La lampada Parentesi, progettata da Achille Castiglioni e Pio Manzù compie 50 anni, ma non li dimostra. Per l’occasione Flos ha lanciato una Special Edition.
Icona intramontabile del design, la lampada Parentesi ha compiuto 50 anni di vita senza nemmeno accorgersene. Ricordo l’arrivo dell’esemplare che scelsi per la mia prima casa, tanti anni fa, come fosse oggi. Del resto, è questa la magia che circonda le icone, e che le rende immortali. Per l’occasione Flos ha deciso di lanciare una Special Editon, ma non si tratta di una riedizione qualsiasi. Prima di svelarvi i nuovi modelli, vi racconto la storia, incredibile, di come è nata la lampada Parentesi.
Lampada Parentesi, una storia italiana
La lampada parentesi nasce dall’incontro tra due geni del design italiano, che però non si sono mai conosciuti di persona. Siamo all’inizio degli anni Settanta quando Achille Castiglioni, allora art director di Flos, nota uno strano disegno appeso alla bacheca dell’ufficio ricerca e sviluppo. Sembra un cilindro luminoso che scorre lungo un cavo in verticale. Quel disegno appartiene al geniale e compianto Pio Manzù, progettista della FIAT 127 e promessa del design italiano, appena scomparso a soli trent’anni. Castiglioni scoprirà in seguito il periplo compiuto dal famoso schizzo, quando Piera Pezzolo, moglie del presidente di Flos Sergio Gandini, gli racconta i fatti avvenuti.
Ritrovato dalla vedova di Pio Manzù Eleonore Liebl tra i documenti del defunto, il disegno atterra nelle mani di Mariolina Bocca. Quest’ultima è amica di Eleonore e proprietaria di uno show-room torinese di grido, ove erano esposti alcuni pezzi di Pio. A sua volta, Mariolina passa il disegno a Piera Pezzolo, che lo consegna al fratello Marco, capo della sezione R&S di Flos. Achille Castiglioni è un po’ restio a rimaneggiare il progetto, ma è la stessa Eleonore che, consegnando il disegno a Mariolina Bocca, suggeriva che fosse utlilizzato per un possibile progetto. Non sapeva, però che l’eredità del marito sarebbe stata raccolta da quel geniale designer che rispondeva al nome di Achille Castiglioni. La lampada Parentesi nasce nel 1971, è commercializzata da Flos e firmata da Achille Castiglioni e Pio Manzù, vince il Compasso d’Oro ADI nel 1979 e ancora oggi è tra i best seller di Flos.
La Special Edition 1971-2021, un omaggio a due maestri
Nelle intenzioni dei design curator di Flos, Fabio Calvi e Paolo Brambilla, la Special Edition 1971-2021 della lampada Parentesi non doveva essere una semplice riedizione. I due architetti hanno infatti svolto un’operazione filologica, declinando la lampada in due colori diversi, ognuno rappresentativo dell’opera dei maestri.
La versione Tuchese è un omaggio al lavoro di Achille Castiglioni, particolarmente affezionato a questo colore, tanto da dipingere tutte le porte di casa con questa tinta, come ricorda la figlia Giovanna.
La versione Signal Orange invece, ricorda il colore che Pio Manzù utilizzava per i suoi prototipi di auto.
I colori sono stati applicati agli elementi che costituiscono la “parentesi”, secondo il disegno originale, dunque sul tubolare, sul rosone e sulla base, non più realizzata in gomma ma in silicone.
L’operazione ha coinvolto anche il packaging, dimostrando una cultura del progetto attenta a ogni dettaglio. La versione originale, infatti, era una confezione trasparente formata da due gusci di plastica realizzati in un unico stampo. Caso vuole, o forse no, che la stessa tecnologia veniva impiegata da Pio Manzù per le custodie promozionali per la FIAT. Purtroppo questa confezione, anch’essa un oggetto di design, venne abbandonata da Flos dopo pochi anni ma oggi, grazie alle nuove tecnologie digitali, viene finalmente riproposta.
Il Natale si avvicina e comincia la ricerca del regalo giusto per familiari e amici. Sempre più si punta sul regalo utile per la casae la persona. Perchè, allora, non regalare una bella lampada di design? Da tavolo, da terra, a sospensione ma anche modelli senza fili da portare ovunque, ecco una selezione di lampade di design da mettere sotto l’albero questo Natale.
10 lampade di design da regalare a Natale
Lampada lanterna a LED ricaricabile Candle Light
Questa lanterna da tavolo dal design minimalista, disegnata da Philip Bro Ludvigsen e acquistabile su lampade.it, è l’accessorio ideale per completare il concetto di illuminazione per interni ed esterni. Realizzata in sughero e vetro è dotata di una pratica maniglia per trasportarla e utilizzarla ovunque in qualsiasi momento. All’interno è incorporata una piccola candela a LED con effetto tremolante, in modo da ottenere un effetto molto autentico, che viene ulteriormente valorizzato dall’uso della cera vera e propria. La lanterna Candle Light è dotata di una porta USB e può essere ricaricata in qualsiasi momento. Il tempo di ricarica è di sole 4 ore. Quando la batteria è completamente carica, la luce è pronta per l’uso per un massimo di 150 ore.
Lampada da terra Ottavo di Karman
La lampada da terra Ottavo di Karman è uno gnomo da giardino in tecnopolimero bianco che tiene in mano una torcia elettrica con la quale porta la luce nel buio – per esempio per illuminare con stile il giardino. Il grado di protezione IP55 lo equipaggia per resistere alle intemperie e gli permette di sopravvivere alla pioggia, alla polvere e al calore senza subire danni.
Il progetto di questo straordinario apparecchio per esterni è stato ideato dal designer italiano Matteo Ugolini, da molti anni chief designer e direttore creativo di Karman, produttore italiano di apparecchi di illuminazione. Karman progetta e produce lampade che sono più di semplici elementi di illuminazione. Gli apparecchi Karman raccontano una storia, evocano associazioni e danno un significato completamente nuovo a ciò che li circonda. Con un apparecchio Karman non si ottiene solo luce, si ottiene un prodotto unico made in Italy.
La lampada BINIC di Ionna Vautrin rossa e in edizione speciale
Alla ricca gamma cromatica si aggiunge ora una nuova proposta. BINIC viene infatti presentata in una speciale edizione in rosso, tonalità Foscarini per eccellenza, declinata in un’inedita, sofisticata finitura: una particolare laccatura opaca che riveste sia il caratteristico volume superiore arrotondato sia la base conica, donando alla lampada un aspetto elegante e un carattere unico. Così, vestita di rosso, piccola, leggera e pronta all’uso, la lampada BINIC diventa il regalo di Natale ideale. Perfetta da mettere sotto l’albero anche grazie al packaging personalizzato, disegnato dalla stessa Ionna Vautrin, e al calore della borsa in cotone, personalizzata con il logo Foscarini, che contiene la lampada.
Altra proposta regalo perfetta per il prossimo Natale è CABOCHE PLUS
Caboche è uno dei bestseller indiscussi di Foscarini, dal carattere inconfondibile e dalla presenza scenografica. Oggi, completamente riprogettata, si evolve e diventa CABOCHE PLUS. Grazie a nuove tecnologie, a una componente illuminotecnica rinnovata e a un ulteriore sforzo di semplificazione, CABOCHE PLUS sviluppa i concetti fondativi del progetto originario di Caboche, aggiungendo ancora più̀ trasparenza, luminosità̀ e leggerezza. Vero gioiello di creatività̀ e tecnica, quella di CABOCHE PLUS è una famiglia di lampade che comprende le varianti a sospensione, tavolo, quest’ultima perfetta anche come scintillante proposta regalo, parete e soffitto. Accanto alla tradizionale versione trasparente, viene proposta inoltre una nuova, raffinata sfumatura di grigio, che dona ai diversi modelli una personalità̀ inedita e molto contemporanea.
Giocosa e colorata, la lampada CRI CRI, è il regalo perfetto per chi ama la vita outdoor
Una gita fuori porta. Il frinire delle cicale nell’aria. Un picnic – la tovaglia a quadretti spiegata sull’erba. Questa è l’atmosfera gioiosa e disimpegnata che evoca CRI CRI, lampada senza cavo con batteria interna ricaricabile. Nomade nella sua essenza, disegnata da Studio Natural, CRI CRI si può appendere o appoggiare ovunque si desideri, all’interno o all’esterno, per creare scenari luminosi diversi, richiudendola poi su sé stessa per riporla in poco spazio quando non è utilizzata. CRI CRI è dotata di un board a LED intelligente che permette di regolare l’intensità dell’illuminazione su tre diversi livelli con un semplice sistema touch. Il suo corpo in morbido silicone aggiunge un piacere tattile all’illuminazione e rivela l’anima informale ed “user friendly” di questo progetto. CRI CRI può essere ricaricata semplicemente appoggiandola su un’apposita base con sistema a induzione, oppure collegandola ad un alimentatore, un computer o un battery pack mediante interfaccia USB.
Nix, Lampada in marmo Statuario che ricorda i fiocchi di neve
Per illuminare con stile ecco Nix (neve in latino), una evocativa collezione di lampade realizzate in marmo Statuario di SAGEVAN®MARMI e plexiglass. Un complemento d’arredo che richiama istintivamente una snowball, dove il marmo retroilluminato restituisce luce e disegni naturali della materia dagli effetti straordinari. I modelli sono previsti nei diametri 15cm e 30cm e con fonte luminosa LED RGB. Concepita attraverso una minuziosa cura dei dettagli, Nix si presenta come una preziosa sfera lavorata sapientemente da artigiani la cui expertise valorizza l’intera filiera del marmo di Carrara.
String di Rotaliana, design Dante Donegani & Giovanni Lauda
String di Rotaliana è una famiglia di lampade che comprende, oltre alle versioni da scrivania e da parete, la versione da terra da utilizzare come lampada da lettura. La struttura dei due bracci è realizzata con un estruso in alluminio. Il movimento è bilanciato dal cavo elastico, rivestito in tessuto sintetico colorato. La base delle lampade da tavolo e da terra è in alluminio con zavorra in ghisa. La testa orientabile, stampata in materiale plastico, si impugna comodamente utilizzando il foro centrale. L’interruttore a sfioro comanda una sorgente LED.
Lumiere di Foscarini in edizione speciale per i suoi 30 anni
Nata nel 1990, Lumiere ha rappresentato l’incarnazione della filosofia progettuale Foscarini e della visione di Rodolfo Dordoni: l’armonia fra tradizione e innovazione, fra decorazione e tecnica. In occasione del trentennale, Lumiere Bulles e Lumiere Pastilles sono proposte in edizione speciale da 1100 pezzi, numerata e autografata da Rodolfo Dordoni. Nella versione Pastilles, tramite la soffiatura della pasta incandescente vetrosa all’interno di un apposito stampo a losanghe, il vetro assume le classiche sfaccettature (definite “ballotton”) che donano alla superficie una tridimensionalità percepibile anche al tatto. Con l’uso di uno stampo dotato di punte si ottiene invece il vetro di Lumiere Bulles, caratterizzato da una miriade di piccole bolle d’aria racchiuse fra gli strati di vetro. La base è per entrambe in alluminio color champagne.
Bellhop Floor, la nuova lampada da terra di Barber & Osgerby per Flos
Una presenza elegante e discreta, ma dalla personalità spiccata. È Bellhop Floor, la lampada da terra disegnata per Flos da Edward Barber e Jay Osgerby, che arricchisce la fortunata famiglia di Bellhop nata nel 2016 con una piccola lampada pensata per illuminare i tavoli del Members’ Lounge e del Parabola Restaurant al London Design Museum. Bellhop Floor ha una solida base in cemento con una finitura piacevole al tatto, un corpo in alluminio e un diffusore in vetro opalino. Bellhop Floor nasce dall’incontro di materiali diversi che si esaltano l’uno con l’altro grazie all’accostamento dei colori. Il corpo è disponibile nelle varianti white, cioko, green e brick red, mentre il diffusore è grigio (per la variante con il corpo bianco) o bianco (per le varianti con il corpo cioko, green e brick red).
Driyos Naked di ZAVA luce
Insolita composizione di cavi di luce o singola lampada, regolabili e dai colori protagonisti e fashion, con una grande lampadina a vista. Driyos Naked di ZAVA luce si trasforma in una sospensione nuda che gioca con la sua essenzialità formale, singolarmente può diventare lampada da tavolo o applique. Portalampada e cavi sono disponibili in diversi colori. per rispondere a qualsiasi esigenza. Design Delineodesign dimensioni: 21 x 15 x H regolabile cm.
Se si ha intenzione di rinnovare la doccia nel proprio bagno, è bene considerare se lo scarico attuale è idoneo oppure no al compito preposto. Avere il giusto scarico, può cambiare notevolmente il comfort mentre si utilizza la doccia e rendere più semplice la sua pulizia quotidiana.
Gli scarichi per la doccia possono sembrare tutti uguali, ma tra i vari modelli ci sono delle notevoli differenze. Uno scarico doccia a pavimento con telo isolante o uno scarico a piletta hanno forme, dimensioni e portate di deflusso molto differenti tra di loro. In aggiunta, la scelta del piano doccia spesso porta a scegliere un modello o l’altro di scarico.
Quando si sceglie una soluzione di scarico per doccia, è bene essere certi che il flusso di scarico sia superiore – o eguale almeno – a 30 l/min (litri al minuto). Questa portata, è in grado di garantire che l’acqua erogata durante la doccia esca in maniera idonea a non ristagni nel piano doccia. Naturalmente, maggiore è la potenza del soffione installato – o dei soffioni se sono più di uno – maggiore deve essere la portata di acqua che lo scarico può gestire. Questo calcolo, se non si è in grado di farlo, è bene che lo faccia il proprio idraulico prima della installazione della doccia.
Categorie principali di scarichi per doccia
Esiste una vasta scelta di tipologie di scarichi per doccia, ma in generale si possono tutti suddividere in due macro categorie:
scarichi a piletta;
scarichi lineari.
Gli scarichi a piletta sono la tipologia più comune da trovare nelle abitazioni. Sono composti da una piletta (che può essere verticale od orizzontale) e da un tappo o griglia posizionati sulla sua sommità. Nelle docce delle vecchie abitazioni – o delle case con più di 20 anni – sono la soluzione per la maggiore.
Nelle docce di piccole dimensioni lo scarico a piletta è la soluzione più indicata. La sua posizione è quasi sempre centrale, così da permette all’acqua di defluire più velocemente in un punto solo. Nel caso sia posizionata su un lato, il piano doccia dovrà per forza di cose avere una pendenza verso quella zona. Se si costruisce un piano doccia, è sempre bene verificare l’esatta pendenza del piano.
Gli scarichi lineari per docce sono una soluzione di nuova concezione che in pochi anni ha riscontrato un notevole successo. Grazie alla minor profondità e alla maggiore portata di acqua che permettono di gestire, sono la scelta perfetta per chi ha poca profondità in bagno ma vuole installare una doccia di ampie dimensioni. Si tratta della soluzione più utilizzata nelle docce a filo pavimento o dove si utilizza il materiale del rivestimento doccia per nascondere lo scarico. Soluzione sempre più utilizzata per l’ottimo risultato estetico.
Gli scarichi lineari, che è bene ricordare hanno una forma rettangolare, sono spesso installati lungo un bordo per tutta la sua lunghezza. In questo modo, anche se hanno una profondità minore e sono molto sottili, permettono di far defluire l’acqua senza grossi problemi.
Manutenzione della doccia
Per mantenere in perfette condizioni uno scarico doccia, è bene verificare la presenza di peli o capelli almeno una volta al mese. Con il passare del tempo, si può andare a formare una ostruzione che riduce la capacità di deflusso dell’acqua. Fattore che quindi può portare a formare dei ristagni durante la doccia.
La scelta di una tipologia di scarico doccia, in molti casi, è determinata più dalle caratteristiche del proprio bagno o dalle tubazioni di scarico. Prima di fare un acquisto avventato, è sempre bene chiedere un consiglio al proprio idraulico o alla persona che si occupa della installazione del piano doccia.
Vuoi aggiungere un tocco di carattere alla tua casa? Ci sono tanti modi per impreziosire gli interni della tua casa e tra i tanti che suggeriamo su questo blog, oggi abbiamo pensato di ragionare sulla stampa su tela. Si tratta di un sistema facile e interessante per ridare vita a pareti spente e ambienti poco personalizzati: guarda gli esempi che trovi qui.
La stampa su tela è una tecnica grazie alla quale è possibile scegliere qualsiasi tipo di immagine o fotografia da riprodurre sui tessuti intrecciati finemente della tela.
Personalizza la tua casa con le stampe su tela
Muovendoci nell’ambito della personalizzazione della casa, ci sono tanti modi per mettere alla prova la nostra creatività e dare vita a qualcosa di unico ed inimitabile: come un quadro, un set di cornici con fotografie a cui siamo affezionati o semplicemente, una scena iconica che ravviverà soggiorno, camera da letto, cucina e persino il bagno! È vero che la scelta degli arredi, dei complementi e dei tessuti gioca un ruolo fondamentale nella creazione degli ambienti della nostra casa, ma per renderli unici e accoglienti come piace a noi, serve qualcosa di più personale.
In generale, quando parliamo di arredo di interni, facciamo spesso riferimento alla disposizione degli arredi,alla posizione delle luci, ai colori delle pareti o all’accostamento ottimale dei materiali… Tuttavia, tendiamo a concentrarci sempre troppo poco su quegli oggetti o quegli ornamenti che aggiungono quel “quid”, quel tocco di carattere che fa distinguere la nostra casa dalle altre: la personalizzazione.
Fotografie o paesaggi?
Il modo più carino e semplice per farlo è quello di utilizzare le fotografie come espressione di gusto o per la creazione di un effetto più intimo e conviviale. Possiamo spaziare dalle foto di famiglia, a quelle dei traguardi importanti oppure orientare le nostre scelte su scene di film, simboli della cultura pop, copertine di album musicali e persino dipinti di cui non ci stancheremmo mai di guardare.
E così, un semplice paesaggio naturale verde e rilassante potrà legarsi in modo impeccabile al tuo arredo del soggiorno, trasmettendo un’atmosfera green piacevole, che farà sentire accolti anche gli ospiti. Oppure potresti destinare quello spazio inutilizzato di una delle pareti della cucina, a stampe su tela dei momenti più gioiosi della tua famiglia. Potrai creare così, composizioni tra cornici e scatti fotografici in pendant con l’arredo.
Soggetti astratti e stampe funzionali
Un elemento curioso o inaspettato può attirare l’attenzione e aggiungere carattere ad un ambiente minimalista o giocato su toni neutri. Se ami i soggetti astratti, le forme colorate e le composizioni artistiche ed estrose, potrai stampare su tela e metterle in bella vista in camera da letto, ad esempio, conferendo uno stile elegante e raffinato alla parete su cui poggia la testiera che, molto spesso, risulta essere quella più scarna e disadorna.
In altre parole, stiamo suggerendo di ampliare le funzionalità degli spazi della casa attraverso l’utilizzo di quadri, stampe su tela e cornici da fotografia. Queste non hanno uno scopo funzionale vero e proprio, come potrebbe averlo un frigorifero o una mensola, ma nel loro piccolo, completano gli spazi e conciliano tra loro gli arredi, i colori ed i materiali.
Scegli ragionando in base agli elementi dominanti delle stanze
Per creare un risultato d’insieme davvero soddisfacente, converrà ragionare prima sui colori e su quali potrebbero intonarsi meglio con il resto della casa. In pratica, potrai giocare con i contrasti per gli ambienti monocromatici oppure attenuare i colori vivaci e accesi di una stanza, creando continuità e coerenza con un quadro sul quale è ritratto un soggetto armonico.
Infine, non dimenticare che stile d’arredo e colori delle pareti giocano sempre un ruolo prioritario nella scelta della stampa su tela da appendere. Il tuo obiettivo non dovrà essere per forza quello di creare il match perfetto, perché anche un ambiente troppo coordinato risulta poco accogliente. Piuttosto cerca di inquadrare il soggetto giusto, che renderà la stanza semplicemente perfetta.
miscelatore elettrico touch-free Intellimix di Ideal Standard
Approvato il decreto attuativo Bonus idrico 2021 per la sostituzione di rubinetti, miscelatori, docce e sanitari. Ecco come richiederlo.
Via libera definitivo al bonus idrico 2021. Infatti, il 23 ottobre scorso è stato pubblicato il Decreto del Ministero della transizione ecologica (MITE) del 27 settembre 2021, che spiega le modalità attuative. Scopri in questo articolo tutte le informazioni per accedere all’agevolazione e su quali prodotti orientarsi per sostituire i vecchi dispositivi con soluzioni a basso consumo che rientrano nel bonus.
Che cos’è il bonus idrico 2021
Il Bonus idrico è un’agevolazione, sotto forma di rimborso fino a 1.000 euro a favore delle persone fisiche, finalizzata al risparmio di risorse idriche per la sostituzione di rubinetti, miscelatori, doccee sanitari con soluzioni di ultima generazione che permettono un risparmio delle risorse idriche.
Chi sono i beneficiari
Possono beneficiare del bonus idrico le persone fisiche maggiorenni residenti in Italia, titolari del diritto di proprietà o di altro diritto reale, nonché di diritti personali di godimento già registrati alla data di presentazione della domanda, su edifici esistenti, su parti di edifici esistenti o su singole unità immobiliari, per interventi di:
“fornitura e posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri e relativi sistemi di scarico, compresi le opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti;
fornitura e installazione di rubinetti e miscelatori per bagno e cucina, compresi i dispositivi per il controllo di flusso di acqua con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto, e di soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto, compresi le eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti.” (Fonte: il Decreto del MITE del 27 settembre 2021).
vaso e bidet Acanto di Geberit
Quali prodotti rientrano nel Bonus Idrico 2021?
Il Bonus idrico riguarda interventi per la sostituzione di rubinetti, miscelatori, doccee sanitari con soluzioni di ultima generazione che permettono un risparmio delle risorse idriche:
vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri
rubinetti e miscelatori per bagno e cucina con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto
soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto.
La domanda può essere presentata per un solo immobile, per una sola volta e da un solo cointestatario/titolare di diritto reale o personale di godimento.
Il bonus idrico:
non costituisce reddito imponibile del beneficiario;
non rileva ai fini del computo del valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE);
è alternativo e non cumulabile, in relazione a medesime voci di spesa, con altre agevolazioni di natura fiscale relative alla fornitura, posa in opera e installazione dei medesimi beni.
soffione Apollo di antoniolupi
Come richiedere il Bonus Idrico 2021
I fondi stanziati sono di 20 milioni di euro per l’anno 2021 per coprire le spese effettivamente sostenute dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021. Secondo il decreto, “I bonus idrici sono emessi secondo l’ordine temporale di presentazione delle domande fino a esaurimento delle risorse disponibili”, per cui non c’è tempo da perdere!
Per fare richiesta, i beneficiari devono presentare domanda registrandosi alla “Piattaforma bonus idrico” accessibile, previa autenticazione, dal sito del Ministero della Transizione Ecologica (www.mite.gov.it). In questo momento la piattaforma non è ancora attiva, ma sarà disponibile “entro 60 giorni dalla data di registrazione del decreto ministeriale”, quindi entro il 26 novembre, ma potrebbe entrare in funzionamento anche prima.
Quali sono i dati richiesti?
In fase di registrazione, il beneficiario del Bonus Idrico dovrà indicare i seguenti dati:
nome, cognome, codice fiscale del beneficiario;
importo della spesa sostenuta, per cui si richiede il rimborso;
quantità del bene e specifiche della posa in opera o installazione;
specifiche tecniche, per ogni bene sostituito da apparecchi a limitazione di flusso d’acqua, oltre alla specifica della portata massima d’acqua (in l/min) del prodotto acquistato;
identificativo catastale dell’immobile (Comune, Sezione, Sezione Urbana, Foglio, Particella, Subalterno) per cui è stata presentata istanza di rimborso;
dichiarazione di non avere fruito di altre agevolazioni fiscali per la fornitura, posa in opera e installazione dei medesimi beni;
coordinate del conto corrente bancario/postale (Iban) del beneficiario su cui accreditare il rimborso;
indicazione del titolo giuridico per il quale si richiede il bonus (proprietario, cointestatario, locatario, usufruttuario ecc.);
attestazione del richiedente ove non proprietario o comproprietario degli estremi del contratto da cui trae titolo;
attestazione di avvenuta comunicazione al cointestatario/proprietario, identificato con nome, cognome e codice fiscale, della volontà di fruire del bonus.
Sarà, inoltre, necessario allegare la copia della fattura elettronicao del documento commercialein cui è riportato il codice fiscale del soggetto richiedente il credito, per cui sarà importante avere tutte le informazioni e documenti pronti per facilitare la richiesta del bonus idrico in quanto attivino il portale.
Il Natale per Society è un momento di condivisione e bellezza. La casa è il luogo emotivo per eccellenza. Dalla tavola ai regali di Natale, scopri le proposte più chic firmate Society Limonta.
La tavola di Natale
I pranzi e le cene delle feste di Natale brillano di un’atmosfera calda e vissuta con Brait, la tovaglia semitrasparente attraversata da fitte righe di fili sottili in lurex dorato.
tovaglia di Natale Brait Society Limonta
La ricerca sulla combinazione dei filati e la lavorazione del tessuto crea possibilità diverse per la tavola, anche nelle ricorrenze più importanti. Le tovaglie natalizie di Society Limonta sono un esercizio di stile che produce ogni anno pezzi unici di design tessile.
La tovaglia di Natale Brait sarà in vendita online da metà novembre 2021.
I regali di Natale
Per i regali di Natale si spazia dalla tavola, al letto, al bagno, senza dimenticare gli oggetti di design di Oltre Society: Bernardo, il servo muto, Isacco il cesto porta biancheria, le ceramiche Onda e Buto, Rosa Morada, Angela e Kenta e Rito, il tagliere portapane.
Ceramiche Oltre Society Design Collection
Disegnato da Chiara Mauri e Andrea Randazzo – Storie Design Studio per OLTRE Society Design Collection – Rito è un tagliere per il pane, ma anche una sacca per conservarlo e servirlo in tavola.
I materiali sono puri, naturali, senza tempo: all’estremità della base del tagliere in legno di noce canaletto si aggancia una sacca in puro lino froissé tinto in capo, che può essere rimossa e lavata facilmente.
accessori Society Limonta collezione FW 2021-2022
Infine, per chi desidera indossare lo stile di Society Limonta non mancano le comode e pratiche borse in cotone canvas, realizzate in diverse dimensioni e in una vasta palette cromatica. Tra gli accessori da regalare a Natale ci sono anche le sciarpe, realizzate in materiali nobili e naturali come la lana, la seta e cashmere o il lino.
Tutte le collezioni di accessori esaltano la ricerca tessile e cromatica, che accompagna i Society Limonta addict anche al di fuori delle mura domestiche.
Per acquistare i prodotti del brand basta visitare il loro shop online su www.societylimonta.com
Se cerchi una casa che ti rappresenti, significa che vuoi sentirti a tuo agio con l’arredamento e la decorazione d’interni. Una casa con oggetti unici che parli di te. Ci sono trucchi infallibili per raggiungere questo scopo.
Il nostro modo di vivere dice molto sulla nostro modo di essere, ma anche la nostra casa dovrebbe raccontarlo. La casa dovrebbe riflettere la nostra personalità. Quindi se stai arredando la tua prima casa o se hai deciso che è finalmente arrivato il momento di rinnovare perché non ti piace più dove vivi, segui i nostri consigli.
In un’economia governata da un sistema di grandi brand, le abitazioni tendono ad assomigliarsi tutte. Quando fai acquisti nelle catene di arredamento, il rischio che ritroverai gli stessi mobili ed articoli per la casa in molti appartamenti dei tuoi amici e parenti è piuttosto alto. Se ci rifletti bene, quello che vorresti per le tua casa è qualcosa che non sia venduto e replicato in serie in tutto il mondo.
Tutti gli ambienti che vediamo sulle riviste o sui cataloghi sembrano perfetti. Alcuni si adattano meglio ai nostri gusti e sono quelli che prendiamo come fonte d’ispirazione. Occorre, però, andare oltre: il passo successivo è renderli vivi, inserire i dettagli che renderanno unico il tuo spazio abitativo. Perchè tu sei una persona unica.
Lo puoi fare rivolgendoti al vintage, all’artigianato, alle cose che non si trovano nelle grandi catene, come sul sito Mooza, marketplace alternativo pensato per i brand indipendenti. Pezzi di design unici e oggettistica per la casa renderanno la tua abitazione differente da quella del tuo vicino. Puoi trovare qualcosa di diverso, lontano dalle produzioni industriali. Potrai finalmente esprimere te stessa con uno stile nuovo, non standardizzato, aggiungendo un tocco di autenticità alla tua casa.
Tutto può essere cambiato in una casa! Poco alla volta, con una ristrutturazione globale o semplicemente rinnovando alcuni mobili e oggetti. Solo allora ti sentirai bene a casa.
1. NON COMPRARE MOBILI ABBINATI
Sentirsi bene a casa, significa aumentare il benessere psicofisico. Ecco perché è così importante che tu ti senta a tuo agio con ciò che ti circonda. Per fare ciò, dimentica di acquistare tutti i mobili nello stesso negozio: rifuggi dalla stessa forma, stessa finitura o stesso materiale. Una casa si arreda a poco a poco. Il più delle volte, anche un solo mobile di carattere in un ambiente può fare la differenza. Prendi un tavolino dal design unico, una credenza vintage, dei cuscini handmade ecc.
2. USA IL COLORE CON SAGGEZZA
Il colore è un semplice trucco per far parlare di te la tua dimora. Puoi personalizzare la tua casa sia dando un tocco di colore alle pareti che agli accessori. I colori che hai scelto e come li disponi potranno rivelare molto di te.
3. MOSTRA LE TUE COLLEZIONI
Se collezioni ciotole o piatti in ceramica decorati a mano, è ragionevole che siano mostrati a chi entra nella tua casa. Esibisci gli oggetti che ami di più, posizionali a gruppi su ripiani o vetrine. Daranno molta personalità e calore alla tua casa.
4. METTI DA PARTE LE TENDENZE
Scegli sempre mobili ed oggetti che ti fanno stare bene. Non rischiare di mettere in casa mobili scuri di tendenza, se hai sempre preferito i mobili in legno chiaro dal design senza tempo. Le mode sono passeggere. Ciò che è in forte tendenza oggi, il prossimo anno potrebbe essere totalmente sorpassato. Quindi, pensa attentamente a ciò che scegli prima di acquistare e lasciati guidare dalle tue preferenze e non solo da ciò che è di moda.
5. MOBILI ANTICHI RECUPERATI
È un altro dei modi che renderanno una casa un luogo molto accogliente e personale. Recuperare o restaurare un mobile con un significato sentimentale, che porta con sé una storia legata al nostro passato, è la cosa giusta da fare. Quella vecchia porta, il tavolo della nonna, il cassettone della casa di campagna, basta solo uno di questi oggetti a rendere più accogliente un ambiente.
6. IL POTERE DI UNA LAMPADA
Una bella lampada da tavolo crea atmosfera e porta un valore aggiunto all’illuminazione, che non si può affidare soltanto alle luci a soffitto. La lampada, oltre all’aspetto funzionale, è essa stessa un oggetto decorativo di grande valore. Dove la posizioni si distingue e la scelta del suo design può parlare di te.
7. QUADRI E STAMPE
I quadri sono sempre un elemento di stile nei progetti di interior design, soprattutto se integrano la palette cromatica della casa. Meglio se sono pezzi unici o a tiratura limitata, che rispecchiano l’identità di chi li acquista.
8. LASCIA CHE LE PIANTE ENTRINO IN CASA
Le piante sono una risorsa decorativa, che non andrebbe mai trascurata per dare un tocco di freschezza e personalità. Crea un angolo con graziose piante in vaso, a diverse altezze o decidi di aggiungere qualche vaso su una mensola o appeso al soffitto. I vasi stessi sono oggetti dal significativo valore estetico.
9. PENSA AD UNA CASA CHE SI POSSA TRASFORMARE
Non ci sentiamo sempre uguali nel corso degli anni, perché con il passare del tempo cambiamo e anche i nostri gusti cambiano. Quindi cerca di creare una casa che possa essere trasformata con poco sforzo. Se non ti sentirai più a tuo agio con qualcosa, potrai sostituirlo senza stravolgere tutta la casa. Affinché la casa possa adattarsi meglio ai cambiamenti, è meglio scegliere una base neutra, design senza tempo, materiali non soggetti alle mode.
Un nuovo progetto d’arredo ha catapultato gli Interior Designer di diotti.com nel continente africano, in Togo, per arredare la zona giorno di un’esclusiva e lussuosa residenza privata.
Una missione difficile ma non impossibile, messa alla prova da centinaia di chilometri di distanza ma affrontata nel migliore dei modi dall’arredatore Coco, che ha seguito passo dopo passo l’evoluzione del progetto offrendo in cambio assistenza, consigli, idee e suggerimenti per rendere unico l’ambiente.
L’arredamento della zona giorno
La zona giorno corrisponde ad un ampio e luminoso open space, un ambiente unico in cui si individuano due aree funzionali:
un’area conversazione, dove è stato allestito un elegante salotto completo di divani e tavolini
una zona pranzo con tavolo e sedie, da usare all’occorrenza anche come spazio di lavoro per riunioni o incontri professionali
Comunicanti tra loro, le due zone non sono separate né da pareti né da muri portanti, una scelta architettonica ben precisa spinta dalla volontà di sfruttare al massimo la luce naturale che penetra dalle grandi vetrate.
Benché ogni area sia ben caratterizzata e facilmente individuabile, è stato proposto alla committenza di separare salotto e zona pranzo con l’ausilio di un arredo divisorio.
Per questo è stato scelto un tavolo consolle dal design ultra moderno, la cui base scultorea in lamiera di metallo modellata crea una gradevole alternanza di pieni e vuoti con l’imponente piano in legno impiallacciato.
Accanto all’indiscusso valore estetico, la soluzione d’arredo ha anche un risvolto funzionale: il top della consolle potrà essere decorato con vasi alti, piante e suppellettili che contribuiranno a schermare in parte la vista.
Il salotto è il punto focale dell’intero open space. Luogo d’affezione per i committenti, diventa uno spazio domestico di rappresentanza quando si tratta di ospitare amici e accogliere invitati – ragione sufficiente per dedicargli una cura particolare in fase di progettazione.
In accordo con la committenza, si è deciso di concentrare gli arredi più importanti a centro stanza, dove lo spazio generoso avrebbe consentito l’installazione di un salotto con divano e poltrone oppure, come è stato realizzato, di una coppia di divani posizionati frontalmente.
L’assetto degli arredi segue un’organizzazione simmetrica e speculare: i divani lineari sono disposti frontalmente, separati da un set di tavolini sovrapponibili collocati proprio nel cuore dell’area convesazione.
Alla coppia di tavoli bassi si aggiunge una seconda composizione, questa volta costituita da una serie di tre tavolini alti incastrabili l’uno sotto l’altro in un’ottica salvaspazio. Perfetti se usati insieme, possono essere separati e collocati a lato di ciascun divano, come visibile nella fotografia scattata dalla committente.
[Nella foto: divano beige Jude – divano verde Cave – tris di tavolini Kitano]
Sala da pranzo con tavolo per 10 persone
Luminosa quanto il salotto, la sala da pranzo è stata concepita come un ambiente versatile e mutevole, da adattare ai momenti della giornata e alle abitudini dei proprietari. Si è dunque deciso di occupare il centro della stanza con un grande tavolo con piano di 300 cm, un complemento capace di ospitare fino a 10 persone in occasione di cene conviviali o incontri di lavoro.
La compattezza del top, scelto in legno massello di noce, è bilanciata dalla luminosità delle finiture metalliche che personalizzano la struttura del tavolo e le gambe delle sedie rivestite in pregiata pelle chiara.
Accanto al tavolo fa capolino una credenza laccata a 4 ante, selezionata sia per l’unicità della forma ottagonale che per l’originalità del piano riflettente. La parete vuota è stata decorata con tre specchi rotondi con cornice metallica abbinata alla laccatura del mobile buffet per restituire un effetto di armonia cromatica ed eleganza estetica.
Trattandosi però di uno spazio più piccolo, l’idea di inserire un secondo divano è stata successivamente accantonata per favorire l’inserimento di una confortevole poltrona a pozzetto.
Merita una menzione speciale l’originale angolo lettura allestito vicino alle vetrate. Ricavato in un’area di passaggio apparentemente problematica – vista la presenza di grandi vetri affacciati sul giardino interno – è invece risultato vincente per trasformare uno spazio inutilizzato in una piccola alcova dedicata allo svago.
Ispirati da un progetto così esclusivo non potevamo esimerci dal comporre la nostra personale proposta d’arredo! Partendo dagli elementi cardine del progetto – i divani lineari – abbiamo scelto di sperimentare con gli accessori e le finiture per dar vita ad abbinamenti evergreen, accostamenti sempre attuali e, perché no, idee e suggestioni a cui ispirarsi.
Gli arredi e gli accessori
Divano sollevato da terra Jude
Essenziale nella forma, quasi minimalista, Jude è il divano componibile su piedini scelto per arredare il salotto di rappresentanza.
Moderno nel design e compatto nelle dimensioni, è stato proposto nel modello con profondità ridotta – una scelta funzionale ed estetica che consente sia di mantenere una postura composta che di liberare spazio per favorire il passaggio. La rigorosità delle forme geometriche è ingentilita dalla bombatura dei braccioli, proiettata verso le sedute per rispettare la filosofia salvaspazio della struttura.
Quest’ultima è completamente rivestita e rifinita anche nelle parti meno visibili: ne sono la prova gli schienali rigidi, nascosti da grandi cuscini in appoggio. Elemento degno di nota, l’alto piede a staffa finisce per slanciare il profilo del divano e restituire una sensazione di sospensione e leggerezza.
È proposto in abbinamento a Cave, un divano di design comodo ed accogliente caratterizzato dall’imbottitura in piuma e dai braccioli bassi che sembrano emergere dalla seduta. La scelta è stata determinata dalla silhouette geometrica della struttura, anche in questo caso alleggerita da piedi alti metallici.
Tavolino in legno spazzolato Sinai
Abbiamo pensato di valorizzare lo spazio davanti ai divani con un tavolino da salotto in legno e acciaio, un prodotto artigianale che fa della commistione di materiali e di lavorazioni il suo pezzo forte.
Il top è una vera e propria opera d’arte d’ebanisteria, forte di un bordo in massello di noce rifinito a mano che rende ogni esemplare diverso dall’altro. Il profilo rialzato circonda una lastra in Canaletto altamente decorativa, valorizzata dlla particolare lavorazione a effetto spatolato.
Realizzata in acciaio goffrato, la base del tavolino è costituita da una struttura minimalista ed eterea in grande contrasto con la pienezza e la matericità del piano in legno.
Tappeto effetto anticato Malizia
Restiamo nel centro della stanza: abbiamo delimitato in maniera netta lo spazio tra i due divani scegliendo un grande tappeto dall’aspetto vintage. La fantasia del vello, a metà strada tra un motivo floreale e un pattern geometrico, sembra svanire sotto l’effetto anticato del filato, un elemento di rottura con l’estrema modernità dell’abitazione.
Alle ragioni estetiche che hanno indirizzato la nostra scelta se ne aggiunge una di natura funzionale. Il tappeto è interamente realizzato in viscosa, fibra di origine naturale (ma trattata artificialmente) nota per la sua resistenza, un fattore da considerare se si prevede di posizionare il tappeto in un’area di grande passaggio.
Il primo motivo? Il loro design, ricercato ma discreto, capace tuttavia di esaltare l’effetto marmoreo della ceramica effetto alabastro abbinandolo ad una base dal disegno decisamente attuale.
Il secondo motivo? Le dimensioni salvaspazio, che permettono sia di posizionare i singoli tavolini lateralmente a divano o poltrona, sia di creare composizioni funzionali adatte a salotti piccoli.
Cuscini fantasia per divano Jolly
Pochi ma selezionati accessori completano una moodboard ricca di suggestioni (e suggerimenti) d’arredo. Il gran finale spetta alla collezione Jolly, una gamma di cuscini e cuscinetti per divano, letto o divano letto personalizzabili per forme, dimensioni, rivestimento, fantasia e colore.
Nel rispetto della massima less in more, abbiamo comunque osato con fodere rigate e a microfantasia avendo cura di controbilanciare l’impatto decorativo dei motivi geometrici con colori neutri, naturali, tenui.
Devi ristrutturare casa…ma sai se per la tua ristrutturazione c’è bisogno di fare una pratica edilizia? E sai qual è?
Queste sono le prime domande che si fanno i proprietari di casa quando cominciano a pensare alla loro ristrutturazione…e se ci stai passando anche tu sai che la risposta è meno banale di quello che sembra.
Il modo corretto per ottenere una risposta certa sarebbe contattare un tecnico competente. Ma questo presuppone una consulenza…e mi rendo conto che il momento in cui nasce questa domanda spesso avviene molto prima di avere bisogno di una consulenza e di una progettazione.
Per aiutarti ho creato uno strumento che, in base ai lavori hai intenzione di fare, ti aiuta ad individuare il giusto procedimento edilizio (o la necessità di non farlo): l’ho chiamato glossario della ristrutturazione.
In questo articolo ti spiego dove lo trovi (gratis) e come usarlo.
Ti avverto: questo sarà un articolo lungo e impegnativo. Perché servono delle spiegazioni dettagliate per non fraintendere e sbagliare l’uso del glossario.
Ma prima di spendere qualsiasi parola ci tengo a fare una premessa: lo so che il mio blog è letto da molti colleghi e già sento il mormorio di:
“eh…mò guarda questo str***zo che fa credere alla gente di essere in grado di individuare il corretto procedimento edilizio…e poi quelli si credono tecnici e pensano che noi siamo utili solo per chiedere il consiglio sull’arredo…”
Niente di tutto ciò. Non è questo il mio scopo e te lo scrivo in grassetto:
individuare il corretto processo edilizio spesso è un gioco ad incastri che richiede competenze e una certa esperienza. Tutte cose che tu non hai. In qualsiasi ristrutturazione il tecnico è indispensabile e sarà lui a dare la sentenza definitiva sul procedimento edilizio da fare (e su tutte le pratiche a latere).
Quindi nessuna banalizzazione. Quello che trovi qui è uno strumento che ti vuole dare una mano a fare un po’ di chiarezza su questi temi. Ma è indicativo e non definitivo.
Il vero motivo per cui ho deciso di creare il glossario della ristrutturazione è la mia presenza sui social…
Lasciami spiegare.
Sono dentro una miriade di gruppi Facebook dedicati alla ristrutturazione e mi capita spesso di leggere richieste di questo tipo:
“ma se cambio gli infissi devo fare una pratica edilizia?”
“ma per rifare l’impianto elettrico è necessaria una pratica edilizia?”
“sto spostando un muretto, mettendo dei controsoffitti e aggiungendo dei faretti…il geometra mi ha detto che non serve una pratica edilizia…è vero?”
Sono domande legittime e riguardano cose di cui un proprietario di casa non può avere esperienza. E non può nemmeno sapere dove trovare le risposte a queste domande (per la cronaca: nelle leggi…con letture incrociate delle stesse).
Non mi esprimo sul fatto che un gruppo Facebook sia il posto giusto o meno per fare queste domande, ma il problema sono le risposte che vengono date a queste domande: chi lo fa è per lo più un perfetto incompetente (cioè una persona che deve ristrutturare…), fornisce quasi sempre informazioni sbagliate e senza nessuna logica.
Io ho scelto ormai da qualche anno di non invischiarmi nelle discussioni di questi gruppi…non perché sono snob ma perché quelle poche volte che l’ho fatto il parere (sbagliato) della siùra Maria è stato considerato più valido del mio…onestamente va bene umiliarsi ma a tutto c’è un limite.
E come me ha fatto la maggior parte dei colleghi.
In compenso mi è chiaro che si tratti di domande a cui chi sta per affrontare una ristrutturazione vorrebbe trovare una risposta, possibilmente semplice.
Posto che una risposta semplice non esiste, puoi comunque ottenere una risposta.
Quindi: l’obiettivo di questo articolo non è sostituire il tecnico, ma è darti uno strumento che ti aiuti ad individuare il corretto procedimento edilizio per la tua ristrutturazione.
Nel glossario quindi proverò a darti una panoramica completa dei lavori che è possibile fare in una ristrutturazione e indicarti in modo preciso se è necessario o meno fare una pratica edilizia (e quale deve essere).
Finora non l’ha mai fatto nessuno e non esistono riferimenti completi nemmeno a livello normativo. Quindi ho navigato un po’ alla cieca.
Esiste un unico documento ufficiale che si chiama “glossario dell’edilizia libera”, pubblicato nel 2018, e che riporta un elenco delle opere che possono essere fatte senza nessun procedimento edilizio.
Si tratta di un documento che è stato fondamentale per scrivere il mio glossario della ristrutturazione. Documento che però è incompleto (parla solo dei lavori liberi e non di quelli per cui serve una pratica edilizia) e non molto chiaro. Soprattutto se deve consultarlo un proprietario di casa che non ha mai parlato “ristrutturazionese”.
Finora ho dato per scontato che tu sappia cosa sia un glossario…ma è così? Immagino di sì, ma per evitare di cadere in fraintendimenti leggiamo la definizione che ne dà la Treccani:
Raccolta di vocaboli, per lo più antiquati o rari, o comunque bisognosi di spiegazione, registrati in genere in ordine alfabetico e seguiti dalla dichiarazione del significato o da altre osservazioni
Quindi il glossario che trovi alla fine dell’articolo sarà una tabella contenente un elenco di cose con una spiegazione a lato.
Fatta questa premessa lo so che non vedi l’ora di leggere il glossario e sapere se:
Per rifare i pavimenti serve o no una pratica edilizia
Per rifare il bagno serve o no una pratica edilizia
Per rifare il riscaldamento serve o no una pratica edilizia
…..
Ma l’edilizia è complessa…e la parte burocratica dell’edilizia lo è all’ennesima potenza.
Ci sono molti tecnici che non ci hanno capito ancora nulla (ti confesso che non di rado io mi sento uno di questi…). Figurati se posso mai spiattellarti l’elenco dei lavori con il relativo regime senza fornirti le necessarie spiegazioni.
Quindi spiegarti la burocrazia edilzia in Italia è quello che farò in tutta la prima parte dell’articolo.
Che ti avverto sarà lunga e densa di concetti non banali per chi è fuori dal settore. Ma essenziali per capire come utilizzare il glossario.
(E magari ti sarà anche utile per comprendere come la domanda che fai distrattamente ad un tecnico, “ma che pratica edilizia mi serve per casa mia?”, pretendendo una risposta su due piedi e gratis, è qualcosa per cui rispondere c’è voluto studio e fatica…non sono “domandine” ma “consulenze”)
Detto ciò: puoi fregartene e andare direttamente al paragrafo con il glossario dei lavori (è l’ultimo dell’articolo)…e non capirci nulla; oppure ti leggi prima tutto l’articolo e capisci come funziona la burocrazia edilizia in Italia.
Prometto che parlerò semplice e stringato, per quanto possibile. Ma leggilo, sennò potresti sbagliare ad usare il glossario.
COME FUNZIONA L’EDILIZIA (BUROCRATICA) IN ITALIA
Prima di partire con il racconto della burocrazia in Italia due premesse tecniche.
Prima premessa: in Italia Regioni e Comuni hanno la possibilità di legiferare in materia edilizia.
Questa non è una buona notizia per te, ma nemmeno per me che mi sono avventurato in questo articolo.
Perché significa che una cosa valida a Milano non è detto che sia valida a Caltanisetta.
Questo vuol dire che ognuno fa un po’ quello che gli pare?
Per fortuna no.
Il tutto funziona più o meno così: a livello nazionale ci sono delle leggi che disciplinano la materia edilizia. Le Regioni hanno la facoltà di legiferare in materia edilizia, ma non possono promulgare leggi che siano meno restrittive di quelle nazionali.
Cioè se la legge nazionale dice che per costruire una casa devi ottenere un Permesso di Costruire, non è che può arrivare la regione Veneto e dire “Qui da noi si costruisce senza nessuna pratica edilizia”.
La Regione può dare dei confini più chiari a quanto prevede la legge nazionale, ma mai contraddirla e mai fare previsioni più “larghe”. (Fanno parzialmente eccezione le Regioni a statuto speciale che hanno maggiori libertà)
Lo stesso vale per tutti i vari regolamenti edilizi comunali.
Ti faccio un esempio scollegato dai temi di questo articolo ma sempre legato alla casa. Parliamo di bagni. C’è una legge nazionale (decreto sanità del 1975) che per i bagni non prescrive la necessità di avere illuminazione naturale (cioè una finestra). L’importante è che ci sia almeno una ventilazione forzata (cioè una ventola collegata all’esterno).
Molti regolamenti edilizi comunali (quasi tutti) prescrivono che in almeno un bagno dell’alloggio ci sia illuminazione e ventilazione naturale (quindi finestra apribile). Alcuni addirittura prescrivono la finestra per tutti i bagni.
Questo è un classico esempio di legiferazione locale differente da quella nazionale. Ed è più restrittiva (cioè inserisce un requisito più restrittivo) oltre che totalmente legittima.
Noi non parleremo di queste cose nell’articolo che stai leggendo (si chiamano requisiti igienico-sanitari) perché non determinano direttamente la necessità di fare una pratica edilizia o meno.
Ad ogni modo, siccome non possiamo andarci a vedere gli oltre ottomila casi di tutti i Comuni italiani, in questo articolo daremo delle indicazioni generali valide a livello nazionale. Le più importanti possiamo considerarle valide per tutto il territorio, però una verifica locale sarebbe sempre opportuna.(toh…serve un tecnico)
Seconda premessa: la burocrazia edilizia non è un mondo autonomo e a sé stante.
Non te lo devo certo dire io che siamo il paese dei vincoli. E naturalmente questi vincoli in qualche modo hanno a che fare anche con le ristrutturazioni.
Edifici storici (vincolati), edifici in zona paesaggistica (vincolati), edifici in zone a rischio (vincolati), etc.
E poi ci sono i piani regolatori a porre ulteriori limiti: non è che puoi ampliarti casa come ti pare e piace. Se il piano regolatore te lo consente lo fai (seguendo le giuste procedure edilizie), altrimenti niente.
E se per caso puoi fare un ampliamento ma ricadi in zona paesaggistica non ti basterà ottenere l’autorizzazione dal Comune ma dovrai ottenere una specifica autorizzazione paesaggistica (a parte).
E tra l’altro, giusto per non farci mancare nulla, dover richiedere l’autorizzazione paesaggistica potrebbe far mutare anche la pratica edilizia di base…
Lo so che è complicato, e non devi certo essere esperto in queste cose, però meglio averne un po’ di consapevolezza.
Ad ogni modo questi vincoli raramente influiscono sulla possibilità di fare lavori di ristrutturazione interni. Però, quando te li ritrovi tra i piedi, comportano la necessità di fare procedimenti paralleli a quelli edilizi. Anzi: ci possono essere dei casi in cui non è necessario alcun procedimento edilizio ma può essere necessario uno di questi procedimenti paralleli.
In linea generale i “procedimenti paralleli” più comuni nelle ristrutturazioni sono:
Energetici (frequenti)
Strutturali (rari)
Paesaggistici (rari)
Occhio ad una cosa: se non fai uno di questi procedimenti paralleli ed era obbligatorio, il procedimento edilizio principale perde qualsiasi valore e i lavori sono considerati “abusivi”.
Dopo averti spaventato a dovere facciamo un passo in più per capire come si determina la necessità o meno di una pratica edilizia e quale sia tale pratica edilizia.
Lavori-parametri urbanistici-categorie di intervento-pratiche edilizie: la giostra della burocrazia italiana
In questo paragrafo vediamo come ragiona la legge: cioè cercherò di farti capire qual è il processo per determinare la necessità o meno di fare una pratica edilizia e quale sia tale pratica. Forse banalizzeremo alcuni concetti ma a meno che tu non voglia rubarmi il lavoro penso che sia sufficiente quello che diremo.
Il tutto è essenziale per utilizzare correttamente il glossario della ristrutturazione che trovi in fondo all’articolo.
Tutto parte da due elementi: i parametri urbanistici che vengono modificati dall’intervento che vuoi fare (se vengono modificati) sommati agli interventi-base che hai previsto. Se tutto ciò ancora non ti dice nulla non preoccuparti, tra poco approfondiremo questi due punti. Per ora continuiamo col discorso.
La somma di questi due fattori determina l’assegnazione dell’intervento che vuoi fare (la tua ristrutturazione, o la costruzione di una casa, o un ampliamento…) ad una delle “categorie di intervento” definite dal Testo Unico dell’Ediliza (d.pr. 380/2001).
In base alla categoria di intervento definiamo il regime edilizio, cioè la pratica edilizia da fare (o da non fare…).
Questo processo vale per tutti gli interventi edilizi: dalla ristrutturazione alla costruzione di una nuova casa.
Quindi abbiamo quattro elementi del processo. Ora analizziamoli partendo dal primo.
I parametri urbanistici
Per un non addetto ai lavori questo forse è il concetto più tosto da comprendere di tutto l’articolo.
Tra l’altro un collega che leggesse quello che sto per scriverti potrebbe tirarmi un mezzo sputo in faccia, perché faremo molte semplificazioni. I veri parametri urbanistici in realtà sono differenti, ben più complessi, e sono quelli su cui si costruiscono i piani regolatori delle città.
Ma per il nostro scopo va più che bene la semplificazione.
Ad ogni modo voglio tranquillizzarti prima di spiegarti cosa sono: nella maggior parte delle ristrutturazioni non modifichi nessun parametro urbanistico, quindi anche se non cogli tutto quello che diremo va bene lo stesso.
Partiamo dall’elenco dei parametri urbanistici che ci interessano ai fini della determinazione della categoria di intervento:
Accorpamento di unità immobiliari
Frazionamento di unità immobiliari
Demolizione e ricostruzione di edifici
Ampliamento di edifici
Costruzione di nuovi edifici o strutture
Cambio di destinazione d’uso
Lo so che all’apparenza possono sembrare dei normali lavori, ma non è così.
Per capire bene il concetto prendiamo ad esempio la costruzione di un nuovo edificio. Lo so che non c’entra niente con una ristrutturazione, ma è l’esempio più chiaro che posso farti…se volessi spiegarti uno per uno i punti qui sopra non basterebbe un libro e probabilmente non ci capiresti molto. Quindi facciamo questo esempio.
Se costruisci un nuovo edificio significa che su un terreno dove prima non c’era nulla verrà realizzata una casa. Questa casa comporterà che lì ci andranno ad abitare delle persone che prima non c’erano. Queste persone comporteranno più macchine per strada, maggiore necessità di servizi (scuole, uffici pubblici, etc.), maggior utilizzo degli impianti “comunali” (fogne, acquedotto, elettricità).
Questi sono tutti parametri urbanistici che vengono considerati nei piani regolatori. E le amministrazioni vogliono essere informate se vengono modificati, perché servono per monitorare/aggiornare/modificare/implementare i piani regolatori.
Ecco perché per fare modifiche di questo tipo sono richieste pratiche edilizie: sostanzialmente servono per tenere sotto controllo lo sviluppo della città (non solo per questo eh…ma qui semplifichiamo).
Naturalmente non tutte le modifiche hanno lo stesso impatto…infatti vedremo come per alcune di queste variazioni siano sufficienti pratiche edilizie molto semplici, mentre per altre ben più complesse.
Tra l’altro molte non hanno proprio a che fare con la ristrutturazione…quindi non ti interesseranno proprio.
Sperando di aver chiarito almeno in via generale questo aspetto passiamo oltre.
Gli interventi-base
Questo è il secondo fattore che, sommato alla modifica dei parametri urbanistici, determina l’assegnazione di un intervento edilizio ad una categoria di intervento.
Cosa intendiamo per interventi-base?
Partiamo dal dire che stiamo parlando sostanzialmente di interventi edili e impiantistici.
Per definire gli interventi-base devi immaginare di scomporre la tua ristrutturazione nella parte più piccola che abbia una sua autonomia: pitturare le pareti, aggiungere una presa, spostare una o più pareti, sostituire gli infissi.
Ad esempio nel caso di sostituzione dell’impianto elettrico devi intendere tutto l’impianto compreso di opere accessorie (tracce nei muri, chiusura delle tracce, pitturazioni…).
Invece non va bene intendere come un unico lavoro la “ristrutturazione complessiva della casa”, che è composta da più interventi.
Come vedi stiamo parlando di intervento-base come combinazione di un pezzo di casa (p.e. impianto elettrico) abbinato ad un’azione (p.e. sostituzione).
Questa azione è quella che determina l’assegnazione della categoria di intervento. Sostanzialmente sono i lavori che è possibile fare.
Nel paragrafo dedicato al glossario ti spiegherò come esistano nove possibili lavori che è possibile eseguire. Non approfondiamo ulteriormente il concetto qui.
A questo punto possiamo passare all’aspetto più importante: cosa sono le categorie di intervento e come si fa ad abbinarle ai lavori.
Le Categorie di intervento
Una volta definite le eventuali modifiche urbanistiche e gli interventi-base da eseguire, bisogna assegnarli ad una delle categorie di intervento definite dal Testo Unico dell’Edilizia (d.pr. 380/2001).
La legge di riferimento (d.pr. 380/2001) individua 6 categorie di intervento all’interno delle quali rientrano tutte le opere edilizie ed urbanistiche:
Manutenzione ordinaria
Manutenzione straordinaria
Restauro e risanamento conservativo
Ristrutturazione edilizia
Nuova costruzione
Ristrutturazione urbanistica
Per ognuna viene fornita una descrizione sommaria. Ad esempio quella di manutenzione ordinaria è questa:
«a) “interventi di manutenzione ordinaria”, gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti»
Come vedi in fondo è semplice (sebbene non sia banale). Ma man mano che saliamo di categoria di intervento le cose si complicano. Leggi ad esempio la definizione della categoria successiva, la manutenzione straordinaria:
«b) “interventi di manutenzione straordinaria”, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono comprese anche le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio ovvero per l’accesso allo stesso, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, purché l’intervento risulti conforme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;»
Le cose cominciano ad essere un po’ più complicate non è vero?
Qui ad esempio sono stati introdotti due dei parametri urbanistici di cui abbiamo parlato sopra: accorpamento e frazionamento di unità immobiliari.
Questo banalmente significa che se stai unendo due appartamenti parti direttamente dalla manutenzione straordinaria. Anche se ipoteticamente non dovessi eseguire nessuna opera edilizia.
In sostanza man mano che si sale di categoria di intervento si tratta di lavori sempre più incisivi e in cui le modifiche urbanistiche sono sempre più significative.
Solo tra “manutenzione straordinaria” e “restauro e risanamento conservativo” non c’è sostanzialmente differenza a livello di opere…sono due categorie differenziate perché il restauro e risanamento conservativo è destinata agli edifici vincolati, mentre la manutenzione straordianria è per gli edifici generici.
Ma non è ancora finita. perché in realtà alcune categorie di intervento sono state “splittate” in sotto-categorieper assegnarci in modo più preciso il relativo procedimento edilizio. Così all’atto pratico abbiamo queste categorie di intervento:
A. Manutenzione ordinaria
B1. Manutenzione straordinaria “leggera”
B2. Manutenzione straordinaria “pesante”
C1. Restauro e risanamento conservativo “leggero”
C2. Restauro e risanamento conservativo “pesante”
D1. Ristrutturazione edilizia “leggera”
D2. Ristrutturazione edilizia “pesante”
E. Nuova costruzione
F. Ristrutturazione urbanistica
Come vedi le categorie B, C e D sono state divise in due, “leggera” e “pesante”.
Per le categorie B e C la differenza tra “leggera” e “pesante” è la presenza o meno di lavori strutturali (leggera no, pesante sì).
La categoria D in genere è dedicata ad opere maggiormente significative da eseguire su edifici esistenti. PincipalmentedDemolizione e ricostruzione o cambio di destinazione d’uso. Essenzialmente si parla di ristrutturazione edilizia “pesante” quando si fa una demolizione e ricostruzione con variazione volumetrica.
Lo so che non sono concetti banali e che buttati così potrebbero non essere chiari…ma ti ricordo che qui non stiamo facendo un trattato di normativa edilizia.
Gerarchizzazione degli interventi
Adesso introduciamo un concetto abbastanza semplice da capire ma molto importante ai fini dell’assegnazione di un intervento edilizio alla corretta categoria di intervento: cioè la gerarchizzazione.
Ci sono alcune modifiche che hanno la precedenza su altre per la definizione della categoria di intervento.
La principale è che la modifica dei parametri urbanistici ha la precedenza sugli interventi-base.
Ma quella dei parametri urbanstici non è l’unica gerarchizzazione ai fini dell’individuazione della categoria di intervento. Vediamole tutte:
La modifica di un parametro urbanistico superiore assorbe gli inferiori
la modifica dei parametri urbanistici ha la precedenza sui lavori
un lavoro appartenente ad una categoria di intervento superiore assorbe tutti gli altri
Cioè:
se fai un cambio di destinazione d’uso da magazzino a casa (cat. D ristrutturazione edilizia) con contestuale ristrutturazione interna (cat. B manutenzione straordinaria), la categoria di intervento dei lavori è determinato dal cambio di destinazione d’uso;
se fai un ampliamento (E. nuova costruzione) tutti i lavori correlati all’ampliamento rientrano nella categoria di intervento della nuova costruzione, anche quelli che normalmente potrebbero essere di manutenzione ordinaria come la pitturazione delle pareti;
se fai un lavoro che rientra nella categoria di intervento della manutenzione straordinaria, come ad esempio costruire un nuovo muro in una casa (esistente), anche tutti gli altri lavori sono assorbiti in quella categoria di intervento (come la pitturazione di cui sopra…)
Quindi, riassumendo tutto quello che abbiamo detto finora:
Parametri urbanistici + interventi-base = categoria di intervento
Mi hai seguito finora?
Lo so che non è semplice ma ci siamo quasi.
Prima di fare l’ultimo passaggio, cioè come abbinare la categoria di intervento alla pratica edilizia, voglio chiarire un’ultima cosa: mica è detto che la categoria di intervento che hai individuato sia applicabile.
Cioè: un ampliamento (categoria E. nuova costruzione) in centro città magari non è possibile farlo.
Per capirlo c’è bisogno di leggersi il piano regolatore. Lì trovi, o tra le tavole o tra le norme, quali categorie di intervento sono ammesse per ogni zona della città.
In linea di principio dalla A alla C sono sempre ammesse…quelle successive invece…
Il regime edilizio
Eccoci all’ultima parte di questo viaggio nella burocrazia edilizia italica: in base alla categoria di intervento determini se i lavori rientrano o meno in un regime autorizzativo e in base a quali lavori devi fare determini quale sia il regime autorizzativo corretto.
Provo a spiegarmi: un intervento di manutenzione ordinaria non rientra in nessun regime autorizzativo, sono definite opere di edilizia libera.
Invece un intervento di demolizione e ricostruzione rientra in un regime autorizzativo il cui procedimento edilizio può essere di SCIA o Permesso di Costruire.
Comunque cerchiamo di non farla troppo complessa e associamo ad ogni categoria di intervento la sua pratica edilizia:
A. Manutenzione ordinaria: no pratica edilizia
B1. Manutenzione straordinaria “leggera”: CILA
B2. Manutenzione straordinaria “pesante”: SCIA
C1. Restauro e risanamento conservativo “leggero”: CILA
C2. Restauro e risanamento conservativo “pesante”: SCIA
D1. Ristrutturazione edilizia “leggera”: SCIA
D2. Ristrutturazione edilizia “pesante”: Permesso di Costruire
E. Nuova costruzione: Permesso di Costruire
F. Ristrutturazione urbanistica: PUA
Questo vale in linea di principio, poi ci possono essere piccole varianti procedurali in relazione a casi particolari. Ma è inutile qui entrare troppo nel dettaglio.
Bòn, basta. Siamo arrivati alla fine di questo lungo e tosto paragrafo. Ho detto pure troppo e non voglio spendere nessun’altra parola su come individuare il corretto procedimento edilizio.
Anche perché l’articolo è ancora lungo.
In fondo tutto questo è demandato al glossario della ristrutturazione e questo paragrafo era solo per farti capire come funziona la legge in Italia.
Quindi il procedimento logico con cui la legge determina il procedimento edilizio di un intervento edilizio è il seguente:
Parametri urbanistici + lavori previsti ➔ categoria di intervento ➔ regime edilizio
Possiamo passare alla parte principale dell’articolo.
IL GLOSSARIO DELLA RISTRUTTURAZIONE
Pensi che in questo paragrafo ti darò il glossario e basta?
Mi spiace…ma devo spiegarti com’è strutturato e come utilizzarlo. Anche perché come ti sarai accorto tutti i concetti espressi finora sono teorici. A noi serve la pratica.
Quindi preparati ad un altro paragrafo tosto.
Per farlo partiamo dallo scopo del glossario della ristrutturazione: farti capire velocemente se devi o meno fare una pratica edilizia per la tua ristrutturazione e quale sia tale pratica.
Questa volta non ho creato uno strumento automatico come ho fatto con il simulatore dei costi dell’impianto elettrico (se vuoi sapere cos’è te lo spiego in questo articolo), che trovi in regalo nell’area riservata del sito (come accedervi te lo spiego alla fine), o il simulatore del budget che trovi tra i bonus del manuale “Ristruttura la tua casa in 7 passi”.
Quindi dovrai fare alcuni ragionamenti da solo.
In ogni caso sono semplici e seguono il flusso che abbiamo appena visto:
Parametri urbanistici + lavori previsti ➔ categoria di intervento ➔ regime edilizio
Naturalmente, e te lo sottolineo nuovamente, tutto ti serve per fare una prima valutazione in autonomia. Poi è indispensabile avere a che fare con un tecnico (competente).
Partiamo.
Dò per scontato che tu sappia che tipo di intervento vuoi fare in casa e a grandi linee quali sono i lavori che devi eseguire.
Come abbiamo visto il tutto si gioca nel determinare la corretta categoria di intervento. E come abbiamo visto il tutto si fa partendo da due elementi:
Parametri urbanistici
Interventi-base
Quindi ho diviso il glossario in due macro-sezioni corrispondenti a queste due aree.
In realtà la prima è molto corta mentre la seconda è più articolata.
Ma la prima ha bisogno di spiegazioni abbastanza approfondite. Eccole.
Parametri urbanistici
Abbiamo già detto prima di cosa parliamo.
In base a sè e quali parametri urbanistici modifichi i lavori che devi fare rientrano in una determinata categoria di intervento.
Li ri-elenchiamo, con alcuni chiarimenti, e per ognuno ti metto a quali categorie di intervento possono fare riferimento (alcuni a più di una).
Nessun parametro urbanistico
Non modifichi nessun parametro urbanistico se non fai niente di quanto riportato nei punti successivi.
Nella pratica se fai dei normali lavori di ristrutturazione non fai nessuna modifica urbanistica, quindi vale per la maggior parte dei casi.
Una nota: come hai letto prima tra i vari parametri urbanistici c’è la costruzione di nuove strutture. Attenzione ad un aspetto: la costruzione di strutture interne quali controsoffitti per la realizzazione di ripostigli o di strutture esterne quali pergolati di limitate dimensioni non vengono considerate nuove costruzioni.
Troverai questi casi, e i conseguenti regimi edilizi, nella sezione del glossario dedicata gli interventi-base. Quindi fai riferimento a quella parte se prevedi di farli.
CATEGORIE DI INTERVENTO ASSOCIATE: A. manutenzione ordinaria, B. manutenzione straordinaria “leggera” e “pesante”, C. restauro e risanamento conservativo “leggero” e “pesante”
Accorpamento e frazionamento di unità immobiliari
Se unisci due appartamenti o dividi un appartamento in due stai facendo una modifica urbanistica.
Attenzione ad una cosa però: devi unire o frazionare le due (o più) unità immobiliari mantenendo la stessa destinazione d’uso.
Cioè se accorpi un magazzino ad una casa e trasformi tutto in casa stai facendo un cambio di destinazione d’uso e non un semplice accorpamento (vedi più avanti).
Ti ricordi il principio secondo cui un intervento superiore assorbe uno inferiore?
CATEGORIE DI INTERVENTO ASSOCIATE: B. manutenzione straordinaria “leggera” e “pesante”, C. restauro e risanamento conservativo “leggero” e “pesante”
Demolizione e ricostruzione di edifici
Anche qui non ci vogliono molti chiarimenti perché il tipo di intervento dice già tutto.
Fai attenzione al fatto che la demolizione e ricostruzione fino a qualche anno fa doveva essere fedele come volume e forma per non ricadere nella costruzione di nuovi edifici. Ora invece si considera demolizione e ricostruzione anche quella fatta con forma differente rispetto all’originaria e in alcuni casi anche con volumetria maggiore.
Ma per questo ultimo caso devi controllare anche se ci sono norme regionali e/o è scritto qualcosa sui piani regolatori comunali.
CATEGORIADI INTERVENTO ASSOCIATE: D. ristrutturazione edilizia
Ampliamento di edifici
Anche questa modifica urbanistica è abbastanza chiara…o no?
Si considera ampliamento di un edificio ogni qual volta si aggiunge uno spazio abitabile all’edificio (stiamo quindi parlando di volumetrie aggiuntive).
Per la cronaca: anche le verande sono un ampliamento, anche se spesso non viene percepito come tale (anche a causa di pubblicità ingannevoli che trovi in rete). Ci ho scritto un articolo che trovi qui.
Invece, ad esempio, la realizzazione di una tettoia o di un pergolato (che devono essere aperti ai lati) non lo sono (o meglio: non sempre).
CATEGORIE DI INTERVENTO ASSOCIATE: D. ristrutturazione edilizia (in casi limitati), E. nuova costruzione (prevalente)
Costruzione di nuovi edifici o strutture
Beh qui c’è poco da dire: ti fai una casa nuova e quindi fai una nuova costruzione.
Però visto che non parliamo solo di nuovi edifici ma di nuove strutture in generale, è il caso di fare qualche chiarimento. E mi riferisco sempre ai pergolati/gazebi o assimilabili (scusami se sono insistente).
Questi non sono spazi dove puoi viverci, quindi non sono edifici, ma sono a tutti gli effetti delle nuove strutture edilizie.
Abbiamo già accennato al fatto che non sempre rientrano all’interno delle modifiche urbanistiche di cui stiamo parlando in questo punto, e infatti sono riportate anche nel glossario dell’edilizia libera pubblicato nel 2018 dal governo.
Per capire se pergolati/gazebi/tettoie etc. rientrino nella nuova costruzione bisogna considerarne la dimensione oltre a varie altre altre caratteristiche, come ad esempio il fatto che abbiano fondazioni o meno.
Le risposte te le possono dare i regolamenti edilizi locali. E quando anche lì non ci sono, una chiacchierata con l’ufficio tecnico comunale non guasta.
Il cambio di destinazione d’uso è un argomento ostico per chi non mastica urbanistica.
Solitamente una persona pensa che la destinazione d’uso sia quella scritta nella visura catastale.
La risposta è NI.
Nel senso che le categorie catastali e le categorie urbanistiche sono due cose distinte e separate. Ma bene o male coincidono.
Il motivo è che il catasto è un ente fiscale e il Comune è un ente urbanistico (è una semplificazione…però passamela).
Per capirci: se il permesso di costruire con cui è stato realizzato un edificio dice che la sua destinazione d’uso è magazzino e tu lo hai trasformato in una casa senza fare nessuna pratica edilizia ma solo la variazione catastale, quella casa è abusiva e continua ad essere un magazzino.
Detto ciò, qui parliamo di cambi di destinazione d’uso urbanistici.
E la norma non è banale a tal proposito. Il riferimento è sempre il d.pr. 380/2001 che individua cinque categorie funzionali di destinazione d’uso per gli edifici:
a) residenziale; a-bis) turistico-ricettiva; b) produttiva e direzionale; c) commerciale; d) rurale.
E ci dice che se il cambio di destinazione d’uso avviene tra due categorie funzionali diverse è urbanisticamente rilevante.
Se invece avviene all’interno della stessa categoria funzionale non è urbanisticamente rilevante.
Il primo caso rientra nella categoria funzionale della ristrutturazione edilizia leggera o pensante (SCIA o Permesso di Costruire), il secondo in quella della manutenzione straordinaria leggera o pesante a seconda delle opere correlate (CILA o SCIA). (Ed entrambi potrebbero rientrare nella categoria del restauro e risanamento conservativo per gli edifici vincolati.)
Complicato eh?
Ti assicuro che a volte non è semplice nemmeno per i tecnici capirci qualcosa…
Ma facciamo un paio di esempi per essere più chiari.
Se trasformi il tuo appartamento in un ufficio si tratta di un cambio di destinazione d’uso non urbanisticamente rilevante. Il motivo è che gli uffici che si trovano all’interno di edifici prevalentemente residenziali sono considerati assimilabili ad immobili residenziali. Quindi rientri nella categoria della manutenzione straordinaria.
Se invece trasformi il tuo appartamento in un salone da parrucchiere (ti faccio questo esempio perché l’ho fatto…) si tratta di un cambio di destinazione d’uso rilevante. Infatti in questo caso non importa se la maggior parte dell’edificio è residenziale. Quindi rientri nella categoria della ristrutturazione edilizia.
Se infine vuoi recuperare il tuo sottotetto classificato come magazzino (per intenderci ha categoria catastale D2) e trasformarlo in appartamento, stai facendo un cambio di destinazione d’uso rilevante. E quindi rientri nella categoria della ristrutturazione edilizia.
Naturalmente il cambio di destinazione d’uso, così come tutti gli interventi, devono rispettare specifici parametri edilizi (altezze, illuminazione, impianti, servizi, etc.). Cosa di cui non ci stiamo occupando in questo articolo.
CATEGORIE DI INTERVENTO ASSOCIATE: B. Manutenzione straordinaria “leggera” o “pesante”, C. Restauro e risanamento conservativo “leggero” o “pesante”, D. Ristrutturazione edilizia “pesante”
Bene, questa era la spiegazione della prima parte del glossario della ristrutturazione.
Definito l’intervento urbanistico che farai (o non farai) hai fatto una prima macro classificazione. Ora devi passare alla classificazione di fino.
Quindi vediamo cosa troverai nella seconda parte del glossario della ristrutturazione.
Interventi-base
Questa seconda parte abbinata alla prima ti consente di definire precisamente a quale categoria di intervento appartiene la ristrutturazione che vuoi fare e quindi il procedimento edilizio da intraprendere.
Infatti come hai visto i parametri urbanistici ti danno una prima scrematura, ma quando hai più opzioni è proprio l’intervento edilizio specifico (il lavoro che verrà fatto cioè – nb: vedi come lo abbiamo definito all’inizio dell’articolo) che ti darà la definizione finale della categoria di intervento.
In questa seconda parte del glossario della ristrutturazione, basandomi anche sul glossario dell’edilizia libera, ho diviso le opere in cinque macro-categorie:
Opere edili interne
Opere edili esterne (sull’edificio)
Lavori impiantistici
Sistemazioni esterne (spazi aperti)
Superamento delle barriere architettoniche
Ti ricordi come abbiamo detto che si determina la categoria di intervento degli interventi-base?
Intervento-base + lavorazione specifica = categoria di intervento
In ognuna delle cinque macro-categorie troverai un elenco di interventi-base possibili, come li abbiamo definiti qualche paragrafo sopra. Ad esempio nelle opere edili interne troverai “pavimentazioni”, “murature”, “intonaci”, “pitturazioni”, etc.
Oppure nei lavori impiantistici “impianto elettrico”, “impianto di riscaldamento”, etc.
La logica dell’individuazione dell’intervento è quella che abbiamo detto prima: si tratta di interventi completi con una loro autonomia.
La maggior parte sono derivati dal glossario dell’edilizia libera a cui ne ho aggiunti alcuni che, secondo me, mancavano. Penso di aver inserito tutti quelli realmente importanti, ad ogni modo se vedrai che ne manca qualcuno fammelo presente.
A fianco di ognuno di questi interventi troverai un elenco di 9 possibili lavorazioni.
In base alla specifica lavorazione viene definita la categoria di intervento.
Un chiarimento in merito alla categoria di intervento associata alle lavorazioni: troverai sempre la minima categoria di intervento associabile.
Cioè all’intervento-base di tinteggiatura ad esempio, troverai abbinate alcune specifiche lavorazioni la cui categoria di intervento è “manutenzione ordinaria”. (E nel caso della tinteggiatura tutte le lavorazioni possibili rientrano solo nella “manutenzione ordinaria”).
Invece all’intervento-base di “muratura” troverai abbinata, tra le altre, la lavorazione di “realizzazione” a cui viene associata la categoria di intervento della manutenzione straordinaria (categoria minima associabile) e non della nuova costruzione. Altrimenti ci vorrebbe un permesso di costruire per spostare un muro in casa 😉
Come ti accorgerai leggendo il glossario della ristrutturazione, per quasi tutti gli interventi-base individuati, le lavorazioni che è possibile fare sono classificabili tra la “manutenzione ordinaria” e la “manutenzione straordinaria”.
Ma ricordati che vale il principio secondo cui categoria superiore assorbe categoria inferiore, con riferimento anche ai parametri urbanistici di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.
Quindi, se insieme alla pitturazione sposti dei muri in casa (opera di manutenzione straordinaria), anche la pitturazione viene assorbita dentro la categoria superiore.
Allo stesso modo se fai una fusione di due appartamenti (manutenzione straordinaria) e l’unico lavoro edilizio che compi in questa fusione è pitturare le pareti, questa pitturazione rientra nella manutenzione straordinaria.
E il nuovo muro di cui sopra se lo fai insieme all’ampliamento della casa è nuova costruzione.
Questo è un concetto importante perché si riversa sulla necessità o meno di una pratica edilizia (e di quale). Ma è anche una cosa importante in funzione delle detrazioni fiscali.
Le detrazioni non sono argomento di questo articolo (leggi qui una guida che ho scritto, anche se ha qualche anno è comunque ancora valida) ma penso sia importante richiamare un concetto: cioè che se in casa fai lavori di manutenzione ordinaria non hai diritto alle detrazioni fiscali, mentre se fai lavori di manutenzione straordinaria sì.
Così se ritinteggi casa (manutenzione ordinaria) e basta non hai diritto alle detrazioni fiscali.
Ma se sposti dei muri (manutenzione straordinaria) e pitturi casa (assorbita in manutenzione straordinaria) hai diritto alle detrazioni fiscali…anche sulla pitturazione.
In realtà le cose sono un po’ più complesse di così, soprattutto in relazione all’ecobonus, ma per quanto ci interessa in questo articolo è sufficiente quanto abbiamo detto.
Chiarito questo punto voglio spiegarti rapidamente quali sono le nove lavorazioni possibili perché è proprio la loro corretta individuazione che ti consente la definizione di fino della categoria di intervento.
Le lavorazioni che è possibile eseguire e che determinano le categorie di intervento
Come prima cosa elenchiamole:
Riparazione
Integrazione
Efficientamento
Rinnovamento
Rifacimento
Messa a norma
Sostituzione
Installazione
Realizzazione
Tutte queste lavorazioni sono prese dal glossario dell’edilizia libera che abbiamo già citato.
Ma non è che ognuna di esse è applicabile ad ogni intervento-base. Ad esempio la “messa a norma” o l’”efficientamento” sono lavorazioni specifiche degli impianti. Non metti a norma la pitturazione di una stanza, metti a norma un impianto.
Quindi nel glossario della ristrutturazione non troverai per ogni intervento minimo tutte le nove lavorazioni che abbiamo elencato qui sopra, ma solo quelle effettivamente applicabili.
Però capiamo cosa significa ogni lavorazione. Perché sebbene i termini siano già abbastanza esplicativi comunque spesso ci sono interpretazioni discordanti, soprattutto tra i non addetti ai lavori (cioè i proprietari di casa) che rischiano di confondere i termini. Purtroppo per definire correttamente le categorie di intervento si gioca su dettagli semantici, quindi è meglio essere chiari, anche a costo di dire cose banali.
Riparazione
Qui si tratta di riparare una cosa esistente che si è rotta.
Ad esempio un tubo, una presa elettrica, una parte di intonaco che si è staccata, una piastrella saltata, una caldaia, un condizionatore.
Integrazione
Lavorazione riferita principalmente agli impianti, si parla di integrazione quando aggiungi qualcosa ad un impianto esistente.
Ad esempio una nuova presa elettrica, un lavandino aggiuntivo in un bagno esistente, un nuovo punto luce, un nuovo termosifone…
Efficientamento
Ancora una volta parliamo di interventi da eseguire su impianti esistenti.
Per esempio cambi tutti gli apparecchi illuminanti e li metti a led. Oppure inserisci un riduttore di flusso nell’impianto idrico. Oppure cambi una caldaia esistente con una a condensazione di ultima generazione. Stai rendendo l’impianto più efficiente.
Rinnovamento
Questa lavorazione invece è riferita principalmente alle opere edili.
Rinnovi un pavimento (lo lucidi?), rinnovi un mobile o un infisso in legno (lo pitturi).
Ma parzialmente possiamo riferirci anche gli impianti: ad esempio rinnovi un impianto elettrico sostituendo i frutti e le placchette (nb: questa non è messa a norma di cui parleremo tra un paio di paragrafi).
Rifacimento
Anche il rifacimento è riferito alle opere edili. Come vedrai ha un uso limitato all’interno del glossario perché sostanzialmente si sovrappone ad altre lavorazioni.
Chiaramente si rifà qualcosa che esiste. Ad esempio quando ripitturi casa stai eseguendo un “rifacimento delle tinteggiature”.
Abbastanza semplice.
Messa a norma
Questa lavorazione riguarda quasi esclusivamente gli impianti. Ed è il caso di approfondirlo perché spesso viene confuso con la sostituzione.
Mettere a norma un impianto esistente significa fare tutte quelle operazioni necessarie affinché l’impianto venga aggiornato alle norme attuali. Ma senza sostituirlo.
Quindi alcuni elementi dell’impianto non devono essere cambiati. E solitamente sono tutti i sistemi distributivi interni.
Per intenderci: in un impianto elettrico questi sistemi sono le canalizzazioni dentro il muro, per un impianto di riscaldamento le tubazioni, per un impianto idrico lo stesso…
Mettiamola così: se in un impianto cambi tutto lo stai sostituendo (lo vedremo nel prossimo paragrafo), se sostituisci gli elementi necessari per aggiornarlo alle leggi attuali lo stai mettendo a norma.
Tra i due estremi però c’è di tutto…(e su questo giocano in molti per mascherare da “messa a norma” una “sostituzione”).
Facciamo un esempio: mettere a norma un impianto elettrico significa cambiare tutti i cavi, i frutti, i collegamenti e implementare gli interruttori necessari nel quadro elettrico.
Il concetto è che nella messa a norma la base dell’impianto deve in sostanza rimanere invariata.
(NB: per esperienza ti dico che spesso è quasi impossibile mettere a norma un impianto esistente, in particolare quelli elettrici. Su questo argomento ho scritto un articolo che trovi qui)
Sostituzione
Questa lavorazione, che riguarda ancora una volta soprattutto gli impianti, è lo step successivo alla messa a norma.
Ed è importante perché per gli impianti determina anche il cambio di categoria di intervento con conseguenze sulla necessità o meno di fare una pratica edilizia.
Si parla di sostituzione di impianto quando quello esistente viene completamente rimosso o dismesso e se ne installa uno nuovo in tutte (o nella maggior parte) delle componenti.
Questo vale anche se si interviene su una parte significativa dell’impianto.
Ad esempio se stai rifacendo il bagno e non ti limiti a sostituire piastrelle e sanitari ma rifai anche tutte le tubazioni, stai facendo una sostituzione di impianto (di una parte di impianto).
Un caso più banale è la sostituzione dell’impianto elettrico, cosa molto frequente nelle ristrutturazioni: se dismetti completamente il vecchio impianto e lo realizzi ex-novo, allora stai facendo una sostituzione.
Altro esempio: impianto di riscaldamento. Se sostituisci la caldaia e i termosifoni non stai facendo la sostituzione dell’impianto di riscaldamento ma un semplice efficientamento/rinnovamento. Se invece cambi caldaia, termosifoni, tubazioni, collettori, etc., stai facendo una sostituzione dell’impianto.
Installazione
Installazione significa mettere qualcosa che prima non c’era. Ed è di solito riferito agli impianti.
In linea di principio attiene alla categoria della nuova edificazione. Ma la realtà è che anche in edifici esistenti si possono installare cose che prima non c’erano. E non per questo parliamo di nuova costruzione.
Ad esempio nel sud Italia spesso si trovano case senza impianto di riscaldamento. Non è che mettendone uno nuovo passi automaticamente alla categoria della nuova costruzione. Anzi.
Va sempre valutato il contesto in cui una lavorazione viene fatta. E come abbiamo già detto ha la precedenza la categoria determinata dall’intervento urbanistico che fai. Per questo troverai l’installazione principalmente come manutenzione straordinaria (per alcuni interventi-base anche come manutenzione ordinaria…)
Realizzazione
A livello semantico siamo molto vicino all’installazione.
Solo che mentre un impianto o un infisso li installi, un muro lo realizzi, un pergolato lo realizzi, un isolamento lo realizzi.
In sostanza la realizzazione è dedicata principalmente ad opere edili e strutturali.
E naturalmente stiamo parlando di nuova realizzazione: metti un muro dove prima non c’era.
Anche in questo caso, in linea di principio, la lavorazione attiene alla categoria della nuova edificazione. Ma la realtà è che anche in edifici esistenti si possono installare cose che prima non c’erano. E non per questo parliamo di nuova costruzione.
Quando ristrutturi casa puoi abbattere e ricostruire muri in posizioni diverse…non stai facendo una nuova costruzione. Va sempre valutato il contesto in cui una lavorazione viene fatta.
Siamo arrivati alla fine, questa era l’ultima lavorazione. E l’ultima spiegazione che dovevo darti.
Questo articolo che doveva essere semplicemente di accompagnamento al glossario dell’edilizia è diventato qualcosa di mostruoso. Immagino che richiederà più di una lettura a chi vuole capirlo bene.
Ad ogni modo mel prossimo paragrafo finalmente trovi:
Il glossario della ristrutturazione
Qui sotto puoi vedere uno screenshot del glossario.
Siccome è un documento abbastanza ingombrante che non ci stava nell’impaginazione, l’ho trasformato in un file pdf che puoi trovare nell’area gratuita del sito.
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Ti chiedo infine un favore (in particolare se sei un tecnico): si tratta di un work in progress, nel senso che alcune cose potrei essermele scordate o averle sbagliate. Se hai qualche osservazione da fare o ritieni che manchi qualcosa di importante fammelo sapere con un commento qui sotto o con un messaggio attraverso il modulo di contatto che trovi qui.
Migliorare la qualità di un’abitazione è possibile, anche perché sono diversi gli aspetti su cui poter intervenire. Tra i principali interventi c’è quello del rinnovo degli infissi di casa, un lavoro del quale spesso ci si occupa quasi esclusivamente in termini energetici. Infissi di qualità riducono gli sprechi e offrono un confort termoacustico fenomenale. La stessa cosa si può dire per quel che riguarda l’installazione delle persiane che hanno l’obiettivo di aumentare ulteriormente il benessere climatico all’interno dell’abitazione e di riparare gli infissi dagli agenti atmosferici, assicurandogli longevità.
Tra tutte le tipologie di serramenti e persiane presenti sul mercato, ce n’è una in particolare che sta riscontrando sempre più successo nelle nostre case ossia: i meccanismi scorrevoli sia semplici con apertura filo muro che quelli a scomparsa.
I vantaggi
Partiamo da una domanda fondamentale: perché dovremmo scegliere degli infissi e delle persiane con un meccanismo scorrevole? Dare una sola risposta sarebbe molto riduttivo, essendo diversi i vantaggi di questo tipo di dispositivi. Scegliere degli infissi e delle persiane scorrevoli, infatti, assicura innanzitutto un minor ingombro, considerando come le ante non si aprono verso l’interno (o l’esterno), ma occupano il medesimo spazio di quando sono chiuse. Questo significa una maggiore potenzialità progettuale e un minor rischio di incidenti domestici quantificati in 3,2 milioni secondo le statistiche Istat del 2019.
Il secondo vantaggio è quello di una maggiore luminosità. Questo è possibile perché si apre tutto il vano degli infissi e delle persiane scorrevoli, dando all’ambiente interno della casa un confort visivo (anche in termini di ricircolo dell’aria) impareggiabile. L’illuminazione naturale è un valore da custodire e i serramenti scorrevoli permettono di farlo in maniera estremamente comoda ed elegante.
I sistemi di apertura e chiusura degli infissi e delle persiane scorrevoli sono estremamente comodi, anche per le strutture di grandi dimensioni. Questo è un elemento da non sottovalutare, considerando che parliamo di dispositivi che vengono utilizzati più volte al giorno.
Infine, ma non meno importante, l’aspetto legato al design, all’eleganza e alla maggiore visibilità donata da infissi di questo tipo. Una porta, una finestra o una persiana scorrevole, infatti, libera lo sguardo e restituisce un orizzonte pulito e libero dagli ostacoli delle ante degli infissi tradizionali. In questo modo si ha una maggiore sensazione di ampiezza degli spazi e la possibilità di godere al meglio, anche con gli infissi chiusi, del panorama circostante.
Come scegliere i migliori infissi e persiane scorrevoli
Arrivati a questo punto è lecito desiderare di avere degli infissi e delle persiane scorrevoli per la propria casa. Ma prima di acquistarli è doveroso conoscerli più da vicino, scoprendo le diverse tipologie e materiali esistenti per poterne apprezzare ancora di più le caratteristiche e fare una scelta vincente.
Le tipologie e le applicazioni
La principale distinzione tra gli infissi e le persiane scorrevoli è quella relativa al tipo di scorrimento. Possono infatti essere in linea, alzante o traslante. I serramenti scorrevoli in linea sono quelli tradizionali, la prima versione di questa tecnologia, per i quali le ante corrono su dei binari, consentendo l’apertura e la chiusura dell’infisso. Un infisso scorrevole traslante, invece, è quello per cui scorre solamente una delle due ante, riducendo il carico dei carrelli. Questa soluzione è anche migliore di quella tradizionale in termini di isolamento termoacustico. Gli infissi e le persiane alzanti, invece, sono quelle che scorrono quasi come quelle traslanti ma oltre allo scorrimento c’è anche uno “scatto”, un movimento in avanti, che allinea le due ante. Questa soluzione, oltre ad assicurare un isolamento termoacustico ancora migliore, è ideale per gli infissi di grandi dimensioni e perché consente anche aperture parziali, oltre a facilitarne l’apertura e la chiusura.
Queste diverse tipologie trovano poi differenti applicazioni. Una delle più diffuse è quella degli infissi scorrevoli classici esterno muro. In questo caso l’infisso scorre parallelamente al muro, grazie ad appositi binari fissati a esso (o al soffitto), consentendo, tra gli altri, un costo minore di installazione, non necessitando interventi murari complessi e invasivi.
Troviamo poi gli infissi scorrevoli filo muro che rappresentano una soluzione ideale per il design moderno. Infissi di questo tipo, infatti, si mimetizzano con la parete sulla quale scorrono ma senza perdere la loro capacità d’arredo. Ci sono poi i serramenti scorrevoli a scomparsa (interno muro) per le quali, come indica il nome stesso, scompaiono, riducendo l’ingombro, ampliando gli spazi e risultano una soluzione sobria e molto elegante. Leggi questa guida se vuoi farti un’idea sulle persiane scorrevoli in termini di prezzi e modelli.
Infine, ci sono anche i serramenti scorrevoli a libro, ovvero quelli a impacchettamento per cui le ante si sovrappongono tra loro. Sono ideali per le grandi strutture e per la possibilità di realizzare aperture e chiusure parziali, a seconda delle esigenze.
I materiali
L’altro aspetto decisivo nella scelta degli infissi e delle persiane scorrevoli riguarda i materiali con i quali sono realizzati. È possibile trovare infissi in PVC, in legno e in alluminio. Quelli in PVC sono la soluzione migliore in termini di rapporto qualità-prezzo, minor necessità di manutenzione e grande resistenza e capacità di isolamento termico. Gli infissi scorrevoli in legno sono invece quelli che puntano maggiormente sull’eleganza di un materiale inimitabile e sempre estremamente affascinante. L’alluminio, invece, è il materiale indicato in termini di longevità, indeformabilità e resistenza agli agenti atmosferici.