31 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Scopriamo le stufe a pellet di design, una soluzione economica e sostenibile per riscaldare la casa, con un occhio di riguardo all’estetica.

Stufe a pellet di design

Le stufe a pellet sono diventate molto più di un semplice sistema di riscaldamento: sono veri e propri elementi di design capaci di trasformare e valorizzare gli spazi domestici, unendo estetica raffinata, funzionalità avanzata e un profondo rispetto per l’ambiente. I modelli più avanzati si integrano perfettamente in ogni stile i arredo, dal contemporaneo al minimalista, dal classico al rustico.

Oltre a ciò , le stufe al pellet offrono un calore confortevole rispettando l’ambiente allo stesso tempo. Il calore è infatti generato attraverso la combustione del pellet, un materiale ricavato da segatura naturale essiccata. Si tratta di una fonte di energia rinnovabile, pulita ed efficiente per il riscaldamento sostenibile.

Perché scegliere una stufa a pellet di design 

Quando si sceglie una stufa a pellet, una delle domande più frequenti riguarda il suo inserimento nell’ambiente domestico. Le stufe di design non sono solo apparecchi per riscaldare, ma dei veri e propri elementi decorativi che possono valorizzare gli spazi, contribuendo a creare un ambiente caldo e accogliente.

Per gli amanti dello stile moderno, una stufa dalle linee geometriche pulite, realizzata in materiali come acciaio o vetro si fonderà armoniosamente nella stanza. Per mimetizzare l’apparecchio uno stratagemma è quello di dipingere la parete retrostante con lo stesso colore. Perfette le stufe a incasso, che oltre a non occupare molto spazio, si inseriscono perfettamente in ambienti ricercati e minimalisti.

In un contesto contemporaneo e un po’ eclettico, si può optare per modelli con forme e finiture ricercate, per esempio con inserti in legno e colori chiari. Potete valorizzarla creando un vero e proprio “retroscena” per la stufa utilizzando materiali come pietre, ciottoli, pannelli di legno o carta da parati.

Al contrario, Infine, per lo stile classico potete puntare su modelli con forme più morbide, oppure posizionare la stufa in una libreria a ponte, o persino creare una cappa per simulare l’aspetto di un camino. In ambienti più rustici o tradizionali, si potrebbe optare per modelli dal design un po’ retrò.

Le stufe a pellet sono una soluzione intelligente per riscaldare spazi di ogni dimensione, inclusi monolocali o appartamenti in città, grazie ai modelli salvaspazio dal design compatto. Ottime le stufe a sospensione, che si possono installare a parete. Nonostante le dimensioni ridotte, queste stufe scaldano in modo efficiente, distribuendo il calore in modo omogeneo grazie ai sistemi di ventilazione.

In ogni caso, consultate il manuale dell’apparecchio per rispettare tutte le distanze di sicurezza tra la stufa e gli oggetti circostanti.

Efficienza, funzionalità e sostenibilità: i vantaggi

Oltre ad adattarsi ad ogni stile d’arredo, le stufe a pellet di design offrono numerosi altri vantaggi. Si tratta di una soluzione di riscaldamento intelligente che rappresenta un investimento redditizio a lungo termine grazie ai numerosi vantaggi sia in termini di risparmio energetico che di sostenibilità ambientale. Ecco i principali benefici:

vantaggi per il risparmio energetico:

  • Elevata efficienza energetica: il pellet è un combustibile pulito ed efficiente, mentre le stufe migliorano le prestazioni e i risparmi, garantendo maggiore comfort con un minor consumo di combustibile. Alcuni modelli presentano scambiatori di calore alettati per una maggiore efficienza e un controllo intelligente della combustione che porta a maggiori risparmi.
  • Riduzione dei costi di riscaldamento: l’installazione di una stufa a pellet può ridurre i costi di riscaldamento fino al 70% rispetto ai sistemi tradizionali.
  • Installazione e manutenzione semplificate: sono facili da installare e richiedono una manutenzione ridotta.

Vantaggi per la sostenibilità:

  • Combustibile ecologico e rinnovabile: le stufe a pellet utilizzano la biomassa, in particolare i pellet (piccoli cilindri compatti fatti di segatura naturale essiccata senza additivi, ricavati principalmente dal legno di pino), come fonte di energia. 
  • Impatto ambientale ridotto: il pellet è un combustibile pulito che produce pochissima cenere rispetto alla legna. Le stufe a pellet sono ecologiche e hanno un basso impatto ambientale.
  • Emissioni ridotte: molte caldaie a pellet moderne hanno un’efficienza superiore al 90% e emissioni ridotte che garantiscono la qualità dell’aria, essendo omologate come Classe 5. La combustione del pellet è considerata a CO2 neutro.
28 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Nel progetto di un bagno contemporaneo, ogni scelta contribuisce a costruire l’identità dell’ambiente. Tra gli elementi che spesso vengono considerati puramente funzionali, il piatto doccia occupa un ruolo cruciale.

piatto doccia

Tradizionalmente relegato a nuance neutre come il bianco o il grigio, oggi questo elemento può assumere un’importanza espressiva e diventare parte integrante del linguaggio stilistico del bagno. I nuovi materiali e finiture disponibili sul mercato offrono possibilità prima impensabili: superfici scure, texture effetto pietra o cemento, colorazioni calde o fredde che trasformano completamente l’aspetto della stanza.

La scelta cromatica e materica del piatto doccia può infatti rompere gli schemi più diffusi e contribuire a delineare un ambiente dal forte impatto visivo, personalizzato e coerente con l’arredo circostante.

Finiture e texture: effetto pietra, cemento o legno

Una delle tendenze più interessanti nella progettazione dei bagni riguarda l’utilizzo di piatti doccia con finiture materiche. L’effetto pietra, ad esempio, restituisce una sensazione visiva e tattile naturale, con superfici che ricordano ardesia, basalto o quarzite. Queste soluzioni si integrano perfettamente in ambienti che puntano su un’estetica essenziale e contemporanea, rafforzando l’impressione di uno spazio curato e coerente.

Anche l’effetto cemento è molto apprezzato per chi desidera un bagno dal carattere urbano e minimale. Questa finitura si abbina facilmente con rivestimenti neutri e arredi dalle linee pulite, offrendo un risultato sobrio ma deciso.

Più audace è la scelta dell’effetto legno: una soluzione che riproduce fedelmente le venature e i toni naturali, garantendo al contempo resistenza all’umidità e alle sollecitazioni tipiche dell’ambiente bagno. Questo tipo di superficie può dialogare con mobili in legno o con pareti dai toni caldi, creando un senso di continuità visiva tra le superfici orizzontali e verticali.

Il colore come segno distintivo

Oltre alla texture, anche il colore del piatto doccia ha un impatto forte sull’insieme. Il nero opaco è tra le scelte più apprezzate da chi desidera creare un punto focale deciso all’interno del bagno. Inserito in un contesto dalle tonalità chiare o naturali, il piatto doccia scuro può diventare l’elemento che definisce l’intero progetto.

Altre opzioni meno convenzionali includono tonalità antracite, sabbia, tortora o ruggine. Questi colori offrono una gamma molto più ampia rispetto al bianco e al grigio standard, permettendo di costruire una palette cromatica più articolata. L’importante è mantenere armonia tra piatto doccia, rivestimenti e rubinetterie, in modo che l’insieme risulti equilibrato e visivamente piacevole.

In commercio si trovano tanti modelli per il tuo bagno che offrono combinazioni tra finiture, forme e colori capaci di adattarsi a diversi stili, da quello più contemporaneo fino a soluzioni più classiche ma reinterpretate in chiave attuale.

L’importanza dell’abbinamento con pavimenti e rivestimenti

La scelta del piatto doccia non può prescindere da una valutazione attenta degli altri elementi che compongono lo spazio. Pavimenti, pareti, sanitari e arredi devono dialogare tra loro non solo per motivi estetici, ma anche per garantire un senso di continuità e ordine visivo. Un piatto doccia scuro può esprimere al meglio il proprio potenziale se posizionato in contrasto con rivestimenti chiari, oppure integrarsi con superfici tono su tono per un effetto più discreto.

Quando si opta per finiture effetto cemento o pietra, una buona soluzione è quella di richiamare questi materiali anche su altri elementi del bagno, come il piano del lavabo o le pareti della doccia. Questo consente di rafforzare la coerenza stilistica e dare l’impressione di un progetto ben integrato.

Forme e dimensioni: funzionalità senza rinunciare all’estetica

Accanto all’aspetto estetico, non si può tralasciare la dimensione funzionale. I piatti doccia sono oggi disponibili in molteplici formati: rettangolari, quadrati, slim, filo pavimento o rialzati. La scelta dipende dalle dimensioni del bagno, dalla posizione degli scarichi e dal tipo di installazione previsto. I modelli a filo pavimento sono particolarmente apprezzati per la loro continuità visiva con il resto del pavimento e per la facilità di accesso, soprattutto in ambienti progettati per una maggiore accessibilità.

Alcuni modelli presentano superfici antiscivolo o trattamenti antibatterici, caratteristiche che si rivelano particolarmente utili in un ambiente dove l’umidità è costante. Anche in questi casi, l’innovazione nei materiali ha permesso di non sacrificare l’aspetto estetico, rendendo possibile unire sicurezza e resa visiva in un unico prodotto.

Una scelta che incide sul carattere dell’ambiente

Osare con il piatto doccia significa ripensarne il ruolo all’interno del bagno. Non più solo base funzionale per la zona doccia, ma elemento capace di esprimere scelte stilistiche precise e contribuire alla definizione dell’identità dell’ambiente. Grazie alla disponibilità di finiture materiche e colorazioni intense, è possibile trasformare questo componente in un punto focale, mantenendo al contempo tutte le garanzie in termini di durata e praticità.

Chi desidera un bagno che si distingua per personalità può trovare nelle proposte con effetto pietra o cemento una valida alternativa alle soluzioni più comuni. Accostando superfici opache a rubinetterie dalle linee moderne e scegliendo con attenzione le proporzioni tra piatto e pareti, si possono ottenere risultati sorprendenti.

24 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

A oltre 75 anni dalla sua prima creazione, la storica CH621 Swivel Chair ritorna in scena, grazie alla rinomata casa danese Carl Hansen & Søn, pronta a lanciare il prodotto nei negozi a partire da novembre 2025. 

CH621 Swivel Chair

Nel mondo del design di alta qualità, poche icone sono riuscite a coniugare estetica, ergonomia e funzionalità come Hans J. Wegner. Con il suo inconfondibile stile scandinavo e la capacità di creare pezzi senza eguali, Wegner si distingue come uno dei designer più influenti del XX secolo. E ora, a oltre 75 anni dalla sua prima creazione, la storica CH621 Swivel Chair torna in scena, grazie alla rinomata casa danese Carl Hansen & Søn, pronta a lanciare il prodotto nei negozi a partire da novembre 2025. 

La storia e il design della CH621 Swivel Chair 

Realizzata nel 1948, la CH621 Swivel Chair rappresenta un capolavoro di equilibrio tra estetica e ergonomia. Caratterizzata da un telaio in acciaio spazzolato, che le conferisce un aspetto industriale e moderno. Con pregiati dettagli in quercia, questa sedia girevole si distingue per il suo design funzionale e sofisticato. La seduta, il bracciolo e lo schienale sono rivestiti con tessuti morbidi e di alta qualità, creando un mix di materiali che esalta l’eleganza del pezzo. 

I nuovi aggiornamenti 

Il ritorno della CH621 non è solo una rievocazione nostalgica, ma un vero e proprio rilancio con aggiornamenti pensati per il comfort e la rispetto delle normative attuali. La versione originale prevedeva un’altezza regolabile tramite un sistema a tornio, che richiedeva di ruotare la seduta. La nuova versione, invece, presenta una leva di regolazione dell’altezza facile da usare, e un cilindro a gas che garantisce praticità e sicurezza. 

Inoltre, per migliorare la stabilità e la funzionalità, la sedia è dotata di cinque ruote in acciaio spazzolato, rispetto alle quattro dell’originale, per un movimento più fluido e stabile, in linea con gli standard moderni. Questi dettagli rendono la CH621 una perfetta fusione tra design storico e tecnologia contemporanea. 

Un design che unisce forma e funzione 

Hans J. Wegner, soprannominato il Maestro della sedia, si è distinto per la sua attenzione all’ergonomia. Collaborando con medici e fisiologi, Wegner si impegnava a creare sedute che garantissero il massimo comfort e il giusto supporto lombare. La CH621 ne è un esempio, con i suoi angoli e inclinazioni studiati per favorire una postura corretta. 

Il rilancio della CH621 Swivel Chair rappresenta un’occasione imperdibile per gli amanti del design e i collezionisti di pezzi iconici. La collaborazione tra Carl Hansen & Søn e la memoria di Hans Wegner garantisce un prodotto di alta qualità, fedele all’originale ma aggiornato alle esigenze di oggi. 

CH621 Swivel Chair: Quando potremo iniziare ad acquistarla? 

Il nuovo modello di CH621 Swivel Chair sarà disponibile nei negozi a partire da novembre 2025, offrendo a tutti la possibilità di possedere un pezzo di storia del design danese reinterpretato in chiave moderna. La casa danese, leader mondiale nella produzione di mobili firmati Wegner, continua a portare avanti la sua eredità, confermandosi come il principale custode di questa straordinaria collezione. 

Il rilancio della CH621 Swivel Chair rappresenta un evento di grande rilievo nel panorama del design contemporaneo. Unendo la bellezza senza tempo del design del novecento alle innovazioni moderne, questa sedia girevole promette di diventare un classico intramontabile anche nell’epoca attuale. Non perdete l’occasione di aggiungere un pezzo di storia e innovazione al vostro spazio abitativo o lavorativo, con la qualità e il fascino di Hans Wegner. 

Info: sito ufficiale Carl Hansen & Søn

22 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Città laboratorio per la transizione energetica, la Milano del futuro si appoggia al fotovoltaico come leva per la rigenerazione urbana.

Milano del futuro

Negli ultimi anni, Milano ha saputo reinterpretare il proprio ruolo di metropoli all’avanguardia, trasformandosi progressivamente in un laboratorio di sostenibilità urbana. Non si tratta solo di slogan, ma di interventi concreti che coinvolgono architettura, mobilità, gestione dei rifiuti e soprattutto il comparto energetico. Oggi, più che mai, emerge l’urgenza di ripensare i consumi energetici delle città, responsabili di una quota significativa delle emissioni climalteranti. Milano, con il suo tessuto urbano denso e complesso, è chiamata a guidare la transizione verso un modello più efficiente e rispettoso dell’ambiente, con soluzioni innovative che puntano sulle fonti rinnovabili.

Il ruolo dell’energia solare nella rigenerazione urbana

Tra le tante soluzioni sostenibili, l’energia solare occupa un posto di rilievo. Grazie al miglioramento delle tecnologie e agli incentivi pubblici, i pannelli fotovoltaici stanno conoscendo una diffusione senza precedenti anche nei contesti urbani. Installare impianti fotovoltaici sui tetti di Milano significa ridurre la dipendenza da fonti fossili, tagliare le emissioni di CO₂ e aumentare la resilienza energetica dei quartieri. In questo senso, l’energia solare si configura come una risorsa preziosa per alimentare la città in modo pulito, creando al contempo valore economico e sociale. Non è un caso che numerosi interventi di riqualificazione edilizia prevedano oggi la posa di pannelli solari come requisito indispensabile per ottenere certificazioni di efficienza energetica. Anche per i privati cittadini, l’opportunità di autoprodurre energia rappresenta una scelta concreta di responsabilità ambientale.

Milano, città laboratorio per la transizione energetica

Milano ha da tempo avviato progetti ambiziosi per diventare una smart city in grado di coniugare innovazione e rispetto per l’ambiente. La rete del teleriscaldamento, le aree a basse emissioni, la promozione della mobilità elettrica e l’espansione di aree verdi sono solo alcuni tasselli di questo mosaico. I pannelli fotovoltaici a Milano rientrano pienamente in questa visione. Le coperture degli edifici, pubblici e privati, possono trasformarsi in centrali di produzione di energia pulita, riducendo la pressione sulla rete elettrica e rendendo più autonomi gli utenti finali. Questo approccio risulta particolarmente rilevante in un contesto urbano come quello milanese, caratterizzato da un’elevata densità abitativa e da una domanda energetica crescente. Puntare sull’autoconsumo fotovoltaico permette di rispondere in modo virtuoso a queste esigenze, contribuendo a una città più sostenibile e resiliente.

Vantaggi ambientali e sociali del fotovoltaico

Adottare l’energia solare in città comporta numerosi benefici. Prima di tutto, la riduzione delle emissioni di gas serra, fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici. In secondo luogo, la produzione distribuita di energia riduce le perdite di trasmissione tipiche delle grandi centrali, migliorando l’efficienza complessiva del sistema. C’è poi un aspetto economico da non sottovalutare: la possibilità per le famiglie di risparmiare sulle bollette grazie all’autoconsumo e alla vendita dell’energia in eccesso. In più, la diffusione dei pannelli fotovoltaici stimola nuove professionalità, creando occupazione qualificata nel settore della green economy. Dal punto di vista sociale, questa transizione energetica rafforza il senso di comunità, perché coinvolge cittadini, amministrazioni e imprese in un obiettivo comune: la costruzione di un futuro più pulito e sicuro per tutti.

Architettura verde e fotovoltaico: un binomio vincente

Un’altra dimensione interessante riguarda l’integrazione dei pannelli solari nelle nuove architetture sostenibili. Milano, negli ultimi anni, ha visto crescere interventi iconici di architettura verde, come il Bosco Verticale, che coniugano estetica e rispetto dell’ambiente. In questo contesto, il fotovoltaico completa in modo armonico la visione di edifici autosufficienti, capaci di produrre parte dell’energia necessaria per alimentare impianti e servizi. I nuovi progetti di edilizia residenziale o commerciale tendono a privilegiare materiali riciclati, spazi verdi e impianti fotovoltaici integrati nel disegno architettonico. Non si tratta più, quindi, di aggiungere semplicemente un impianto sul tetto, ma di progettare edifici sostenibili fin dalla fase di concezione, in cui la produzione di energia pulita sia parte integrante della strategia progettuale.

Opportunità e sfide per i cittadini

I cittadini milanesi hanno oggi la possibilità di diventare veri protagonisti della transizione energetica. Gli incentivi fiscali, uniti al calo dei costi di installazione, rendono il fotovoltaico sempre più accessibile anche a chi vive in contesti urbani densamente popolati. Restano però alcune sfide: la burocrazia legata alle autorizzazioni, la complessità degli interventi in condomini storici e la necessità di coordinare più soggetti nella gestione dell’impianto. Per superare questi ostacoli è fondamentale promuovere informazione e formazione, così da diffondere una cultura energetica consapevole e condivisa. Proprio grazie a questa spinta culturale, la Milano del futuro potrà continuare a crescere come modello di città sostenibile, dove i cittadini non subiscono il cambiamento, ma lo guidano attivamente.

Il fotovoltaico come leva per la rigenerazione urbana

Guardando al futuro, l’adozione di impianti fotovoltaici rappresenta una leva strategica per la rigenerazione urbana. Quartieri periferici e aree industriali dismesse possono trovare nuova vita grazie alla produzione di energia pulita, favorendo la nascita di comunità energetiche locali capaci di condividere i benefici. In quest’ottica, i pannelli fotovoltaici a Milano non sono solo un investimento tecnologico, ma un tassello di un progetto più ampio che mira a ridurre le disuguaglianze energetiche, promuovere inclusione sociale e rilanciare interi pezzi di città. L’esperienza milanese potrà fare scuola in tutta Italia, mostrando come la transizione ecologica passi anche attraverso interventi concreti e diffusi, che mettano al centro le persone e non solo le infrastrutture.

In conclusione, la Milano del futuro sarà tanto più sostenibile quanto saprà integrare le energie rinnovabili nella propria quotidianità. Il fotovoltaico è la tecnologia che, più di altre, consente di trasformare i tetti delle case in veri e propri alleati per l’ambiente. Investire oggi in pannelli solari significa ridurre l’impatto ambientale, risparmiare risorse e contribuire a costruire un sistema energetico più democratico e condiviso. I pannelli fotovoltaici a Milano sono dunque destinati a diventare un pilastro del nuovo modello urbano, capace di coniugare qualità della vita, rispetto per il clima e competitività economica. Milano ha già avviato questa trasformazione: la sfida, ora, è renderla accessibile a tutti, perché la città possa davvero diventare un esempio di sostenibilità per l’Italia e per l’Europa intera.

19 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Arredare un balcone stretto e lungo può essere un po’ difficile, soprattutto per via della sua conformazione e quindi della larghezza spesso ridotta. Ci sono alcuni errori che si possono facilmente commettere, ma in questo articolo vediamo come evitarli per avere un risultato ottimale.

Arredare un balcone stretto e lungo
Kajsas Hem

1. Sovraccaricare lo spazio

Il primo errore da evitare è riempire lo spazio con troppi mobili e accessori che, se in numero eccessivo, rischiano di soffocare il balcone facendolo sembrare ancora più stretto e ingombro.

Il consiglio è fare una selezione dei pezzi, usando solo gli arredi essenziali. Possono essere utili soluzioni multifunzionali, pieghevoli o impilabili che possono occupare meno o essere riposte quando non sono in uso.

Arredare un balcone stretto e lungo

2. Usare mobili sproporzionati

Altro errore nell’arredare un balcone stretto e lungo, collegato al primo punto, è usare mobili troppo grandi e quindi sproporzionati rispetto allo spazio. Se abbiamo un balcone stretto, infatti, dovremo fare attenzione alla scelta degli arredi, che dovranno avere dimensioni adeguate alla larghezza a disposizione.

Meglio optare per mobili dal design semplice e leggermente più piccoli dello standard, il che vi aiuterà anche a far sembrare, otticamente, il balcone più grande. 

3. Trascurare il flusso

La giusta dimensione degli arredi per il balcone è importante anche per una questione di sicurezza. Mobili con una profondità eccessiva per lo spazio, rischiano di ridurre troppo il passaggio e di ostacolare i movimenti, facendoli risultare pericolosi. 

È bene mantenere un buon passaggio libero lungo la lunghezza del balcone, posizionando quindi gli arredi su un solo lato. Se avete un balcone molto lungo, potete anche pensare di alternare piccole zone dalla funzione diversa.

Arredare un balcone stretto e lungo
Ph. Elisabeth Photography

4. Non proteggersi da sole

Per godere appieno del proprio spazio esterno, è un errore anche non prevedere sistemi di ombreggiamento. Le schermature solari, come le tende da sole nel caso di balconi, sono importanti per migliorare il comfort sia esterno che interno, riuscendo ad abbassare la temperatura di qualche grado. Limitando la necessità di raffrescamento, si avrà un impatto positivo anche sulla bolletta.

Tende a caduta Gibus

5. Scegliere piante non adatte

Così come per gli arredi, anche le piante vanno scelte in modo oculato. Più sono grandi, più appariranno sovradimensionate loro e piccolo il balcone. Oltre a questo, i grandi vasi occuperebbero spazio a terra, limitando sempre il passaggio. Una soluzione può essere scegliere piante compatte e che si sviluppano in verticale e sfruttare l’altezza usando fioriere sospese o da parete per risparmiare spazio a terra. 

6. Mancanza di coerenza stilistica

Tra gli errori da evitare nell’arredare un balcone stretto e lungo, c’è quello di non avere una coerenza stilistica. Quando si mescolano troppi stili diversi, infatti, si crea una maggiore confusione visiva che contribuisce a far sembrare gli spazi più piccoli di quello che sono.

Per il vostro spazio esterno scegliete quindi uno stile e acquistate arredi coerenti e in tema per dare al balcone un aspetto armonioso e ordinato. 

16 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Vivere da soli per la prima volta rappresenta una tappa significativa nel percorso verso l’indipendenza personale, anche se, in Italia, l’età media in cui si lascia la casa dei genitori continua a restare tra le più alte in Europa.

vivere da soli

Le ragioni sono molteplici: incertezza lavorativa, affitti onerosi e ritardi nell’accesso a una piena stabilità economica. Nonostante ciò, per molti giovani – e non solo – questo passaggio segna l’inizio di una fase in cui ci si confronta con la gestione quotidiana, le responsabilità domestiche, l’organizzazione dello spazio e la cura del proprio tempo. Farlo con consapevolezza aiuta a ridurre lo stress e a trasformare le difficoltà in occasioni di crescita concreta.

Il nodo delle spese: budget e utenze

Il primo impatto con la vita autonoma è spesso segnato dalla gestione economica. Affitto, spese condominiali, alimentari, utenze e imprevisti: tutto ricade ora sulle proprie spalle. Avere un quadro chiaro e realistico del proprio budget mensile è essenziale per non trovarsi in difficoltà già dalle prime settimane. Stabilire una ripartizione tra spese fisse e variabili aiuta a mantenere l’equilibrio e a evitare sprechi.

Una delle voci più delicate è quella relativa alle forniture di luce e gas. Tra volture, subentri e attivazioni, i primi mesi possono essere complicati se non si ha familiarità con le procedure. In questa fase, è utile affidarsi a fornitori che offrano trasparenza contrattuale, supporto digitale e tariffe adatte a chi inizia da zero. Per chi è alla ricerca di una soluzione semplice ed efficiente, tra i vari fornitori disponibili, può essere vantaggioso valutare le offerte luce e gas come quelle di VIVI energia, a prezzo fisso o variabile. Si tratta di proposte che, grazie a condizioni trasparenti e a un’app dedicata, possono agevolare chi per la prima volta è alle prese con le utenze energetiche.

Vivere da soli: lo spazio domestico come alleato

Non meno importante è la cura dell’ambiente in cui si vive. Organizzare lo spazio in modo funzionale e coerente con le proprie abitudini migliora notevolmente il benessere psicologico. Vivere in un ambiente ordinato e ben definito, dove ogni area risponde a un’esigenza precisa – dal riposo al lavoro, dalla cucina al relax, aiuta a gestire meglio il tempo, riduce la fatica mentale e favorisce la produttività.

Anche in appartamenti di piccole dimensioni è possibile creare una distinzione tra le diverse attività, con soluzioni di arredo intelligenti e flessibili. Investire, se possibile, nella qualità dell’ambiente in cui si abita significa creare le basi per uno stile di vita più equilibrato e sereno.

Piccole manutenzioni, grandi responsabilità

Spesso sottovalutata, la manutenzione della casa è una competenza fondamentale per coloro che vanno a vivere da soli. Affrontare piccoli guasti con prontezza, senza dover ricorrere subito a tecnici esterni, permette di risparmiare e di evitare che problemi minori si trasformino in emergenze.

Imparare a sostituire una lampadina, stringere un rubinetto o usare in sicurezza gli elettrodomestici non è difficile, ma richiede tempo e un minimo di pratica. Disporre di un kit base per il fai-da-te e consultare occasionalmente tutorial o manuali può fare la differenza nel quotidiano, offrendo anche un senso di autosufficienza prezioso.

Il tempo come risorsa da gestire

Una delle maggiori sfide per chi si ritrova senza una struttura esterna, come quella familiare, è la gestione del tempo. Senza orari condivisi o abitudini imposte, si rischia di perdere la bussola tra lavoro, incombenze domestiche e momenti di svago. Costruire una routine personale, flessibile ma solida, consente di bilanciare impegni e bisogni, evitando accumuli di stress.

Dedicare momenti precisi della settimana alla cura della casa, alla spesa o semplicemente al riposo contribuisce a creare una struttura mentale più stabile. Una routine ben calibrata migliora l’autoefficacia e favorisce una maggiore lucidità nella presa di decisioni quotidiane.

11 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Hans J. Wegner, uno dei più grandi designer di mobili danesi e icone del modernismo scandinavo. Scopriamone la storia, le opere e l’influenza artistica. 

Hans Wegner
Mobili di Wegner esposti nel 1964

Hans Jørgen Wegner è considerato uno dei maggiori esponenti dell’organicismo, una corrente del modernismo che valorizza le forme naturali, l’equilibrio tra estetica e funzionalità. Nato nel 1914 a Tønder, in Danimarca, e figlio di un calzolaio, Wegner ha rivoluzionato il mondo del design con le sue creazioni eleganti, funzionali e dal forte richiamo alle forme organiche. 

Hans J. Wegner: una biografia dalle origini all’eccellenza del eesign 

Hans J. Wegner cresce in un ambiente di artigianato, sviluppando fin da giovane una passione per il lavoro del legno. A soli 14 anni, inizia a lavorare come apprendista presso il laboratorio dell’ebanista H. F. Stahlberg, dove mette le prime mani sulla lavorazione del legno e realizza i suoi primi disegni.

Hans Wegner (terzo da sinistra) all’età di 14 anni durante l’apprendistato presso H.F. Stahlberg

Dopo un breve periodo nell’esercito, si trasferisce a Copenhagen per studiare alla Scuola di Arte e Artigianato, frequentata dal 1936 al 1938, preparando così il terreno per la sua futura carriera di designer. 

Le prime collaborazioni e la formazione di uno stile unico 

Nel 1938, Wegner entra in contatto con architetti e designer di fama come Arne Jacobsen ed Erik Møller, iniziando a progettare mobili per il municipio di Aarhus, sulla costa dello Jutland. Durante gli stessi anni, collabora con Johannes Hansen, uno dei principali ebanisti del design danese, contribuendo alla crescita del movimento modernista in Danimarca. Nel 1943, fonda il suo studio di design, dando vita a un percorso artistico che lo porterà a creare oltre 500 sedie, di cui circa 100 sono entrate in produzione. 

Sedia e sgabelli per bambini per la biblioteca pubblica di Nyborg

L’iconografia del Modernismo Organico 

Hans J. Wegner è considerato uno dei maggiori esponenti dell’organicismo, una corrente del modernismo che valorizza le forme naturali, l’equilibrio tra estetica e funzionalità.

“Molti stranieri mi hanno chiesto come abbiamo creato lo stile danese. Ho risposto che si è trattato di un processo continuo di purificazione e semplificazione, per arrivare al design più semplice possibile di quattro gambe, una seduta e uno schienale e un bracciolo combinati”.

Hans J. Wegner

    La sua produzione si distingue per l’uso sapiente del legno, le linee morbide e un minimalismo sofisticato, rendendo le sue creazioni senza tempo e simbolo di eleganza. 

    Tra le sue creazioni più celebri spicca la Wishbone Chair, diventata un’icona del design mondiale. Le sue sedie sono esposte nei musei più prestigiosi, come il Museum of Modern Art di New York, il Designmuseum Danmark di Copenaghen e il Die Neue Sammlung di Monaco. Wegner ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Grand Prix alla Triennale di Milano nel 1951, il Danish Furniture Prize nel 1980 e l’International Design Award nel 1997. È stato anche nominato Royal Designer Onorario dalla Royal Society of Arts di Londra e membro onorario della Royal Danish Academy of Fine Arts. 

    L’eredità di Hans J. Wegner

    L’artista ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del design di mobili, con uno stile che coniuga morbidezza organica e minimalismo formale. La sua influenza si percepisce ancora oggi, e le sue creazioni continuano a essere simbolo di qualità, innovazione e bellezza senza tempo. 

    Hans Jørgen Wegner rappresenta uno dei pilastri del design scandinavo e mondiale. La sua capacità di creare mobili funzionali, eleganti e di forte impatto estetico ha definito un’epoca e continua a ispirare designer e appassionati di tutto il mondo. Se vuoi scoprire di più sul suo lavoro e le sue icone, esplora le sue opere nei principali musei e collezioni di design internazionali

    Oggi i suoi pezzi si possono acquistare presso alcuni rivenditori autorizzati, tra i quali l’azienda danese Carl Hansen & Søn, oppure nei negozi di modernariato.

    8 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

    In questo articolo approfondiamo un argomento che interessa la maggior parte delle famiglie, ovvero come risparmiare sull’energia. Installare un Sistema di Gestione dell’Energia può essere la soluzione. Vediamo di cosa si tratta.

    Sistema di Gestione dell’Energia

    Negli ultimi anni i costi dell’energia sono in continuo aumento, incidendo pesantemente sul bilancio delle famiglie. Per molti, una delle soluzioni adottate è stata quella di installare un impianto fotovoltaico, ma spesso non è sufficiente.

    Lo sapevate che esiste una tecnologia avanzata che consente di ottimizzare l’utilizzo dell’energia domestica? Questo sistema si chiama Energy Management System (EMS), o meglio, Sistema di Gestione dell’energia. Secondo l’azienda fotovoltaica Otovo, questo sistema è un’ottima soluzione per ridurre le bollette, grazie ad un miglioramento significativo dell’efficienza energetica.

    Cosa può fare il Sistema di Gestione dell’energia 

    Il Sistema di Gestione dell’energia è composto da un’insieme di elementi che lavorano all’unisono per analizzare i flussi di energia, distribuirli e immagazzinarli.

    Appositi dispositivi misurano il consumo di energia degli apparecchi collegati alla rete elettrica, in particolare elettrodomestici, pompe di calore e colonnine per la ricarica dell’auto elettrica. I sensori monitorano anche la produzione e l’accumulo di energia da fonti rinnovabili, come i pannelli fotovoltaici.

    Sistema di Gestione dell’Energia

    Questi dati vengono raccolti ed elaborati da una unità centrale di controllo, spesso installata nel quadro elettrico principale. Attraverso un software consultabile su una interfaccia utente (App o portale web) potete monitorare i flussi di energia in tempo reale

    Ultimo elemento, ma il più importante, è la batteria, o Sistema di Accumulo.

    I sistemi di accumulo consentono di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso durante le ore di sole per renderla disponibile quando la produzione è bassa o assente, riducendo la dipendenza dalla rete.

    Il Sistema di Gestione dell’energia integra perfettamente l’impianto fotovoltaico con la batteria di accumulo, e attraverso un sofisticato algoritmo decide come impiegare l’energia in eccesso. L’EMS può decidere se prelevare l’energia dalle batterie o dalla rete, anche in base alle tariffe orarie, per esempio. Inoltre, il sistema gestisce i flussi in modo ottimale per limitare al massimo l’usura della batteria, rendendola più longeva.

    Cosa comporta l’installazione in termini di lavori e spazi

    L’istallazione di un Sistema di Gestione dell’energia non prevede particolari opere murarie. In sintesi, l’installazione comporta la realizzazione di collegamenti elettrici tra l’EMS (la sua unità centrale), la rete elettrica, gli elettrodomestici,  l’impianto fotovoltaico, le pompe di calore e le batterie di accumulo. L’unità centrale non incide in termini di spazi, e viene spesso installata nel quadro elettrico generale o in un punto adiacente. In alcuni casi può essere necessario ampliare o riorganizzare il quadro elettrico per ospitare i nuovi dispositivi, come interruttori dedicati, moduli di interfaccia etc. Discorso diverso per quanto riguarda le batterie di accumulo, il cui ingombro dipende dal dimensionamento e dalla capacità, calcolati in base a parametri applicati ad ogni singolo caso. E comunque, le batterie di accumulo per uso domestico raramente oltrepassano il metro e mezzo per lato. 

    La scelta del luogo di installazione è importante per il corretto funzionamento, l’efficienza e la durata del sistema, nonché per la sicurezza. L’ideale è all’interno dell’abitazione, possibilmente in un locale tecnico dedicato. In alternativa, nel garage, in cantina o in un sottoscala, purché siano asciutti e areati. Nel caso non aveste spazio all’interno, la batteria si può collocare all’esterno, purché protetta dagli agenti atmosferici e dalle temperature troppo basse o troppo alte. In questo caso, è indispensabile installare un apposito armadio per le batterie del fotovoltaico esterno o un involucro con certificazione IP65 o superiore, oppure un cassone protettivo posizionato sotto una pensilina, un balcone o in un vano tecnico coperto. Sconsigliati sottotetti, luoghi umidi e non ventilati, locali con difficile accesso e l’esposizione al sole. 

    5 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

    I costi energetici in aumento vanno a braccetto con un’attenzione sempre maggiore verso la sostenibilità e proprio per questo si punta ad una gestione intelligente dei consumi. Le abitazioni moderne hanno la necessità di coniugare efficienza e comfort senza appesantire le bollette.

    smart home

    La smart home, grazie all’integrazione di tecnologie avanzate e all’automazione dei comportamenti virtuosi, offre risposte concrete per risparmiare energia senza complicazioni. Approfondiamo insieme queste opzioni. 

    La casa intelligente come alleata del risparmio 

    Una casa smart, oltre ad essere più moderna, sa essere green. Dobbiamo pensarla come una sorta di ecosistema interconnesso in cui ogni dispositivo contribuisce a ottimizzare i consumi. Spegniamo spesso le luci quando non servono? Una casa connessa lo fa da sola. Usiamo il riscaldamento solo quando siamo in casa? Possiamo programmarlo o farlo reagire alla nostra presenza. In pratica, la tecnologia aiuta a evitare gli sprechi invisibili. 

    Comportamenti smart per consumare meno

    La tecnologia da sola non basta: bisogna sviluppare comportamenti consapevoli che faranno la differenza e proprio qui entra in gioco lo stile di vita “smart”. Con una casa connessa si potranno programmare lavatrici e lavastoviglie nelle fasce orarie più convenienti, evitare lo standby lasciando accesi dispositivi inutilizzati e gestire i carichi elettrici in modo più equilibrato.

    Dati alla mano: perché tenere d’occhio i consumi

    Sapere come e quanto si consuma è il punto di partenza per organizzare una strategia; è frequente pensare che servano strumenti costosi o interventi strutturali per riuscire a muoversi in questa direzione ma le cose sono diverse.

    Il primo passo per risparmiare davvero è diventare consapevoli. Ecco allora alcuni consigli pratici su come monitorare consumi elettrici anche senza strumenti professionali. Quando iniziamo a tracciare e analizzare capiamo di poter risparmiare con piccoli cambiamenti, ad esempio valutando un altro orario per alcune attività quotidiane. 

    Prevenire gli sprechi: la smart home come sistema predittivo

    Tra le funzioni più interessanti di una casa connessa c’è la sua capacità predittiva che non si limita a reagire, ma impara dalle nostre abitudini adattandosi per ottimizzare i consumi ancor prima che ce ne accorgiamo.

    Ad esempio, la climatizzazione può essere calibrata per evitare sprechi, grazie a sensori che rilevano umidità, temperatura esterna e persino aperture di finestre. Il risultato? Un risparmio concreto, ma senza rinunciare al comfort.

    Verso un consumo sostenibile: comfort, risparmio, responsabilità 

    Per risparmiare non bisogna impattare sul comfort abitativo, il vero cambiamento parte da una nuova idea di responsabilità verso il bilancio familiare e l’ambiente. Vivere in una casa che si adatta alle nostre esigenze e che ci aiuta a evitare gli sprechi è una forma di benessere moderno.

    La tecnologia ci dà gli strumenti, ma la direzione la scegliamo noi. Puntare su una gestione intelligente dei consumi significa prendersi cura di sé, della propria famiglia e del pianeta. Un gesto piccolo, ma potente, che parte proprio da casa nostra.

    Una casa più efficiente è possibile (e inizia dalle piccole scelte) 

    Non serve stravolgere casa per cominciare a risparmiare: basta un approccio intelligente e strumenti accessibili. La smart home offre l’opportunità di migliorare l’efficienza, ridurre gli sprechi e monitorare i consumi in modo semplice e continuo. È la somma di piccoli gesti quotidiani che rende la casa non solo più connessa, ma anche più sostenibile.

    3 Luglio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

    Il progetto di Studio Pelizzari si è ispirato agli ambienti marini, a spazi ariosi e pieni di luce. Prevalgono arredi lineari, dalle texture neutre, in cui l’ambiente marino costituisse un unicum con quello domestico. 

    Studio Pelizzari
    Foto © Giorgio Baroni

    Allo Studio Pelizzari è stato affidato il progetto di interior ed exterior design per una villa anni ‘60 a due passi dal mare di Forte Dei Marmi. Una scelta accurata di restyling da parte dei nuovi proprietari che sposano i valori e i concept dello studio. Ristrutturata in vari periodi, era appartenuta ad un importante produttore di pelletteria internazionale. 

    Il progetto firmato Studio Pelizzari

    Partendo dagli esterni, le superfici perimetrali della casa che si alternano alle verande sono interrotte da “quinte” in listelli in legno Teak, proveniente da foreste tropicali, a proteggere la casa dalla luce diretta del sole estivo e a creare zone d’ombra sulle sdraio vicine alla piscina. Anche il living esterno segue la stessa scia giocando sui tessuti. 

    Entrando nella zona living, ci sorprende il generoso divano in dedar e l’iconica poltrona di Eames, nei colori dalle declinazioni chiare, accostati ad elementi su disegno di Pelizzari Studio, quali il coffe table in ferro e travertino, il mobile bisellato in legno Teak o le poltrone vintage che poggiano su un tappeto berbero in lana bianco e nero. Fa capolino anche la lampada Taccia di Flos per un’illuminazione tenue e delicata. 

    I lampadari, i vasi sul tavolo che riprendono la texture dei coralli e le scelte d’arredo: tutto si fonde armoniosamente. 

    Il progetto di Studio Pelizzari si è ispirato agli ambienti marini, a spazi ariosi e pieni di luce. Prevalgono arredi lineari, dalle texture neutre, in cui l’ambiente marino costituisse un unicum con quello domestico. 

    Protagonista di quest’ambiente anche l’opera di Sabine Marcelis, uno specchio che riflette la natura che entra preponderante dalle larghe vetrate, come un quadro di Monet. 

    Foto © Giorgio Baroni

    Zona living, pranzo, relax si snodano fino ad adagiarsi sul prato, tra gli alberi. 

    I piani sono collegati da un’aerea scala giocata sulle trasparenze e sull’illuminazione LED che sottolinea i profili e il corrimano.

    Anche la zona notte, situata al piano superiore, è caratterizzata da una sottile e delicata punteggiatura. Le camere, minimal, mantengono lo stesso concept: letti con tessuti semplici e naturali, poggiati su pareti rivestite in teak. I cuscini dai colori vivaci, simili alle sfumature della schiuma di mare, si armonizzano con piccoli tavolini da notte in grigio, creando un equilibrio raffinato che celebra con eleganza l’unicità di questo rifugio sul mare. 

    Foto © Giorgio Baroni

    Crediti e prodotti

    Progetto: Pelizzari Studio

    Foto by © Giorgio Baroni

    ARREDO ESTERNO: azienda Kettal: (lettini, ombrellone, tappeti, lampade, sedie, tavolo, ecc.)

    INGRESSO: parete in legno bisellato laccato color grigio: su disegno di Pelizzari Studio Consolle in ferro e vetro retrolaccato: su disegno di Pelizzari Studio 

    ZONA SOGGIORNO: N.2 Poltrone con tessuto azzurro, N.2 tavolini (laccato color azzurro e grigio) su disegno di Pelizzari Studio, N.1 Divano: rivestimento con tessuto di DEDAR,  Cuscini: Elitis. Poltrona “Lounge Chair” + pouf con rivestimento in pelle bianca e scocca in legno: Azienda Vitra. Coffe table laterale in marmo bianco venato: Modello Saarinen Azienda Knoll. Tavolino centrale con piano in marmo su disegno di Pelizzari Studio. Mobile / cassettone in legno cannettato su disegno di Pelizzari Studio. Lampada con tessuto decorativo: Collezione Claudia Pelizzari + tessuto Azienda Designers Guild. Specchio con gradiente di colore: Opera d’arte Sabine Marcelis. Lampada Taccia: Azienda Flos.

    ZONA PRANZO: lampadario centrale sul tavolo: Azienda Viabizzuno. Sedie pranzo bianche Panton Chair: Azienda Vitra. Vasi sul tavolo: Collezione Spaghetti di Gaetano Pesce.

    CAMERE: tessuti cuscini: Azienda Designs of the time.

    Vista altre bellissime case nella rubrica House Tour