carta da parati
Un altro consiglio è caratterizzare una parete principale con la carta da parati, preferendo però rappresentazioni come panorami o geometrie. Infatti immagini con una certa profondità, come scorci, skyline, paesaggi o cieli, danno l’impressione che quella superficie prosegua. Se amate le geometrie, scegliete motivi piccoli ed evitate quelli grandi.
Che tipo di arredi scegliere
Per far sembrare una casa piccola più grande, occorre valutare bene anche i mobili che occuperanno lo spazio, al fine di evitare che lo appesantiscano.
3. Gambe
Gli arredi ideali sono quelli con le gambe ben in mostra. L’essere sollevati da terra, infatti, consente di vedere il pavimento dando la percezione che ce ne sia di più. A questo proposito possono andare bene, ad esempio, quelli in stile nordico, che appaiono slanciati e leggeri.
4. Trasparenza
Un altro tipo di arredi ottimali sono quelli trasparenti, in vetro o in plastica. Questi quasi non si percepiranno nello spazio, lasciando intravedere l’ambiente in tutta la sua ampiezza.
5. Mobili contenitori
I mobili contenitori sono quegli arredi che permettono di riporre altri oggetti al loro interno. Se avete una casa piccola sono utili perché apparirà, alla vista, più ordinata e più libera, mostrando più spazio. Inoltre la superficie che occupano viene sfruttata due volte, aumentando anche la capacità contenitiva dell’abitazione.
Se volete maggiori informazioni su come poter arredare una casa piccola, visitate il sito https://zeumadesign.com
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I pavimenti smart a posa facile e veloce permettono di rinnovare gli ambienti senza lavori lunghi e costosi. Vediamo le novità di tendenza.
le cementine proposte da Hometrèschic
I pavimenti smart magnetici
Pavimenti smart magnetici consentono di rinnovare gli ambienti in poco tempo e senza affrontare lavori di muratura, lunghi e costosi.
Nella pratica, sul suolo si posa un materassino che contiene del metallo o, al contrario, uno strato in PVC magnetico. Le piastrelle, che possono essere in PVC magnetico o in materiale metallico, vengono posizionate su questo strato e aderiscono grazie all’attrazione magnetica. Se il pavimento esistente è in ottime condizioni e perfettamente livellato, la posa è facile e veloce, e non prevede l’utilizzo di colle o adesivi speciali.
Il pavimento MG01 Magnetic Floor finitura Calamina di Planium
Promette di essere rivoluzionario il Sistema MG01 Magnetic Floor messo a punto da Planium, leader nella produzione di rivestimenti in metallo e facente parte del TGroup, fondato da Terenzi srl, azienda specializzata nella lavorazione dei metalli.
Con questo prodotto innovativo, Planium esplora le possibilità della posa a secco, sfruttando le proprietà del PVC magnetico, che fa da sottofondo e che mantiene in posizione le piastrelle metalliche. L’indiscussa qualità dei materiali, coniugata al design ricercato e all’attenzione per la sostenibilità hanno decretato il successo di questa innovativa soluzione. Le piastrelle, dallo spessore minimo, sono disponibili in diversi formati e in finiture accattivanti, nelle cromie del rame, dell’argento, del bronzo, dell’ottone o della calamina.
I pavimenti smart vinilici
I pavimenti vinilici sono sempre più resistenti e accattivanti per estetica e design, e grazie ai sistemi di posa a secco, sono più economici di quelli tradizionali.
Il gruppo Porcelanosa ha sviluppato la collezione di pavimenti vinilici Linkfloor, realizzati con tessuto vinilico montato su PVC rinforzato con poliestere e fibra di vetro. Questa soluzione innovativa rende Linkfloor perfettamente impermeabile ed estremamente resistente agli urti e alle abrasioni, alle sostanze chimiche e organiche.
La posa, basata sul sistema a click, è facile e veloce, e non richiede lavori di muratura.
Linkfloor Authentic Clear listoni 18.5X150.5X0.5 di Porcelanosa
Le sue proprietà di resistenza lo rendono adatto a tutti gli ambienti, compresi quelli umidi come bagno, lavanderia, cucina, e anche per gli esterni.
La scelta delle finiture è molto ampia ed è declinata in 13 collezioni, dall’effetto legno in svariate versioni alla ceramica fino alla pietra, ed è disponibile sia in formato listoni che in rotoli.
Le cementine smart per chi ama la tradizione
Facilità di posa anche per le cementine proposte da Hometrèschic, un’azienda italiana creata da un team di architetti, fotografi ed esperti di sviluppo prodotto e design.
Per chi ama la tradizione e non vuole rinunciare alle piastrelle classiche, un prodotto che riduca i passaggi e i tempi di posa è una benedizione.
La nuova collezione di cementine artigianali Cicladi hanno una speciale finitura che permette di evitare i trattamenti necessari per proteggere le piastrelle da macchie e usura. Il trattamento, che permette l’uso del pavimento dopo la posa e senza ulteriori passaggi, viene fatto a mano, piastrella per piastrella, in modo da sigillare le porosità della superficie in modo più efficace.
La collezione Cicladi è declinata in diversi formati e motivi grafici o floreali. Piastrelle esagonali, a goccia, quadrate e in rilievo, cornici per gli angoli e decori che permettono di rivestire i pavimenti con quel tocco retrò e un po’ esotico che sono le cementine sanno dare.
Il pavimento smart che si posa con lo smartphone
Più smart di così non si può! Bauwerk, azienda svizzera produttrice di pavimenti in legno, ha di recente presentato Parquet Visualizer, un sistema che consente di visualizzare virtualmente la fase di posa.
Come funziona Visualizer? Basta scattare una foto dell’ambiente interessato utilizzando uno smartphone o un tablet, e caricarla sul sito Bauwerk nella sezione apposita.
In questo spazio virtuale è possibile realizzare il progetto del rivestimento, scegliendo il legno, il colore, il formato e la direzione di posa.
La cosa straordinaria di questo programma, e che nell’elaborazione del progetto tiene conto di ogni dettaglio presente nella stanza, perfino dell’incidenza della luce e del suo effetto sul parquet scelto. Il cliente può così scegliere il pavimento ed essere sicuro che non rimarrà deluso una volta posato.
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In questo articolo vi svelerò tutti i segreti del rococò, un movimento artistico che si sviluppò in Francia nel periodo della Reggenza e proseguì fino ai primi anni del regno di Luigi XVI.
Salon de la princesse -Hôtel de Soubise – Parigi – 1737 – Arch. Germain Boffrand crediti Link
Il periodo in cui si sviluppò e dominò il rococò si può dividere in tre periodi: la Reggenza, dal 1715 al 1723, gli anni del regno di Luigi XV, dal 1723 al 1774, e i primi anni del regno di Luigi XVI (fino al 1785). Parallelamente, in Italia si sviluppò una corrente simile, il barocchetto, mentre in Inghilterra imperversavano i mobili Chippendale (ne parlerò in modo specifico in un altro post). Il rococò si diffuse con successo anche nel sud della Germania, in Austria e in Russia.
Palazzina di Caccia di Stupinigi – Sala del Gioco – 1731 – Arch. Filippo JuvaraChiesa di Wies – GermaniaPalazzo d’Inverno – San Pietroburgo – 1754 – Arch. Bartolomeo Rastrelli
Il rococò è movimento artistico che traeva ispirazione dal barocco, con le sue linee curve, le serpentine, le spirali, senza le atmosfere cupe e la pesantezza. Dal barocco eredita le decorazioni sovraccariche ma le alleggerisce con colori chiari e nuance pastello come il rosa, l’azzurro, il verde acqua.
Il rococò rappresenta il canto del cigno della classe aristocratica, che, forse percependo la fine imminente del proprio potere assoluto, si aggrappa alla frivolezza e all’edonismo. Visto da un’altra ottica, il rococò è anche espressione del senso di liberazione dell’ambiente artistico rispetto ai rigidi codici imposti dall’Assolutismo di Luigi XIV. In questo articolo vi parlerò del periodo della Reggenza e della nascita del rococò.
Il contesto storico
Alla scomparsa del Re Sole, nel 1715 l’unico successore maschio sopravvissuto era un bimbo di 5 anni, che ereditò il trono del bisnonno, diventando Re Luigi XV di Borbone.
Insieme a Luigi XIV scomparve, quasi immediatamente, anche il suo tanto amato stile. Il reggente al trono, il duca Filippo d’Orléans, volle dare un taglio netto con il passato, con l’opulenza e il rigido cerimoniale che imperversavano a Versailles. Per questo trasferì la corte a Parigi, al Palais des Tuileries. Scomparsi i saloni di rappresentanza, con le parate e le feste sontuose, i salotti parigini divennero il centro della mondanità. All’ostentazione e alla magnificenza si sostituirono l’eleganza e la ricercatezza.
I primi anni del Settecento furono un periodo di transizione, che vide lo sviluppo della potenza economica della classe borghese. Questo ebbe conseguenze importantissime sulla storia del mobile. I ricchi borghesi, che cominciavano ad abitare in appartamenti di pregio nei nuovi palazzi parigini, desideravano mobili di qualità e nello stesso stile di quelli che arredavano le dimore aristocratiche. Non si tratta di una situazione inedita nella storia, ma in questo caso è il numero che fa la differenza: i commercianti, gli artigiani e i professionisti prosperi erano molto numerosi e la domanda di arredi salì alle stelle. Si può dire che l’industrializzazione del mobile cominciò in questo periodo.
La prova dell’abito – Pietro Longhi – Venezia – Ca’ Rezzonico – crediti Lien
Nel campo della pittura si diffondono scene che ritraggono la vita quotidiana in interni borghesi, di cui il maggiore esponente fu il pittore veneziano Pietro Longhi.
Sul piano culturale, è il momento l’Illuminismo, movimento che condannava lo strapotere della monarchia e della Chiesa in favore della ragione e della scienza. In generale si respirava un clima più liberale e aperto, anche se sul finire del regno di Luigi XV la crisi economica pose le basi della Rivoluzione Francese. In ambito internazionale, paesi come l’Italia, la Francia e i Paesi Bassi persero prestigio a favore dell’Inghilterra e della Russia, potenza emergente.
Nascita e sviluppo del rococò e dello stile Reggenza
Durante il periodo della Reggenza lo stile Luigi XIV, come ho già accennato, lascia spazio ad una nuova estetica, che va sotto il nome di stile Reggenza. I mobili divennero più pratici e confortevoli, le dimensioni si ridussero notevolmente, per adattarsi agli spazi più contenuti. E’ in questo clima che si sviluppa il Rococò, una corrente stilistica il cui nome, attribuito molti anni dopo, deriva da Rocaille, un tipo di decorazione da esterno composta da pietre irregolari e conchiglie assemblate con della malta. Questo tipo di decorazione era già in voga all’epoca del Re Sole ed era utilizzata per grotte, fontane, percorsi.
L’architetto e designer più rappresentativo di questo periodo è Gilles Marie Oppenord, grande ammiratore di Bernini e Borromini, la cui opera ebbe modo di vedere in Italia.
Progetto dell’alcova del Duca d’Orleans – Palais Royal – Arch. Gilles Marie Oppenord – source Link
L’opera dei due maestri influenzò l’architetto, che integrò la linea curva nei progetti architettonici e decorativi. Figlio di un ebanista, progettò mobili nel nuovo stile, affidandone la realizzazione allo scultore ed ebanista Charles Cressent. Il Reggente affidò i lavori di rinnovamento della sua residenza, il Palais Royal a Parigi.
I mobili in stile Reggenza
I mobili in stile Reggenza sostituiscono alla pesantezza e alla rigidità di quelli in stile Luigi XIV la ricercatezza e la leggerezza. Cassettoni, tavoli e scrivanie si alleggeriscono grazie al profilo bombato e alle gambe en cabriole. Questa particolare gamba, che si ispira alle zampe posteriori degli animali, ha una forma tipica a S, che rende immediatamente riconoscibili i mobili Regénce e Luigi XV.
Disegno a sanguigna -Gilles Marie Oppenord – Source Link Scrivania piatta con gambe a S decorate con zampe di leone e teste di donna. Pannello frontale costituito da cassetto centrale e pannelli laterali decorati con foglie d’acanto.
Le poltrone diventano l’arredo attorno al quale si organizza tutto l’arredamento, grazie al fatto che la vita mondana, più intima e raccolta, si svolgeva nei salotti (boudoir). L’influenza femminile diventa molto importante: le acconciature elaborate e la foggia degli abiti dell’epoca costringono gli ebanisti ad abbassare gli schienali, ad arretrare i braccioli e ad allargare le sedute.
Abito Andrienne, in voga nella prima metà del Settecento
La seduta più usata in questo periodo è la poltrona à la Reine, molto più confortevole delle poltrone del secolo passato, caratterizzata da uno schienale dritto e braccioli aerei. Il profilo superiore dello schienale presenta una leggera curva con una gobba al centro, e sono ancora presenti le traverse a forma di X, anche se verso il 1720 compaiono poltrone prive di questo elemento. Altra caratteristica è lo schienale separato dal sedile.
Oltre alle sedute, i mobili più importanti sono i cassettoni, che poteva essere un commode à la Régence, con tre cassetti e gambe corte, oppure un cassettone con due o quattro cassetti montati su due file e lunghe gambe affusolate. Una variante molto in voga era l’encoignure, un mobile contenitore, a volte chiuso con vetrine, alto o basso, che grazie alla forma triangolare si poteva collocare agli angoli delle stanze.
Da segnalare i mobili incannicciati, una grande novità dell’epoca. Importati dall’Asia, ebbero subito successo grazie alla maggiore leggerezza e alla maggiore economicità rispetto ai mobili rivestiti in tessuto.
Un’altra novità è la diffusione della pendola, fino ad allora riservata ai più abbienti. L’orologio a pendolo, sviluppato nel secolo precedente grazie agli studi di Galileo e di Huygens, che depositò il brevetto, cominciò ad essere più accessibile. Gli orologi a pendolo erano dei veri e propri mobili nei quali erano inserito il meccanismo e il quadrante. Si diffusero anche le varianti a pendolo corto da appoggio, realizzate in bronzo dorato e finemente decorate.
Le decorazioni dei mobili e degli interni rococò
La decorazione riveste una particolare importanza nello stile Rococò, e segue un codice ben preciso. Generalmente la decorazione rococò è sovrabbondante ed esuberante, dominata da linee curve e sinuose, forme rotonde o ovali.
Scompaiono i leoni e i simboli di guerra a favore di teste femminili, motivi floreali, foglie d’acanto, nastri e soprattutto le conchiglie Saint Jacques, che simboleggiavano Venere.
Le decorazioni, spesso asimmetriche, sono realizzate con intarsi, con delicati intagli, con motivi dipinti o con applicazioni in bronzo dorato agli angoli e intorno a maniglie e serrature. I piani in marmo sono ancora in voga, come pure gli intarsi à Boulle in materiali preziosi come l’avorio, la tartaruga, l’argento, le pietre dure, anche se meno diffusi rispetto al periodo del Re Sole.
Le pareti meritano un’attenzione particolare e si ricoprono di decorazioni, ormai diventate imprescindibili. Fioriscono intricate decorazioni a stucco su pareti e soffitti, dipinte poi di bianco o rivestite in foglia d’oro. Il doratore diviene una figura centrale tra i decoratori, in quanto l’oro veniva usato spesso per ricoprire materiali meno nobili.
Molto popolare il rivestimento con pannelli di legno dipinti e decorati, cui spesso erano integrate porte che conducevano a passaggi segreti.
Gli specchi sono un altro elemento fondamentale della decorazione rococò. Oltre ad adornare la parte superiore dei camini, spesso vengono usati per rivestire intere pareti.
Gabinetto ottagonale con specchi – Palazzo Isnardi -Torino – 1739 Foto tratta dal volume “Il mobile italiano”- Helen Costantino Fioratti – Giunti – 2004
I colori privilegiati sono le delicate nuance pastello, anche se in certi casi si ricorre a giochi di contrasto con tinte più intense, come il rosso, il verde o il blu Cina.
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Spaghetti allo scoglio, una ricetta semplice che richiede ingredienti freschissimi e di ottima qualità. Un must per le tavole estive.
Anche se per via del virus, gli spostamenti sono ancora limitati, presto ci si potrà muovere anche da regione a regione, ampliando così il “portafoglio” di opzioni per svagarsi.
Siccome è estate, il mare diventerà come sempre il grande protagonista delle nostre vacanze: nulla può battere, infatti, la sensazione regalata da una sera afosa passata in un ristorantino romantico sul lungomare, cullati dalla brezza, e magari con un bel piatto di spaghetti allo scoglio di fronte.
In attesa di quel momento, nulla ci impedisce di preparare questa meravigliosa ricetta anche a casa nostra, per assaporare l’atmosfera di mare in una forchettata.
Spaghetti allo scoglio: storia della ricetta
Prima di arrivare alla ricetta, però, è bene scoprire brevemente la storia dello spaghetto allo scoglio. Questo piatto nasce in Sicilia e all’inizio la cottura avveniva davvero con i pezzi di sassi degli scogli, sui quali si attaccavano gli animaletti marini. Oggi lo scoglio in senso letterale non è più presente, ma è rimasto tutto il gusto autentico del mare.
Procedimento
Lo spaghetto allo scoglio è uno dei piatti tipici della cucina nostrana e per la sua buona riuscita è essenziale avere dalla nostra parte della materia prima di qualità. Per questo si consiglia di preferire innanzitutto pasta italiana e del pescato fresco. Il primo passaggio per la preparazione della ricetta è il seguente: per prima cosa bisogna pulire e spurgare cozze, vongole e calamari, e tagliare a rondelle questi ultimi. In secondo luogo, occorre cuocere il pesce in una pentola ampia con il coperchio, per cinque minuti circa e a fiamma lenta. Dopo aver filtrato l’acqua marina, si procede con la cottura in padella, aggiungendo anche gli scampi e i gamberi, insieme ad un filo d’olio. Una tappa molto importante della ricetta è la preparazione del sugo allo scoglio, ma non è complicato, perché basta soffriggere il tutto in padella aggiungendo qualche pezzettino d’aglio e i pomodorini, sfumando con il vino bianco. È fondamentale che il sugo resti semi-liquido, e dopo averlo fatto raffreddare lo si potrà unire alla pasta, da versare in padella per ultimare la cottura.
Con cosa fare cin cin
Con gli spaghetti allo scoglio, e in generale con tutti i primi piatti a base di pesce, ci sono dei vini che più di altri sanno come premiare il gusto del mare. Fra questi troviamo ad esempio il Marisa Cuomo Fiorduva 2012, insieme al Vintage Tunina e al Pietramarina Etna Bianco Superiore. Nella lista vanno inseriti anche il Vermentino Sardus e il Verdicchio dei Castelli di Jesi, chiudendo con il Bianco di Custoza.
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Contrazione dei consumi e crisi non sembrano aver toccato il mercato degli orologi di lusso, la cui domanda non ha subito flessioni. Tra i modelli più richiesti spiccano pezzi ricercati e da collezione.
Si parla ad esempio di un modello unico come il Santos-Dumont, uno degli orologi più celebri della prestigiosa maison francese Cartier, che ha da poco inaugurato a Milano un elegante spazio all’interno del Flagship Store di Pisa Orologeria. Gli appassionati hanno quindi ora la possibilità di scoprire le creazioni della maison francese all’interno dell’area Espace, un ambiente raffinato e curato dedicato unicamente a Cartier. Ma vediamo ora di capire meglio quali sono le ultime novità che riguardano il Santos de Cartier e quali sono i tratti distintivi che hanno reso tanto famoso questo segnatempo.
Quali sono le caratteristiche del Santos-Dumont XL
Elegante, prezioso, minimal e ora anche extra large: il Santos-Dumont viene rivisitato in versione XL. Creato nel 1904 da Louis Cartier per l’amico aviatore Alberto Santos Dumont, da cui prende il nome, questo orologio da polso maschile ora assume nuove dimensioni. Il quadrante squadrato non è solo più grande, ma presenta anche linee leggermente più rigide, e si presta a vestire in modo perfetto i polsi delle personalità più importanti. Restano invece inalterate la sottigliezza della cassa e alcune delle caratteristiche che hanno contribuito alla fama di questo modello dal design elegante, come il quadrante satinato su cui spiccano le lancette appuntite e i numeri romani per indicare le ore, mentre la corona perlata e le viti a vista completano l’estetica del quadrante.
Cosa rende speciale il Santos de Cartier
Il Santos di Cartier non è un orologio come gli altri, e non solo perché in oltre un secolo dalla sua nascita è riuscito a conservare inalterato tutto il suo charme, ma anche perché è stato creato fin dall’inizio per differenziarsi da tutti gli altri orologi esistenti fino a quel momento. Il Santos-Dumont è stato il primo orologio da polso maschile, ideato per consentire a Dumont di consultare comodamente l’ora anche mentre era in volo. Il design moderno donato dal quadrante quadrato, anziché rotondo, dalle linee spigolose e dalle viti a vista, hanno reso il Santos un’innovazione di stile. Negli anni questo modello è sempre rimasto fedele a sé stesso e alla sua identità avanguardista, precursore dei tempi e dei bisogni grazie all’introduzione di innovazioni che hanno consentito all’orologio di adattarsi ad ogni circostanza attraverso sistemi fai-da-te.
Il QuickSwitch ad esempio è un sistema brevettato che consente, in modo semplice e rapido, di trasformare l’aspetto del Santos per ogni occasione cambiandone il cinturino, così da scegliere tra le più raffinate varianti in pelle e quelle più casual in acciaio. Queste ultime sono dotate di un altro sistema intelligente, lo SmartLink, per regolare con precisione la misura del cinturino stesso: inserendo o togliendo le singole maglie del bracciale d’acciaio si può ottenere la circonferenza polso ottimale in autonomia, senza doversi rivolgere ad un orologiaio.
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Axolight è un’azienda di illuminazione italiana con sede a Venezia e negli Stati Uniti, famosa in tutto il mondo per le sue lampade dal design innovativo e ricercato.
La lampada “Manto” design di Davide Besozzi
Con un mercato che si estende in circa 90 paesi diversi, la Axolight è un punto di riferimento nel settore dell’illuminazione sia privata che industriale e può vantare prestigiose collaborazioni con i più famosi designer italiani ed internazionali.
Collaborazioni che hanno dato vita a creazioni divenute presto veri e propri best sellers della azienda veneta che si distingue anche per l’utilizzo di materiali pregiati e innovativi come il vetro soffiato, la pietra di Vicenza e la seta, per citarne solo alcuni.
L’azienda veneta progetta, realizza e assembla a mano tutte le sue lampade, sia che si tratti di modelli personalizzati, sia che si tratti di prodotti realizzati in serie. Tutte le lampade Axolight, inoltre, sono realizzate in tre diverse misure (large, medium, small) per andare incontro alle esigenze di ogni tipo di abitazione, dal monolocale all’attico da diverse centinaia di metri quadri. Molti modelli, inoltre, sono declinati nelle diverse tipologie: lampade a sospensione, lampade da tavolo, applique, lampade da terra etc.
Alcune lampade best seller di Axolight
Ecco, allora, alcune delle lampade più famose e apprezzate uscite dalle officine di Axolight.
“Manto” design di Davide Besozzi. Una lampada a sospensione declinabile in tre dimensioni (large, medium e small) composta da una sfera in vetro soffiato bianco con fonte luminosa a led, collegata ad un braccio telescopico che consente di scegliere a quale altezza posizionare la sfera. Il paralume è sostituito da un cerchio di tessuto bianco elastico. In base all’altezza in cui si sceglie di posizionare la sfera (a distanza o immersa nel tessuto) la forma della lampada cambia, così come cambia l’intensità del fascio luminoso.
“Mountain View” di Dima Loginoff. Anche in questo caso si tratta di una lampada a sospensione, interamente realizzata in vetro soffiato. La particolare lavorazione del vetro riproduce il profilo di un massiccio montuoso racchiuso in una sfera trasparente. Elegante e suggestiva, questa lampada esprime a pieno la filosofia dell’azienda.
“Clavius” di Manuel e Vanessa Vivian. Il nome deriva da un film di Stanley Kubrick ed è una linea che prevede lampade a sospensione, plafoniere, applique e lampade da tavolo o da terra. La caratteristica principale è data dal paralume realizzato con fili di seta lavorati a mano. La struttura portante è in metallo.
Tre best sellers per un’azienda che in pochi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nel mercato mondiale dell’illuminazione, restando fedele ai principi e ai valori della tradizione artigianale del made in Italy. Le lampade Axolight, infatti, vengono tutte progettate, realizzate e assemblate presso le officine veneziane, sia che si tratti di modelli prodotti in serie, sia che si tratti di pezzi unici. Una filosofia artigianale che ben si presta ad andare incontro alle richieste di personalizzazione di una clientela di nicchia molto esigente che ricerca prodotti di qualità, raffinati e funzionali.
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Oggi vi porto a visitare una casa davvero insolita. A prima vista sembra una casa in stile giapponese, con il basamento in legno e le finestre scorrevoli lungo le pareti. Ma l’interno nasconde qualche sorpresa.
Progettata da Syd Furness, architetto e professore all’Università di Cambridge, per sé e per la sua famiglia negli anni ’70, questa casa in stile giapponese ha una personalità unica e una forte connotazione estetica.
Come tutte le case con queste caratteristiche, o la si ama o la si odia. Recentemente messa sul mercato per il prezzo esorbitante di un milione di sterline e qualche centinaia dopo la virgola, sta facendo discutere. Alcuni vorrebbero acquistarla per raderla al suolo e costruire una villetta tradizionale sulla proprietà, altri vorrebbero ristrutturarla da capo a fondo. Molti, tra i quali gli estimatori di Syd Furness, architetto molto noto nella regione, sperano che un amante dell’architettura la conservi così com’è. E io sono d’accordo con questi ultimi: aprirei una finestra in cucina e ridurrei il numero di camere per ingrandire quelle attuali, un po’ claustrofobiche. Ora andiamo a visitarla.
L’influenza di Frank Lloyd Wright e dello stile giapponese
Per esigenze editoriali nel titolo ho citato lo stile giapponese. Per essere corretta avrei dovuto citare uno dei padri dell’architettura moderna, Frank Lloyd Wright, grande estimatore delle case giapponesi, tanto che ne fece uno dei pilastri portanti del suo stile.
L’ispirazione giapponese è molto evidente all’esterno: basamento, struttura in legno modulare *, finestre scorrevoli lungo tutta la facciata.
Ma all’interno l’influenza giapponese viene mitigata dall’organizzazione degli spazi e dall’arredo, decisamente eclettico, che fa assomigliare la casa ad un cottage inglese.
La disposizione interna della casa si configura formalmente intorno a una sala da pranzo centrale a pianta aperta e alla cucina, con le camere da letto che occupano un lato della casa e le zone giorno posizionate all’estremità opposta.
L’ingresso principale si trova sotto un portico chiuso, che conduce all’ampio e generoso corridoio. Il cuore della casa è una sala da pranzo a pianta aperta, luminosa e ariosa, con porte vetrate scorrevoli che si estendono per tutta la lunghezza di una parete. È una stanza particolarmente bella nei mesi estivi, quando l’intero spazio può essere aperto sul giardino.
Di fronte alla sala da pranzo c’è una cucina ben progettata, con pareti a tutta altezza con scaffalature appositamente costruite su entrambi i lati dello spazio. Una lunga e stretta area di servizio è interconnessa, nascosta dietro una parete divisoria.
Il soggiorno è incredibilmente aperto e luminoso, ma anche molto riservato; la siepe matura racchiude il giardino che fa da sfondo naturale. La stanza è organizzata intorno a un’area centrale con un originale camino aperto su un lato. Dal soggiorno si accede a uno studio (o laboratorio) con una grande finestra che si affaccia sul giardino e che lo rende una stanza molto piacevole per lavorare.
Dal corridoio centrale si accede alla camera da letto principale, un’ampia stanza piena di luce con ripostiglio incorporato e un bagno.
* le case giapponesi tradizionali sono costruite secondo moduli con misure ben precise, i tatamidoko, pannelli utilizzati per il pavimento (tatami).
Visita le altre bellissime case della rubrica House Tour
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