Raawii è un marchio che arriva da Copenhagen , fondato nel 2017 e che propone ceramiche di design di alto livello. I suoi fondatori Bo Raahauge e Nicholai Wiig-Hansen sottolineano come le creazioni siano versatili e d’impatto e soprattutto come il processo produttivo sia controllato nell’ utilizzo di una buona materia prima e nel rispetto della creatività e dei collaboratori, condizioni ottimali per un risultato di design.
<< Ci piace lavorare con spiriti che la pensano allo stesso modo, persone appassionate del proprio lavoro. Il nostro obiettivo è facilitare la qualità. Ecco perché la nostra porta è sempre aperta, anche perché per noi è importante mantenere viva la curiosità; la curiosità di incontrare nuove persone, impegnarsi in un’interazione e creare qualcosa di nuovo insieme. Siamo un’azienda di design che mira a portare nel mondo splendidi manufatti: il grande design. Il nostro obiettivo è creare un design significativo in collaborazione con grandi creativi in tutto il mondo.>>
Il design Raawii
L’azienda Raawii produce pezzi in ceramica realizzati a mano in Portogallo dove l’esperienza manifatturiera è ben radicata. Le creazioni scultoree si arricchiscono poi di espressività con una ricca palette cromatica che dona una sorprendente modernità. Non solo, a seguire i colori si uniscono a linee geometriche poetiche che rendono il prodotto unico nel suo genere, elegante e sobrio allo stesso tempo.
Grazie al carattere deciso e allo stile così ben definito Raawii ha avviato una collaborazione con il MoMA Design Store che ha riservato al brand uno spazio esclusivo nello store di New York.
Per l’occasione è stata prodotta una collezione esclusiva disegnata da Omar Sosa per i Pop Up Store nella grande mela aperti fino al 20 marzo. Si tratta di una collezione di impilabili di ciotole, caraffe e vasi in quattro varianti e ciascuna disponibile in nove varianti cromatiche tutte da vedere.
Quali sono? cannella, blu scuro, blu elettrico, senape, rosa nude, verde fumo, giallo tenue, corallo forte e fulvo. C’è davvero l’imbarazzo della scelta!
Coloratissimi e dalla silouette perfetta i prodotti firmati Rawii balzano all’ occhio inequivocabilmente all’ interno dello spazio espositivo. Così si trasformano in autentiche opere d’arte anche nell’ ambiente domestico giocando tra accostamenti e sovrapposizioni.
Ecco che l’animo nord europeo sbarca così oltreoceano dipingendo i grigi quartieri newyorkesi e dando vita ad un tour danese tra le vie dello shopping per questo spazio temporaneo che ci proietta verso il futuro con un biglietto di sola andata!
Andiamo alla scoperta degli artigiani italiani, dei mobili come si facevano una volta, con impegno, passione, l’eccellenza dei materiali, la ricerca della perfezione. E lo facciamo con Piombini Mobili, la cui passione fa parte del loro DNA. Da quattro generazioni, da più di cento anni, arredano le case degli italiani con estrema classe ed eleganza, offrendo mobili realizzati con un equilibrio perfetto, tra design, funzionalità e forme. Senza dimenticare naturalmente l’italianità, enorme punto di forza dell’azienda.
Come nascono i mobili resistenti al tempo, proprio come una volta? Siamo abituati oggi ad acquistare mobili in serie: si somigliano un po’ tutti, e non c’è davvero un tocco personalizzato, quel dettaglio che fa la differenza. Per Piombini, invece, ogni arredo deve rispettare una “ricetta” segreta: la qualità, l’unicità e l’italianità. Per questo motivo i mobili vengono creati ancora seguendo la tradizione, senza dimenticare tuttavia l’innovazione. Andiamo alla scoperta dell’azienda approfondendo i mobili di qualità di Piombini.
Mobili Piombini, come vengono realizzati?
Leggendo la storia di Piombini Mobili, scopriamo quell’inconfondibile stile italiano che è stato a lungo protratto nel tempo, divenendo un punto di riferimento mondiale. Inizia tutto con l’occhio attento dell’artigiano, che ovviamente deve saper scegliere il legno migliore per iniziare a creare il mobile. Selezionando il legno e le parti migliori, inizia a tagliarlo, per poi dare forma al mobile.
Ed è solo l’inizio: dall’artigiano si passa al “lustrin”, che consente di fare un passo successivo e dare un’anima al mobile. Non mancano poi le fasi della stracciatura: sulla superficie viene passato uno straccio per asportare la tinta, ove eventualmente non sia avvenuta la fase di assorbimento. Si passa poi al passaggio successivo, che è quello della levigatura, così da dare un’ulteriore impronta al mobile, anche per quanto concerne lo stile finale, l’effetto che si desidera ottenere.
Tutti i mobili di Piombini vengono poi curati con un velo protettivo, oltre che una cera protettiva naturale. Ma non finisce qui, perché, dopo aver creato il mobile proprio come una volta, si dà un ultimo sguardo finale, si controlla che rappresenti l’eccellenza: che risponda agli standard qualitativi del design italiano.
L’attenzione ai materiali, al design e alla resistenza
Che cosa ci aspettiamo dai nostri mobili dopo averli acquistati? Che durino nel tempo, che apportino un reale cambiamento nella nostra casa. L’arredo è una questione personale, ed è proprio la personalizzazione che si può raggiungere scegliendo Piombini. Per loro, la fase di creazione del mobile è alla base del successo, ma lo sono anche le fasi precedenti, in cui si studiano i materiali, il design e ovviamente si punta alla resistenza.
Il materiale, in particolare, è un’ossessione per gli artigiani italiani Piombini: l’equilibrio deve offrire funzionalità ed estetica, avendo cura di lavorarlo nel migliore dei modi per contraddistinguere le varie collezioni, che così diventano pezzi unici e irripetibili nel tempo.
La tradizione, tuttavia, ha sposato l’innovazione con Piombini, che continua a effettuare ricerche stilistiche e tecnologiche per mantenere la qualità dei mobili inalterata nel tempo. Riescono a interpretare i trend senza perdere la loro storia.
Infine, la resistenza è un punto fermo: ogni mobile viene testato e collaudato, così da poter garantire una certa solidità e resistenza nel tempo.
Mobili Piombini, il catalogo
Credenze, credenzoni, madie, mobili bar, letti, tavoli, sedie: Piombini realizza ogni mobile per i propri clienti. Si può arredare qualsiasi ambiente della casa nel migliore dei modi, puntando tutto sulla resa estetica, sull’eccellenza e sulla resistenza nel tempo. Per una casa originale, scegli complementi di arredo che possano fare la differenza, che la rendano speciale. Soprattutto, che le diano quell’anima che ti rappresenta, quella personalizzazione che hai sempre ricercato. Con Piombini e i suoi arredi come si facevano una volta, è possibile.
Progettata da Abimis, insieme a Studio Delineo e Massimo Rosati, ÀTRIA è la prima cucina espressamente ideata per cucinare en plein air in ogni stagione.
Realizzata interamente in acciaio Inox AISI 304 – o AISI 316 se installata in un ambiente marittimo o in uno spazio con piscina – materiale che la rende perfetta per vivere all’esterno tutto l’anno, ÀTRIA è una soluzione componibile e personalizzabile al 100%. Caratterizzata da un design essenziale, pulito e funzionale per agevolare le operazioni di pulizia e rendere semplice ed ergonomico il lavoro di tutti gli chef per passione, la cucina si presenta come un’architettura aperta e dalle proporzioni armoniose, definita da un piacevole gioco di volumi e da una perfetta alternanza di pieni e vuoti.
I moduli contenitore possono essere realizzati in diverse finiture (acciaio satinato o orbitato a mano) o declinabili in tutti i colori RAL, utilizzando le stesse tecniche impiegate nel settore dell’automotive. Eleganti dettagli e la diversa combinazione di elementi strutturali/funzionali che definiscono e personalizzano la cucina, come le maniglie, le gambe, i ripiani e le alzate, rendono ogni modello unico ed esclusivo, differente da tutti gli altri.
Rigorosa, ergonomica e capace di assicurare prestazioni di altissimo livello, ÀTRIA è un progetto outdoor pensato per interpretare i più diversi ambienti a cielo aperto, anche invernali, rinnovando l’importanza del rapporto tra uomo e natura. Terrazze panoramiche, dehors, giardini d’inverno, spazi esterni di una residenza di montagna diventano, così, contesti inediti per esaltare e accogliere la nuova cucina Abimis.
Hai capito che lasciare andare il superfluo nella tua casa è la soluzione, ora bisogna giusto capire quando fare decluttering.
Partire in quarta e fare tutto subito?
Fare poco per volta?
Creare un calendario con delle scadenze da rispettare?
Mi dispiace, non ho la risposta adatta a te.
Adatta a te.
Perché lo sottolineo? Perché, se vuoi ottenere dei risultati da questa tecnica, è giusto che lavori rispettando i tuoi tempi, le tue risorse e ascoltando le tue emozioni.
Quello che posso fare per aiutarti a capire cosa sia meglio per te è darti delle indicazioni nelle quali ti puoi ritrovare o meno.
Io ti faccio vedere quali strade ci sono, tu decidi qual è la più adatta a te.
Quando fare decluttering: ora, tutto e in fretta
Ammetto che il metodo svelto non mi piace e non credo neppure sia così efficace.
Pensare di risolvere in poco tempo una situazione che si è creata in mesi, se non in anni, è quantomeno utopistico.
Siccome non sono fan dei bibitoni che ti fanno perdere 15 kg in 15 giorni, on posso certo promuovere neppure un decluttering che punta sulla quantità e non sull’eliminazione consapevole.
Decluttering è sinonimo di consapevolezza, perché si ragiona sulle cose e ci si comporta di conseguenza.
Quando fare decluttering diventa una mera corsa all’eliminazione della quantità, è normale che poi subentrino i sensi di colpa e i mille dubbi.
Sincera?
Questo non è decluttering, è riempire a casaccio dei sacchi di roba da buttare.
Quando fare decluttering: quando c’è metodo e consapevolezza
Perdona quella che apparenza è un’ovvietà, ma ti assicuro che il bisogno di avere dei punti fermi quando si fa decluttering è alla base del mio lavoro e del risultato che vuoi tu.
Si analizza con perizia una categoria di oggetti (o una stanza, a seconda), ci si chiede cosa questo porti nella tua vita (utilità, funzionalità, bellezza…), quanto lo usi e come lo usi.
Si definisce il tempo entro il quale farlo, che non vuol dire ammazzarsi di lavoro, ma pianificare e avere continuità.
Poco, fatto bene e con costanza.
Se ancora non è arrivato il momento
Alla domanda “Quando fare decluttering?”, tu hai risposto “Non ancora”.
La tua risposta è legittima e va bene così.
Fare decluttering non è un obbligo, ma un’esigenza personale e se tu non ti senti ancora pronta per iniziare, nessuno ti obbliga.
Permettimi, però, di darti un consiglio, perché se stai leggendo questo post, in qualche modo, l’argomento ti tocca o vuoi capirne di più.
Hai mai pensato ad un approccio morbido?
Qualcosa che non ti impegni troppo a livello mentale e psicologico, ma che ti aiuti a passare all’azione?
È dai piccoli(ssimi) gesti che si inizia.
Quindi, quando fare decluttering?
In quel preciso momento:
non stare a cercare le cose, parti da quelle che ti capitano in mano: penne rotte, volantini, vecchi campioncini…
Non è il gesto in sé, ma l’abitudine a eliminare (subito) quello che non ti serve e crea ingombro.
Superata la quantità stabilita:
i ripiani che si imbarcano, i cassetti che non si chiudono, le grucce che si incastrano tra di loro sono indice di spazi troppo stipati.
Uno spazio andrebbe riempito per 3/4, così che ci sia la possibilità di far circolare l’aria, di scegliere comodamente, di prendere e riporre agilmente.
Con ritmo cadenzato:
il famoso cambio stagione, per chi ancora lo fa, è un buon momento per approfittare e fare decluttering.
Due volte l’anno controlla medicinali e spezie, una volta all’anno seleziona le bollette ed elimina quelle che hanno superato i tempi stabiliti dalla legge per la conservazione.
In questo modo non sarà faticoso, ma sono le fondamenta per iniziare.
È con i piccoli gesti che si fanno le rivoluzioni.
Quando fare decluttering lo decidi tu, io sono sempre pronta ad aiutarti.
Dandoti gli strumenti per imparare a fare da sola, diventando autonoma.
Se da una parte posso aiutarti venendo a casa tua, dall’altra parte c’è il potere dei corsi.
Iscriviti alla newsletter per riscoprire i processi di consapevolezza del riordino e del decluttering, sempre con una punta di ironia e friccicore (mica Freud, eh!). Ricevi subito il mio regalo di benvenuto, il codice sconto -10% che puoi usare sulle consulenze online.
San Valentino: festa inflazionata e ormai commerciale, svuotata del suo originario significato sentimentale? In gran parte sì, è innegabile. Però le ricorrenze sono ricorrenze, e siamo noi a renderle più o meno sentite e sincere.
Quindi, perché non festeggiare a dovere l’amore per la persona che abbiamo vicino anche se durante una “festa comandata”? In fondo, ogni occasione è buona per far capire a chi amiamo il nostro sentimento. Se per una volta è in un giorno appositamente dedicato, poco male! Continuate a leggerci, perché vi daremo qualche spunto per creare l’atmosfera giusta in casa per il 14 febbraio, a partire naturalmente, e sono proprio le basi, da un sontuoso mazzo di rose rosse.
Una coreografia floreale per il vostro amore
Ciò che rende un momento davvero speciale, oltre alle persone che ne sono protagoniste, è l’atmosfera del luogo in cui il momento si sta vivendo. Potremmo dunque cogliere l’occasione della festa degli innamorati per creare una vera e propria scenografia floreale, o addirittura una coreografia, per celebrare i nostri sentimenti per la persona che amiamo.
Innanzitutto, quindi, attenzione alle luci: cerchiamo di creare un’atmosfera calda e soffusa, accendendo le luci più basse che abbiamo in casa, e non lesinando in candele, magari puntando anche sull’effetto extra dato da quelle profumate. Non solo la sala, o la camera da letto, ad anticipare un romantico momento successivo, ma anche l’ingresso, la cucina e il bagno, magari avendo cura anche di predisporre tutto per un rilassante bagno con olii e essenze.
E poi, fiori, fiori e ancora fiori, con le rose come assolute protagoniste, ovviamente: potremmo disseminare la casa di petali di rosa, avendo cura di sceglierne di diversi colori per aumentare l’effetto scenografico, e creare così una sorta di percorso che attraverso le stanze conduce per l’appunto alla camera da letto o alla stanza da bagno, dove il tutto si potrebbe concludere poi con un bellissimo cuore di rose. Che potrebbe a questo punto poi celare quanto meno una lettera d’amore o, non facciamo i tirchi, su, un bel regalo romantico per la nostra metà.
A San Valentino tutto vale
Già vediamo alzarsi perplesso il sopracciglio di molti dei nostri lettori: non sarà qualcosa di esagerato o di troppo kitsch? Vogliamo chiudere questo articolo con un sonoro “no”. Vi spieghiamo perché. Come già accennavamo all’inizio, sì, San Valentino è diventata una ricorrenza commerciale, ma non è detto che ciò debba essere per tutti. Se siamo innamorati e felici, diciamolo e festeggiamolo: naturalmente non solo il 14 febbraio, ma senza per questo decidere di snobbarlo per non “essere come tutti gli altri”.
Anzi, se c’è un giorno in cui tutto ci è permesso, persino il kitsch e indulgere a una dolcezza persino smielata ed eccessiva, beh è proprio il giorno degli innamorati. In fondo, stiamo festeggiando la vicinanza della persona che amiamo e abbiamo tutti i diritti di celebrarla in pompa magna, senza badare troppo al nostro gusto minimal o ad apparire sdolcinati.
Come dicevamo, l’importante è non ricordarsi di lei o di lui solo un giorno all’anno ma celebrare tutti i giorni il nostro sentimento!
Perché scegliere infissi in PVC? I vantaggi derivanti da questa scelta sono davvero tanti. A testimoniarlo sono sia l’esperienza di centinaia di professionisti che da quasi quarant’anni lavorano in questo settore che le migliaia di clienti che hanno trovato in questo prodotto la risposta a diverse loro esigenze.
Elenchiamo di seguito alcune tra le principali peculiarità degli infissi in PVC rispetto ad altri materiali tradizionali:
MANUTENZIONE
Il PVC nasce come materiale finito e pronto all’uso. Questo significa che non necessita di alcun tipo di manutenzione se non di essere pulito a scadenze semestrali con prodotti neutri e senza nessuno sforzo. Questo perché non tende a deteriorarsi e quindi non ha bisogno di essere trattato, scartavetrato o tinteggiato come è necessario fare, per esempio, con il legno.
DURATA E RESISTENZA
Un infisso in PVC di qualità può durare fino a 35 anni dopo l’installazione. Questo perché trattandosi di materiale plastico ha la capacità di resistere alle intemperie e non incorre nei comuni problemi legati ad altri tipi di materiali come ruggine, ossido o incrostazioni. In sostanza il PVC è in grado di resistere a tutti gli agenti atmosferici nonché alla salsedine. Questo è uno dei motivi per cui da un po’ di tempo, gli infissi in PVC stanno prendendo piede anche nelle zone marine, soprattutto in quelle abitazioni che rimangono vuote per gran parte dell’anno. Inoltre il PVC è un materiale ignifugo e quindi resistente al fuoco.
ISOLAMENTO TERMICO E ACUSTICO
Gli infissi in PVC offrono un eccellente grado di isolamento termico e acustico anche in condizioni climatiche o di rumori elevate. A differenza di altri materiali in cui la conduzione sia delle temperature che dei suoni è piuttosto alta il PVC garantisce una trasmittanza (termine utilizzato per indicare la capacità isolante di un elemento) molto lenta e bassa. Laddove i vetri che vengono montati sono adeguati, il PVC garantisce una fonoassorbenza notevole.
ECONOMICO
Il PVC è decisamente il materiale più economico rispetto al legno, l’alluminio o il ferro. E questo pur garantendo prestazioni superiori in quanto a durata, isolamento e resistenza. Tali caratteristiche lo classificano nel settore degli infissi come il prodotto con il miglior rapporto prezzo/qualità.
VERSATILITA’
Il PVC si caratterizza anche per la sua versatilità in quanto a design, estetica e colore. Non ci sono limiti alla personalizzazione in termini di forma, di colore o di dimensioni. Per chi non vuole rinunciare all’effetto legno è possibile creare degli infissi in PVC quasi impossibile da distinguere dal legno originale.
RICICLABILE
Trattandosi di un composto derivato da 2 risorse naturali – sale (57%) e petrolio (43%) – il PVC è riciclabile al 100%, oltre a non essere né tossico né dannoso per la salute. In questo periodo di maggiore sensibilità per la tutela dell’ambiente, gli infissi in PVC sono senza dubbio la scelta migliore per eliminare qualunque tipo di impatto ecologico.
A chi rivolgersi per la scelta di infissi in PVC?
Soltanto 30 anni fa nessuno avrebbe immaginato che questo materiale plastico potesse gradualmente sbaragliare i tradizionali infissi in alluminio o i centenari infissi in legno. A dispetto dello scetticismo iniziale per la plastica applicata in questo modo, il tempo ha dimostrato che il PVC è senza dubbio la scelta più indicata quando si tratta di infissi.
Sono molte le aziende che si dedicano alla produzione e realizzazione di infissi in PVC ma non tutte hanno la competenza, l’esperienza e la preparazione adeguata. Ti consigliamo di rivolgerti solo a ditte specializzate e dalla comprovata esperienza come Isola PVC a Roma per menzionarne una.
È molto difficile trovare nei materiali usati in passato tutte le caratteristiche citate poc’anzi ovvero zero manutenzione, durata fino a 35 anni e resistenza praticamente a qualunque tipo di intemperie e altri fenomeni, eccellente isolamento termico e acustico, ottimo rapporto prezzo/qualità, versatilità nel design e impatto zero sull’ambiente.
Inoltre, il vantaggio indiscusso degli infissi in PVC è che sono alla portata di chiunque per la loro accessibilità economica, disponibilità sul mercato e massima competenza che negli anni moltissime aziende hanno sviluppato nella loro creazione e nel montaggio. La scelta degli infissi in PVC è decisamente la migliore!
Mobili contenitori, scatole in tessuto e pratici accessori: ecco otto nuovi prodotti IKEA per tenere casa in ordine.
Vivere in una casa organizzata e sempre in ordine è importante sia per la nostra mente e sia per evitare di perdere tempo prezioso alla ricerca di ciò che ci serve. Esattamente come l’esperta dell’ordine Marie Kondo, anche il colosso svedese Ikea è consapevole dei vantaggi di avere ogni cosa al suo posto. Un ambiente ordinato è sintomo di organizzazione mentale e influisce sul nostro benessere. Per questo Ikea ha inserito nel proprio assortimento molti nuovi prodotti che aiutano a mantenere in ordine la nostra casa. Si tratta di soluzioni semplici, intelligenti ed efficaci progettate per massimizzare il potenziale della tua casa e portare calma sapendo che ogni cosa è al suo posto.
Otto nuovi prodotti IKEA per una casa sempre in ordine
Ganci appenditutto
Per tenere in ordine l’ingresso e avere a portata di mano dalla giacca a guinzaglio del cane, non possono mancare dei pratici ganci da fissare a parete. Tra le novità di Ikea abbiamo scelto KNOPARE, un appenditutto pratico e divertente realizzato per oltre il 90% di materiale riciclato da corde e reti da pesca. Sui 2 ganci puoi appendere giacche o asciugamani, mentre il ponte piatto della barca è perfetto per ospitare i piccoli oggetti. Un prodotto resistente il cui materiale può essere nuovamente riciclato.
Soluzioni per organizzare i cassetti della cucina
Il momento della preparazione dei pasti può essere stressante, soprattutto quando si deve cucinare per una famiglia numerosa. Grazie alle 24 borchie regolabili del nuovo pannello forato Uppdatera, puoi facilmente personalizzare i cassetti della cucina in base a ciò che andrai a conservare, come piatti, bicchieri, barattoli, pentole, coperchi o contenitori. In questo modo tutto è perfettamente organizzato, ogni cosa è al suo posto e risparmierai tempo prezioso.
Scatole in tessuto per maglioni, scarpe e biancheria
Tra i nuovi prodotti Ikea per tenere in ordine casa ecco le scatole Hemmafixare. Realizzate in morbido tessuto che protegge gli oggetti dalla polvere, queste scatole sono la scelta giusta per contenere maglioni, scarpe, accessori e coperte. Perfette da tenere nel guardaroba, per una maggiore comodità la cerniera si apre anche sul lato per permetterti di raggiungere facilmente il contenuto senza togliere il contenitore dal ripiano.
Mobile contenitore con ante scorrevoli
Grazie alla sua funzionalità, il sistema di scaffali IVAR da oltre 50 anni risolve le esigenze di organizzazione della casa dei nostri clienti. Solai, soggiorni, camere da letto e ripostigli, IVAR è perfetto ovunque. La novità di questa collezione è il mobile contenitore IVAR con anta scorrevole: guadagni spazio e puoi decidere cosa mostrare e cosa nascondere. Le ante scorrevoli non occupano spazio quando sono aperte e quindi sono la soluzione ideale negli spazi più piccoli. Realizzato in pino massiccio grezzo, puoi facilmente cambiargli look e personalizzarlo come preferisci.
Portabiancheria per il bagno
Mantieni il bagno ordinato utilizzando uno spazio di archiviazione aperto. Il segreto è avere degli asciugamani belli, delle belle bottiglie in mostra per migliorare l’estetica, nascondendo altre cose, come il bucato. Per farlo ti servirà un portabiancheria come il nuovo Saluding, realizzato in bambù, un materiale naturale che trasmette calma e calore, e trasforma ogni stanza in un’oasi di pace per il corpo e la mente.
Scatole e schedari porta documenti
Scatole e schedari sono una soluzione pratica e decorativa per organizzare bollette, carte e altri documenti che devono essere archiviati ma comunque a portata di mano. La nuova collezione TJENA è composta da scatole, schedari e altri accessori realizzati in carta riciclata. Semplice e colorarta, TJENA è perfetta per organizzare lo spazio in modo elegante e ordinato.
Porta piante
Se hai il pollice verde la tua casa sarà sicuramente piena di piante. Per organizzare lo spazio in modo pratico, ecco OLIVBLAD il nuovo piedistallo per piante con 2 comodi ripiani. Puoi usarlo per valorizzare le tue piante in casa o all’aperto, per esempio sul balcone, oppure come divisorio.
Contenitore aperto da parete
Le soluzioni salvaspazio sono una risorsa preziosa per chi abita in una casa piccola. I piccoli complementi, come il nuovo contenitore di metallo GULLHULT, sono indispensabili per tenere in vista e in ordine i piccoli oggetti. Il suo design permette di collocarla ovunque e si monta facilmente in un attimo: basta aprirla, fissarla alla parete e aggiungere il ripiano centrale. La struttura in metallo ti permette di appoggiare tazze, libri e decorazioni. Pratica per tenere a portata di mano piccoli oggetti come il portafoglio, i guanti, il caricabatteria e il telecomando. Puoi far passare i cavi attraverso la cornice in metallo e caricare lo smartphone sul ripiano. Puoi utilizzarla singola in camera da letto come comodino o decidere di personalizzare una parete del soggiorno, della cucina o lungo un corridoio combinando diversi elementi.
L’evoluzione dell’illuminazione, dalla scoperta del fuoco fino alle odierne lampadine LED, una storia affascinante che accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi.
Maurice Dessertenne, copertina Nouveau Larousse Illustré
Agli albori dell’umanità, la luce era un elemento rassicurante, mentre il buio della notte portava con sé timori e paure. Poiché l’uomo non era in grado di generare la luce, poteva fare affidamento sulla luce lunare, quando l’astro era visibile e il cielo sgombro. Fino a quando l’uomo non scopre il fuoco: da allora costruisce fiaccole, lucerne, candele, torce, fino alle lampadine elettriche. L’evoluzione dell’illuminazione è una storia affascinante che accompagna l’uomo fin dalla notte dei tempi.
La scoperta del fuoco e le prime lampade della storia
Non sappiamo quando e come l’uomo scopre il fuoco. Gli studiosi fanno risalire l’evento a 500.000 anni fa, ad opera dell’Homo Erectus, ma non ci sono certezze assolute. Quello che è certo, è che la scoperta del fuoco ha contribuito all’evoluzione dell’umanità, visto che l’uomo diviene l’unica creatura sulla terra capace di maneggiarlo. Del resto, il mito di Prometeo, che ruba il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini, illustra perfettamente l’importanza di questo elemento.
Prometeo dona il fuoco all’umanità, Heinrich Friedrich Füger, olio su tela, 1817
Il fuoco diviene ben presto un elemento importantissimo per la sopravvivenza degli uomini primitivi. Serviva per difendersi dagli animali, per scaldarsi, per cuocere i cibi, forgiare i metalli e, naturalmente, per illuminare. Coi falò, l’uomo primitivo ha rischiarato grotte e caverne, prime abitazioni della storia, rendendole più confortevoli. Ad un certo punto comprende che le sostanze grasse favoriscono la combustione, dunque crea la torcia, avvolgendo uno o più bastoni di legno con panni imbevuti di olio o grasso animale.
Le prime lampade della storia
La scoperta di questi primitivi combustibili porta alla creazione delle lampade, ovvero contenitori nei quali era inserita la sostanza grassa, assieme ad uno stoppino. I contenitori erano inizialmente conchiglie, poi si passa a ciotole in pietra, e infine a manufatti di argilla e bronzo. Lo stoppino era ricavato da fibre vegetali, mentre per il combustibile si utilizzavano olii vegetali o grasso animale.
Evoluzione dell’illuminazione, lampada a olio in terracotta
Queste prime lampade, dette anche lucerne, sono evolute man mano che l’uomo acquisiva tecniche di lavorazione più complesse. Si aggiungono coperchi, catene e ganci per sospenderle, o piedistalli, che conferirono alle lampade anche una valenza artistica e simbolica. In epoca romana si comincia ad usare le candele, fatte per lo più di sego, più raramente con cera d’api. Solo dopo la metà dell’800 si cominciano ad usare le candele di paraffina, meno costose.
Le più antiche candele di cera d’api sopravvissute a nord delle Alpi provenienti dal cimitero alemanno di Oberflacht (Germania) risalente al VI/VII secolo d.C. Crediti foto.
Si diffondono così candelabri più o meno elaborati, capaci di portare diverse candele allo stesso tempo. Nascono applique e lampadari, più pratici delle lucerne, per illuminare gli interni delle case, soprattutto dei più abbienti.
Candelabri di epoca romana
Durante il Medioevo l’illuminazione non evolve ulteriormente, se non nella foggia e nelle tipologie delle lampade a olio e dei candelabri. Le forme più diffuse per i lampadari erano i cerchi, le corone o le croci. Una piccola novità è rappresentata dalla lanterna, un contenitore in ferro battuto schermato con un vetro spesso, nel quale si collocava una lampada a olio o una candela.
Dettaglio di Giuseppe che tiene una lanterna con una candela attorcigliata con più stoppini in una Natività, 1485-1495 circa // Lampadario medievale in una miniatura di Le Livre des tournois, René I d’Angiò, 1460 circa // ritratto dei coniugi Arnolfini, Jan van Eyck, olio su tavola, 1434 // Illustrazione di Poul Steffensen dal romanzo danese Dronningens Vagtmester di Carit Etlar, 1658-1660.
Alla fine del XVII secolo, si diffonde l’usanza di applicare gocce di cristallo ai porta lampada, uno stratagemma che contribuiva a riflettere la luce, aumentando la luminosità.
Evoluzione dell’illuminazione: dalla lampada ad olio al LED
Nel 1783 il chimico svizzero Aimé Argand (1750-1803) perfeziona la lampada al olio creando un serbatoio in metallo per il combustibile, sormontato da un cilindro di vetro. Lo stoppino avvolto a spirale dura più a lungo e il vetro contribuisce a limitare il fumo.
Lampada di ARGAND
Contemporaneamente, l’inventore francese Philippe Lebon (1767-1804) brevetta il primo sistema di illuminazione a gas. La proprietà di generare luce e calore da parte del gas sprigionato dalla combustione di carbone fossile era già nota. Tuttavia, Lebon fu il primo a creare un vero e proprio impianto di illuminazione, nel 1801. Il sistema consisteva in una grande fornace a legna i cui gas, prodotti dalla distillazione, si incanalavano, attraverso tubi, nelle varie stanze per illuminarle, mentre il riscaldamento era fornito dal calore prodotto dalla fornace. Le lampade a gas, tuttavia, si utilizzano principalmente per illuminare le città, le fabbriche e i luoghi pubblici. Difatti, un impianto a gas prevedeva costi di realizzazione troppo elevati per le abitazioni, e suscitava anche qualche timore.
L’illuminazione domestica resta affidata alle lampade ad olio per molto tempo ancora, anche se perfezionate e migliorate per efficienza ed estetica. Va detto che l’olio o il grasso animale sono stati sostituiti da tempo da combustibili ricavati da idrocarburi, come il cherosene e il petrolio. Ma ormai si avvicina la rivoluzione elettrica. Dopo le scoperte sull’elettricità e le varie invenzioni come la “lucerna ad aria infiammabile” ad accensione elettrica e la “pila voltaica”di Alessandro Volta (1745-1827), abbiamo nel 1800 l’”arco elettrico” di Humphry Davy, e nel 1857 il Tubo di Geissler, antesignano delle lampade al neon, che illuminava tramite la ionizzazione del gas contenuto.
La lampadina ad incandescenza
L’invenzione della lampadina a incandescenza è attribuita ad Edison, ma in realtà è il risultato degli esperimenti di diversi inventori. Siamo alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, e il chimico sir Joseph Wilson Swan, nel 1878 mette a punto una lampadina costituita da un bulbo di vetro con il vuoto all’interno e un filamento di carbonio che, riscaldato dalla corrente elettrica emetteva luce e gas.
Thomas Edison la perfeziona ma sorge una disputa tra i due, che termina con la fondazione della della società Edison-Swan, una delle più grandi produttrici di lampadine al mondo. Nel 1910 il fisico americano William David Coolidge introduce il gas nel bulbo e sostituisce il filamento di carbonio con uno di tungsteno. Il risultato è una lampadina che non annerisce e che garantisce una maggiore durata.
Lampadario in stile Art Noveau alimentato ad energia elettrica, 1890, litografia di Anton Seder (1850–1916)
Altri tipi di lampade
Contemporaneamente si sviluppano altre tipologie di lampade, dalla lampada al mercurio (1901) ai tubi al neon (1938), dalla lampada alogena (1959) alla lampada fluorescente compatta (1980). In seguito alle leggi europee, molte tipologie di lampadina sono state messe al bando, o per motivi di sicurezza, o per via del risparmio energetico. Tra queste, le lampade al mercurio, a incandescenza e le alogene.
Illuminazione LED
L’illuminazione è oggi affidata per la maggior parte alle lampadine LED, ritenute più efficienti, sicure e versatili. Le luci LED sono state inventate dal premio nobel per la fisica Shūji Nakamura nel 1993. La tecnologia LED (Light-Emitting Diodes) si basa sul principio dell’ illuminazione allo stato solido, in cui la luce è generata attraverso semiconduttori anziché utilizzando un filamento o un gas. I LED trovano applicazione ormai in tutti gli ambiti nei quali sia necessario utilizzare la luce, dalle lampade d’arredo ai fanali dei veicoli, dall’illuminazione stradale all’illuminazione architetturale.
PROLISTEL LED By PROGRESS PROFILES
Evoluzione dell’illuminazione: gli studi sull’elettricità
L’evoluzione dell’illuminazione subisce un rapido sviluppo dopo la scoperta dell’elettricità e delle possibilità di applicarla alle lampade. In epoca moderna alcuni studiosi iniziano ad interessarsi al fenomeno dell’elettricità. L’etimologia del termine ne rivela l’origine greca:
ELEKTRICOS deriva da elektron, ambra gialla, e spiega la proprietà di questa pietra di attrarre particelle se sfregata.
Dobbiamo allo scienziato inglese William Gilbert (1544-1603) il primo trattato sull’argomento, il De Magnete, nel quale elenca i materiali che posseggono proprietà “elettriche”. Basandosi su questi studi, lo scienziato tedesco Otto von Guericke (1602-1686) inventa la prima pompa automatica per creare il vuoto e facilitare l’attrazione tra i corpi elettrificati, eliminando l’attrito dell’aria. Nel 1672 costruisce il primo generatore elettrostatico, composto da una palla di zolfo che è fatta ruotare meccanicamente. L’elettricità statica si produce sfregando una mano contro la palla in movimento. Da notare che lo scopo di questi esperimenti era quello di studiare lo scambio di elettricità tra i corpi, e non quello di ottenere la luminescenza.
Illustrazione dal volume “Experimenta Nova Magdeburgica de Vacuo Spazio” di Otto von Guericke (Amsterdam, 1672): macchina elettrica con sfera di zolfo
A partire dal Settecento l’evoluzione dell’illuminazione subisce una improvvisa accelerazione. L’inglese Stephen Gray (1666-1736) scopre le proprietà conduttive e isolanti dei materiali rispetto all’energia elettrica, chiamata allora Fluido Elettrico. Spetta al chimico francese Charles du Fay (1698-1739) scoprire la carica elettrica e la conseguente polarizzazione tra carica negativa e carica positiva. Nel 1745, Ewald Jürgen von Kleist (1700-1748), nell’intento di immagazzinare l’energia elettrica, inventa il primo condensatore elettrico, una bottiglia riempita con acqua o mercurio, detta bottiglia di Leida.
Ewald Jürgen von Kleist e la “bottiglia di Leida”
Sarà l’italiano Alessandro Volta nel 1800, a condensare questi e altri studi nella rivoluzionaria “pila voltaica”, una batteria composta da una colonna di dischi di rame e zinco che racchiudevano uno strato di tessuto imbevuto di acido. Rispetto al generatore elettrostatico, che doveva essere azionato manualmente, la pila voltaica permetteva la generazione di elettricità in modo continuo.
La Pila di Alessandro Volta, Di Fondo Antiguo de la Biblioteca de la Universidad de Sevilla from Sevilla, España
La Pila di Volta è perfezionata da altri studiosi, come Michael Faraday (1781-1867) che inventa la Dinamo, un generatore che converte l’energia meccanica in corrente continua. L’accoppiamento della dinamo alla turbina idraulica portò alla costruzione della prima centrale idroelettrica, presso le cascate del Niagara, nel 1879. L’elettricità è ormai alla portata di tutti.
Unità di misura
L’energia elettrica si misura utilizzando diversi parametri.
La potenza P —> unità di misura Watt dove 1 kW = 1.000 W
La potenza consumata —> kW dove kWh potenza consumente in 1 ora
La potenza è pari al prodotto tra la tensione -V misurata in Volt- e la corrente - I misurata in Ampère A
Voltaggio —> forza elettrostatica in un campo elettrico
Amperaggio —> quantità di cariche che si spostano in un conduttore
Corrente continua —> valore costante nel tempo
Corrente alternata —> valore che cambia nel tempo alternando valori
positivi e negativi uguali. L’energia elettrica nelle nostre case è in tensione alternata.
Le travi in legno svolgono una funzione strutturale nella costruzione di edifici, sia per il sostegno che per la distribuzione del carico.
Alle funzioni necessarie per la vita dell’edificio se ne aggiunge un’altra, la funzione decorativa.
Le travi di legno riscuotono tanto successo tra architetti, home designer e addetti al settore: una tendenza molto in crescita nel settore dell’arredamento che rende felici e soddisfatti un numero sempre maggiore di clienti.
Il legno infatti dona calore agli ambienti, fornendo all’abitazione un tocco di eleganza e semplicità: una formula perfetta che stuzzica la creatività dei consumatori italici.
I possibili sostituti
Molto spesso però, non è possibile utilizzare le travi in legno: per una lunga serie di ragioni, infatti, è opportuno virare sui possibili sostituti del prodotto.
Sono poche, infatti, le situazioni in cui le travi utilizzate siano in legno.
Questo perché l’evoluzione dei materiali ha fatto preferire soluzioni più pratiche ed economiche, come ad esempio il cartongesso per pareti e controsoffitti: in tal senso esistono alcuni negozi online che producono una vasta gamma di prodotti con questi materiali, anche su misura, come ad esempio Cartongesso.Pro.
Se però volete riprodurre l’effetto legno nonostante l’impossibilità di utilizzare travi dell’omonimo materiale, da oggi potete raggiungere lo stesso il vostro intento grazie a un nuovo prodotto.
Stiamo parlando delle finte travi in legno, un prodotto innovativo, dal design semplice e di grande resa estetica.
Finte travi in legno, le classificazioni
Le travi in finto legno possono essere facilmente applicate su soffitti e controsoffitti donando all’ambiente una nota calda ed accogliente.
Il prodotto ha il solo scopo decorativo e non può essere usato a fini di sostegno, circostanza che deve essere valutata nella fase di progettazione per evitare brutte sorprese in fase di realizzazione.
La varietà delle finte travi è molto ampia: possiamo suddividerle a seconda dei materiali utilizzati o delle tonalità.
I materiali impiegati
Diversi sono i materiali impiegati per la produzione delle finte travi con cui sostituire le travi in legno:
Si tratta di materiali duttili e leggeri che riproducono l’effetto legno in maniera fedele e rendono indistinguibili le tra travi finte da quelle in legno, se non al tatto.
Perciò il prodotto è la soluzione per chi, non avendo travi in vero legno, vuole comunque ottenere il tipico effetto del prodotto in maniera pratica e senza spendere molto.
Le tonalità
Le finte travi in legno sono poi classificabili in base alla tonalità.
Con l’aumento della domanda, le aziende specializzate hanno prodotto travi in finto legno di qualsiasi colore e dimensione, ecco una lista (non esaustiva) delle tonalità più richieste:
bianco;
noce;
noce chiaro;
castagno;
quercia;
nero;
teak.
Semplicità ed eleganza con un click
Le travi in finto legno costituiscono la soluzione ideale per dare all’ambiente eleganza e semplicità, con l’inimitabile effetto legno dalle molteplici tonalità.
Il prodotto può essere acquistato online a prezzi modici presso i migliori e-commerce connessi al mondo dell’edilizia leggera: semplicità ed eleganza a tua disposizione, con un click!
In linea con l’evoluzione del ruolo della porta FerreroLegno ha creato Scenario, il sistema per creare spazi fluidi ad alto tasso di design.
La collezione Scenario di FerreroLegno rappresenta l’archetipo di un nuovo concetto di porta che diventa sistema completo di partizione dalle smisurate potenzialità e permette di separare o creare continuità visiva tra gli ambienti, modificando le geometrie della casa senza appesantire gli spazi con interventi murali.
Scenario è un sistema di pareti scorrevoli, abbinabili anche a pannelli fissi, declinato in quattro differenti soluzioni – VISIO, DELINEO, PREMIUM e LIGNUM – tutte stilisticamente improntate a un sofisticato minimalismo per adattarsi a qualsiasi contesto architettonico, soddisfacendo così le esigenze dei consumatori finali e dei progettisti.
Una perfetta testimonianza della forza del brand, che ha saputo affermarsi sul mercato per competenza, estrema qualità italiana, maestria artigianale, design e continua ricerca in tecnologia e materiali.
Nella foto, il sistema di porte scorrevoli in vetro Scenario di FerreroLegno proposto nel modello Visio con quattro ante scorrevoli e nella variante con scorrimento a soffitto, cristallo trasparente extrachiaro bianco.
Le soluzioni Visio e Visio Up per Scenario di FerreroLegno
Tra queste il modello Visio è la soluzione tutto vetro con sistema di scorrimento a parete e a soffitto, il cui cristallo temperato di altissima qualità dona un’estrema leggerezza e luminosità agli interni.
Naturale evoluzione del modello tutto vetro Visio è Visio Up: stilisticamente improntato a rendere gli spazi dinamici, rappresenta una soluzione studiata per rispondere alla necessità di nascondere alla vista quanti più elementi possibili. Nessun componente a vista per un modello estremamente funzionale espressione di uno stile raffinato ed essenziale che contribuisce a rendere unico ogni ambiente.
Visio Up è la soluzione che permette di risolvere molteplici esigenze progettuali grazie alla possibilità di combinare tra loro sia pareti fisse sia scorrevoli ed è disponibile con sistema a scorrimento a incasso.
Scenario di FerreroLegno nel modello Visio Up con due ante scorrevoli e nella variante con scorrimento incassato a soffitto, cristallo satinato extrachiaro bianco
Per una massima personalizzazione degli ambienti, Visio e Visio Up sono declinati in 18 finiture di cristallo temperato – extrachiaro, trasparente e riflettente – e in 6 decori, che permettono di giocare con originali abbinamenti:
Il nuovo Vetro Madras® BIT 03, design:Lissoni Associati: un cristallo, che pur rispettando il valore della trasparenza “segna” la divisione spaziale con una presenza molto sottile: come un tessuto dalla trama così diradata da “smaterializzarsi”. Una trama senza il peso del tessuto, solo la leggerezza del cristallo: ecco il concept nella sua essenza. Grazie alle sue intrinseche proprietà fisico-chimiche alla valenza estetica si aggiungono anche importanti performance a livello funzionale: alta resistenza alle impronte e facilità di pulizia. Per soddisfare i diversi stili di interior il Vetro Madras® BIT 03 è proposto su base trasparente o satinata nelle colorazioni extrachiaro bianco, grigio o bronzo in due spessori 6mm e 8 mm.
Il nuovo cristallo Textil evoca la leggera matericità e trasparenza di un tessuto. Il delicato disegno ispirato alla trama di una garza di cotone è ottenuto con una acidatura monofacciale, processo che garantisce facilità di pulizia e manutenzione. Un effetto naturale e irregolare per spazi dall’allure raffinata declinato in due spessori, 6 mm e 8 mm.
Il nuovo vetro Chillout, dal gusto piacevolmente rétrò, si distingue per la sottile e fitta scansione verticale che dà vita a un interessante gioco vedo-non vedo. È disponibile negli spessori di 6 mm e 8 mm in versione satinata extrachiaro bianco, trasparente extrachiaro bianco o trasparente grigio e bronzo.
Strip che crea un sofisticato effetto di vedo-non vedo è disponibile nelle finiture trasparente extrachiaro bianco, trasparente grigio e trasparente bronzo.
Point, disponibile nelle finiture satinato extrachiaro bianco, satinato grigio, satinato bronzo, satinato da ambo le parti è caratterizzato da piccoli punti incisi realizzati solo da un lato.
Segni, disponibile nelle finiture satinato bianco e satinato extrachiaro bianco, richiama con decori a filetti sabbiati le pantografature del modello Yncisa Segni.