C’è un momento, ogni anno, in cui la voglia di mare si fa più intensa. Complice la luce che cambia, il profumo dell’estate nell’aria, o forse quel desiderio di rallentare e lasciarsi abbracciare da paesaggi che sanno di vacanza e leggerezza. E tra tutte le mete immaginate, ce n’è una che mi torna sempre nel cuore: la Costiera Amalfitana.
Qui, si è immersi nella bellezza, tra le case bianche che si arrampicano sui pendii, nei limoneti a picco sul mare, nei vicoli che profumano di sale e di fiori. È un luogo che parla a tutti i sensi e che, proprio per questo, ha ispirato un’estetica diventata oggi un vero e proprio trend: lo stile Amalficore.
Lo stile Amalficore: origini e caratteristiche
Lo stile Amalficore mescola colori brillanti e materiali naturali, artigianato locale e dettagli che sembrano rubati a un sogno mediterraneo. Prende il meglio dell’estetica della Costiera Amalfitana e lo trasforma in ambienti caldi, colorati, accoglienti e solari. La ceramica dipinta a mano, gli intonaci bianchi grezzi, i tessuti leggeri, il blu del mare e il giallo dei limoni creano un mix vibrante, che profuma di estate e racchiude tutto il fascino senza tempo della vita mediterranea.
Nato spontaneamente come filone decorativo sui social negli ultimi anni, lo stile Amalficore si è diffuso rapidamente grazie alla sua carica evocativa e sognante. Ha trovato terreno fertile tra chi cerca un’eleganza fresca e autentica, fatta di poesia e giornate lente da godere all’aria aperta respirando il profumo del mare.
C’è una certa fluidità tra interno ed esterno: le case si aprono verso l’esterno con porte a vetro, tende leggere che danzano con il vento, spazi all’aperto arredati con cura. Verande, terrazzi e logge diventano estensioni del vivere quotidiano che sanno di estate, convivialità e libertà.
Come arredare uno spazio esterno in stile Amalficore
A definire lo stile Amalficore è innanzitutto la palette cromatica: il bianco calce delle case affacciate sul mare, l’azzurro del cielo terso e del mare, il giallo vivido dei limoni maturi. Accanto a questi, i toni caldi e naturali della terra e della sabbia creano un equilibrio visivo armonioso.
I materiali utilizzati sono il legno grezzo, cotone e lino, il rattan, la pietra, il ferro battuto, la ceramica smaltata, in particolare le maioliche decorate e le piastrelle in cotto. L’outdoor Amalficore punta a creare un legame diretto con l’ambiente, attraverso materiali tattili che si mescolano creando scenari molto suggestivi.
Gli arredi, spesso artigianali, sono caratterizzati da un sapore autentico che sa di tradizione e bellezza senza tempo: tavoli conviviali in legno massello o in metallo rivestito di maioliche, sedie in ferro battuto o rattan intrecciato, panche basse e sedute sospese trovano posto accanto a lampade con paralumi in fibre naturali. Sedute morbide, cuscini abbondanti, sdraio, amache o sedute sospese: il mood è da vacanza, fatto di aperitivi al tramonto, chiacchiere e relax.
Per quanto riguarda l’illuminazione non possono mancare lanterne in metallo o ceramica, piccole luci sospese tra una parete e l’altra, candele profumate alla lavanda o agli agrumi. Quando il sole tramonta, questo tipo di illuminazione crea un’atmosfera magica e suggestiva adatta ad una serata di relax da soli o in compagnia.
Le decorazioni per l’outdoor
Fondamentali sono i dettagli decorativi, fortemente legati alla tradizione del Sud Italia: maioliche e altre ceramiche dipinte a mano, tessili con motivi floreali, geometrici o costieri a seconda dei gusti. Anche la tavola gioca un ruolo centrale e rappresenta la quintessenza del dining estivo all’italiana: tovaglie leggere, runner e tovaglioli con stampe colorate, piatti e brocche dipinti a mano, bicchieri in vetro trasparente oppure colorato in blu, ambra o verde oliva, decorazioni naturali come arance, limoni, fiori e rametti di piante del luogo.
A completare tutto ci sono le piante: vasi di agrumi, lavanda, basilico, rosmarino, gelsomino e bouganville invadono terrazze, davanzali e angoli della casa. Le piante mediterranee non sono solo un ornamento: sono parte dell’atmosfera, portano profumo, colore e vitalità.
Arredare un outdoor in stile Amalficore significa portare nella quotidianità tutto il fascino della Costiera Amalfitana. Che si tratti di un terrazzo, un balcone o un giardino, bastano pochi arredi scelti con cura, materiali naturali, decorazioni vivaci e suggestive per trasformare anche il più semplice degli spazi in un angolo incantato che evoca il mare. Un luogo unico che racconta un modo di vivere autentico, lento e ricco di fascino.
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Ci sono momenti in cui il rientro a casa dovrebbe assomigliare a un atterraggio morbido. Una specie di pausa temporanea da tutto il resto, come se le pareti domestiche contenessero una riserva invisibile di pace che altrove sembra introvabile. Tuttavia, la casa non si trasforma da sola in rifugio: ha bisogno di cura, intenzione e piccoli accorgimenti che, sommati, riescono a cambiare la percezione di intere giornate.
E quando ci si accorge che bastano minime modifiche per aumentare il proprio benessere, il desiderio di rimanere diventa più forte di quello di evadere.
Il bagno non è solo funzionale: è terapeutico
Per molti, è il primo posto in cui ci si rifugia dopo una giornata lunga. Il bagno, a differenza di quanto si pensava in passato, non è più un semplice spazio di servizio. Oggi è considerato un ambiente centrale per il rilassamento personale. Dedicargli attenzione significa investire in un tipo di benessere che non si misura in metri quadri, ma in minuti di silenzio.
In questo contesto, le vasche bagno freestanding sono un’ottima soluzione per chi desidera amplificare i momenti di tranquillità. Eleganti, autonome e capaci di arredare da sole un intero ambiente, trasformano la toilette quotidiana in un rituale personale. Lontano da schermi e notifiche, immersi nel vapore e nei pensieri.
La camera da letto: dove la notte ha voce
L’arredo della camera da letto è spesso una corsa all’estetica o alla funzionalità. Eppure, è lì che ci si riconcilia con la parte più autentica della giornata: il sonno. A renderla efficace è un equilibrio delicato tra materiali, temperature, luci soffuse e soprattutto un letto costruito sulle proprie esigenze. Non esiste una soluzione univoca, ma esiste un punto d’incontro tra postura, comfort e attenzione alle patologie personali.
Un letto sbagliato non rovina solo la schiena: altera l’umore, compromette la concentrazione, riduce l’energia. Il confine tra una buona giornata e una pessima potrebbe iniziare – o finire – proprio lì, sulla rete di doghe che si dà per scontata.
Illuminazione: l’arte invisibile di sentirsi a casa
La luce non è una questione tecnica. È una grammatica emotiva. Una casa male illuminata può sembrare più piccola, fredda, ostile. Organizzare i punti luce non significa solo decidere dove collocare lampade o applique: significa interpretare le funzioni degli ambienti e le loro implicazioni emotive.
Luci fredde per le azioni, luci calde per la quiete. È una distinzione sottile, ma fondamentale. E se si può regolare l’intensità, meglio ancora: così da calibrare l’atmosfera a seconda del momento e dello stato d’animo.
I tessuti come veicolo di comfort
I materiali con cui ci circondiamo non parlano solo alla pelle, ma anche agli occhi. La qualità dei tessuti – tende, coperte, cuscini – incide più di quanto si pensi sul senso generale di comfort. Il cotone e il lino, ad esempio, raccontano un’idea di casa più autentica e sostenibile. I colori neutri amplificano la luce, mentre quelli accesi, se ben dosati, risvegliano gli spazi più spenti.
Non si tratta di riempire, ma di selezionare con cura. L’eccesso visivo, oltre che inutile, può diventare una forma di rumore mentale.
Piante, odori, ordine: tre alleati silenziosi
Una casa ben profumata non è un capriccio: è un riflesso diretto del modo in cui si percepisce il tempo. Basta poco – una candela alla lavanda, un diffusore all’eucalipto – per alterare l’umore di chi entra dalla porta. Il profumo è, in fondo, una memoria liquida: evoca, trasporta, calma.
Allo stesso modo, la presenza di piante e fiori non è una scelta puramente decorativa. Studi psicologici suggeriscono che la vista del verde influisce sul battito cardiaco e sulla produzione di cortisolo. Eppure, il gesto più semplice di tutti – mantenere l’ordine quotidiano – rimane il più efficace: una casa ordinata placa i pensieri e alleggerisce l’aria.
Colori che parlano sottovoce
Ogni stanza ha un suo timbro. E i colori ne sono la voce. Le tonalità scelte per le pareti o per i complementi d’arredo influiscono direttamente sul ritmo interno di chi abita quegli spazi. Tinte chiare come il beige, il verde salvia o l’azzurro aiutano a distendere la mente, valorizzano la luce naturale e danno respiro anche agli ambienti più piccoli.
Per chi ama i contrasti, i colori più vivaci possono restare confinati ai dettagli: un tappeto, un vaso, un cuscino. L’equilibrio si costruisce così, per sottrazione e piccoli tocchi.
Spazi da vivere, non solo da abitare
Ogni casa ha un punto cieco. Una zona trascurata. Può essere un balcone mai usato, una parete vuota, un angolo spento. Recuperarli significa guadagnare metri quadrati emotivi. Una poltrona sistemata vicino a una finestra può diventare un punto di sosta. Una mensola con libri, una pianta ben posizionata, una tenda leggera: sono dettagli che modificano la relazione che abbiamo con gli spazi.
Il benessere domestico non è figlio del caso, ma di una serie di scelte consapevoli. E forse, il segreto per amare davvero la propria casa… sta proprio nel modo in cui si abita l’invisibile.
Fare decluttering cameretta bambini è molto più che mettere ordine. È attraversare un processo di scelta, spesso anche emotivo, in cui ti ritrovi a decidere cosa tenere, cosa lasciare andare, e cosa ha davvero valore oggi. È uno dei modi più semplici e insieme più profondi per sostenere tuo figlio nella sua crescita.
Quando uno spazio è lì, ma non ha uno scopo
Il problema non è che sia vuoto. È che non hai deciso a cosa serve. E quando uno spazio non ha un ruolo, finisce per accogliere tutto ciò che non trova posto altrove.
Un esempio? L’angolo tra una finestra e il mobile TV. All’inizio è vuoto, poi ci finisce una sedia, poi una cesta, poi qualche oggetto in attesa. Nessuno lo vede come “disordinato”. Ma lo spazio comunica comunque una confusione latente, che pesa ogni volta che ci passi accanto.
Da dove iniziare con il decluttering cameretta bambini per non sentirti sopraffatta
Il primo errore che rischi di fare è voler sistemare tutto in una volta. Fermati. Respira. Comincia da uno spazio preciso: una cesta di giochi, un cassetto, una mensola. Fare decluttering è anche imparare a non farsi inghiottire dalla quantità.
Un consiglio pratico che funziona sempre è quello di usare lo spazio fisico come misura: “I libri devono stare in questo scaffale. I giochi, in questa scatola.” Quando il contenitore è pieno, scegli cosa resta davvero. In questo modo, il contenitore diventa alleato, non ostacolo.
Giochi e affetto: cosa si tiene e cosa si lascia andare
La selezione dei giochi è uno dei momenti più delicati del decluttering cameretta bambini, perché spesso ogni oggetto è legato a un momento, a una fase, a una storia. Ma tuo figlio oggi ha esigenze diverse da sei mesi fa, e molti giochi semplicemente non gli parlano più.
Tieni quelli che ama davvero, quelli che stimolano la fantasia, quelli che usa ogni giorno. Il resto puoi lasciarlo andare, con gentilezza. Donarlo, regalarlo, rimetterlo in circolo. Coinvolgere tuo figlio è fondamentale. Chiedigli di scegliere i suoi preferiti e dagli un contenitore limitato: “Scegli quelli che entrano qui.” I bambini, se guidati con calma, sorprendono per lucidità e generosità.
I libri nella cameretta: come fare spazio senza perdere memoria
I libri crescono insieme a tuo figlio. Alcuni restano, altri passano. Anche in questo caso, puoi usare la regola dello spazio. Se la mensola è piena, è il momento di rivedere cosa tenere.
Tieni quelli che legge ancora volentieri, quelli che parlano delle sue emozioni attuali, quelli che magari un giorno vorrai leggere ancora insieme. Gli altri, se non hanno più funzione o significato, possono trovare una nuova casa. E se c’è un libro legato a un ricordo importante, mettilo nella scatola dei ricordi: merita un posto tutto suo.
Decluttering cameretta bambini: affrontare l’armadio con leggerezza
Vestiti piccoli, vestiti rotti, vestiti “quasi ancora buoni”… e l’armadio esplode. Il decluttering cameretta bambini è anche qui: tra pile di magliette, pantaloni fuori stagione, body che non servono più. Non è un addio alla memoria, è un gesto di cura.
Conserva due o tre capi simbolici. Il resto puoi donarlo o farlo girare tra amici, parenti, gruppi. Ogni cambio stagione è una buona occasione per rivedere cosa serve davvero. Meno vestiti, ma scelti con attenzione, alleggeriscono le mattine e l’intera gestione della cameretta.
Coinvolgere tuo figlio: un’occasione per crescere insieme
Fare ordine senza di lui può sembrare più veloce. Ma fare decluttering con lui ha un valore educativo altissimo. I bambini osservano tutto. E se ti vedono scegliere con calma, lasciare andare con affetto, selezionare ciò che conta, impareranno a fare lo stesso.
Non devi imporgli nulla. Puoi semplicemente raccontargli cosa stai facendo, e perché. Puoi chiedergli consiglio, dargli la possibilità di esprimersi. Anche un piccolo compito – scegliere 3 giochi da donare, 2 libri da tenere – fa la differenza.
Lasciare andare non vuol dire dimenticare
So bene cosa vuol dire stringere tra le mani un oggetto legato a una fase che non tornerà. E capisco quella parte di te che vorrebbe tenere tutto. Ma la verità è che non tutto è memoria. E non tutto va tenuto per amore.
Quando scegli con consapevolezza, il ricordo resta. Ma il carico si alleggerisce. E la cameretta torna a essere un luogo che accoglie il presente, non solo il passato.
Se vuoi fare decluttering cameretta bambini, io sono qui per aiutarti
So quanto può essere difficile, a volte, anche solo iniziare. Quando si accumula troppo, ci si sente bloccate. Quando gli oggetti sono legati all’affetto, ogni scelta pesa.
Fare decluttering cameretta bambini con me vuol dire affrontare tutto questo insieme. Ti guido passo dopo passo, ti aiuto a vedere ciò che oggi è utile e importante, ti sollevo dalle scelte più pesanti. Ti aiuto a lasciare andare con rispetto, e a fare spazio senza sensi di colpa. Non solo nella stanza, ma anche nella testa.
Scrivimi. Sarà più semplice, più leggero e più umano. Insieme è un’altra storia.
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In questo articolo approfondiamo un argomento che interessa la maggior parte delle famiglie, ovvero come risparmiare sull’energia. Installare un Sistema di Gestione dell’Energia può essere la soluzione. Vediamo di cosa si tratta.
Negli ultimi anni i costi dell’energia sono in continuo aumento, incidendo pesantemente sul bilancio delle famiglie. Per molti, una delle soluzioni adottate è stata quella di installare un impianto fotovoltaico, ma spesso non è sufficiente.
Lo sapevate che esiste una tecnologia avanzata che consente di ottimizzare l’utilizzo dell’energia domestica? Questo sistema si chiama Energy Management System (EMS), o meglio, Sistema di Gestione dell’energia. Secondo l’azienda fotovoltaica Otovo, questo sistema è un’ottima soluzione per ridurre le bollette, grazie ad un miglioramento significativo dell’efficienza energetica.
Cosa può fare il Sistema di Gestione dell’energia
Il Sistema di Gestione dell’energia è composto da un’insieme di elementi che lavorano all’unisono per analizzare i flussi di energia, distribuirli e immagazzinarli.
Appositi dispositivi misurano il consumo di energia degli apparecchi collegati alla rete elettrica, in particolare elettrodomestici, pompe di calore e colonnine per la ricarica dell’auto elettrica. I sensori monitorano anche la produzione e l’accumulo di energia da fonti rinnovabili, come i pannelli fotovoltaici.
Questi dati vengono raccolti ed elaborati da una unità centrale di controllo, spesso installata nel quadro elettrico principale. Attraverso un software consultabile su una interfaccia utente (App o portale web) potete monitorare i flussi di energia in tempo reale.
Ultimo elemento, ma il più importante, è la batteria, o Sistema di Accumulo.
I sistemi di accumulo consentono di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso durante le ore di sole per renderla disponibile quando la produzione è bassa o assente, riducendo la dipendenza dalla rete.
Il Sistema di Gestione dell’energia integra perfettamente l’impianto fotovoltaico con la batteria di accumulo, e attraverso un sofisticato algoritmo decide come impiegare l’energia in eccesso. L’EMS può decidere se prelevare l’energia dalle batterie o dalla rete, anche in base alle tariffe orarie, per esempio. Inoltre, il sistema gestisce i flussi in modo ottimale per limitare al massimo l’usura della batteria, rendendola più longeva.
Cosa comporta l’installazione in termini di lavori e spazi
L’istallazione di un Sistema di Gestione dell’energia non prevede particolari opere murarie. In sintesi, l’installazione comporta la realizzazione di collegamenti elettrici tra l’EMS (la sua unità centrale), la rete elettrica, gli elettrodomestici, l’impianto fotovoltaico, le pompe di calore e le batterie di accumulo. L’unità centrale non incide in termini di spazi, e viene spesso installata nel quadro elettrico generale o in un punto adiacente. In alcuni casi può essere necessario ampliare o riorganizzare il quadro elettrico per ospitare i nuovi dispositivi, come interruttori dedicati, moduli di interfaccia etc. Discorso diverso per quanto riguarda le batterie di accumulo, il cui ingombro dipende dal dimensionamento e dalla capacità, calcolati in base a parametri applicati ad ogni singolo caso. E comunque, le batterie di accumulo per uso domestico raramente oltrepassano il metro e mezzo per lato.
La scelta del luogo di installazione è importante per il corretto funzionamento, l’efficienza e la durata del sistema, nonché per la sicurezza. L’ideale è all’interno dell’abitazione, possibilmente in un locale tecnico dedicato. In alternativa, nel garage, in cantina o in un sottoscala, purché siano asciutti e areati. Nel caso non aveste spazio all’interno, la batteria si può collocare all’esterno, purché protetta dagli agenti atmosferici e dalle temperature troppo basse o troppo alte. In questo caso, è indispensabile installare un apposito armadio per le batterie del fotovoltaico esterno o un involucro con certificazione IP65 o superiore, oppure un cassone protettivo posizionato sotto una pensilina, un balcone o in un vano tecnico coperto. Sconsigliati sottotetti, luoghi umidi e non ventilati, locali con difficile accesso e l’esposizione al sole.
Decluttering e Cultura non riguardano solo gli oggetti, ma anche lo spazio che li accoglie. Architettura e design non sono solo discipline estetiche, ma veri e propri strumenti per creare ambienti funzionali, armoniosi e organizzati. Ogni edificio ben progettato e ogni spazio ben arredato seguono un principio chiave: l’ordine genera benessere.
Dall’architettura minimalista ai grandi maestri del design, scopriamo come queste discipline ci insegnano a vivere con meno, ma meglio.
Decluttering e Cultura: l’ordine nello spazio e nella forma
L’architettura e il design nascono per rispondere a un’esigenza primaria: organizzare lo spazio in modo che sia funzionale, accogliente e visivamente equilibrato. Eliminare il superfluo, ottimizzare le risorse e creare ambienti armoniosi sono principi fondamentali in entrambi i campi.
Ecco alcune correnti e figure chiave che possono ispirarti nel tuo percorso di decluttering.
Il minimalismo giapponese – Funzionalità e vuoto
L’architettura giapponese tradizionale è un esempio perfetto di come il vuoto non sia mancanza, ma spazio per respirare. Gli interni delle case giapponesi sono caratterizzati da linee pulite, materiali naturali e un’organizzazione che lascia spazio alla luce e alla tranquillità.
La lezione: Il decluttering non è eliminare tutto, ma creare un ambiente che favorisca equilibrio e serenità. Non temere il vuoto: lo spazio libero è un valore.
Le Corbusier – La casa come macchina per abitare
Le Corbusier, uno dei più grandi architetti del XX secolo, sosteneva che una casa dovesse essere progettata come una macchina efficiente, dove ogni elemento ha una funzione precisa. Le sue opere puntavano a eliminare il superfluo e a rendere ogni spazio ottimizzato e armonico.
La lezione: L’organizzazione non riguarda solo gli oggetti, ma anche la disposizione dello spazio. Ogni area della tua casa dovrebbe avere una funzione chiara e precisa.
Bauhaus – Bellezza e praticità
Il movimento Bauhaus ha rivoluzionato il design con un concetto chiave: forma e funzione devono essere in perfetta armonia. Ogni mobile, ogni elemento di arredo deve essere pensato per essere utile e al tempo stesso esteticamente piacevole.
La lezione: Scegli con attenzione gli oggetti che ti circondano. Devono essere funzionali, ma anche capaci di contribuire all’armonia visiva del tuo ambiente.
Scandinavia e design nordico – Calore e semplicità
Il design scandinavo si basa sull’uso di materiali naturali, colori neutri e linee pulite per creare spazi accoglienti e rilassanti. Qui il decluttering non è un processo di sottrazione fine a sé stesso, ma un modo per dare più valore a ciò che resta.
La lezione: L’organizzazione e l’ordine non devono essere rigidi o freddi. Creare un ambiente essenziale ma accogliente è la chiave per vivere meglio.
Frank Lloyd Wright – L’armonia con l’ambiente
Wright ha progettato edifici che si integrano perfettamente con il paesaggio circostante, utilizzando materiali naturali e soluzioni architettoniche che rispettano l’ambiente. Il suo approccio ci insegna che il nostro spazio deve dialogare con il contesto in cui si trova.
La lezione: Anche il decluttering dovrebbe essere sostenibile. Dona ciò che non ti serve, scegli materiali naturali e organizza la tua casa in modo che sia in armonia con il tuo stile di vita.
Decluttering e Cultura: come applicare queste lezioni alla tua casa
L’architettura e il design ci insegnano che uno spazio ordinato è uno spazio che funziona meglio. Ecco alcuni modi per applicare questi principi al tuo decluttering quotidiano:
Lascia spazio al vuoto: Come nell’architettura giapponese, non riempire ogni angolo. Il vuoto aiuta a far respirare l’ambiente.
Ottimizza la disposizione: Ogni stanza deve avere una funzione chiara, come insegnava Le Corbusier.
Unisci estetica e utilità: Segui la filosofia Bauhaus: ogni oggetto dovrebbe essere bello e pratico.
Crea un ambiente accogliente: Il design scandinavo insegna che ordine e calore possono andare di pari passo.
Pensa in modo sostenibile: Dona ciò che non usi più e scegli materiali naturali, come farebbe Frank Lloyd Wright.
Un esercizio per te: progetta il tuo spazio ideale
Decluttering e Cultura si fondono quando pensiamo ai nostri ambienti come a un progetto di design. Prova a guardare la tua casa con gli occhi di un architetto e sperimenta questo esercizio:
Fai una piantina mentale della tua stanza. Osserva lo spazio come un designer: la disposizione degli oggetti ha senso o può essere migliorata?
Elimina ciò che rompe l’equilibrio. Se qualcosa è fuori posto o appesantisce l’ambiente, prova a spostarlo o a rimuoverlo.
Trova un punto focale. Come in un buon progetto architettonico, anche la tua casa deve avere un elemento che cattura l’attenzione.
Sperimenta il minimalismo funzionale. Prova a eliminare un mobile o un oggetto decorativo superfluo e osserva come cambia la percezione dello spazio.
Una casa ben progettata non è quella più piena, ma quella in cui ogni elemento ha un ruolo preciso.
Decluttering e Cultura: progetta il tuo equilibrio
Decluttering e Cultura non sono solo un modo di organizzare gli spazi, ma una vera e propria filosofia di vita. Architettura e design ci insegnano che l’ordine non è solo una questione di estetica, ma anche di benessere e funzionalità.
Se vuoi ripensare i tuoi ambienti per renderli più armoniosi e organizzati, contattami. Insieme possiamo progettare il tuo spazio ideale, eliminando il superfluo e valorizzando ciò che davvero conta.
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I costi energetici in aumento vanno a braccetto con un’attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e proprio per questo si punta ad una gestione intelligente dei consumi. Le abitazioni moderne hanno la necessità di coniugare efficienza e comfort senza appesantire le bollette.
La smart home, grazie all’integrazione di tecnologie avanzate e all’automazione dei comportamenti virtuosi, offre risposte concrete per risparmiare energia senza complicazioni. Approfondiamo insieme queste opzioni.
La casa intelligente come alleata del risparmio
Una casa smart, oltre ad essere più moderna, sa essere green. Dobbiamo pensarla come una sorta di ecosistema interconnesso in cui ogni dispositivo contribuisce a ottimizzare i consumi. Spegniamo spesso le luci quando non servono? Una casa connessa lo fa da sola. Usiamo il riscaldamento solo quando siamo in casa? Possiamo programmarlo o farlo reagire alla nostra presenza. In pratica, la tecnologia aiuta a evitare gli sprechi invisibili.
Comportamenti smart per consumare meno
La tecnologia da sola non basta: bisogna sviluppare comportamenti consapevoli che faranno la differenza e proprio qui entra in gioco lo stile di vita “smart”. Con una casa connessa si potranno programmare lavatrici e lavastoviglie nelle fasce orarie più convenienti, evitare lo standby lasciando accesi dispositivi inutilizzati e gestire i carichi elettrici in modo più equilibrato.
Dati alla mano: perché tenere d’occhio i consumi
Sapere come e quanto si consuma è il punto di partenza per organizzare una strategia; è frequente pensare che servano strumenti costosi o interventi strutturali per riuscire a muoversi in questa direzione ma le cose sono diverse.
Il primo passo per risparmiare davvero è diventare consapevoli. Ecco allora alcuni consigli pratici su come monitorare consumi elettrici anche senza strumenti professionali. Quando iniziamo a tracciare e analizzare capiamo di poter risparmiare con piccoli cambiamenti, ad esempio valutando un altro orario per alcune attività quotidiane.
Prevenire gli sprechi: la smart home come sistema predittivo
Tra le funzioni più interessanti di una casa connessa c’è la sua capacità predittiva che non si limita a reagire, ma impara dalle nostre abitudini adattandosi per ottimizzare i consumi ancor prima che ce ne accorgiamo.
Ad esempio, la climatizzazione può essere calibrata per evitare sprechi, grazie a sensori che rilevano umidità, temperatura esterna e persino aperture di finestre. Il risultato? Un risparmio concreto, ma senza rinunciare al comfort.
Verso un consumo sostenibile: comfort, risparmio, responsabilità
Per risparmiare non bisogna impattare sul comfort abitativo, il vero cambiamento parte da una nuova idea di responsabilità verso il bilancio familiare e l’ambiente. Vivere in una casa che si adatta alle nostre esigenze e che ci aiuta a evitare gli sprechi è una forma di benessere moderno.
La tecnologia ci dà gli strumenti, ma la direzione la scegliamo noi. Puntare su una gestione intelligente dei consumi significa prendersi cura di sé, della propria famiglia e del pianeta. Un gesto piccolo, ma potente, che parte proprio da casa nostra.
Una casa più efficiente è possibile (e inizia dalle piccole scelte)
Non serve stravolgere casa per cominciare a risparmiare: basta un approccio intelligente e strumenti accessibili. La smart home offre l’opportunità di migliorare l’efficienza, ridurre gli sprechi e monitorare i consumi in modo semplice e continuo. È la somma di piccoli gesti quotidiani che rende la casa non solo più connessa, ma anche più sostenibile.
C’è chi lo predilige bottiglia, oliva o salvia, e chi se lo immagina in un’elegante sfumatura ottanio: il divano verde mette tutti d’accordo quando si tratta di dare un tocco di stile a un salotto moderno.
Cromaticamente parlando, del verde conosciamo ogni sfaccettatura: è un colore secondario e ha come complementare il rosso, è classificato come freddo e occupa una posizione centrale nello spettro visibile dall’occhio umano.
Ha poteri calmanti, equilibra il sistema nervoso e infonde una sensazione di armonia e speranza, proprietà che ne fanno il colore ideale per arredare ambienti destinati al riposo, al relax e allo svago. Se il suo uso è sdoganato nella camera da letto, lo stesso non si può dire del salotto, dove i vari verde petrolio, chartreuse e lime diventano le tinte perfette per personalizzare divani, divanetti e sofà dal design contemporaneo.
Con una lunghezza indicativa che varia da 170 a 240 cm circa, i divani a due e tre posti restano tra i modelli di sofà più utilizzati. Versatili nelle dimensioni, fissi nella configurazione, si adattano a salotti di qualsiasi forma e ampiezza: soggiorni grandi e piccoli, open space condivisi, living rettangolari o quadrati.
Usati da soli, in abbinamento a poltrone coordinate, in coppia e disposti ad angolo o vis-à-vis, i divani lineari verdi indossano qualsiasi rivestimento e portano qualsiasi sfumatura: verde bottiglia in velluto cangiante; verde pisello in tessuto sfoderabile; verde militare in sofisticata pelle.
Chiamati anche “a L” in virtù della particolare configurazione, i divani con penisola continuano a registrare un meritato successo di pubblico. Vuoi per la promessa di relax che offrono, vuoi per le infinite varianti che propongono (con poggiatesta, testiera reclinabile, seduta estraibile e via dicendo), sono tra i modelli favoriti della tendenza contemporanea, che li vede sperimentare con i toni bluastri del petrolio per arredare sofisticati living urbani.
Scelto in tonalità scure, un divano a L verde può diventare l’elemento di punta di un progetto d’arredo basato su una palette di colori maschili come grigio piombo, antracite, marrone.
Divano verde angolare
Chi dice divano angolare dice convivialità, e chi ci aggiunge “verde” vuole esprimere al meglio il potenziale decorativo che questo imbottito panoramico nasconde. Punto di ritrovo di tutta la famiglia, il divano ad angolo è anche un catalizzatore di attenzione: occupando la porzione di spazio più ampia del soggiorno, la sua presenza nel quotidiano non passerà di certo inosservata.
Per questo, in fase di personalizzazione del rivestimento, è bene prestare attenzione a qualche accorgimento. Ad esempio, se il sofà è usato come elemento divisorio tra soggiorno e cucina, il tono di verde selezionato dovrà essere in sintonia con le cromie degli arredi vicini. Un accorgimento doveroso che garantisce un risultato estetico coerente e coordinato.
Divano letto verde
Uniscono utile e dilettevole e ci mettono un tocco di eleganza per essere sfoggiati nel cuore del soggiorno. I divani verdi trasformabili sono il perfetto compromesso tra la praticità di disporre di un posto letto aggiuntivo e la possibilità di sviluppare un progetto d’arredo impeccabile, capace di unire il massimo della funzionalità con la migliore estetica possibile.
Complici meccanismi di trasformazione discreti, rivestimenti di qualità e proporzioni armoniose, divani letto color petrolio, oliva o mela diventano gli indiscussi protagonisti della zona giorno moderna.
Divanetto verde salvaspazio
A dispetto delle loro dimensioni ridotte (la lunghezza si aggira intorno ai 160 cm), i mini divani verdi sfruttano i pochi centimetri disponibili con soluzioni d’arredo che non solo garantiscono il massimo del comfort nel minor ingombro possibile, ma sperimentano senza paura con tinte audaci e sfumature inedite.
Monolocali, stanze degli ospiti, appartamenti in affitto, ambienti contract o ricettivi rappresentano il contesto ideale in cui inserire divanetti color muschio, malva o lime: grazie ai volumi contenuti, anche il percepito cromatico risulterà meno impattante.
Divano verde bicolore
Verde sì o verde no? Se l’indecisione ti frena, considera una valida alternativa: opta per una soluzione bicolore in cui il verde sia accompagnato da una seconda cromia che ne contenga il potere decorativo.
Puoi valutare la possibilità di giocare con gradazioni diverse restando però all’interno di una stessa palette cromatica. Oppure, se il total green non si addice allo stile dell’ambiente o temi l’effetto color block, puoi sostituire uno dei due colori con una sfumatura neutra o naturale: i divani bianchi e verdi, ad esempio, danno al soggiorno una ventata di freschezza moderata ma tangibile.
Sfumature di verde: quale sofà scegliere?
Adottare il verde nella zona giorno non significa solo riflettere la tendenza contemporanea, ma anche – e soprattutto – allestire uno spazio vitale incentrato sul benessere e sulla connessione tra ambiente esterno e focolare domestico.
A meno di voler replicare deliberatamente uno stile d’arredo urban jungle, è bene prestare attenzione a quanto e quale verde sarà inserito nell’angolo relax: passare da un effetto rilassante a un risultato esagerato è più facile di quanto non sembri.
Concentrare il focus cromatico sul divano è già un ottimo punto di partenza: i confini dell’imbottito corrisponderanno infatti ai limiti entro cui si svilupperà la macchia di colore d’accento.
Divano verde ottanio
A metà strada tra il verde e il blu, l’ottanio è uno dei colori trend setter degli ultimi anni. Piace come pittura murale o sotto forma di oggettistica, anche se la vera rivoluzione arriva dai grandi arredi imbottiti, che sono ricorsi a questa speciale sfumatura fredda per infondere alla zona giorno contemporanea un carattere decisamente unico.
Parente alla lontana del verde petrolio, l’ottanio è indicato per rivestire un divano dal design organico, caratterizzato da linee arrotondate e volumi generosi. Esprime tutto il suo potenziale in un velluto dalla mano morbida, si abbina senza problemi a palette di colori metallici come l’acciaio, l’ottone o il rame.
Divano verde bottiglia
Gli esperti ne avevano già decantato le lodi quando, nel 2022, Veri Peri era appena stato eletto Colore Pantone dell’anno: il bottiglia è una delle sfumature più amate dello spettro cromatico dei verdi, una tinta fredda che evoca freschezza e invita al relax.
Scelto per personalizzare un divano con penisola su piedini alti, sta molto bene con il bianco e tutte le sfumature neutre – dal beige all’avorio, dal color sabbia al grigio. Esalta le sue note vibranti anche accanto al giallo senape, al corallo, all’arancione bruciato.
Divano verde menta
Il verde menta è un colore di tendenza che spopola sia nella moda che nell’interior design, trovando nel salotto un luogo d’elezione in cui esprimere la sua vena decorativa. Appartiene alla famiglia delle sfumature pastello e come tale – nonostante il suo apparente pallore – si presta a numerosi abbinamenti: dal bianco al grigio, dal marrone al color legno naturale.
È presente in salotti dall’estetica scandinava e nordica o in zone giorno eclettiche dove la commistione di stili diversi è un valore aggiunto. Grazie ai suoi toni delicati, può essere scelto per equilibrare le dimensioni generose di un grande divano componibile con schienali spostabili.
Divano verde oliva
Ricercato, elegante e composto: che il verde oliva fosse il colore protagonista delle tendenze di interior design del 2022 è noto, ma che continuasse a macinare, anche a distanza di anni, un discreto successo di pubblico è straordinario. Più forte delle mode, questa tonalità di verde-grigio è infatti una delle più utilizzate per organizzare un salotto dallo stile contemporaneo che promette di restituire un’atmosfera distesa.
Predilige ambienti luminosi e minimal decorati con piante e materiali naturali, e si abbina a palette di colori terrosi come beige, castagna, fango. Dimostra di avere un potenziale stilistico adatto a personalizzare il divano con penisola e schienali regolabili in una zona relax accogliente e confortevole.
Divano verde acqua
Il verde acqua è un colore divisivo: o lo si ama, o lo si odia. Evocativa degli anni Cinquanta, questa cromia delicata rimanda a suggestivi paesaggi tropicali e alle loro acque cristalline. Non a caso, molti lo definiscono anche verde acquamarina.
Ideale per decorare una zona giorno dai colori pastello, diventa il colore d’elezione di un divano componibile dalle sedute larghe e voluminose da collocare a centro stanza. Si abbina a palette cromatiche che ospitano bianco, grigio chiaro, rosa e legno scuro, con cui crea una squisita moodboard a cavallo tra stile nordico e ispirazione fifties.
Divano verde foresta
Il verde foresta è una grande famiglia di sfumature di verdi dalla presenza scenica impattante. Si tratta perlopiù di tonalità scure e profonde, caratterizzate da una resa molto elegante e da un sincero richiamo all’universo vegetale – soprattutto alle foglie degli alberi che popolano boschi e foreste. Si presta ad abbinamenti con le sfumature neutre (bianco, crema, beige) e i toni scuri del legno e della pietra, ama gli accenti dorati e crea associazioni inedite con colori audaci quali il terracotta, il viola e il blu notte.
Simile alle varianti bosco e muschio, il verde foresta può conferire una speciale ricercatezza a un divano con sedute estraibili in cui attenzione per il design e cura per il comfort si fondono. Data la sua profondità cromatica, è più indicato impiegarlo in ambienti di grandi dimensioni piuttosto che in locali piccoli e angusti – dove rischierebbe di rimpicciolire ulteriormente lo spazio percepito.
Divano verde smeraldo
Luminoso, energico e ricco, il verde smeraldo è una tinta vivace e vitale, sicuramente una delle sfumature più brillanti della tavolozza dei verdi. Più scuro del turchese e del tiffany, in parte sovrapponibile al quetzal, ne condivide un sottotono di blu che lo rende intrigante ma, allo stesso tempo, lo allontana dal gruppo delle tinte pastello.
Gioca il ruolo d’accento in un ambiente dai colori e finiture chiare, una su tutte il legno di rovere, e non sdegna il bianco che ne fa emergere la luminosità. Sta bene con la famiglia degli ocra e dei marroni, dei blu, degli arancioni e dei rosa vellutati come l’albicocca o il pesca, quest’ultimo scelto da Pantone come Colore dell’anno 2024.
Colore che infonde calma e serenità, nel living può essere usato per valorizzare un divano componibile dal design asimmetrico, aperto su un lato per enfatizzare la geometria creativa delle sedute. L’idea alternativa? Inserirlo in un progetto d’arredo total green avendo l’accortezza di alternare sfumature di diversa gradazione al fine di evitare un risultato piatto e monotono.
Divano verde-grigio
Il grey-green, come dicono gli inglesi, è una particolare variante di verde che tende al grigio. Conosciuto anche come salvia dal nome dell’omonima pianta, è una sfumatura sobria ed elegante, apprezzabile in contesti ricercati dallo stile rétro. La sua versatilità lo precede: dimostra infatti di potersi abbinare con facilità a palette chiare e scure, di entrare in moodboard maschili o femminili, di decorare ambienti contemporanei o classici.
Può essere impiegato in alternativa al verde militare per vivacizzare, senza esagerare, un tipo di arredamento che fa di finiture di alta gamma e sapienti lavorazioni artigianali i suoi dettagli di pregio. Scelto come rivestimento in velluto, dona a un divano con schienale basso dall’aspetto vintage un inaspettato twist cromatico.
Ispirazioni in foto: divani verdi di tendenza
Il consiglio dell’Arredatore
Richiedi sempre la consulenza di un Interior Designer per definire la color moodboard più adatta al tuo ambiente. Durante la chiacchierata non omettere alcun dettaglio: il campione di una piastrella, il RAL della tempera murale, un pezzetto di battiscopa sono elementi utili per la definizione di una palette armoniosa e coerente con lo stile dell’arredo già presente nella stanza.
Ricorda inoltre che per realizzare un progetto d’arredo cromaticamente impeccabile è indispensabile seguire la regola del 60-30-10. Secondo questo principio di interior design, utilizzare il colore in proporzioni specifiche – 60% per il colore dominante, 30% per il colore secondario e 10% per il colore d’accento – contribuisce a restituire un senso di armonia e di equilibrio visivo.
Oggi, proteggere le superfici interne di abitazioni e ambienti professionali, è una scelta che coniuga estetica, funzionalità e durata nel tempo. I muri, in particolare, sono tra gli elementi più soggetti a usura, schizzi, graffi o abrasioni dovuti a un utilizzo quotidiano intenso o alla semplice disposizione degli arredi.
Esistono diverse soluzioni, efficaci e versatili, che permettono di prevenire questo tipo di deterioramento. Dalle finiture lavabili ai rivestimenti murali, fino ai pannelli in materiali tecnici come le lastre in plexiglass su misura; queste opzioni offrono risposte mirate a seconda dell’ambiente, delle esigenze funzionali e dello stile desiderato.
Cucina: protezione efficace e personalizzabile per pareti esposte
La cucina è uno degli ambienti più dinamici della casa e, di conseguenza, anche uno dei più esposti all’accumulo di umidità, grasso e schizzi. Le pareti vicino ai fornelli, al lavello o al piano di lavoro vengono facilmente colpite da residui alimentari o vapore, mettendo a rischio la pulizia e l’integrità delle superfici murarie. Per questo motivo, è fondamentale adottare soluzioni protettive capaci di unire estetica, praticità e resistenza.
Tra le opzioni più apprezzate spiccano i pannelli paraschizzi in plexiglass, una soluzione moderna e altamente personalizzabile. Rispetto ad altri materiali come piastrelle, vetro o resine, il plexiglass offre diversi vantaggi: è più leggero, facile da installare e sostituire, e richiede interventi meno invasivi. La sua superficie liscia e non porosa lo rende particolarmente igienico e semplice da pulire, qualità indispensabili in un contesto come la cucina.
Un ulteriore punto di forza del plexiglass è la sua versatilità estetica: oltre alla versione trasparente, che protegge senza alterare l’aspetto delle pareti sottostanti, è disponibile anche in una vasta gamma di colori, finiture lucide o satinate, e persino effetti decorativi o stampati, perfetti per chi desidera un elemento di design oltre che funzionale. La possibilità di realizzazione su misura, permette inoltre di adattare il pannello a ogni configurazione, anche in presenza di prese, angoli o moduli irregolari.
Per un approfondimento sui diversi modelli, vantaggi pratici e consigli di posa, è possibile consultare questa guida sui paraschizzi in plexiglass per cucina, con esempi di finiture e idee utili.
In alternativa, si possono considerare soluzioni come piastrelle in ceramica o rivestimenti in resina, che però comportano lavori più strutturali e meno flessibili in caso di modifiche future. Per chi cerca una protezione pratica, elegante e facilmente removibile, i pannelli in plexiglass rappresentano una scelta intelligente e di lunga durata.
Studio e ufficio: proteggere i muri da urti e sfregamenti
Anche negli ambienti professionali, le pareti sono frequentemente soggette urti e sfregamenti causati dallo spostamento di sedie, dalla disposizione ravvicinata di scrivanie o dalla presenza di arredi che appoggiano direttamente ai muri. Queste sollecitazioni ripetute, se non gestite, possono lasciare segni evidenti, scolorimenti o abrasioni che compromettono l’aspetto ordinato dello spazio.
Una soluzione efficace e poco invasiva consiste nell’applicazione di pannelli proteggi muro o fasce paracolpi, progettati per fungere da barriera protettiva nelle aree più esposte. In questo contesto, il plexiglass si distingue per la sua trasparenza, che consente di proteggere senza nascondere o modificare l’estetica esistente, e per la sua resistenza agli urti e all’usura. Disponibile anche in varianti opache, colorate o satinate, è ideale per chi desidera un effetto più visibile o integrato con l’arredo.
Un’opzione particolarmente utile è rappresentata dai battisedia in plexiglass, pannelli sottili da applicare all’altezza dello schienale delle sedie, ideali per evitare segni e graffi causati dal contatto continuo. Per una protezione più ampia, si possono installare fasce orizzontali a mezza altezza lungo tutta la parete, oppure pannelli verticali in corrispondenza di punti critici come angoli o corridoi di passaggio.
Nel valutare l’intervento, è consigliabile considerare l’altezza del mobile o della sedia, la frequenza di utilizzo dell’area, e lo stile dell’ambiente. L’installazione è rapida, spesso eseguibile senza opere murarie, e garantisce una protezione duratura che riduce i costi di manutenzione, come tinteggiature frequenti o ripristini localizzati. In spazi dove l’immagine è importante – come sale riunioni, studi medici, reception o home office – il plexiglass rappresenta una soluzione pratica, sobria e professionale.
Ambienti pubblici e spazi ad alta frequentazione: praticità, igiene e resistenza
In contesti come scuole, ambulatori, mense aziendali o aree comuni di edifici pubblici, le pareti sono costantemente esposte a sollecitazioni meccaniche, urti accidentali e contatto diretto con persone e oggetti. Il passaggio frequente di utenti, studenti o pazienti rende questi spazi particolarmente vulnerabili all’usura e all’accumulo di sporco. Mantenere un ambiente ordinato, sicuro e facilmente sanificabile diventa quindi una priorità, anche in relazione alle normative igienico-sanitarie vigenti.
Per questi motivi, l’uso di pannelli protettivi in plexiglass rappresenta una soluzione strategica e funzionale. Il materiale, resistente e facile da pulire, può essere applicato come rivestimento parziale (fasce paracolpi) o totale, a seconda delle esigenze progettuali. La superficie liscia e impermeabile del plexiglass impedisce l’assorbimento di sporco o liquidi, consentendo una pulizia frequente anche con detergenti disinfettanti, senza comprometterne la resa estetica.
In ambito scolastico, ad esempio, le fasce murali in plexiglass installate nei corridoi o all’altezza dei banchi proteggono efficacemente dai segni lasciati da zaini, scarpe o materiali scolastici. In sale d’attesa di ambulatori o centri medici, i pannelli trasparenti o opalini consentono di proteggere le pareti mantenendo un’atmosfera luminosa e accogliente. Lo stesso vale per mense, refettori o spazi di distribuzione pasti, dove è fondamentale rispettare standard elevati di igiene.
Un ulteriore vantaggio è la personalizzazione: i pannelli possono essere tagliati su misura e adattati a nicchie, corridoi o superfici irregolari. È possibile anche stampare grafiche o loghi direttamente sul plexiglass, rendendolo parte integrante della comunicazione visiva dell’ambiente (segnaletica, decorazioni murali, infografiche educative, ecc.).
Infine, rispetto ad altri materiali come laminati o rivestimenti in metallo, il plexiglass offre una combinazione unica di economicità, rapidità di installazione e leggerezza, rendendolo ideale anche per interventi rapidi o temporanei.
Vantaggi del plexiglass rispetto ad altri materiali
Quando si sceglie un rivestimento protettivo per pareti e superfici, è utile valutare caratteristiche come peso, facilità di installazione, personalizzazione, resistenza agli urti e aspetto estetico.
Di seguito una comparazione fra plexiglass e le soluzioni più diffuse:
Materiale
Peso
Facilità di installazione
Personalizzazione
Resistenza agli urti
Manutenzione e pulizia
Estetica e finiture
Plexiglas
Molto leggero (≈1,2 g/cm³)
Rapida: biadesivo, viti o distanziali
Elevata: trasparente, colorato, opaco, stampe UV su misura
Alta: resistente fino a 180 J/m
Semplice: detergenti diluiti, no abrasivi
Molto versatile: lucido, satinato, effetti decorativi
Vetro
Pesante (≈2,5 g/cm³)
Lavorazioni e montaggio più complesse
Discreta: limitata a
Bassa: si incrina e frantuma
Più delicata: prodotti specifici, attenzione ai graffi
Elegante ma uniforme: trasparente o acidato
Ceramica
Medio–alto (≈2,3 g/cm³)
Muratura o collanti speciali
Bassa–media: colori e formati standard
Media: buona contro graffi, meno contro impatti
Pulizia agevole ma stuccatura da curare
Ampia varietà cromatica e formati
Resine
Medio (≈1,1 g/cm³)
Applicazione a strati; tempi di asciugatura
Media: pigmenti e finiture superficiali
Media: dipende dalla formula
Richiede prodotti neutri; possibile ingiallimento
Finitura continua: lucida o opaca
Laminati
Leggero (≈1,3 g/cm³)
Montaggio con profili o adesivi
Limitata: dimensioni standard, poche texture
Bassa–media: sensibile a urti
Facile, ma bordi esposti possono sfilacciarsi
Texture e disegni riprodotti, ma piatti
Perché scegliere il plexiglass?
Leggerezza e maneggevolezza: riduce i tempi e i costi di trasporto e posa.
Estrema flessibilità estetica: infinite varianti di colore e finitura, compresi effetti retroilluminati o stampati.
Alta resistenza meccanica: ideale in ambienti ad alto passaggio o soggetti a urti accidentali.
Installazione non invasiva: perfetto sia per interventi temporanei sia per progetti permanenti, senza opere murarie complesse.
Manutenzione minimal: basta un panno in microfibra con acqua tiepida e detergente neutro.
Consigli per l’installazione e la manutenzione
Installare pannelli in plexiglass è un intervento semplice ma che richiede qualche accortezza per ottenere un risultato preciso, duraturo ed esteticamente curato. Ecco alcuni consigli pratici da seguire prima, durante e dopo il montaggio.
Come prendere le misure
Utilizza un metro rigido o laser per rilevare altezza e larghezza dell’area da coprire.
Se la superficie è irregolare o presenta ostacoli (prese, interruttori, spigoli), realizza una dima in cartone o carta kraft da fornire al produttore.
Ricorda di sottrarre 2-3 mm dai bordi per facilitare l’inserimento del pannello senza forzature.
Tipi di fissaggio
A seconda della destinazione d’uso e dell’effetto estetico desiderato, puoi scegliere tra diverse modalità di montaggio:
Biadesivo ad alta tenuta (tipo VHB): ideale per superfici lisce e installazioni invisibili. Attenzione: è permanente, non rimuovibile senza danneggiare la parete.
Viti con distanziali: soluzione stabile e moderna, consente anche di rimuovere facilmente il pannello per pulizia o sostituzione. Disponibili in finitura cromata, satinata o nera.
Guide a incastro o profili in alluminio: indicate per rivestimenti continui o modulari, spesso utilizzati in ambienti pubblici.
Suggerimento: pulisci accuratamente la parete prima dell’installazione e verifica che sia asciutta e uniforme.
Pulizia e manutenzione
Il plexiglass è molto semplice da mantenere, ma è importante seguire alcune buone pratiche:
Usa panni morbidi in microfibra e detergenti neutri diluiti in acqua tiepida.
Evita alcol, solventi, ammoniaca o prodotti abrasivi, che potrebbero opacizzare o graffiare la superficie.
Per rimuovere impronte o aloni, puoi usare una soluzione a base di acqua e sapone neutro, seguita da un panno asciutto e pulito.
Con una manutenzione minima e l’installazione corretta, i pannelli in plexiglass mantengono a lungo la loro trasparenza, brillantezza e funzionalità, offrendo una protezione efficace e un impatto estetico gradevole.
Il progetto di Studio Pelizzari si è ispirato agli ambienti marini, a spazi ariosi e pieni di luce. Prevalgono arredi lineari, dalle texture neutre, in cui l’ambiente marino costituisse un unicum con quello domestico.
Allo Studio Pelizzari è stato affidato il progetto di interior ed exterior design per una villa anni ‘60 a due passi dal mare di Forte Dei Marmi. Una scelta accurata di restyling da parte dei nuovi proprietari che sposano i valori e i concept dello studio. Ristrutturata in vari periodi, era appartenuta ad un importante produttore di pelletteria internazionale.
Il progetto firmato Studio Pelizzari
Partendo dagli esterni, le superfici perimetrali della casa che si alternano alle verande sono interrotte da “quinte” in listelli in legno Teak, proveniente da foreste tropicali, a proteggere la casa dalla luce diretta del sole estivo e a creare zone d’ombra sulle sdraio vicine alla piscina. Anche il living esterno segue la stessa scia giocando sui tessuti.
Entrando nella zona living, ci sorprende il generoso divano in dedar e l’iconica poltrona di Eames, nei colori dalle declinazioni chiare, accostati ad elementi su disegno di Pelizzari Studio, quali il coffe table in ferro e travertino, il mobile bisellato in legno Teak o le poltrone vintage che poggiano su un tappeto berbero in lana bianco e nero. Fa capolino anche la lampada Taccia di Flos per un’illuminazione tenue e delicata.
I lampadari, i vasi sul tavolo che riprendono la texture dei coralli e le scelte d’arredo: tutto si fonde armoniosamente.
Il progetto di Studio Pelizzari si è ispirato agli ambienti marini, a spazi ariosi e pieni di luce. Prevalgono arredi lineari, dalle texture neutre, in cui l’ambiente marino costituisse un unicum con quello domestico.
Protagonista di quest’ambiente anche l’opera di Sabine Marcelis, uno specchio che riflette la natura che entra preponderante dalle larghe vetrate, come un quadro di Monet.
Anche la zona notte, situata al piano superiore, è caratterizzata da una sottile e delicata punteggiatura. Le camere, minimal, mantengono lo stesso concept: letti con tessuti semplici e naturali, poggiati su pareti rivestite in teak. I cuscini dai colori vivaci, simili alle sfumature della schiuma di mare, si armonizzano con piccoli tavolini da notte in grigio, creando un equilibrio raffinato che celebra con eleganza l’unicità di questo rifugio sul mare.
INGRESSO: parete in legno bisellato laccato color grigio: su disegno di Pelizzari Studio Consolle in ferro e vetro retrolaccato: su disegno di Pelizzari Studio
ZONA SOGGIORNO: N.2 Poltrone con tessuto azzurro, N.2 tavolini (laccato color azzurro e grigio) su disegno di Pelizzari Studio, N.1 Divano: rivestimento con tessuto di DEDAR, Cuscini: Elitis. Poltrona “Lounge Chair” + pouf con rivestimento in pelle bianca e scocca in legno: Azienda Vitra. Coffe table laterale in marmo bianco venato: Modello Saarinen Azienda Knoll. Tavolino centrale con piano in marmo su disegno di Pelizzari Studio. Mobile / cassettone in legno cannettato su disegno di Pelizzari Studio. Lampada con tessuto decorativo: Collezione Claudia Pelizzari + tessuto Azienda Designers Guild. Specchio con gradiente di colore: Opera d’arte Sabine Marcelis. Lampada Taccia: Azienda Flos.
ZONA PRANZO: lampadario centrale sul tavolo: Azienda Viabizzuno. Sedie pranzo bianche Panton Chair: Azienda Vitra. Vasi sul tavolo: Collezione Spaghetti di Gaetano Pesce.
CAMERE: tessuti cuscini: Azienda Designs of the time.
Vista altre bellissime case nella rubrica House Tour
Dal 28 giugno al 28 settembre 2025, l’ADI Design Museum di Milano celebra uno dei nomi più emblematici del design e della comunicazione visiva italiana con la mostra “GIANCARLO ILIPRANDI. DESIGN PER COMUNICARE”, in occasione del centenario della sua nascita. Un omaggio profondo, ricco e multidisciplinare al creativo milanese che ha rivoluzionato il linguaggio grafico nel nostro Paese, rendendolo uno strumento di pensiero, cultura e trasformazione.
Curata da Monica Fumagalli Iliprandi e Giovanni Baule, con un allestimento firmato Lissoni & Partners, la mostra è promossa da ADI Design Museum, Archivio del Moderno – Università della Svizzera italiana e Associazione Giancarlo Iliprandi.
fotografie di Daniele Manzi
Mostra Giancarlo Iliprandi. Design per comunicare
La mostra si articola in un percorso tematico che riflette l’approccio sperimentale e interdisciplinare di Iliprandi, capace di intrecciare grafica, fotografia, illustrazione, tipografia, scenografia, product design ed editoria. Ogni sezione diventa un’isola progettuale che accompagna il visitatore attraverso oltre cinquant’anni di lavoro, idee e contaminazioni culturali.
Si parte dalla formazione dell’artista, dove la pittura, la fotografia e la scenografia hanno influenzato in modo determinante la sua visione progettuale. Da qui prende forma una narrazione ricca di contenuti e suggestioni, dove comunicare il design significa diventare parte del processo creativo dell’oggetto stesso.
Iliprandi e la grafica per la grande distribuzione
Uno dei fulcri dell’esposizione riguarda i progetti realizzati per la grande distribuzione. Brand come La Rinascente, Standa, Croff e Grancasa si sono affidati al genio visivo di Iliprandi per rinnovare il proprio linguaggio grafico. Le sue proposte sono sempre state innovative, capaci di introdurre strategie visive all’avanguardia e format comunicativi che dialogavano con il pubblico in modo diretto ed efficace.
L’editoria come laboratorio visivo
Altro campo d’eccellenza fu l’editoria. Iliprandi ha collaborato con riviste iconiche come Interni, Abitare, Rivista Rai, oltre a ideare memorabili copertine per i Dischi del Sole, dove l’immagine fotografica veniva rielaborata in modo narrativo, trasformandosi in un vero e proprio racconto visivo. Il suo lavoro anticipava i contenuti, preparava l’ascoltatore, coinvolgeva lo spettatore.
Tipografia, disegno a mano e fotografia d’autore
Nel design tipografico, Iliprandi sperimentò soluzioni nuove con Nebiolo e Honeywell, combinando metodi artigianali e strumenti digitali. Ma la sua forza risiedeva anche nella capacità di unire il disegno a mano libera — dai bozzetti di moda ai manifesti — con una profonda cultura figurativa. Alcuni dei suoi progetti più provocatori nel campo della comunicazione pubblica, come “Basta” o “Mitagogia”, esplorano linguaggi radicali e composizioni libere.
Anche la fotografia diventa per Iliprandi materia espressiva. Opere come I Travestiti o Milano si collocano tra arte, reportage e design, raccontando storie visive capaci di andare oltre la superficie.
Un’eredità viva tra didattica e associazionismo
Il percorso espositivo si conclude con una riflessione sul contributo dell’artista alla didattica e al mondo dell’associazionismo. Presidente ADI dal 1998 al 2001, Giancarlo Iliprandi ha contribuito a rafforzare il ruolo del design italiano a livello istituzionale e culturale, lasciando un segno indelebile nelle principali università e accademie del Paese.
Una mostra che è anche un manifesto per il futuro
Come sottolinea Luciano Galimberti, attuale Presidente ADI, Iliprandi ha incarnato un’idea di comunicazione visiva capace di fondere pensiero critico e cultura del progetto. La mostra “GIANCARLO ILIPRANDI. DESIGN PER COMUNICARE” non è solo un tributo, ma un invito a ripensare il design come atto culturale, collettivo e interpretativo del mondo contemporaneo.
Il partner tecnico è Star Art Services.
Iliprandi 100 Giancarlo Iliprandi. Design per comunicare
28 giugno – 28 settembre 2025
Fotografo Daniele Manzi
ADI Design Museum
Piazza Compasso d’Oro 1, Milano
Orari di apertura
Lunedì-domenica 10.30 alle 20.00
*Chiuso il venerdì