18 Luglio 2020 / / Design

piatti doccia colorati

Piatti doccia dalla personalizzazione illimitata in misure, texture e oltre 2000 colori

Sotto il concetto di Shower Tray Revolution, Fiora conferma il suo impegno nel settore del design con un nuovo programma di piatti doccia  user friendly:  è il cliente stesso a scegliere dimensioni, forme, colori e texture di ciascuno elemento.

Uno dei punti fermi di Fiora è la ricerca e lo sviluppo artigianale dei prodotti. Questo ci permette anche di adattarli ai bisogni del cliente, in ogni momento”, spiega Stefano Basile, CEO di Fiora.

Personalizzazione illimitata in misure, texture e colori

Per noi Shower Tray Revolution è il prossimo passo naturale nel settore. Negli ultimi anni l’industrializzazione ci ha permesso di creare prodotti di grande definizione. La nostra sfida è stata quella di perfezionare i processi artigianali che ci permettono di aggiungere manualmente quel valore della finitura personalizzando il prodotto senza limiti”, continua Stefano Basile.

Fiora introduce quindi la possibilità di scegliere la texture tra quelle sviluppate dal brand nel corso delle ultime stagioni, adattando il modello sia nella forma che nelle dimensioni e  superando le barriere architettoniche dello spazio.

Questo aggiunge una dimensione emotiva ai pezzi che invitano al tatto e allo stesso tempo mantengono tutte le prestazioni e le caratteristiche del poliuretano. È un’espressione di ciò che il design dovrebbe significare: qualità funzionale ed anche emotiva”, afferma Stefano Basile.

I disegni Fiora possono anche essere personalizzati nei colori delle schede RAL e NCS. Più di 2.000 colori diversi che rendono le collezioni “uno strumento creativo sia per progetti residenziali che per l’interior design pubblico.

piatti doccia colorati

Il poliuretano 

Il poliuretano, che caratterizza da sempre gli elementi a marchio Fiora, garantisce resistenza e morbidezza al tatto e si conferma materiale antiscivolo per eccellenza. Inoltre, viene trattato con Nanobath, la nanotecnologia che migliora il livello di igiene dei prodotti e trasforma i piatti doccia in materiali antimicotici, antimicrobici e idrorepellenti all’acqua, facile da pulire e mantenere.

Per maggiori informazioni www.fiora.es

L’articolo Crea tu stesso texture e colori con la nuova collezione Shower Tray Revolution di Fiora proviene da Dettagli Home Decor.

30 Luglio 2019 / / Blog Arredamento

Spesso la scelta degli zerbini viene sottovalutata e non considerata come importante, tuttavia è dimostrato invece come i tappeti esterni la dicano lunga sia sulla cura dello spazio outdoor che sullo stile dell’abitazione, di un ufficio, di un negozio o altro. Ecco dunque una guida per scegliere gli zerbini da esterni, con tante soluzioni pratiche ed eleganti proposte.

Foto: tuttozerbini.it

Qual è la loro funzione

La funzione dei tappeti da esterni si è decisamente evoluta nel tempo e anche in fatto di zerbini la scelta diventa sempre più accurata e precisa. La comodità degli zerbini da esterno, quando questi sono di ottima qualità, è innegabile, ma altrettanto innegabile è l’effetto che aggiungono agli spazi outdoor, considerati dei luoghi a tutti gli effetti da arredare al pari degli interni.

Un tappeto comodo consente di fruire dunque degli spazi esterni in maniera più funzionale, e può essere scelto nelle dimensioni desiderate per aumentare la sua funzione. Inoltre, sceglierlo in sintonia con l’abitazione o il negozio o l’ufficio crea un’armonia decisamente migliore, che aggiunge classe ed eleganza ad ogni contesto.

Ecco che la scelta dei tappeti da esterni può cadere su zerbini di piccole o medie dimensioni, oppure su zerbini di dimensioni tali da coprire lo spazio desiderato e dare, oltre alla funzione di decoro, anche una indubbia funzionalità, che è quella di rendere lo spazio esterno calpestabile e in grado di far raggiungere l’interno con estrema comodità.

L’utilizzo degli zerbini esterni assicura anche che la maggior parte dello sporco si fermi all’ingresso e non si accumuli sui pavimenti, per cui i loro benefici sono notevoli e non devono essere mai sottovalutati.

Zerbini da esterni: il materiale fa la differenza

Come già detto, gli zerbini da esterno sono funzionali e comodi e quindi indispensabili da posizionare in tutti gli ingressi. A costituire la differenza nella scelta è il materiale, che bisogna valutare in funzione dell’utilizzo che se ne deve fare, quindi se serve per l’esterno di un’abitazione oppure per metterlo al di fuori di negozi o centri commerciali. Ecco i materiali migliori per scegliere lo zerbino da esterno:

Cocco sintetico

Fra i materiali da scegliere troviamo il cocco sintetico, ottimo per il suo potere pulente e assorbente e per la sua eccezionale resistenza al calpestio e alle intemperie.

Cocco naturale

Realizzato con fibra 100% naturale, offre una valida barriera contro lo sporco ed è facile e pratico da manutenere con un semplice aspirapolvere. È ideale per attività a traffico medio basso e indicato per ambienti rustici e storici.

Ricciolo di vinile

Ottimo è anche il ricciolo di vinile, di facile posa e che non necessita di sottofondo in gomma, altamente resistente ai raggi UV e ideale per produrre zerbini personalizzati.

Chicco di riso

Si tratta di una fibra sintetica resistente alle intemperie, allo schiacciamento e ai raggi UV. Lo zerbino in chicco di riso è dotato di sottofondo in gomma naturale e mantiene il suo aspetto e la sua funzione a lungo nel tempo. Di facile manutenzione e pratico da pulire, basta un getto d’acqua oppure l’aspirapolvere per mantenerlo perfetto.

3 Maggio 2019 / / Architettura

Meglio i mobili in laminato o i mobili in impiallacciato? Quali sono i vantaggi, gli svantaggi e le caratteristiche di questi materiali? Leggi il nostro articolo per trovare risposte alle tue domande. Cerchiamo di capire cosa sono i laminati, cosa significa “impiallacciatura” e riassumiamo le principali differenze tra questi pannelli rivestiti, sempre più presenti nelle case moderne.

 

Che cos’è il laminato (nei mobili)?

Il laminato è un rivestimento composto da strati di carte impregnate di resine termoindurenti (melaminiche e fenoliche), applicati su un pannello di MDF, truciolato o tamburato e sottoposti a una pressione più o meno elevata. È conosciuto anche come fòrmica dal nome della società americana, la Formica Products Company, che lo brevettò come sostituto della mica. Il laminato più diffuso ha uno spessore di circa 0,6 mm, anche se non è raro imbattersi in laminati di 1,2 mm o in pannelli autoportanti di 2 cm, detti compatti. Se lo spessore del pannello può variare a seconda della tipologia, quello che resta pressoché costante è la sua stratificazione interna.

Di norma, i laminati sono composti da 3 strati. Procedendo dalla superficie al cuore del pannello, si trovano:

  • l’overlay, ovvero un film in pura cellulosa impregnato di resina melaminica con funzione protettiva
  • un foglio decorativo su cui sono riprodottii motivi e i colori visibili sul pannello
  • il kraft, ovvero una stratificazione di fogli di carta robusti e resistenti impregnati di resine fenoliche.

Ogni elemento ha una funzione ben precisa e contribuisce a definire la qualità del materiale. Se la pellicola è indispensabile per creare uno strato di protezione da calore, graffi o liquidi, il foglio decorativo risulta altrettanto importante per nobilitarne l’aspetto. Infatti, a parità di disegno, una stampa accurata restituirà un pannello più fedele all’originale ed esteticamente più gradevole.

I tipi di laminato

In commercio esistono diversi tipi di laminato, classificati a seconda della procedura di lavorazione o dei fogli decorativi applicati. Prima di tutto, in base alla lavorazione si parla di:

  • HPL (acronimo dell’inglese High Pressure Laminate), ovvero un pannello ottenuto dalla forte pressione dei fogli con presse piane abbinate ad alte temperature, ciò che rende il materiale molto resistente
  • CPL (acronimo dell’inglese Continuous Pressure Laminate), ovvero un pannello sottoposto ad una pressione minore ma costante con presse a rullo (chiamate calandra)
  • CHPL (acronimo dell’inglese Continuous High Pressure Laminate), un pannello di nuova generazione sottoposto a pressione continua in calandra per ottenere un laminato molto simile a quello ad alta pressione

In base al materiale del foglio decorativo utilizzato, si possono ottenere diversi tipi di laminato, tra cui:

  • laminato melaminico: pannello di legno rivestito con fogli di carta impregnati di resina melaminica, che può essere verniciata in superficie
  • laminato polimerico, in cui del materiale sintetico (PVC) è applicato sul supporto di legno. Il foglio plastico viene riscaldato, stirato, adeso alla superficie e ripiegato lungo i bordi affinché il rivestimento interessi la totalità del pannello. Grazie alla capacità di stiratura, che differenzia i polimerici da altri tipi di laminato, questo materiale è impiegato nella produzione dei rivestimenti 3D
  • laminati di nuova generazione come il Fenix NTM® e il PET

Cos’è il laminato Fenix NTM®? Si tratta di un tipo di laminato ottenuto da lavorazioni nanotecnologiche e composto di resine acriliche fissate sul pannello con polimerizzazione a freddo. Quanto a caratteristiche, il Fenix NTM® è opaco e liscio, anti-impronte digitali e si ripara termicamente. Questa proprietà permette di riparare piccoli graffi o segni con l’ausilio del calore per riportare la superficie del laminato ad uno stadio pressoché originale. Impiegato per fabbricare top da cucina eleganti e resistenti, il Fenix NTM® non imita l’effetto legno, ma è proposto in una gamma di colori neutri e di tendenza: scale di grigi, nero, bianco, beige, tortora.
Il PET, invece, è una materiale plastico molto resistente e setoso al tatto, completamente riciclabile, igienico e privo di emissioni tossiche. Costituisce una vera e propria evoluzione delle foglie polimeriche.

Infine, a seconda dell’effetto estetico ottenuto, in commercio si trovano:

  • laminati colorati, lucidi o opachi
  • laminati in finto legno: il più celebre della famiglia, è disponibile in moltissime varianti, che spaziano dalle essenze più scure a quelle più chiare
  • laminati materici: riproducono fedelmente la texture del cemento, della pietra, del marmo o dei materiali tessili, restituendo l’impressione di porosità o irregolarità

Dettaglio di un tavolo con piano in legno laminato effetto ossidato

Caratteristiche tecniche del laminato

Come per tutti i materiali, le caratteristiche del laminato possono cambiare a seconda del tipo di pannello, ma i vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi. Se ne stai valutando l’acquisto, il consiglio è di scegliere un laminato HPL, considerato dagli esperti come il migliore del gruppo. In particolare, il laminato ad alta pressione presenta le seguenti caratteristiche tecniche:

  • durezza, compattezza e omogeneità
  • buona resistenza agli urti, alle sollecitazioni meccaniche e ai graffi; ottima resistenza all’usura
  • impermeabilità e resistenza all’umidità, alle infiltrazioni e al vapore
  • resistenza al calore, ma non a quello elevato (il limite si aggira intorno a 180° per l’HPL)
  • resistenza alle macchie e al calcare
  • ottima igiene e antistaticità
  • praticità di utilizzo
  • ricchezza cromatica e resa estetica gradevole, soprattutto nel caso dell’effetto legno o pietra
  • stabilità alla luce e resistenza alla luce solare (questo è dovuto alla natura sintetica della stampa)
  • durata di vita lunga
  • manutenzione rapida e limitata

Tra i principali svantaggi del laminato si annovera il colore rossastro delle resine fenoliche, che nel caso di laminati molto chiari potrebbe risultare leggermente visibile (ad eccezione dei pannelli di nuova generazione). A partità di materiale, il laminato lucido è meno resistente ai graffi (gli addetti ai lavori lo paragonano al laccato).

Mobili in laminato

In virtù delle sue molteplici caratteristiche, il laminato è sempre più spesso usato nel settore dell’arredo. L’ottima resistenza, l’ecletticità estetica, la grande praticità e il prezzo abbordabile ne fanno il materiale ideale per la produzione di mobili bagno, top per la cucina, ante per pensili, piani per tavoli da pranzo.
Il laminato HPL è in assoluto la scelta migliore per le superfici orizzontali sottoposte a sollecitazioni severe, come appunto il piano della cucina. Il laminato stratificato HPL ne rappresenta l’evoluzione. Oltre ad averne ereditato le caratteristiche, questo materiale ha perfezionato la sensibilità al calore e l’impermeabilità, doti che lo rendono particolarmente apprezzato nelle cucine moderne. Non resta che citare nuovamente il laminato Fenix NTM®: dati l’impatto estetico notevole, la resistenza all’usura e la capacità di auto-rigenerazione (sì, proprio come le fenici!), non è difficile immaginare il motivo della sua scalata verso l’Olimpo dei migliori materiali per i top da cucina.

I laminati in PVC o PET, invece, sono preferibilmente applicati su superfici verticali che non subiscono particolari sollecitazioni. Nel caso delle ante, i fogli polimerici giocano un ulteriore asso nella manica: il rivestimento tridimensionale. Si tratta di una speciale tecnica di lavorazione delle foglie polimeriche, che in seguito a riscaldamento e stiratura, sono applicate su tutta la superficie lignea, rivestendo i bordi ed eventuali irregolarità del pannello (come nel caso delle ante bugnate o a telaio). In virtù di queste caratteristiche, il laminato polimerico è un’alternativa ottima (e meno costosa) al laccato.

Ecco qualche esempio di mobili in laminato:

Esempio di un mobile bagno in laminato

Esempio di un tavolo da pranzo con piano in laminato

Esempio di una cucina con top in laminato effetto materico

Manutenzione: come pulire un top in laminato?

Come abbiamo visto, il laminato è un materiale resistente e duraturo, rapido da pulire e di facile manutenzione. Basta seguire pochissimi accorgimenti per garantire ai mobili in laminato una lunga vita e un aspetto sempre impeccabile. Ecco un piccolo esempio pratico.

Per la pulizia ordinaria, è sufficiente utilizzare un panno morbido (la microfibra è perfetta), imbevuto in acqua e sapone neutro da strofinare dolcemente sul piano. In alternativa si può usare anche l’aceto, ottimo per sciogliere il calcare in modo naturale ed ecosostenibile. L’importante è ricordarsi di strizzare il panno e asciugare bene la superficie trattata perché ristagni di acqua potrebbero, alla lunga, creare piccoli e antiestetici rigonfiamenti nei punti di giuntura. Rimuovi macchie di vino o caffè immediatamente, quando sono ancora liquide, per prevenire la formazione di aloni sul piano della cucina.
Non utilizzare pagliette, creme abrasive o detersivi in polvere, soprattutto sui laminati lucidi, perché rischieresti di graffiarli irrimediabilmente e di rimuovere la pellicola protettiva. Evita anche l’uso di acetone, trielina, ammoniaca o detergenti aggressivi che potrebbero danneggiare l’omogeneità e la lucentezza del colore. Non utilizzare il top come piano di taglio né per appoggiare pentole molto calde, perché nonostante la sua resistenza, il materiale potrebbe danneggiarsi.
Nel caso di laminati polimerici, è sconsigliato l’uso di getti di vapore durante la pulizia.

Che cos’è l’impiallacciato?

Partiamo da una semplice definizione: impiallacciare significa rivestire una superficie lignea con sottilissimi fogli di vero legno nobile. Questa operazione di falegnameria, chiamata impiallacciatura, può essere applicata su pannelli di varia natura: truciolato, compensato, multistrato, MDF, truciolare o tamburato, giusto per citare i più comuni.
Utilizzata fin dal Rinascimento, l’impiallacciatura era conosciuta con il nome di lastronatura, una tecnica che consisteva nel ricoprire legno di scarso valore con lastre di essenza di circa 6 millimetri. L’evoluzione della tecnologia e l’introduzione di macchinari sempre più precisi hanno permesso di perfezionare le tecniche di taglio fino ad ottenere fogli di pochi decimi di millimetro, usati anche per impiallacciare superficie curve.
Ecco nel dettaglio le fasi di cui si compone la moderna impiallacciatura del legno:

  • scortecciatura e taglio: è la prima operazione di lavorazione del legno, in cui il tronco è privato della corteccia e di eventuali irregolarità. Il blocco così ottenuto è porzionato in blocchi più piccoli e sottoposto ad una prima e grossolana rifilatura. Successivamente, il legno subisce un’operazione di vaporizzazione per allentare le fibre e garantire una qualità di taglio ottima
  • tranciatura: si tratta della vera e propria fase di creazione dei piallacci. I blocchi di legno sono sottoposti ad un’operazione di taglio che può avvenire con lame o laser. Si tratta di una fase determinante, poiché la direzione di taglio (transversale o longitudinale) definisce l’orientamento delle fibre e il disegno visibile sui tranciati. Oltre alla tranciatura, esiste una tecnica chiamata sfogliatura: in questo caso, il taglio viene effettuato con movimento rotatorio, alle volte anche sul tronco tondo. I piallacci così ottenuti sono più grandi, ma la loro resa estetica è meno pregiata
  • essiccazione: una volta tagliati, i piallacci sono essiccati, stirati, spianati e accorpati in più fogli (detti pacchi)
  • impiallacciatura: è la vera e propria fase di creazione del legno impiallacciato. I piallacci sono ulteriormente rifiniti, accostati tra loro e incollati sul supporto ligneo.

Come abbiamo visto, l’impiallacciatura si basa sull’utilizzo di legno nobile per rivestire mobili meno pregiati ed ottenere una resa estetica davvero impagabile. A questo proposito, per classificare i legni impiallacciati ci si riferisce a:

  • l’orientamento delle fibre del legno, per cui si distinguono piallacci fiammati, rigati e misti
  • la disposizione dei tranciati, che a seconda del loro accostamento creano pattern di fiammature e venature parallele o asimmetriche (si parla di disposizioni “a correre”, “a libro” o “baciata”)
  • il tipo di essenza: nazionali o esotiche, tra le essenze impiallacciate più diffuse ci sono il noce (nazionale e canaletto), l’ulivo, il mogano, il frassino, l’olmo, il rovere, il palissandro, il ciliegio, l’acero, la betulla, l’ebano, il tanganika. A questi si aggiungono i legni di recupero come quello riciclato dalle Briccole della laguna di Venezia
  • le laccature e le tinture: l’impiallacciato può essere naturale, verniciato, laccato, tinto (sono noti il rovere e il frassino tinti grigio o wengé)

Piccolo chiarimento
Finora abbiamo considerato i piallacci come fogli ricavati dal tronco degli alberi, ma bisogna precisare che non sono i soli. Ne esistono altri due tipi: i piuma e la radica. Gli impiallacciati piuma sono ottenuti dalla tranciatura della porzione di tronco da cui dipartono i rami. La radica, invece, è una massa legnosa molto fibrosa, che si trova in prossimità delle radici. Particolarmente apprezzata per l’intricato gioco di venature, la radica di noce è in assoluto la tipologia più celebre.

Caratteristiche tecniche del legno impiallacciato

Ecco, in breve, le principali caratteristiche del legno impiallacciato:

  • buona impermeabilità e stabilità
  • resistenza ai graffi, al calore e alla luce *
  • manutenzione rapida e pulizia facile
  • ottima ecosostenibilità
  • ricca gamma di essenze, colori e motivi
  • unicità, calore e aspetto tipici del vero legno
  • costi contenuti rispetto al massello

* Precisazione:
trattandosi di un rivestimento in vero legno, l’impiallacciato potrebbe presentare, nel corso degli anni, le tipiche e lievi variazioni che interessano i materiali naturali. Uno fra tutti, il cambiamento cromatico, che si accentua in caso di prolungata esposizione alla luce diretta del sole.

L’impiallacciato nei mobili

In virtù del pregio e dell’eleganza che lo caratterizzano, l’impiallacciato è diventato uno dei principali materiali utilizzati nel mondo dell’arredo e della produzione di mobili di qualità eccellente. Per quanto riguarda l’ambito domestico, è possibile integrare arredi impiallacciati in qualsiasi ambiente della casa:

  • in sala da pranzo, con tavoli o sedie
  • in soggiorno, con credenze e buffet
  • in camera da letto, sottoforma di armadi o strutture per il letto
  • in cucina, come ante per pensili, cassetti e cassettoni
  • in bagno, come mensole e piani per il lavabo

Esempio di un tavolo con piano in legno impiallacciato

Esempio di una parete attrezzata con piano impiallacciato in legno riciclato

Esempio di mobile bagno con piano per lavabo in legno impiallacciato

Tra gli arredi in legno impiallacciato possiamo annoverare anche mobiletti intarsiati, in cui piallacci di dimensioni ridotte sono utilizzati per creare disegni e motivi decorativi di forte impatto. In Italia, i mobili in stile Maggiolini sono un vero e proprio punto di riferimento per gli estimatori del genere.

Come pulire il legno impiallacciato

La manutenzione dei mobili in impiallacciato è tanto semplice quanto quella del laminato. Trattandosi però di vero legno, è bene rispettare qualche accortezza in più per godere a lungo della sua qualità e della sua bellezza.
Per la pulizia ordinaria è sufficiente munirsi di un panno morbido, inumidito con acqua e ben strizzato. Sono da evitare spugnette o panni abrasivi e detergenti non idonei. Prima di pulire, assicurati di aver spolverato la superficie da trattare; passa il panno umido seguendo le venature del legno e infine asciuga accuratamente.

Impiallacciato o laminato: le differenze

Dopo aver chiarito cos’è il laminato, di cosa è fatto l’impiallacciato e le rispettive caratteristiche, non resta che riassumere quali sono le principali differenze tra i due materiali. Se non sai dove orientarti o cosa scegliere, prima di affrontare un acquisto definisci le tue esigenze, le tue aspettative e un orizzonte di spesa da rispettare. Se ti trovi nella condizione di dover scegliere tra un mobile in laminato e un arredo in impiallacciato, puoi valutare questi elementi:

  • il rivestimento: il laminato è ricoperto di materiale sintetico, mentre l’impiallacciato è rivestito in vero legno
  • l’aspetto: l’impiallacciato preserva le caratteristiche autentiche del legno (colore, venature, sfumature), mentre il laminato ne imita, seppur magistralmente, l’effetto
  • la varietà di gamma: entrambi i materiali presentano una gamma di colori e texture ricca e variegata. I pannelli in legno laminato possono riprodurre anche effetti materici come la pietra, il marmo o il cemento; l’impiallacciato, invece, si limita alle essenze più celebri, ma si declina sia in versione naturale che laccata
  • il prezzo: il legno impiallacciato è sensibilmente più costoso rispetto ai pannelli in laminato (ad eccezione dei laminati di nuova generazione come il Fenix NTM®, che hanno un costo più elevato)
  • la manutenzione: i pannelli in laminato sono di facile manutenzione, mentre gli impiallacciati richiedono trattamenti specifici per il vero legno
  • la resistenza: in linea generale, il laminato è più resistente rispetto al legno impiallacciato (il PVC, però, non possiede una grande resistenza al calore)
  • bordi postformati: più che di una differenza, si tratta di una caratteristica da conoscere in fase di scelta. Il pannello subisce un’operazione di postforming, lavorazione che permette di ottenere una base leggermente arrotondata su cui applicare carta melaminica. Il rivestimento viene fatto aderire alla superficie del pannello, bordi compresi, con un’operazione di piegatura a caldo. Questo processo garantisce una resa estetica gradevole, senza giunture a vista, ed è impiegato soprattutto per rivestire linee morbide e curve.
    In alternativa, il pannello può essere rifinito con bordi applicati sullo spessore. In questo caso, il materiale utilizzato agisce sulla resistenza del piano, dell’anta o del cassetto a cui viene aggiunto. Comunemente, i bordi dei pannelli lignei sono realizzati in materiale plastico come il PVC o l’ABS; tra i due, l’ABS risulta più resistente ad urti, graffi, sollecitazioni meccaniche, all’esposizione alla luce e a diverse temperature.

Certificazioni e Norme di Legge

Come per tutti i pannelli a base di legno, la produzione dei laminati e degli impiallacciati è controllata e certificata da normative europee. Le regolamentazioni internazionali definiscono gli standard produttivi e qualitativi che i pannelli lignei devono rispettare, i test di laboratorio da superare e l’elenco delle caratteristiche che il prodotto deve possedere per poter essere lavorato e trasformato per il cliente finale.
Per quando riguarda i laminati HPL o HPDL (sigla che sta per High-Pressure Decorated Laminates), sono due le norme di riferimento: ISO 4586 e EN 438. Quest’ultima, in particolare, classifica il laminato in base alla destinazione d’uso (utilizzo interno o esterno, per superfici orizzontali o verticali, e via dicendo).
Ultima ma non meno importante, la celebre normativa UNI EN 13986 certifica che i pannelli a base di legno appartengano alla classe E1 (a bassa e limitata emissione di formaldeide, materiale che – allo stato gassoso – diventa nocivo per la salute). Prima di valutare un acquisto, è prudente informarsi sulla conformità dei pannelli alla normativa vigente.

Per approfondire
Ora che conosci tutto su laminato e legno impiallacciato, non ti resta che esplorare gli altri materiali! Ecco gli articoli che potrebbero interessarti:

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