11 Maggio 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Organizzare al meglio una zona lavanderia in casa non è un’impresa impossibile. Secondo lo spazio che abbiamo a disposizione, esistono diverse soluzioni praticabili.

zona lavanderia

Tutto dipende dallo spazio a disposizione e dalla posizione dello scarico cui va collegata la lavatrice. A questo proposito, vi suggerisco di leggere questo articolo sullo spostamento degli scarichi di bagno e cucina.

Organizzare razionalmente la zona lavanderia consente di ottimizzare la gestione del bucato e di mantenere tutto in ordine e a portata di mano.

Vediamo le caratteristiche che deve avere la zona lavanderia e le soluzioni praticabili per gli spazi ridotti.

Gli elementi indispensabili

Patiamo dagli elementi indispensabili per attrezzare la zona lavanderia. L’elemento indispensabile è indubbiamente la lavatrice. In commercio esistono svariati modelli di dimensioni diverse, con carico frontale o dall’alto, e le lavasciuga. Quest’ultima soluzione è l’ideale se non si ha un posto per stendere i panni, in alternativa all’asciugatrice separata. L’asciugatrice è certamente una comodità, ma ha due svantaggi: consuma molta energia, i capi risultano spiegazzati e hanno una vita più breve.

Per stendere i panni, l’ideale sarebbe avere a disposizione uno spazio all’aperto dove, grazie al sole e all’aria, asciugano più rapidamente. Per chi ha un giardino, la soluzione più pratica è lo stendibiancheria a ombrello. I modelli più avanzati si aprono e chiudono proprio come un ombrello, consentono di aprire i bracci ad altezze diverse, hanno i bracci ruotanti e sistemi di scorrimento fluidi.

zona lavanderia

Esistono anche gli stendibiancheria a muro, da installare in una zona riparata, sul terrazzo o direttamente nel locale lavanderia. Lo stendibiancheria classico o a torre possono essere valide alternative, ma sono molto più ingombranti di quelli sospesi.

zona lavanderia

La lavanderia va poi attrezzata con diversi contenitori per tenere tutto in ordine e a portata di mano. Oltre ai cesti per la biancheria, magari divisi in bianchi, colorati e delicati, prevedete un certo numero di scatole o cesti per riporre le mollette, le spazzole, i detersivi, gli smacchiatori e i prodotti per la cura della lavatrice.

Per custodire tutto questo vi servirà un mobile contenitore o una scaffalatura. Infine, se avete abbastanza spazio, potete aggiungere un lavatoio e l’attrezzatura per stirare. Molto comodi gli assi da stiro a ribalta, che si fissano al muro e che, una volta chiusi, non occupano spazio.

Come ricavare una zona lavanderia

Per chi non ha un locale da dedicare alla zona lavanderia, ci sono diverse soluzioni pratiche ed esteticamente gradevoli che possono risolvere il problema. In questi casi è naturale collocare la lavatrice in bagno o in cucina. In commercio esistono lavatrici compatte che misurano dai 33 ai 45 cm di profondità, e alcuni modelli hanno anche una larghezza ridotta fino a 51 cm.

Per attrezzare un angolo lavanderia prevedete un mobile a colonna che contenga la lavatrice, dei ripiani e delle ante, con la stessa finitura dei mobili della cucina, per nascondere il tutto.

Se avete un bagno o una cucina di grandi dimensioni, potete valutare di chiuderne una parte con pareti in cartongesso: vi basta una larghezza di 70 centimetri per collocare la lavatrice, mensole e chiudere con una pratica porta scorrevole.

Gli altri spazi in cui potete creare la lavanderia sono eventuali nicchie o spazi inutilizzati come un sottoscala, oppure potete sfruttare un disimpegno o uno sgabuzzino. In ogni caso, dovete tenere presente sempre che lavatrici ad oblò necessitano di uno spazio antistante di almeno 60-70 centimetri per le operazioni di carico e scarico.


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8 Maggio 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Un appartamento madrileno in un palazzo borghese è stato ristrutturato distribuendo gli spazi secondo le esigenze contemporanee, in uno stile che strizza l’occhio al passato.

appartamento madrileno

Gli architetti dello studio Luisjaguilar Arquitectura e di ACGP Arquitectos, su richiesta della giovane coppia proprietaria dell’appartamento madrileno, ha ribaltato radicalmente la distribuzione degli spazi. In origine le stanze erano piccole e la cucina era situata all’opposto della zona più luminosa, una collocazione non adatta allo stile di vita contemporaneo. I progettisti hanno spostato cucina e zona giorno verso la facciata principale della casa, dotata di graziosi balconcini affacciati sulla via principale. 

appartamento madrileno

Alla distribuzione degli spazi dal sapore contemporaneo fa da contrappunto uno stile vintage, rafforzato dalle finiture che strizzano l’occhio al passato. Mobili acquistati in negozi di antiquariato, serramenti recuperati, pavimenti in cementine e parquet in larghe doghe di rovere conferiscono un aspetto caldo ed accogliente all’insieme. Modanature e battiscopa dall’estetica vintage esaltano l’altezza del soffitto.

La zona giorno

Uno dei dilemmi posti dalla ristrutturazione era se scegliere un open space per la zona giorno o creare una cucina separata. Gli architetti l’hanno risolta creando un’ampia apertura chiusa da una porta scorrevole a due ante.

appartamento madrileno

Il vetro goffrato delle porte, insieme al pavimento a motivi geometrici tradizionali, al marmo del fondo e al legno delle ante della cucina, esaltano l’aria d’altri tempi della cucina, rafforzata dai rubinetti e dalle maniglie dorate.

appartamento madrileno

La piccola zona pranzo in cucina è arredata con sedie vintage in paglia di Vienna modello Thonet.

Il tavolo e le sedie della zona pranzo nel soggiorno fanno da specchio a quelle della cucina, creando una piacevole continuità.

appartamento madrileno

La zona conversazione occupa l’angolo più intimo del soggiorno, dove la libreria a mezza altezza ha il pregio di non sovraccaricare lo spazio.

Il tavolino in metallo è di Vitra, il tappeto di Lorena Canals, i cuscini di di Andrew Martin, Lizzo e Alahambra. La poltrona a dondolo proviene da un negozio dell’usato.

appartamento madrileno

Spettacolare la panca Thonet, che delimita la zona giorno con leggerezza e leggiadria.

La zona notte

La zona notte, situata all’opposto della zona giorno e speculare ad essa, comprende un bagno di servizio, una camera da letto singola piuttosto ampia, e la camera padronale con annessa cabina armadio e stanza da bagno.

appartamento madrileno

Per raggiungerla bisogna attraversare l’ingresso, un lungo corridoio nel quale una nicchia è stata sfruttata per realizzare una pratica consolle.

appartamento madrileno

In camera da letto prevalgono i colori neutri che creano un’atmosfera rilassante, cui contribuiscono i numerosi cuscini, il plaid di Ofelia Home e la coperta di Zara Home.

Il bagno principale è stato rifinito con mattonelle vintage di Made by Hand, modello Novecento, ispirate alle ceramiche siciliane. Il pavimento è in micorcemento. L’estrema semplicità di questo bagno è controbilanciata dalla spettacolare vasca freestanding di Otranto, con rubinetteria vintage di Portaper.

appartamento madrileno

Progetto: Luisjaguilar Arquitectura e di ACGP Arquitectos

Foto Paolo Sarabia

Visita altre bellissime case nella rubrica Home Tour


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6 Maggio 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Al momento nessun cittadino italiano può viaggiare, ma questo non impedisce di iniziare a programmare un lavoro lontano dalla Penisola. E magari scoprire nuove prospettive sia professionali che di vita, in Cina, Australia o Svizzera.

lavoro lontano

È vero, il giorno in cui potremo prendere nuovamente un aereo e viaggiare sembra ancora molto lontano, per via di una situazione che non permette alcun tipo di spostamento o programmazione a breve termine. Però questo è forse il momento migliore per sognare di fare le valigie, e di partire, quando l’emergenza attuale avrà avuto finalmente termine. E chi non sogna, almeno una volta nella vita, di andare a lavorare all’estero? Ci sono diversi motivi che possono spingere una persona a cullare questo desiderio, e tantissime mete pronte per accoglierla a braccia aperte. Cina, Svizzera e Australia sono tre le opzioni più interessanti.

La Cina

Perché optare proprio per la Cina? Per una questione di “portafoglio”. L’economia cinese è una delle più brillanti del momento, e si pensa che nel giro di pochi anni diventerà la prima potenza economica di tutto il globo. Significa che le opportunità lavorative non mancano di certo, e che si possono trovare diversi ruoli aperti e adatti a qualsiasi competenza. In molti credono che la principale barriera sia quella linguistica, ma in realtà per molte mansioni basta conoscere l’inglese base. E la Cina è la soluzione numero uno anche per chi desidera fare carriera.

L’Australia

Sono decenni che gli italiani emigrano in Australia, e un motivo ci sarà. Questa meta viene spesso vista come una vera e propria terra promessa, che regala una chance a tutti, e che riesce a coniugare lavoro, divertimento e bellezza dei paesaggi. Bisogna però studiare con attenzione quali sono i visti richiesti per ottenere l’accesso in Australia. Ad esempio, fino a 31 anni non compiuti è possibile ottenere un Working Holiday VISA, ossia un permesso di vacanza-studio (richiedibile anche su siti come auvisa.org) della durata di 12 mesi, e rinnovabile per un secondo anno. In genere chi usufruisce di questo visto combina vacanza e lavoro, sceglie una grande città, studia la lingua inglese e si mantiene con dei lavori occasionali. Naturalmente ci sono dei paletti da rispettare, che conviene sempre approfondire.

La Svizzera

La terza opzione di oggi è la Svizzera, e forse è una delle più scontate, perché ha tantissimi vantaggi. Per prima cosa, è vicinissima all’Italia e quindi permette di tornare spesso a casa, per consentire di visitare amici e parenti. Da un punto di vista economico, poi, è raro trovare dei paesi così convenienti: per molte professioni, lo stipendio è circa il doppio rispetto alle medie italiane. Inutile poi elencare le mille bellezze della Svizzera, soprattutto per quanto riguarda i paesaggi e la natura. Serve solo fare attenzione alle spese, perché il costo della vita è molto elevato.

lavoro lontano

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4 Maggio 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Lo stile Luigi XIII e lo stile Luigi XIV sono molto diversi tra loro, ma è facile confonderli. Per la serie sulla storia dell’arredamento, li metterò a confronto per capire le differenze.

stile Luigi XIV

Nella prima puntata vi ho illustrato le caratteristiche dello stile Luigi XIII, che si sviluppò in Francia a partire dal 1589. Uno stile che è molto diverso dal successivo, ovvero quello che porta la firma di uno dei sovrani più famosi della storia, Luigi XIV, il “Re Sole”.

George Blagden è Louis XIV nella serie Versailles

Il nome di Luigi XIV è legato indissolubilmente a quello della reggia di Versailles, che fu la sua ossessione per tutta la vita. Il castello di Versailles era una residenza di campagna, acquistata da Luigi XIII, che lo utilizzò come casino di caccia. Il giovanissimo Luigi XIV decise di farne il centro di potere del nascente stato francese, e intraprese le opere che lo trasformano in una splendida reggia.

Luigi XVI, deciso a lasciare una traccia indelebile nella storia, creò anche uno stile ufficiale, personale, riconoscibile e in qualche modo autonomo dai precedenti. Luigi salì al trono in tenera sotto la reggenza della regina Anna e del cardinale Mazarino, dunque possiamo datare l’inizio dello stile molto più in là, nel 1670.

Il contesto storico 

Il lunghissimo regno di Luigi XIV, iniziato nel 1643 e terminato nel 1715, lasciò un segno rilevante nella storia, nell’arte e nei costumi. Amante delle arti e della scienza, il Re Sole finanziò le Accademie, incentivò le opere architettoniche, riformò lo stato per renderlo più efficiente. Assunse centinaia di artisti e artigiani specializzati come scultori, disegnatori, falegnami, ebanisti, doratori, pittori, orafi, tappezzieri, che lavorarono per la neonata “Manifacture Royale del Meubles de la Couronne”, diretta dal pittore Charles Le Brun. Come sede vennero scelte le manifatture Gobelins, già famosa per la produzione di arazzi e tappeti finissimi.

Foto di Denis Cheyrouze

Il suo più grande capolavoro fu la reggia di Versailles, che sotto il suo regno assunse l’aspetto che ha oggi. Qui risiedevano i nobili che il re, al fine di esercitare un potere assoluto e incontestato, teneva al sui servizio. Furono create due ali immense per ospitare tutta la corte e il personale di servizio, i giardini furono modellati da André Le Nôtre che installò fontane, labirinti, parterre, statue e padiglioni.

Lo stile Luigi XIV, sontuoso e imponente

Luigi XIV voleva uno stile sontuoso e imponente, e affidò al pittore e decoratore Charles Le Brun, che riuscì a fondere le due grandi correnti artistiche del Seicento, il Barocco e il Classicismo. Le decorazioni pompose tipicamente barocche vengono mitigate dalle composizioni simmetriche ed equilibrate. tuttavia, le proporzioni sono imponenti.

I mobili sono ornati con un preciso repertorio decorativo di ispirazione classica che comprende ghirlande, teste femminili, chimere, fauni, foglie d’acanto, di quercia, di alloro, di palma, la cornucopia, che simboleggia l’abbondanza. Numerosi anche i riferimenti al mondo animale con zampe di leone, aquile e delfini, e non mancano animali fantastici come i cavalli alati, i grifoni e le sfingi. Una caratteristica peculiare dei mobili in stile Luigi XIV è la presenza degli emblemi personali del re, come il sole e le due L simmetriche, la maschera con i raggi e la palmetta.

stile Luigi XIV
Una commode decorata con intarsio Boulle

Un’altra peculiarità è senz’altro la decorazione con l’intarsio Boulle, la raffinata tecnica decorativa inventata dall’ebanista André Charles Boulle. L’intarsio è eseguito con fogli finissimi di osso e madreperla alternati a lamine di ottone, bronzo, argento. 

Infine, è molto importante l’influenza dell’arte cinese, introdotta dall’incisore Jean Bérain.

stile Luigi XIV
Lo stile Luigi XIV in Italia

I mobili sono costruiti in legno massiccio di noce o rovere, e poi rivestiti con gli intarsi, o tinti, dorati o placcati con legni policromi. I più usati sono soprattutto tavoli e console, con le gambe unite da una traversa a forma di X e il piano ricoperto di marmi colorati o alabastro. Sedie e poltrone non cambiano molto rispetto a quelle dello stile precedente: le gambe tornite e l’incrocio a H della base lasciano il posto a gambe decorate con i motivi tipici del nuovo stile e all’incrocio a X della base. Cambiano però le dimensioni, molto più imponenti. Lo stesso discorso vale per il letto, che muta il repertorio decorativo e la dimensione.

Si affermano due nuovi modelli di scrivania: il bureau Mazarin e il bureau plat. Il bureau Mazarin, è una scrivania con due serie di cassetti ai lati.

Bureau Mazarin con intarsio Boulle ispirato a motivi cinesi

Il bureau plat è un grande tavolo con il piano ricoperto di pelle, i cassetti nella fascia sottopiano e le gambe leggermente ricurve.

Bureau Plat

Fa il suo ingresso, alla fine del Seicento, la commode, evoluzione del cabinet, un cassettone con tre cassetti. 

L’illuminazione ricopre un ruolo importante, per illuminare le scene delle feste e degli spettacoli che in questa epoca sono quasi quotidiani. File di candelieri, lampadari a soffitto dotati di innumerevoli bracci e decorati con cristalli di Boemia e specchi a volontà, per moltiplicare la luce. 

Foto di Louis Paulin

Solo a cavallo del Settecento compare la decorazione curva a rocaille, lievemente accennata, che sarà la caratteristica peculiare dello stile Luigi XV.

Gl interni in stile Luigi XIV, il trionfo del superfluo

E’ finita l’epoca delle spartane stanze, seppur reali, dotate del mobilio essenziale. Ogni angolo viene occupato da un mobile, anche se inutile, come le consolle sormontate di specchi. Per la prima volta nella storia dell’arredo, i decoratori sono chiamati ad uniformare, per stile, colori e materiali, l’arredamento di una stanza.

stile Luigi XIV

Si moltiplicano sale, salotti e salottini. La sala da pranzo acquista una valenza propria, i salotti si attrezzano per il gioco d’azzardo e altri intrattenimenti, come le rappresentazioni teatrali. La sala da ballo diventa lo spazio più rappresentativo, di cui l’esempio più sfolgorante è la Galleria degli Specchi a Versailles. 

I caminetti vengono rivestiti di marmo e le pareti sono rivestite con tessuti damascati dai colori intensi, le porcellane cinesi popolano ogni angolo e i tappeti delle manifatture Aubusson ricoprono i pavimenti. Il colore preponderante è l’oro, affiancato dal rosso, dal verde, dal nero.

stile Luigi XIV
La camera da letto di Luigi XIV a Versailles

La camera da letto del re era una stanza d’apparato nella quale, per antica tradizione, il sovrano riceveva le persone importanti, secondo un rigido protocollo. Fu proprio Luigi XIV a crearlo, con le due cerimonie del “lever du roi” e il “coucher du roi”, la prima al risveglio e la seconda al momento di ritirarsi per la notte.


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1 Maggio 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Come rendere il soggiorno smart senza trascurare il design? Piccola guida ai dispositivi smart per automatizzare le funzioni con stile.

Soggiorno smart

Il luogo in cui si abita dovrebbe sempre rispecchiare a pieno la propria personalità e soprattutto soddisfare le esigenze quotidiane, dalle più basilari a quelle più complesse. Un ambiente come il soggiorno, in particolare, dovrebbe essere quello più pratico e rispondente alle proprie necessità, senza però trascurare l’aspetto estetico; il soggiorno è infatti il “cuore” della casa, ed è uno spazio che risponde a numerose funzioni diverse. Un supporto valido in questo senso viene offerto dalla domotica, che consente di semplificare, automatizzare e ottimizzare gran parte delle diverse funzioni di questo ambiente domestico, rendendolo smart e dando quel tocco di modernità ed eleganza in più.

Come rendere il soggiorno smart?

Il punto di partenza imprescindibile in un soggiorno che possa dirsi davvero smart e al passo coi tempi è il router con l’hub di controllo, che permette di gestire tutti i dispositivi e i sistemi connessi (e interconnessi). Per far sì che il funzionamento di ogni singolo dispositivo sia ottimale sarà necessario dotarsi di una connessione che sia all’altezza della situazione, che garantisca un flusso costante di dati; in particolare è bene prediligere un abbonamento internet con traffico dati illimitato, evitando invece le tariffe a consumo, per scongiurare interruzioni o connessioni a singhiozzo che potrebbero limitare il corretto funzionamento dei device.

soggiorno smart

Quali sono le soluzioni intelligenti che non possono mancare in un soggiorno smart? Un elemento che non può non comparire in questo ambiente della casa è la smart TV, che oltre a svolgere la sua classica funzione di intrattenimento può sostituire l’hub per diventare un vero e proprio pannello di controllo dell’abitazione. Una buona alternativa alla smart TV è la soundbar, che collegandosi alla televisione e agli smart speaker consente un’esperienza audio-video pari a quella della TV intelligente. Un soggiorno smart, poi, non può fare a meno dei sensori di movimento per l’illuminazione e, in particolare, di lampade LED interconnesse; queste sono infatti capaci di autoregolare l’intensità della luce emessa in base alla quantità di luce esterna, ottimizzando così anche i consumi.

Restando nell’ambito dei consumi troviamo un altro must: il termostato intelligente che, interagendo con i sistemi di riscaldamento presenti nell’abitazione, crea un ambiente dalla temperatura sempre gradevole. Un grande vantaggio di quest’ultimo elemento immancabile nel soggiorno smart è il fatto di poter essere controllato da remoto, per attivarlo magari poco prima di fare ritorno a casa, senza dover aspettare che l’abitazione raggiunga le condizioni desiderate. Lo stesso vale per i diffusori di essenze profumate in casa, che possono essere impostati regolandone la frequenza e l’intensità.

Il tocco estetico: tra moderno e minimal

Le elevate prestazioni tecnologiche offerte dalla domotica trovano la loro unione ideale con un arredamento dallo stile moderno, con elementi di design dalle linee pulite e minimaliste. Attenzione poi ai colori di mobili e tessuti: meglio preferire delle tinte neutre, oltre ai classici bianco, nero e grigio. Anche la luce contribuisce alla creazione di un ambiente dallo stile moderno e minimal, e in questo senso va valorizzata sempre la luce naturale, che andrà valorizzata il più possibile in ogni momento della giornata. Una soluzione di tendenza e sempre più apprezzata per un soggiorno moderno è l’open space, a patto che sia ben gestito delimitando ogni zona, per evitare che risulti poco organizzato o dispersivo. Praticità e comodità sono le parole d’ordine per un vero soggiorno smart, quindi sono bandite le decorazioni superflue e vecchio stile.

Leggi tutti gli articoli sulla Smart Home


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30 Aprile 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Scoprite le ultime novità tra le carte da parati nella rubrica The shopping Corner, per il bagno e per chi ama l’arte e la botanica.

carte da parati
Opera di Kamisaka Sekka, by MuralWallpapers

Carte da parati sempre più spettacolari e protagoniste dell’arredo. Dalle riproduzioni di famose opere d’arte ai giardini in casa, fino alle tappezzerie per la stanza da bagno, c’è l’imbarazzo della scelta. A volte basta rivestire una sola parete per cambiare il volto ad una stanza dall’aspetto un po’ datato. E per quanto riguarda il bagno, ormai le carte da parati, grazie alle più avanzate tecnologie, possono sostituire per intero il classico rivestimento ceramico. 

Il giardino in casa con le carte da parati a tema botanico

Con le carte da parati a tema botanico di Instabilelab si può portare il giardino in casa, creando un’oasi rivitalizzante. Fiori, foglie, frutta, piante, animali, sono tutti soggetti che popolano i motivi proposti dall’azienda veneta, suddivisi per stili diversi. Ci sono le tradizionali ghirlande, i giardini tropicali, le rose shabby chic, i fiori fiamminghi, per soddisfare tutti i gusti e tutte le esigenze.

carte da parati
carte da parati

Un museo tra le mura di casa 

Chi ama l’arte apprezzerà senz’altro le carte da parati della collezione Art Wallpaper di MuralsWallpaper, ispirate a celebri capolavori. Dalla Primavera di Botticelli, alla Ragazza con l’orecchio di perla di Vermeer fino all’immancabile Van Gogh, le tappezzerie proposte dall’azienda britannica ci permettono di osservare da un punto privilegiato le nostre opere d’arte preferite. 

Il bagno come un salotto con la carta da parati 

Avrebbero dovuto presentarle al Salone del Mobile di Milano, ma sappiamo tutti come è andata. Ringrazio l’ufficio stampa dell’azienda che mi ha inviato la cartella stampa così ho potuto vedere in anteprima queste meravigliose novità di un brand che amo particolarmente, Ex.t. In questo post vi avevo parlato dei bagni visti al Fuorisalone 2019, oggi invece vi mostro le carte da parati che fanno parte delle nuove collezioni arredobagno Frieze, disegnata dallo studio Marcante Testa, e Nouveau, firmata da Bernhardt & Vella. Realizzate in vinile, cellulosa o in fibra di vetro, queste carte da parati sono totalmente waterproof, dunque adatte anche per rivestire la zona doccia.


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29 Aprile 2020 / / Architettura

Una ex cartiera vittoriana in rovina in un piccolo villaggio inglese, è stata ristrutturata conservando l’involucro e inserendovi all’interno un volume in stile contemporaneo.

cartiera vittoriana

L’antica cartiera fa parte di una proprietà che comprende una casa vittoriana iscritta nel registro degli edifici storici, con annessa una stalla in disuso. I tre edifici sono costruiti uno accanto all’altro, e la zona occupata dalla cartiera era ormai ridotta a un rudere. Il proprietario considerava la parte crollata un ostacolo all’allargamento dello spazio abitabile. In effetti le mura di mattoni rossi non offrivano, ad uno sguardo superficiale, alcuna possibilità di recupero, se non per creare un suggestivo giardino romantico.

cartiera vittoriana
Il volume dell’estensione tra la stalla e le rovine della cartiera

Dovete sapere che in Regno Unito la ristrutturazione degli edifici classificati è sottoposta a regole ferree, ed è obbligatorio ricorrere ad architetti, geometri e imprese specializzati e utilizzare materiali storici adeguati.

Il compito è spettato allo studio di architettura Will Gamble Architects, che ha realizzato un progetto e una ristrutturazione spettacolari per riportare alla vita questo suggestivo mucchio di rovine.

Il progetto della ex cartiera vittoriana

Per prima cosa i progettisti hanno proposto al proprietario di conservare le rovine, creando l’estensione all’interno dell’involucro di mattoni rossi pericolanti. Gli architetti hanno collocato due volumi leggeri tra la stalla e una parte della ex cartiera, conservandone le mura.

Qui si trovano il soggiorno e l’area pranzo, collegate con un open space al piano terra della ex stalla, dove si trova la cucina. La cucina, moderna e tutta nera, crea un armonico contrasto con le travi di legno scuro a vista del soffitto.

Dalla cucina si salgono alcuni gradini per accedere alla zona notte, collocata nella parte “nobile”, ovvero la villetta vittoriana. Un un intimo salottino con camino, con le travi originali a vista, le pareti dipinte nel classico verde inglese e i pavimenti in cotto originale segnano il passaggio allo stile tradizionale perfettamente conservato.

La stanza padronale, con sala da bagno e cabina armadio, si trova al primo piano, sopra la cucina, e si affaccia sul terrazzo e sui giardino di rovine. Il magnifico tetto a spiovente è stato lasciato a vista, con le travi in legno naturale a fare da contrasto alle pareti total White.

il corridoio che da accesso alla camera padronale
La camera padronale ricavata nella ex stalla

Il tetto di questa estensione è destinato ad un terrazzo, raggiungibile dal giardino con una scala in mattoni rossi, che riprendono gli originali. La parte più suggestiva è il giardino interno, su cui si affaccia l’open space attraverso grandi vetrate. Le pareti del rudere creano una specie di labirinto di stanze all’aperto, collegato tramite due scalini all’esteso prato all’inglese.

Il terrazzo sovrastante l’estensione e il giardino romantico tra le rovine

I materiali utilizzati per realizzare l’estensione moderna sono riciclati e recuperati in loco. Legno di rovere, rame e mattoni sono stati utilizzati all’esterno, mentre all’interno le mura sono passate a calce e i pavimenti sono in pietra e grès porcellanato.

pianta del progetto piano terra. Le parti in nero sono le nuove costruzioni
pianta del progetto primo piano. Le parti in nero sono le nuove costruzioni

Progetto: Will Gamble Architects

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Crediti foto: http:John Dehlin


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27 Aprile 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Ormai è normale pensare che se abbiamo una casa, questa debba essere opportunamente isolata sia a livello termico che acustico. Per raggiungere i livelli di isolamento acustico previsti dalla normativa vigente è necessario insonorizzare gli ambienti con appositi pannelli dotati di proprietà fonoassorbenti.

Pannelli di isolamento termico e fonoassorbenti

Per molto tempo l’isolamento acustico degli edifici è stato considerato un fattore di minore importanza rispetto all’isolamento termico, tanto che è stato necessario aspettare fino alla metà degli anni ’90 del secolo scorso per arrivare ad una regolarizzazione di tipo normativo della materia con la Legge 447/95 e, successivamente a livello europeo, con la Norma UNI 11367/2010.

Queste leggi, nello specifico, stabiliscono i parametri di isolamento acustico da rispettare all’interno degli edifici in base alla tipologia di appartenenza (industriali, a uso civile, ecc). 

Materiali nei pannelli isolanti termici e fonoassorbenti

In commercio si possono trovare diverse tipologie di pannelli isolanti che si differenziano principalmente per la consistenza e per il tipo di materiale con cui sono realizzati. 

Tra i materiali più utilizzati per la loro realizzazione ci sono:

  • La lana di vetro e di roccia, ovvero, due materiali che assorbono il suono per porosità e che vengono venduti in pannelli o da inserire nelle intercapedini;
  • Il sughero e il legno che sono disponibili, invece, sotto forma di pannelli;

Si tratta di materiali completamente naturali ed estremamente versatili che garantiscono alte prestazioni sia a livello acustico che termico, ragion per cui sono ampiamente utilizzati per la realizzazione di pannelli per cappotto termico. Il cappotto termico è un sistema di isolamento che consente di coibentare gli edifici, impedendo gli scambi termici tra interno ed esterno, così da minimizzare fenomeni come la dispersione di calore e la formazione di condensa. 

I pannelli realizzati con lane naturali, inoltre, oltre ad essere ecosostenibili hanno anche un altro vantaggio: sono ignifughi e igroscopici. Le fibre di lana intrecciate, infatti, creano una trama altamente porosa che funge da barriera al propagarsi delle fiamme in caso di incendio e allo stesso tempo aiutano a combattere la formazione di umidità e condensa.

Weber offre un’ampia gamma di cappotti termici realizzati con pannelli isolanti e fonoassorbenti in lana di vetro appositamente studiati per garantire contemporaneamente l’isolamento termico e acustico come Webertherm Comfort G3, pannelli testati per tutte le tipologie di edifici. I pannelli sono realizzati in lana di vetro e garantiscono un’ ottima resistenza agli urti grazie anche all’elevata elasticità che li rende l’ideale anche per il rivestimento di superfici curve.

Pannelli isolanti e fonoassorbenti a basso impatto ambientale

Fin qui abbiamo visto i pannelli tradizionali, ma in edilizia, come in qualsiasi altro settore, non è più possibile ignorare la necessità di individuare ed utilizzare materiali che siano sostenibili per l’ambiente. Questo discorso vale anche per il settore relativo all’isolamento acustico/termico degli edifici, dove il futuro è rappresentato da pannelli isolanti e fonoassorbenti di ultima generazione, realizzati con materiali al 100% naturali, eco-compatibili, traspiranti e naturalmente a basso impatto ambientale. 

Si tratta di pannelli realizzati secondo le più moderne tecnologie del settore e capaci di coniugare le moderne esigenze di comfort acustico con il rispetto per l’ambiente e per la salute delle persone.

Leggi tutti i post sulle ristrutturazioni, i materiali e le tecnologie.


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24 Aprile 2020 / / La Gatta Sul Tetto

Lo stile Luigi XIII e lo stile Luigi XIV sono molto diversi tra loro, ma è facile confonderli. Per la serie sulla storia dell’arredamento, li metterò a confronto per capire le differenze.

Alzi la mano chi riesce a ricordare con sicurezza, osservando due mobili antichi, a quale stile appartengono. Spesso le differenze sono sottili, e poi resta il fatto che gli stili, pur avendo dei tratti distintivi marcati, hanno sempre elementi che discendono da quelli precedenti. Anche la suddivisione in epoche storiche non ci dà certezze, perché gli stili sono un fenomeno fluido. Inoltre, va ricordato che tutti gli stili che hanno assunto il nome da un re si estendono ben oltre l’arco temporale del loro regno.

In questa prima puntata analizzo lo stile Luigi XIII.

Il contesto storico 

Prima del Seicento i mobili sono evoluti ben poco: nei castelli medievali e nelle ville rinascimentali gli arredi erano ridotti al minimo, visto che i proprietari si spostavano di continuo da una dimora all’altra. Vi parlerò in un altro post di come si viveva in queste epoche, ora mi preme chiarire come il modo di arredare si sia evoluto nell’epoca cosiddetta moderna (1492-1789).

stile Luigi XIII

Il periodo durante il quale regnò Luigi XIII copre un arco di appena trent’anni, dal 1610 al 1643, troppo breve per creare e consolidare uno stile. Infatti, si tende a indicare come anno d’inizio dello stile Luigi XIII il 1589, anno in cui la dinastia dei Borboni fu fondata, e come anno finale il 1661. Per darvi un’idea del quadro storico, siamo nell’epoca di Richelieu, dei tre moschettieri, della regina Anna d’Austria e dell’architetto François Mansart, l’inventore dei “toit à la Mansart”, mansarda in lingua italiana. A Parigi si costruisce Place des Vosges, vengono create e finanziate le manifatture che renderanno celebre il savoir faire francese, anche se le tecniche furono tutte importate, in certi casi sottratte, agli artigiani italiani e fiamminghi. Les Gobelins, La Savonnerie, Abusson, solo per citare le più celebri manifatture tessili, ottengono lo statuto di manifattura reale.

stile Luigi XIII
Château de Maisons-Laffitte, architetto François Mansart

I pittori italiani orami vengono raramente chiamati alla corte di Francia, al contrario sono i talenti francesi, come Nicolas Possin, a studiare in Italia. 

Anne Brochet nel film Cyrano de Bergerac (1990)

Lo stile Luigi XIII e la nascita del mobile moderno

Lo stile Luigi XIII può essere considerato uno stile di transizione tra il Rinascimentale e il Barocco. L’influenza italiana è ancora presente, ma cede man mano alle suggestioni provenienti dalle Fiandre, allora dominate dalla Spagna.

I mobili sono massicci e monumentali, caratterizzati da una decorazione esuberante. I materiali più disparati, come la madreperla, l’avorio, le pietre dure, sono utilizzati per gli intarsi, e le decorazioni a intaglio variano dai motivi rinascimentali zoomorfi e antropomorfi a quelli tipicamente barocchi, come le foglie a volute larghe. Lo sviluppo dell’arte dell’ebanisteria, importata dalle fiandre, fa si che i mobili impiallacciati in ebano siano in gran voga.

L’ornamento tipico del mobile di questo periodo è senz’altro la colonna tornita a spirale, a rocchetto, a bulbo o a roccia, utilizzata anche per le gambe delle poltrone e dei tavoli. Le linee sono rette e le decorazioni geometriche, con pannelli spesso decorati con punte di diamante e losanghe.

stile Luigi XIII

I tessuti sono pesanti e riccamente ricamati a piccolo punto con motivi floreali. Frange di velluto e di seta rifiniscono i bordi, e i colori predominanti sono il rosso, il verde, il giallo brunito.

L’attenzione, oltre che all’estetica, è rivolta alla funzionalità e al confort: nascono nuovi mobili, come la poltrona imbottita e rivestita in cuoio o tessuto, nella quale l’imbottitura fissa rimpiazza i cuscini; il “lit de repos” che evolverà nella “dormeuse” o daybed; l’armadio, che lentamente rimpiazza il baule per riporre gli indumenti; il canapè o divano, che sostituisce la panca; la scrivania, nata dal cabinet privato della parte superiore.

I mobili per eccellenza dello stile Luigi XIII sono proprio i cabinet, in pratica una cassaforte ove riporre i preziosi o i documenti segreti, composti da una parte superiore, attrezzata di numerosi cassettini nascosti da sportelli con serrature, e una parte inferiore formata da sostegni torniti e uniti da una traversa ad “H”

Cabinet in legno d’olivo, rovere e abete, decorato con intarsi in ebano e palissandro

Il tavolo in stile Luigi XIII è rettangolare e si distingue per le sue gambe tornite e a forma di “H”, ed è spesso dotato di cassetto. Molto utilizzati anche piccoli tavoli con alette inclinabili e i tavoli di prolunga, molto pratici, che furono molto in voga anche durante il regno di Luigi XIV.

Il letto a baldacchino si riveste completamente di tessuti cosicché la parte in legno diventa invisibile, mentre si afferma il “lit d’ange”, in cui il baldacchino, sorretto solo dalla testata, si riduce fino a coprire solo una parte del letto.

La casa nel periodo Luigi XIII

Nelle abitazioni del periodo in cui regnò Luigi XIII gli interni sono suddivisi in piccole stanze disposte in fila. Nelle case dei più abbienti sono presenti una o due sale di ricevimento, un’anticamera, diverse camere da letto, uno studio e una stanza per il guardaroba.

stile Luigi XIII
Castello di Cormatin

La sala da pranzo è un’altra novità di questo periodo, visto che finalmente il tavolo diventa un arredo fisso. Tuttavia questa stanza era riservata ai banchetti, mentre normalmente i pranzi venivano consumati in camera da letto o nell’anticamera. Questa infatti era una stanza molto importante, nella quale a volte si ricevevano gli ospiti, o dove le donne passavano la giornata ricamando. 

Castello di Cormatin

Per quanto riguarda la decorazione, l’influenza del tardo rinascimento italiano è ancora molto presente. Il soffitto sfoggia travi e travetti a vista spesso riccamente decorati, mentre le pareti sono rivestite con arazzi, o con pannellature in stile francese, alte circa 2 metri, o all’italiana, alte fino al soffitto, suddivise in piccoli pannelli dipinti e decorati con paesaggi, fiori o animali. Cominciano a comparire gli specchi a parete, ma sono ancora di piccole dimensioni. 

stile Luigi XIII
Castello di Cormatin, la decorazione della boiserie

I caminetti, spesso presenti in ogni stanza, sono costruiti in stile francese, cioè applicati su tutta l’altezza del muro. La parte superiore del focolare è decorata con un cartiglio o un dipinto. È solo alla fine del regno di Luigi XIII che i camini perdono la loro importanza.

stile Luigi XIII
La cucina del castello di Cormatin

La cucina era la stanza principale nelle case dei più poveri, mentre nelle dimore di un certo livello restava invisibile, spesso relegata nel seminterrato, ed era frequentata solo dalla servitù. Naturalmente la stanza da bagno non esisteva: per i bisogni si usavano i vasi da notte, mentre per lavarsi si usavano dei catini e, quando arrivava il “giorno del bagno”,una vasca di legno o di zinco veniva portata in camera da letto e riempita con acqua calda.

Nel prossimo post vedremo lo stile Luigi XIV e cercheremo di capire le differenze.


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23 Aprile 2020 / / La Gatta Sul Tetto

In questo loft a Buenos Aires arredato con gusto industrial si mescolano elementi di gusto etnico e di ispirazione Tropical, in un mix decisamente riuscito.

loft

Hugo e Salomé, designer di gioielli, hanno cercato a lungo una casa che incontrasse i loro sogni. Trasferitasi da Parigi a Buenos Aires, la giovane coppia desiderava vivere in un ambiente che ricordasse lo stile europeo.

Quando l’agente immobiliare li portò a visitare questo loft, Hugo e Salomè non ebbero dubbi: avevano trovato casa.

Da vecchia officina a loft confortevole

Il passaggio dalla vecchia officina al loft confortevole nel quale oggi la coppia vive e lavora si deve al lavoro dell’architetto Fernando Valeriani di Estudio 866.

Per uniformare gli ambienti il progettista ha scelto una finitura in cemento grigio chiaro per tutti i pavimenti, a contrasto con porte e battiscopa grigio antracite, e le pareti bianche.

Dall’ingresso, arredato con una panca di recupero in stile “Savonarola” sormontata da una collezione di borse e cappelli in paglia, si imbocca un lungo corridoio che dà accesso al cuore della casa.

Il grande open space, che si affaccia sul cortile interno, accoglie ben 4 zone distinte. Lo spazio è caratterizzato da 4 pilastri in cemento armato sormontato da travi, che l’architetto ha lasciato grezze. La pittura bianca e le strisce LED collocate alla sommità dei pilastri trasformano questi elementi da strutturali a decorativi.

loft
loft

A sinistra trovano spazio un ampio salotto arredato con un grande divano ad angolo bianco, un paio di poltroncine in rattan e la famosa poltrona con poggiapiedi Lounge Chair di Charles Eames. La parete di fondo è stata decorata con una carta da parati panoramica proveniente dalla Francia, con un soggetto tropicale.

loft

Accanto al salotto si trova la zona pranzo, dominata da un grande tavolo con 8 CH24 Wishbone Chair di Hans J. Wegner. Tre lampade a sospensione in stile industrial di Wever e Ducrè illuminano lo spazio pranzo. A destra, vicino alla grande vetrata, è stato attrezzato un piccolo studio luminoso.

La cucina, installata nell’angolo interno a destra, è arredata con soli mobili contenitori bassi neri e piano di lavoro in marmo bianco. Una grande cappa aspirante industriale con tubo a vista, anch’essa nera, è stata collocata sopra l’isola centrale, che accoglie il piano cottura e un piano per servire la colazione o un pasto veloce.

Il grande open space si apre su un cortile interno nel quale le rigogliose piante tropicali e gli arredi in midollino si mescolano con il arredi in stile industrial.

La zona notte

La zona notte comprende una camera che è allo stesso tempo un piccolo studio, collocata tra il corridoio e il soggiorno. Per illuminare questo spazio con luce naturale le pareti sono state realizzate con pannelli vetrati di stile industrial, con telai grigio antracite.

loft

La vetrata in vetrocemento aperta in cucina convoglia la luce dallo spazio centrale al bagno, nel quale, per moltiplicare la luce, è stato utilizzato un rivestimento in cemento lucidato.

La stanza degli ospiti con bagno, cui si accede direttamente dall’ingresso, completa la zona notte.

Foto: Santiago Ciuffo


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