2 Ottobre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

L’abbiamo già incontrata sulle pagine di questo blog. Il suo nome è Shushana Khachatrian, è un architetto di origine armena dotata di un grande talento. Conosciamola più da vicino in questa intervista.

Shushana Khachatrian

Lo studio Shoo di architettura e design è nato solo nel 2017 a Yerevan, capitale dell’Armenia, ma la sua fondatrice ha già stupito il mondo per il suo talento.

Dopo gli studi superiori in una scuola d’arte, Shushana Khachatrian ha proseguito la sua formazione alla facoltà di Architettura di Mosca. La sua carriera si indirizza fin da subito nel settore degli hotel e dei luoghi pubblici. I suoi progetti animano hotel, ristoranti, SPA, in Armenia, Georgia, Russia, Islanda.

E poi arriva il momento di allargare gli orizzonti. Nel destino di Shushana c’è la strada per Milano, la capitale del design. Qui si iscrive all’Istituto Marangoni per conoscere i segreti del design di prodotto, ed apre nella città meneghina il suo secondo studio.

Le sue fonti di ispirazione sono l’architettura e l’artigianato armeni, ma oggi c’è anche il design italiano, con il suo rapporto equilibrato tra estetica e funzione.

Shushana descrive lo stile dello Studio Shoo “minimalismo vivace”, una definizione geniale, non trovate? Le ho posto 7 domande: scopriamo le risposte.

Shushana Khachatrian, l’intervista

Di recente abbiamo avuto il piacere di pubblicare un articolo sul suo progetto del ristorante Cheese Farm a Yerevan. Uno degli elementi cui si ispira il progetto è l’architettura tradizionale armena. Ci può spiegare quali sono le caratteristiche principali dell’architettura armena e in che modo le integra nel suo lavoro di architetto e designer?

L’architettura tradizionale armena è sempre stata fonte di ispirazione per il mio lavoro. Per il progetto Cheese Farm a Yerevan, mi sono ispirata in particolare alle forme monumentali ma armoniose sviluppate dagli architetti armeni: linee pulite, volumi espressivi e sensibilità verso i materiali locali. Questo linguaggio architettonico bilancia forza e calore, che mi sono sembrati perfettamente adatti all’atmosfera che volevamo creare.

Shushana Khachatrian
Shushana Khachatrian e il suo TUFF, mobiletto per ufficio su rotelle

Facciamo un passo indietro: cosa la ha spinta a studiare architettura e quale è stato il suo percorso di formazione?

Ad essere sincera, ho sempre avuto un forte senso di indipendenza. Già all’età di 12 anni mi ritrovavo a sognare ad occhi aperti di avviare un’attività tutta mia, anche se non capivo ancora cosa significasse veramente essere un imprenditore.

È stato mio padre a suggerirmi per primo l’architettura. Aveva notato quanto mi piacesse passare ore al tavolo con matite e album da disegno e mi ha fatto conoscere l’idea di diventare un architetto, qualcuno che dà vita alle strutture attraverso il design.

Quella conversazione mi ha portato a compiere il mio primo passo: iscrivermi a una scuola d’arte, dove ho studiato pittura, scultura e storia dell’arte.

Successivamente, ho proseguito gli studi in architettura. In sei anni di intenso lavoro, ho acquisito esperienza pratica in tutto: dalla realizzazione manuale di plastici alla progettazione di spazi che andavano da piccoli parchi giochi a hotel di grandi dimensioni. È stata una solida base che ha plasmato sia le mie competenze tecniche che il mio approccio creativo.

Dai primi passi nella professione alla nascita dello STUDIO SHOO: ci può raccontare quale è stato il suo percorso, quali difficoltà ha incontrato e, al contrario, quali opportunità ha trovato sulla sua strada?

Prima di fondare STUDIO SHOO, ho avuto l’opportunità di lavorare in diversi studi di architettura e design, e quei primi anni sono stati fondamentali per plasmare il mio percorso professionale. Una delle lezioni più preziose che ho imparato, qualcosa che raramente viene insegnato all’università, è stata l’importanza della comunicazione. Non solo all’interno di un team creativo, ma anche con appaltatori, fornitori e, soprattutto, clienti.

Capire come trasmettere chiaramente le idee, gestire le aspettative e orientarsi nella parte pratica del design è stato fondamentale tanto quanto il processo creativo stesso. Naturalmente, lungo il percorso ho incontrato delle difficoltà, in particolare nell’imparare a bilanciare la visione artistica con i vincoli del mondo reale. Ma ogni progetto e ogni collaborazione mi hanno offerto nuove opportunità di crescita, che alla fine mi hanno portato a fondare il mio studio.

Ci sono architetti, designer o artisti del passato o contemporanei ai quali si ispira particolarmente?

Al momento trovo grande ispirazione nel design italiano, in particolare nel mondo del product design. C’è una certa filosofia alla base che incoraggia a rallentare, assaporare la vita e trovare la bellezza nelle cose di tutti i giorni. Ammiro profondamente il modo in cui i designer italiani riescono a creare oggetti che non solo sono visivamente distintivi, ma anche incredibilmente ben studiati nella forma e nella funzione. Questo equilibrio ponderato tra estetica e funzionalità risuona fortemente con il mio approccio al design. 

C’è un suo progetto cui tiene in modo particolare?

È difficile scegliere un solo progetto, poiché ognuno di essi ha un significato particolare e presenta una serie unica di sfide e scoperte. Ogni spazio che progettiamo riflette non solo un momento particolare del percorso creativo dello studio, ma anche il carattere del luogo in cui si trova. Il contesto è essenziale: cerchiamo sempre di creare qualcosa che sia radicato nell’ambiente circostante, sia dal punto di vista culturale, storico o atmosferico.

Come mai ha scelto propio la città di Milano come sede all’estero?

Milano mi ha sempre affascinato molto, non solo come capitale del design, ma anche come città con un profondo apprezzamento per l’estetica, l’artigianato e lo stile di vita. Qui c’è un certo ritmo di vita che trovo incredibilmente stimolante. È un luogo in cui il design fa parte della quotidianità, dagli interni e dall’architettura alla moda e al cibo. Questo ambiente creativo coinvolgente mi è sembrato il contesto ideale per la crescita sia personale che professionale. 

In sintesi, come definirebbe il suo lavoro, quali elementi stilistici, materiali, forme e filosofia lo distinguono?

Sono specializzata principalmente nella progettazione di interni pubblici, con una forte attenzione al settore alberghiero, della ristorazione e del catering. Negli ultimi anni ho anche ampliato l’ambito di attività dello studio includendo la progettazione di arredi, creando pezzi su misura, lampadari a sospensione e installazioni artistiche che si integrano armoniosamente in ogni progetto.

Lo stile del nostro studio può essere descritto come minimalismo vivace: forme pulite e studiate abbinate ad accenti audaci, materiali tattili e dettagli espressivi. È un equilibrio tra sobrietà e personalità, dove ogni elemento ha uno scopo preciso e allo stesso tempo conferisce calore ed energia allo spazio.

Ciò che definisce veramente il nostro approccio è l’attenzione all’impatto emotivo. Considero sempre come si sentiranno le persone quando entreranno in uno spazio, che tipo di atmosfera, ricordo o reazione potrà suscitare il design. Per me e il mio team, il design è qualcosa di più dell’estetica o della funzionalità: è la creazione di esperienze che risuonano a livello umano. 

Visita lo Studio Shoo

30 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

“E’ così disobbediente, ne ha fatte di tutti i colori…” “Non puoi capire che persona, ha un linguaggio così colorito…”

Queste sono solo due delle espressioni che nella nostra lingua censurano o tendono a classificare il colore come qualcosa di negativo. Sia l’espressione “farne di tutti i colori” che “linguaggio colorito”, infatti, riportano a dei comportamenti fuori dalle righe, scomodi e socialmente non accettati.

cromofobia

Da quando è iniziata per noi la cromofobia? Da quando abbiamo paura del colore? Nell’antichità i colori erano sinonimo di grandezza, di energia, di celebrazione, di ricchezza.

Alcuni dei meravigliosi monumenti che testimoniano la nostra storia, e per fortuna possiamo ancora ammirare nel loro splendore, non erano bianchi come li vediamo oggi, ma pieni di colori vividi. Ne sono un esempio la Colonna Traiana e l’Ara Pacis di Augusto, entrambe situate a Roma, che oggi appaiono cosi:

Crediti foto: Sara Pantoni

mentre nell’antichità apparivano in questo modo:

Le vesti e gli abiti in antichità erano sgargianti e pieni di colori. Il colore era un elemento aggiuntivo davvero costoso, perché ricavato da pietre preziose o da lavorazioni su materiali naturali rari. Per questo solamente l’alta borghesia poteva permettersi abiti colorati, mentre la plebe portava abiti scialbi e grezzi.

In pittura, ad esempio, il blu era il colore più costoso, perché ricavato dal lapislazzuli ed era quindi utilizzato solo per figure di alto lignaggio o in ambito sacro, come la veste della Vergine Maria che è spesso dipinta di blu.

L’ultima cena Leonardo da Vinci: via antrophistoria 

Cromofobia: riflessioni su un mondo in bianco e nero

Se torniamo al linguaggio, “mangiare in bianco” rimanda all’idea di una dieta restrittiva, “andare in bianco” significa non raggiungere uno specifico obiettivo, soprattutto in ambito sentimentale.

Mentalmente queste espressioni riportano quindi a un’immagine di scarsità, di mancanza. Quindi perché quindi le nostre case sono quasi tutte così?

Perché lavoriamo in posti così?

E perché mandiamo i nostri figli in scuole così?

O tentiamo di curarci in luoghi così?

Mentre poi nei nostri viaggi e nel tempo libero cerchiamo luoghi da visitare di questo tipo? 

Come se la gioia e l’energia che il colore ci porta dovessero essere circoscritti, centellinati, cercati solo in pochi giorni ristretti delle nostre vite, mentre il resto dell’anno dovesse restare costellato di palette di bianchi e grigi.

L’ambito sociale, il “buon senso”, ci hanno detto che a un certo punto avremmo dovuto cominciare a “fare le persone serie”, a comportarci come degli adulti e non come dei bambini.

Infatti sia nell’arredamento di interni che nella moda il bianco, così come il grigio, rimandano all’idea di chic, di lusso, di senza tempo, di qualcosa che non stanca mai. 

Quindi lo scegliamo perché ci piace davvero o perché è quello che ci hanno detto ci dovrebbe piacere?

Come il colore cambia la percezione di uno stesso ambiente

Vi porto un esempio reale creato in studio, nel mio laboratorio che ospita uno spazio di circa 25 mq, un teatro di posa che viene modificato di volta in volta per soddisfare dei criteri scenografici specifici.

Cromofobia

Nel primo caso, per un film indipendente, mi è stato chiesto di creare un mini appartamento per un personaggio immaginario, quasi un cartone animato, un fumetto, che vive in un mondo distopico.

Il personaggio è un ragazzo di circa 30 anni, solo, che vive una vita monotona e decisamente piatta; mi piaceva l’idea di creare un appartamento reale ma che sembrasse disegnato, quasi in 2D e che trasmettesse l’idea di ansia, di angoscia, di solitudine e rigidità.

Lo stesso ambiente è stato poi modificato per creare una scenografia completamente diversa, uno spazio commissionato per invitare professionisti a parlare della propria azienda e del proprio lavoro

Avevo bisogno di un ambiente accogliente, che mettesse a proprio agio gli ospiti. La scenografia è stata progettata per essere utilizzata per intero o in quattro diverse locations. 

Qui si nota come, uno stesso ambiente, cambia completamente veste a seconda del colore e dell’arredo che viene utilizzato.

  • Nel primo caso il bianco, il nero e il grigio, le forme rigide, le linee rette nere, creano un ambiente ostile, asettico e decisamente poco accogliente.
  • Nel secondo caso il blu, il legno, il color cammello e i tocchi dorati cambiano la prospettiva, rendono l’ambiente caldo ma austero e pronto a uno scopo diverso.

Scrollatevi quindi di dosso questa cromofobia da cui siete affetti, il colore è importante: cambia la nostra percezione sulle cose e sul mondo, migliora il nostro umore e facilita le nostre vite, rendendole ricche e piene di abbondanza!

27 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Lavorare da casa è diventata una realtà sempre più diffusa, soprattutto in una città dinamica come Milano. La metropoli lombarda, con il suo ritmo frenetico e le sue opportunità professionali, offre numerose possibilità per chi sceglie di svolgere la propria attività lavorativa tra le mura domestiche.

lavora da casa a Milano

Tuttavia, organizzare efficacemente il proprio tempo quando si lavora da casa richiede disciplina, strategia e una buona dose di organizzazione.

Creare uno spazio di lavoro dedicato

Il primo passo fondamentale per una gestione ottimale del tempo è la creazione di uno spazio di lavoro dedicato. In una città come Milano, dove gli spazi abitativi possono essere limitati, è importante sfruttare al meglio ogni angolo della casa. Anche un piccolo angolo del soggiorno o della camera da letto può trasformarsi in un ufficio funzionale.

L’importante è che questo spazio sia sempre lo stesso e che venga utilizzato esclusivamente per il lavoro. Questo aiuta la mente a entrare nella giusta modalità produttiva non appena ci si siede alla scrivania. Una buona illuminazione, una sedia ergonomica e tutti gli strumenti necessari a portata di mano sono elementi essenziali per creare un ambiente di lavoro efficiente.

Stabilire una routine quotidiana strutturata

La routine è la chiave del successo per chi lavora da casa. Senza gli orari fissi dell’ufficio, è facile perdere il controllo del tempo e ritrovarsi a lavorare a orari improbabili o, al contrario, a procrastinare continuamente. Stabilire orari fissi di inizio e fine lavoro aiuta a mantenere un equilibrio sano tra vita professionale e privata.

La mattina dovrebbe iniziare sempre alla stessa ora, possibilmente con una routine che prepari mentalmente alla giornata lavorativa. Questo può includere una colazione tranquilla, una breve lettura delle notizie o qualche minuto di meditazione. L’importante è che questi rituali segnalino al cervello che la giornata lavorativa sta per iniziare.

Utilizzare tecniche di gestione del tempo efficaci

Esistono diverse tecniche di gestione del tempo che si rivelano particolarmente utili per chi lavora da casa. La tecnica del Pomodoro, ad esempio, prevede di lavorare per 25 minuti consecutivi seguiti da una pausa di 5 minuti. Dopo quattro cicli, si prende una pausa più lunga di 15-30 minuti.

Un’altra strategia efficace è quella di pianificare la giornata la sera prima, stilando una lista delle attività da svolgere in ordine di priorità. Questo permette di iniziare la giornata con le idee chiare su cosa fare, evitando di perdere tempo prezioso nel decidere da dove iniziare.

Gestire le distrazioni domestiche

Lavorare da casa significa dover convivere con numerose distrazioni che in ufficio non esistono. Il frigorifero, la televisione, le faccende domestiche, i vicini rumorosi: tutto può diventare una tentazione per allontanarsi dal lavoro. La chiave è imparare a riconoscere queste distrazioni e sviluppare strategie per gestirle.

Una soluzione efficace è quella di programmare momenti specifici della giornata per le attività domestiche. Ad esempio, si può decidere di fare una lavatrice durante la pausa pranzo o di riordinare la casa al termine della giornata lavorativa. In questo modo, si evita di interrompere continuamente il flusso di lavoro per occuparsi di questioni domestiche.

Mantenere i contatti con colleghi e clienti

L’isolamento è uno dei rischi principali del lavoro da casa. Per questo motivo, è importante mantenere contatti regolari con colleghi, clienti e collaboratori. Le videochiamate, le chat di gruppo e le riunioni online sono strumenti preziosi per rimanere connessi con il mondo del lavoro.

Programmare chiamate regolari con i colleghi non solo aiuta a rimanere aggiornati sui progetti in corso, ma contribuisce anche a mantenere vivo il senso di appartenenza al team. Inoltre, questi momenti di confronto possono essere fonte di nuove idee e soluzioni creative.

L’importanza della Partita IVA per i lavoratori autonomi

Per molti professionisti che lavorano da casa, soprattutto a Milano dove il lavoro autonomo è molto diffuso, la gestione della Partita IVA rappresenta un aspetto cruciale dell’attività lavorativa. La Partita IVA è infatti lo strumento che permette di fatturare i propri servizi e di operare legalmente come professionista autonomo.

Aprire e gestire una Partita IVA comporta diverse responsabilità: dalla tenuta della contabilità alla presentazione delle dichiarazioni fiscali, dalla gestione dei pagamenti IVA al rispetto degli adempimenti burocratici. Per chi lavora da casa e deve concentrarsi sulla propria attività principale, questi aspetti amministrativi possono rappresentare una fonte di stress e una perdita di tempo considerevole.

Fiscozen: il supporto per la gestione della Partita IVA

In questo contesto, servizi specializzati come Fiscozen possono fare la differenza. Fiscozen è un servizio che facilita la gestione della Partita IVA, offrendo supporto completo per tutti gli adempimenti fiscali e burocratici. Questo permette ai professionisti di concentrarsi completamente sulla propria attività, senza dover perdere tempo prezioso nella gestione degli aspetti amministrativi.

Il servizio include la consulenza per l’apertura della Partita IVA, la gestione della contabilità, la preparazione e l’invio delle dichiarazioni fiscali, e il supporto per qualsiasi questione fiscale possa sorgere. Per chi lavora da casa a Milano, avere un partner affidabile per la gestione fiscale significa poter dedicare più tempo ed energie al proprio lavoro, migliorando così la produttività e riducendo lo stress.

Pianificare pause e momenti di relax

Lavorare da casa non significa dover essere sempre disponibili. È importante pianificare pause regolari durante la giornata e rispettare gli orari di fine lavoro. Milano offre numerose opportunità per staccare dalla routine lavorativa: una passeggiata nei Navigli, una visita a Brera, o semplicemente una pausa in uno dei tanti parchi della città.

Le pause non sono tempo perso, ma investimenti nella propria produttività. Un cervello riposato è più creativo, più concentrato e più efficiente. Per questo motivo, è importante non saltare mai la pausa pranzo e programmare piccole pause durante la giornata.

Investire nella formazione continua

Chi lavora da casa ha spesso più flessibilità negli orari e può sfruttare questa opportunità per investire nella propria formazione. Milano è una città ricca di opportunità formative: corsi online, webinar, conferenze e workshop sono sempre disponibili per chi vuole aggiornarsi e migliorare le proprie competenze.

La formazione continua non solo migliora le proprie capacità professionali, ma aiuta anche a rimanere motivati e stimolati. Imparare cose nuove mantiene la mente attiva e può aprire nuove opportunità di lavoro e di crescita professionale.

Organizzare al meglio il proprio tempo quando si lavora da casa richiede disciplina, organizzazione e la giusta mentalità. Con le strategie giuste e il supporto adeguato per gli aspetti amministrativi, è possibile trasformare la propria casa in un ufficio efficiente e produttivo, sfruttando al meglio tutte le opportunità che una città come Milano può offrire.

25 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

L’ufficio non è soltanto un contenitore di scrivanie, computer e scartoffie. È un luogo che parla, accoglie, sostiene e, se ben progettato, lavora insieme a chi lo abita.
Non ci si pensa quasi mai, ma l’arredamento per ufficio è una delle leve più potenti per migliorare non solo la produttività, ma anche la qualità della vita lavorativa.

arredamento per ufficio

In un’epoca in cui la distinzione tra lavoro e vita privata è sempre più sfumata, pensare all’ufficio come a un ambiente che deve rispecchiare valori, relazioni e benessere diventa fondamentale. E il design, in questo, non è un dettaglio: è la sostanza invisibile che tiene tutto in equilibrio.

Arredamento per ufficio: oltre la semplice funzionalità

Fino a pochi anni fa, l’ufficio era concepito come un insieme di spazi rigidi e standardizzati. Scrivanie in fila, armadi grigi, sedute poco ergonomiche: un arredamento che rispondeva più a logiche di efficienza che di umanità.

Oggi, invece, lo scenario è completamente cambiato.
Le aziende hanno capito che lo spazio influenza il modo di lavorare, la creatività e persino le relazioni tra colleghi. E così l’arredo non è più un elemento accessorio, ma parte integrante della cultura aziendale.

L’arredamento per ufficio è diventato una sorta di linguaggio: comunica apertura o rigidità, stimola concentrazione o condivisione, racconta chi siamo e dove vogliamo andare.

Ergonomia e benessere: la base di ogni progetto

Quando si parla di arredare un ufficio, il primo pensiero dovrebbe andare al benessere delle persone.
Una sedia non adatta può trasformarsi in un ostacolo quotidiano, generando fastidi e riducendo la concentrazione. Una scrivania troppo bassa o mal posizionata può rallentare i movimenti, diventando una barriera invisibile.

Ecco perché oggi si punta molto su soluzioni ergonomiche: sedute che accompagnano la postura, scrivanie regolabili, accessori che riducono lo stress visivo e muscolare. Non si tratta di vezzi estetici, ma di investimenti concreti sulla salute e sulla produttività.

Perché, in fondo, un ufficio che non mette a proprio agio chi lo vive, non è un vero ufficio.

La flessibilità come nuovo standard

Il mondo del lavoro è in costante trasformazione. Smart working, team fluidi, riunioni ibride: la parola chiave è flessibilità.
Di conseguenza, anche l’arredamento deve rispondere a questa esigenza.

I mobili per ufficio non sono più elementi fissi, ma sistemi modulari che si adattano. Tavoli che diventano postazioni condivise, pareti attrezzate che separano e organizzano senza appesantire, librerie che fungono anche da divisori acustici.

La forza del design sta proprio in questo: rendere uno spazio capace di cambiare, seguendo i ritmi e le necessità di chi lo utilizza.

Il potere del colore e dei materiali

Spesso si sottovaluta quanto l’aspetto visivo di un ambiente incida sulla mente.
Un ufficio dai colori spenti e monotoni tende a trasmettere stanchezza, mentre tonalità calibrate possono stimolare attenzione o rilassare, a seconda della funzione dello spazio.

Allo stesso modo, i materiali giocano un ruolo fondamentale: il legno restituisce calore e accoglienza, il vetro evoca trasparenza e luce, il metallo trasmette solidità e modernità.
L’arredamento per ufficio, in questo senso, diventa una vera e propria regia di sensazioni.

Arredare per raccontare un’identità

Un ufficio non parla solo di lavoro: parla di chi lo vive. È un biglietto da visita per i clienti e un riflesso dei valori aziendali per chi ci lavora ogni giorno.
Scegliere un certo tipo di arredamento significa dichiarare qualcosa di sé: un design minimalista racconta essenzialità e rigore, mentre ambienti più caldi e dinamici parlano di apertura e innovazione.

In un’epoca in cui la brand identity si costruisce su più livelli, anche lo spazio fisico diventa parte integrante della narrazione.

Arredamento per ufficio: un ponte tra persone e idee

Alla fine, arredare un ufficio non è soltanto una questione di sedie e scrivanie. È costruire un ponte invisibile tra persone e idee, tra ciò che si sogna e ciò che si realizza ogni giorno.

Perché il lavoro prende forma non solo nei progetti, ma anche negli spazi che li accolgono.
E un buon arredamento non è un accessorio: è un alleato silenzioso che sostiene, ispira, accompagna.

23 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Immergersi in una vasca da bagno, o farsi una doccia calda, sono oggi gesti automatici. Eppure dietro la nostra normalissima stanza da bagno, c’è una storia incredibile, un viaggio lunghissimo che attraversa millenni.

Mohenjo-Daro, scavi della “grande vasca”. Crediti foto: di Saqib Qayyum – Opera propria, CC BY-SA 3.0

Con questo articolo partiamo per questo viaggio, indagando le origini del bagno, l’importanza dell’igiene nelle antiche civiltà e il rapporto con l’acqua.

Evoluzione del bagno: dalla preistoria al bagno pubblico

La parola bagno deriva dal latino balneum e significa immersione in un liquido. Quale popolazione antica si aggiudichi le origini del bagno non è certo, ma è possibile tracciare una sorta di storia del bagno attraverso secoli e continenti.

Lawrence Wright, nel suo libro “Civiltà in bagno”, traccia questa storia partendo dalle prime civiltà. L’uomo primitivo comprese intuitivamente la necessità di tenere gli escrementi lontani dal corpo per evitare malattie, e che l’acqua corrente potesse spazzare via i rifiuti. Il primo “bagno” era semplicemente uno specchio d’acqua, presso il quale si soddisfavano i bisogni fisiologici e ci si lavava.

Le prime tracce di sistemi fognari e ambienti dedicati all’igiene risalgono alla valle dell’Indo (nell’attuale Pakistan),dove si trovano i resti di antichi gabinetti e fognature datate dal 2800 a.C. I complessi urbani di Mohenjo-Daro e Harappa erano dotati di un’avanzata rete fognaria.

Tuttavia, non dobbiamo immaginare che ogni casa avesse il suo bagno personale come lo intendiamo oggi. Molto probabilmente queste reti idrauliche erano collegati a luoghi pubblici provvisti di latrine e piscine.

Gli scavi di Mohenjo-Daro hanno rivelato la presenza di quello che viene chiamato Grande Bagno, una vasca di circa 80mq, realizzata in mattoni. Sul fondo sono stati reperiti i resti di una sostanza bituminosa, usata per sigillare la piscina. 

Questo dimostra che il bagno delle origini era un luogo sociale, e che le attività legate all’igiene del corpo e alle esigenze fisiologiche si svolgevano in pubblico, senza tabù. 

Spesso l’immergersi nell’acqua era legato a motivi  religiosi, di prestigio sociale o terapeutici, piuttosto che per le esigenze igieniche moderne.

L’evoluzione del bagno in Mesopotamia e in Cina

Nello stesso periodo, i popoli della Mesopotamia costruiscono città e piramidi, ma gli scavi non hanno restituito tracce di reti fognarie. I bagni più evoluti, presenti nei palazzi delle élite, erano dotati di servizi igienici in stanze separate, collegati a rudimentali impianti idraulici che convogliavano le acque reflue in pozzi neri. 

La maggior parte della popolazione si serviva di toilette scavate in buche profonde 4-5 metri per 1 metro di diametro, foderate in ceramica, con filtrazione dei bisogni nel terreno.

Toilette con sciacquone in pietra, Yueyang, Cina, 400 a.C

Il sito archeologico di Yueyang, vicino odierna città di Xi’an, nella Cina Centrale, ha restituito quello che potrebbe essere il wc con sciacquone più antico di sempre, risalente a 2400 anni fa. Certo, si tratta di un reperto più recente rispetto ai siti sopra menzionati, ma il livello di progresso tecnologico del reperto testimonia una tradizione molto più antica.

L’ossessione per l’igiene nell’Antico Egitto

L’Antico Egitto, pur non disponendo di sistemi fognari, aveva sviluppato un approccio sofisticato all’igiene personale e alla gestione dei bisogni fisiologici. L’acqua era trasportata dal Nilo in appositi recipienti e immagazzinata in cisterne per usarla all’occorrenza.

Non esistevano bagni pubblici, ma ogni casa aveva la sua toilette, all’esterno o in uno stanzino interno. La latrina consisteva in un vaso di pietra arenaria, dotato di un sedile di mattoni o di legno, sotto cui vi era una cavità piena di sabbia che assorbiva liquami e odori. Questa era poi svuotata a mano, e i rifiuti gettati nei canali o utilizzati come concime nei campi. Pare che la toilette del faraone fosse d’oro con il sedile in velluto, ma forse si tratta solo di una leggenda.

L’igiene del corpo era praticata in modo ossessivo da tutte le classi sociali, con l’utilizzo di preparati cosmetici, unguenti, profumi. Tanto che lo storico greco Erodoto ebbe a dire:

«Gli Egizi preferiscono essere puliti piuttosto che belli».

Erodoto

Si trattava di un vero e proprio culto legato alla credenza che il corpo fosse il luogo sacro che custodiva l’anima immortale.  Gli antichi egizi usavano lavare i denti con bicarbonato e sia le donne che gli uomini si radevano il corpo.

Evoluzione del bagno
Barbiere, Tomba di Userhat, XVIII dinastia, Tebe, dipinto murale

Famosi i coni riempiti con fragranze varie inseriti nelle parrucche, mentre a corte esisteva la carica di “Capo della camera da bagno”, incaricato di controllare il servizio igienico del Faraone.

Banchetto, tomba di Nebaum, XVIII dinastia, Tebe, dipinto murale

Quasi ogni abitazione aveva la propria stanza da bagno. Si trattava di vani rivestiti in pietra e dotati di un pavimento leggermente inclinato per far defluire l’acqua. Questa era poi convogliata all’esterno tramite canali di drenaggio e veicolata nel giardino all’esterno. Per lavarsi si utilizzava quella che si può definire la prima doccia della storia: un inserviente versava l’acqua dall’alto, e poi massaggiava il corpo con sale e miele.

Evoluzione del bagno
La toilette delle nobildonne, Tomba di Rekhmire, Nuovo-Regno, dipinto murale

Nella prossima puntata vi raccontiamo l’evoluzione del bagno ai tempi degli antichi greci e romani.

Qui puoi leggere gli articoli dedicati alla storia della casa e dell’arredo.

20 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Nel design degli interni pensato per favorire benessere e suggestione, anche il dettaglio più tenue può restituire un racconto. Parlo della biancheria da letto: un elemento spesso invisibile, ma capace di dare profondità alla stanza, coccole silenziose al risveglio, un abbraccio discreto alla fine della giornata.

biancheria da letto

Quando il tessuto diventa poesia domestica

Immaginiamo una stanza dove la luce allunga ombre morbide sui tessuti, dove i piumini avvolgono come gusci protettivi e le trapunte custodiscono il ritmo silenzioso delle stagioni. È proprio qui che si inserisce la filosofia di DaunenStep, azienda italiana che valorizza la qualità dei materiali e l’artigianalità nel mondo della biancheria da letto.

Non si tratta solo di prodotti, ma di un sapere che aiuta a scegliere consapevolmente tra imbottiture naturali, rivestimenti traspiranti e dettagli sartoriali che fanno la differenza. La selezione dei materiali è fondamentale per garantire qualità e durata nel tempo.

Perché scegliere un piumino di qualità

Tra tutti gli elementi della biancheria da letto, i piumini rappresentano forse la sintesi perfetta di comfort, funzionalità e bellezza. Realizzati con imbottiture di alta qualità – come la piuma o le moderne fibre sintetiche 100% riciclate – offrono una sensazione di leggerezza sorprendente, pur mantenendo un eccellente isolamento termico.

Il vero valore di un piumino sta nella sua capacità termoregolante: è in grado di adattarsi alla temperatura corporea, creando un microclima ideale per un riposo rigenerante. Non si tratta solo di calore, ma di equilibrio: il piumino crea un microclima ideale tra il corpo e il letto, lasciando respirare la pelle e mantenendo una piacevole sensazione di asciutto.

Dal punto di vista estetico, i piumini si integrano con naturalezza in ogni stile d’arredo: dallo scandinavo al minimal, dal rustico contemporaneo al classico. Leggeri ma visivamente pieni, con tessuti in cotone di alta qualità, diventano parte dell’identità visiva della camera.

Infine, un buon piumino è un investimento durevole: se ben curato, può accompagnarci per molti anni, trasformandosi in un piccolo lusso quotidiano che migliora davvero la qualità della vita.

Una forma sottile di cura quotidiana

L’abitare è sempre una questione di equilibrio: tra estetica e funzione, tra leggerezza e protezione. La biancheria da letto rientra proprio in questa dimensione intima, quasi terapeutica. Non è solo una questione di calore o morbidezza, ma di come ci prendiamo cura di noi stessi attraverso gli oggetti che scegliamo.

Un piumone può diventare una carezza nelle sere d’inverno, un cuscino il sostegno ideale per la lettura, un topper il tocco finale che regala sollievo al corpo. Se impariamo a riconoscere la qualità di un’imbottitura, la traspirabilità di un materiale, la delicatezza di una cucitura artigianale, allora stiamo già arredando anche il nostro benessere.

Disegnare la quotidianità con i materiali giusti

Non serve un restyling complesso per cambiare l’atmosfera della camera: a volte basta un cambio di biancheria. Un piumino più leggero, una trapunta dalle tonalità tenui, un cuscino più morbido. Sono piccoli cambiamenti che trasformano la percezione dello spazio e risvegliano sensazioni rimaste sopite.

In questo contesto di cura discreta e design empatico, il marchio DaunenStep non diventa un logo, ma un alleato per comprendere, scegliere e vivere meglio tra le pieghe della biancheria da letto.

18 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

È il primo esempio di negozio integrato con assortimenti alimentari e non food. Bennet celebra 60 anni di attività. Un traguardo importante per uno dei protagonisti della Grande Distribuzione Organizzata in Italia che ha accompagnato intere generazioni di consumatori attraverso trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche e che ha saputo crescere restando fedele ai propri valori: qualità, convenienza e attenzione al territorio.

Bennet

Il primo negozio aperto a Legnano (MI) nel 1965 dalla famiglia Ratti è stato il primo esempio di negozio integrato, capace di unire in unico spazio generi alimentari, tessile ed abbigliamento, anticipando così un nuovo modo di fare la spesa, più ampio e multifunzionale, che ha influenzato l’evoluzione di un intero settore.

L’infograficaDalla bottega alla GDO e all’online: com’è cambiata la spesa in Italia in 60 anni” a cura di Bennet, ripercorre i sei decenni di storia della distribuzione dal modello tradizionale delle botteghe all’e-commerce, fino agli scenari futuri basati su intelligenza artificiale e sostenibilità. Sessant’anni di storia, sessant’anni di cambiamenti, che Bennet festeggia attraverso il lancio di un grande concorso a premi, attivo dall’11 settembre al 5 ottobre 2025, pensato per coinvolgere clienti vecchi e nuovi, in negozio e online. In palio vi sono 12.000 Carte Regalo, smartphone Motorola, automobili Toyota e una super estrazione finale.

Come evidenzia l’infografica, negli anni ’60 si affermò il self-service, seguito negli anni ’70 dalla diffusione degli ipermercati e dei centri commerciali. Gli anni Novanta videro il boom dei discount, mentre dagli anni 2000 in poi il digitale è diventato protagonista, con app, click-and-collect e nuove modalità di interazione tra cliente e punto vendita. Oggi, il futuro si costruisce su esperienze d’acquisto sempre più personalizzate, logistica in tempo reale e modelli a basso impatto ambientale.

Questa trasformazione si riflette anche nei luoghi stessi della spesa, che hanno cambiato volto insieme alla società. Dalla bottega, spazio piccolo e relazionale, si è passati ai supermercati con scaffali accessibili e prezzi fissi. Gli ipermercati, con superfici oltre i 2.500 mq, hanno poi introdotto un’esperienza più ampia e strutturata, integrando beni durevoli e servizi. Negli anni più recenti, la digitalizzazione ha rivoluzionato ulteriormente il settore, rendendo l’esperienza d’acquisto fluida, ibrida e tecnologicamente avanzata.

Parallelamente, è cambiato anche ciò che gli italiani mettono nel carrello. Negli anni ’60 la spesa era essenziale, con prevalenza di generi alimentari. Negli anni Ottanta sono comparsi i surgelati e i cibi confezionati, simbolo di un’alimentazione più veloce e industriale. Il nuovo millennio ha portato con sé una maggiore attenzione al benessere e alla sostenibilità: da un lato, si stanno diffondendo i cibi bio, etnici, plant-based e le private label; dall’altro,il packaging sostenibile sta diventando un fattore sempre più rilevante nella scelta dei prodotti.

16 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Comearredare casa in stile minimalista? È questo lo stile di tendenza negli ultimi anni, rivisitato spesso in chiave moderna e con influenze nordiche o giapponesi. Ben lontano dall’essere uno stile freddo e impersonale, con il minimal si ottengono ambienti raffinati e di gran classe, a patto però di non esagerare con gli elementi.

Ebbene sì: arredare casa richiede pazienza e soprattutto occhio nei confronti della scelta di mobili e di accessori. Ma non è necessario esagerare per sentire un ambiente come il living o la camera da letto “nostra”: a volte bastano pochi elementi essenziali per un arredo minimal dal risultato impeccabile. Vediamo come.

Le caratteristiche dello stile minimalista

La prima cosa da sapere è che un arredamento in stile minimalista tende a ridurre il numero di pezzi all’interno di un ambiente. Così si predilige un certo ordine che trasmette subito un profondo senso di pulizia. Ma non solo.

I colori sono neutri, con accenti di sfumature studiate nei minimi particolari; i materiali sono lisci e resistenti, spesso di ultima generazione e trattati con prodotti specifici. E non dimentichiamo poi le geometrie pulite per dare movimento e dinamismo all’ambiente.

Proprio per questo motivo si consiglia di non esagerare con gli accessori o soprammobili. Ricordiamo infatti che la caratteristica fondante dello stile minimal è l’essenzialità: avere in casa quello che serve per vivere ma non l’eccesso.

Spesso si predilige una comoda libreria che viene sfruttata come divisorio, in particolare negli ambienti open space che separano il salotto e la cucina. Lo spazio non deve essere riempito fino all’eccesso ma con elementi iconici, come suggerito prima.

Quali sono le regole per scegliere i complementi di arredo per ambienti minimal

Sebbene la popolarità degli ultimi anni, in realtà lo stile minimal non è così recente. Dobbiamo infatti tornare indietro nel tempo e parlare del minimalismo nato nel mondo dell’arte negli anni ‘60: questo movimento ha in seguito influenzato non solo una filosofia di vita ma anche il design, l’architettura e la moda.

Portare lo stile minimalista in casa non significa rinunciare alle decorazioni di design, ma sceglierle con criterio. Ci sono infatti delle regole che ci aiutano in fase di acquisto.

Per esempio è preferibile puntare su complementi lineari dalle forme semplici e pulite che rispondono a un’esigenza: nessun fronzolo.

Anche i toni, come anticipato, devono essere neutri per arrivare a un’armonia cromatica, che non vuol dire optare solo per bianco o nero: il minimal è tutt’altro che noioso.

La selezione accurata degli oggetti in realtà non è mai casuale, soprattutto perché non si tratta di riempire un vuoto: è questo il punto di partenza per comprendere la filosofia minimalista.

Fra gli elementi più apprezzati troviamo i vasi di design in ceramica, perché effettivamente rappresentano quell’armonia tra eleganza e raffinatezza richiesta dallo stile minimal.

Il consiglio che ci sentiamo di dare è di prestare attenzione a ogni minimo particolare. In questo modo saremo certi di ottenere un ambiente di classe, ma lontano dal rigore. Un ambiente che parli di noi e che lo faccia senza eccessi.

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13 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

L’architetto Massimiliano Gamba firma un progetto che valorizza una dimora secolare a Valeggio sul Mincio. Un’impresa impegnativa visti i vincoli ai quali sono sottoposte la maggior parte delle abitazioni del borgo. 

dimora secolare
Copyright: Massimiliano Gamba

Immersa nella splendida cornice di Valeggio sul Mincio, fatta di vicoli stretti, botteghe in cui il tempo si ferma e un antichissimo ponte in mattoni, si colloca una dimora secolare protagonista del progetto di ristrutturazione dell’architetto Massimiliano Gamba.

Dimora secolare: una sfida architettonica  

L’edificio residenziale da lui ristrutturato fa parte di una proprietà storica vincolata. Le torri del magnifico Castello Scaligero, complesso fortificato risalente al XIII secolo, si innalzano proprio alle sue spalle. Gli interventi sono stati quindi ridotti al minimo, con l’obiettivo imprescindibile di preservare l’eredità storica e la tradizione edilizia locale. 

I lavori di ristrutturazione si sono concentrati sugli interni e sull’ampio giardino, in cui oggi spiccano il prato a scacchiera, una maestosa piscina e un sistema di piante ed elementi d’arredo da esterno che giocano sui contrasti dei materiali. 

Per gli interni sono stati scelti materiali autentici, come il legno chiaro, creando ambienti confortevoli in cui estetica moderna e tradizione mediterranea si uniscono armoniosamente.

Gli accostamenti con alcuni elementi come legno scuro, marmo nero e piastrelle con disegni decisi creano una interessante composizione materica. 

dimora storica
LIVING. Copyright: Massimiliano Gamba

Dialogo tra luce e ombra 

La cucina con zona pranzo segue lo stesso stile, con pareti a vista e rivestimenti in legno, arricchita dalla rubinetteria Dornbracht Dark Platinum spazzolato, che si integra armoniosamente con arredi e superfici.

Nella dependance con piscina, la seconda cucina presenta una versione classica di Tara, creando un contrasto tra superfici in legno e pareti color crema

dimora secolare
CUCINA DEPENDANCE. Copyright: Massimiliano Gamba

Anche nei bagni si ripropone il contrasto tra chiaro e scuro. Il bagno principale, quasi completamente bianco, è equilibrato dalla rubinetteria Meta Dornbracht in Dark Platinum, mentre il piccolo bagno degli ospiti combina finiture raffinate con un design minimalista. 

Design essenziale e minimalista per le camere da letto, ravvivate dalle poltroncine in tessuto colorato.

Il risultato è una bellezza discreta, conservatrice del tempo. 

Gamba si dichiara orgoglioso del progetto, sottolineando i valori di bellezza senza tempo trasmessi da questa villa, ispirandosi alla filosofia di Mies van der Rohe:

Un’opera non finita quando non si può più togliere nulla, ma quando non c’è più nulla da aggiungere. 

11 Settembre 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Arredare la propria casa è un’esperienza entusiasmante, ma può facilmente trasformarsi in una fonte di stress e insoddisfazione se non si affronta il processo con la giusta pianificazione. In questo articolo spiego 3 errori di Interior design che possono compromettere il risultato finale, rendendo gli spazi poco funzionali, disordinati o privi di personalità.

Errore 1) Non avere un progetto

Quando si arreda una casa, un errore comune è acquistare i mobili prima di aver pianificato con attenzione lo spazio e la loro disposizione. Questo può portare a scelte sbagliate riguardo alla collocazione e alle dimensioni, causando insoddisfazione.

Soluzione: per evitare questi problemi, un metodo efficace è procurarsi la pianta catastale dell’immobile, che è in scala, e disegnare la disposizione dei mobili. Questa visuale dall’alto aiuta a comprendere meglio lo spazio disponibile e a fare scelte più accurate. Ricordate quindi che il progetto viene prima degli acquisti.

Errore 2) Arredare senza una linea guida

Tra gli errori di Interior design da evitare assolutamente c’è la mancanza di una linea guida. Spesso si acquistano di mobili e oggetti d’arredo singoli, perché piacciono o sono in offerta. Questo approccio porta a uno stile incoerente, dove ogni stanza sembra appartenere a un mondo diverso e l’atmosfera generale risulta confusa. 

Soluzione: il mio consiglio è creare una moodboard. Questo strumento, che sia digitale o fatto con ritagli di riviste, aiuta a definire chiaramente lo stile, i colori e i materiali che si desiderano per la propria casa. La moodboard funziona come una vera e propria bussola,in quanto offre una linea guida e una direzione chiara da seguire, facilitando tutte le scelte successive, dagli arredi ai colori delle pareti. 

Errore 3) Sbagliare l’illuminazione

L’illuminazione è un aspetto cruciale dell’Interior design, spesso trascurato o gestito in modo errato. L’errore più comune è affidarsi a un’unica fonte di luce centrale, come un semplice lampadario; questa crea un’illuminazione piatta e poco funzionale. Al contrario, anche un eccesso di luce mal posizionata può risultare controproducente e fastidioso.

Soluzione: per ottenere un ambiente ben illuminato e funzionale, è fondamentale utilizzare diverse fonti di luce e a diversi livelli. Si consiglia di combinare tre tipi di illuminazione:

– Illuminazione generale: con plafoniere o faretti, serve a illuminare l’intero ambiente in modo uniforme.

– Illuminazione d’atmosfera: crea calore e accoglienza con lampade da terra, da tavolo, sospensioni o applique. Per queste zone relax, usate lampadine con luce calda (2700-3000K).

– Illuminazione funzionale: essenziale per le aree dove è necessario vedere bene, come il piano cucina, lo specchio del bagno o la scrivania. Scegliete una luce neutra (4000K) per non affaticare la vista.

Questi sono i 3 errori di Interior design che è bene evitare per avere una casa che ci rappresenti. È importante, dunque, investire tempo nella pianificazione, definire uno stile coerente con una moodboard e progettare un’illuminazione funzionale e d’atmosfera.

Se desiderate una progettazione ottimale degli spazi della vostra casa, consultate il sito https://zeumadesign.com/