Gli elettrodomestici sono importantissimi in ogni cucina, ma non sempre è facile individuare come integrarli perfettamente nell’ambiente. Oltre ai grandi elettrodomestici, poi, come lavastoviglie, frigoriferi e forni, c’è anche tutta una serie di piccoli accessori elettrici, quali robot da cucina, frullatore, tostapane, bollitore, ecc. che possono essere scelti in base alle proprie esigenze.
Grandi elettrodomestici: come posizionarli in cucina
Anche se ci sono molti elettrodomestici di design e belli da vedere anche isolati, come alcuni modelli di frigoriferi moderni, quasi sempre si preferisce integrare questi elementi nei mobili della cucina, una scelta che è perfetta sia per creare un ambiente uniforme, sia per ottimizzare lo spazio a disposizione.
In una cucina componibile ci sono tre tipologie di strutture che sono adatte a ospitare i mobili: basi, colonne e pensili. Ognuna di esse ha delle caratteristiche che la rendono ideale per integrare gli elettrodomestici.
La dotazione base di una cucina moderna, per quanto riguarda i grandi elettrodomestici, è costituita sicuramente dal frigorifero con congelatore, che si inserisce in una colonna, dal forno tradizionale o combinato con funzione microonde che, invece, va spesso incassato in mobili a colonna o nelle basi. Inoltre, se si ha dello spazio a disposizione, la lavastoviglie è un elettrodomestico che aiuta a semplificare notevolmente la vita in cucina, dato che permette di avere piatti e stoviglie sempre puliti senza sforzo. Per aspirare gli odori e i fumi dei fornelli, invece, la cappa andrà installata in un pensile per nasconderla parzialmente.
Ovviamente, nulla vieta comunque di posizionare alcuni elettrodomestici stand-alone: si dovrà avere dello spazio a disposizione o utilizzare dei piani di lavoro staccati dal resto del mobilio, come le isole.
Rastelli cucina Royal
Piccoli elettrodomestici: quali sono quelli più utili
I piccoli elettrodomestici sono davvero utili per velocizzare le preparazioni e, quindi, risparmiare il tempo che si passa ai fornelli. I robot da cucina, ad esempio, sono ormai quasi indispensabili: i modelli più moderni sono dotati di programmi automatici, connessione a Internet e funzioni automatizzate per preparare piatti in poco tempo e farli trovare pronti al rientro a casa.
Chi ama sorseggiare tè e tisane, non potrà rinunciare a un bollitore elettrico per avere acqua calda in pochi secondi. Molto apprezzata, anche, al fianco della classica moka, è la macchinetta elettrica per il caffè espresso: esistono tanti modelli, diversi per dimensioni e design, con cialde o capsule, che permettono di preparare un caffè come quello del bar, ma anche gustose bevande come il cappuccino e la cioccolata calda.
Il forno a microonde è perfetto per scongelare e riscaldare i cibi, ma anche per divertirsi con tante gustose ricette. Infatti, ci sono modelli che consentono anche di ottenere cibi rosolati, preparare pane e yogurt.
Un piccolo elettrodomestico che è sempre più amato è la friggitrice ad aria. Grazie a un sistema particolare di ventilazione, questo moderno apparecchio consente di ottenere piatti gustosi e leggeri in poco tempo. Infatti, si possono cucinare tanti alimenti, anche dolci, con pochissimo olio. É una scelta perfetta se si ama mangiare in modo salutare, senza rinunciare al gusto.
Arredare una stanza-studio funzionale: come? Questa è la domanda di chi dispone di una camera in più e vorrebbe organizzare una zona dedicata sia al relax che al lavoro da casa.
Piccolo o grande, usato spesso o raramente, il cosiddetto home office deve essere progettato come un angolo di pace in cui studiare, lavorare, ricevere videochiamate, leggere e rispondere alle mail senza essere interrotti né disturbare gli altri abitanti della casa.
Fin qui nessun problema, ma la faccenda si complica quando si vuole che lo studio funga anche da camera degli ospiti. Scrittoio, scrivania e libreria si trovano quindi a condividere lo spazio con una letto, un piccolo armadio, un guardaroba da parete e tutto quello che può tornare utile per ospitare amici o parenti durante la notte.
Se non sai da dove partire o sei alla ricerca di suggerimenti, ti diamo qualche consiglio. Scopri le nostre idee d’arredo salvaspazio per sfruttare al meglio i centimetri disponibili e allestire la stanza-studio più adatta alle tue esigenze.
C’è chi opta per il minimalismo estremo, chi per i grandi classici e chi per la sperimentazione degli stili. Qualunque sia l’attitudine, quando si tratta di arredamento per lo studio la parola chiave è una: funzionalità.
Nata come spazio ibrido, non sempre ben identificato e spesso vittima di una procrastinata disorganizzazione, la stanza supplementare mostra una certa affinità per i mobili di dimensioni ridotte e polifunzionali, meglio ancora se trasformabili o a scomparsa.
Via libera, allora, a letti richiudibili a muro, scaffali poco profondi, tavolini da caffè sovrapponibili e tutto ciò che suggerisce una certa ottimizzazione dello spazio senza rinunciare al massimo della praticità.
Vediamo nel dettaglio qualche idea.
Letti verticali e orizzontali da parete
Sono i mobili a scomparsa per eccellenza, gli arredi che risollevano le sorti dei monolocali e permettono a zona notte e zona giorno di convivere in uno stesso ambiente.
Chiusi in strutture che evocano la silhouette di armadi e mobili contenitore, i letti a muro sono diventati così celebri che se ne contano svariati modelli. I più famosi restano quelli ad apertura verticale, seguiti dalle varianti con dormita trasversale e i paggetti salvaspazio.
E questo per non parlare della superficie di riposo, non più limitata al tradizionale letto singolo ma declinata anche nei formati matrimoniali.
La meccanica di trasformazione facile e veloce, da un lato, e le dimensioni contenute, dall’altro, sono i fattori che determinano il loro successo in stanze piccole o utilizzate come camere da letto per gli invitati.
Meno celebri dei letti che scompaiono, anche le scrivanie richiubili raccolgono un discreto successo. Condividono con le consolle allungabili e i tavoli da parete la stessa funzione, ovvero la messa a disposizione di un piano di lavoro che può essere riposto quando non si ha la necessità di usarlo.
Diversamente dagli altri arredi, le scrivanie a scomparsa funzionano con un sistema a ribalta che – fino al suo utilizzo – resta nascosto all’interno di un mobile a muro poco profondo (o, per meglio dire, ultra slim).
Utili per allestire un piccolo angolo studio, offrono un piano di lavoro da usare come postazione PC, zona compiti o piccolo scrittoio per svolgere saltuarie attività da remoto. Il vantaggio deriva dalle dimensioni estremamente ridotte, che ne suggeriscono l’impiego anche in ambienti mini o in parte già arredati.
Gambe, piedi e basi scompaiono quando l’arredamento abbraccia la filosofia del salvaspazio. Ne sono la prova gli scrittoi a parete, che organizzano postazioni di lavoro o per PC che sfidano le leggi della gravità.
Moderni nel design e accattivanti nella forma, gli scrittoi a muro hanno spesso le sembianze di mensole sospese ultra minimal, dallo stile essenziale.
Al piano, indispensabile come superficie d’appoggio per libri, cancelleria e dispositivi elettronici, i modelli più originali abbinano montanti laterali, ripiani lineari e accessori aggiuntivi come ganci e pomoli appendiabiti.
Se la camera dispone di muri vuoti, valuta la possibilità di riempire le pareti con un sistema di scaffali modulari. Ispirati alle scaffalature industriali ma ingentilite dal punto di vista dell’estetica, montanti, ripiani, cestoni, cassetti e armadietti chiusi mettono a disposizione una libertà progettuale senza paragoni, che trova impiego in ambienti ampi come in piccoli locali di servizio.
Versatili – per non dire camaleontiche, librerie in metallo leggere e dalla struttura sottile riscontrano un certo successo anche per l’estrema personalizzazione delle soluzioni. Alte o basse, con scrivania integrata o penisola, propongono perfino configurazioni bifacciali o divisorie per organizzare al meglio un open space.
Arredare le pareti con le mensole è una delle tendenze evergreen dell’interior design. Diventati veri trend setter nel salotto o nel soggiorno, ripiani di ogni dimensione e spessore trovano anche nella stanza-studio un luogo d’elezione in cui sorreggere libri, sostenere suppellettili o mettere in mostra foto di famiglia o accessori stravaganti.
Ma non solo. Allestire un angolo home office impeccabile significa ottimizzare ogni centimetro dell’area di lavoro, e in essa è compresa anche la porzione di muro che si trova sopra la scrivania.
Una piccola sveglia, un blocco di fogli, un dizionario o il manuale tecnico: tutto ciò che bisogna tenere a portata di mano può essere sistemato su pratici ripiani lineari – ancora meglio se equipaggiati con reggilibri o un portapenne integrato nella struttura.
Servetto, indossatore, porta abiti da camera: tanti nomi per indicare un accessorio indispensabile come il servo muto. Meno valorizzato di quanto non meriti, questo mobile appendiabiti ha vissuto un passato glorioso e sperimentato una diffusione.
Stanze padronali, anticamere e piccoli antri usati come spogliatoio erano il luogo d’elezione di un complemento realizzato appositamente per custodire camicie, pantaloni e vestaglie evitando che si sciupassero o sgualcissero.
Rivisitato nel design ma fedele alla forma originale, il servetto moderno non perde la sua funzionalità, anzi. La praticità, che resta la sua caratteristica principale, si materializza in strutture fini poco profonde, ripiani porta pantofole e rotelle piroettanti o frenate che ne consentono lo spostamento accanto al letto o a seconda delle necessità.
In molte occasioni, salvaspazio fa rima con multiuso. La razionalizzazione dei centimetri disponibili va di pari passo con la necessità di combinare più funzioni in un unico arredo, che di norma vanta piccole dimensioni e ingombri contenuti.
È questo il caso dei piccoli armadi con anta a specchio, mobili guardaroba da ingresso che sostituiscono un pannello in legno o vetro con una superficie riflettente da usare come specchiera a figura intera.
Le misure ridotte – tra tutte, la profondità di 35 cm – li rendono perfetti per allestire un grazioso angolo spogliatoio per gli ospiti in arrivo, che troveranno salviette, ciabatte e oggetti sempre utili ben organizzati su ripiani o grucce appendiabiti.
Come sfruttare al meglio un angolo della camera-studio? Arredandolo! Sembra un paradosso, ma il modo migliore per trarre profitto dello spazio tra due pareti è trovare un mobile angolare che consenta di ottimizzare l’ambiente senza snaturarne l’estetica o intaccarne l’armonia.
Ne sono la prova gli appendiabiti ad angolo, ovvero dei pannelli attaccapanni alti e stretti progettati per chiudere lo spazio tra muri adiacenti.
Alla struttura slim, gli appendiabiti angolari abbinano una certa possibilità di movimentazione: la base girevole consente infatti di ruotare il lato su cui sono applicati i ganci appendiabiti per svelare un grande specchio con cornice.
Tavolino o comodino… o tutti e due? In stanze studio particolarmente piccole diventa indispensabile inserire arredi multifunzionali capaci di assolvere più compiti senza subire profonde trasformazioni strutturali.
L’esempio è offerto dai tavolini modulari, in cui più elementi si accostano e si combinano tra loro per dare forma a configurazioni personalizzate per dimensioni, finiture e colori.
Quando i singoli elementi sono indipendenti, l’ottimizzazione dello spazio raggiunge un livello superiore. Ogni modulo è infatti un’entità a sé e assume sembianze diverse a seconda della destinazione d’uso: tavolino da tè da collocare davanti al divano o a lato del divano, svuotatasche per l’angolo lettura o moderna alternativa al classico comodino.
Scopriamo le rocce magmatiche, dalle quali si ricavano alcune delle pietre più utilizzate nell’edilizia. Caratteristiche e utilizzo.
Nella prima parte di questa serie dedicata alle pietre naturali abbiamo analizzato l’utilizzo della pietra nella storia, la classificazione commerciale e le caratteristiche principali.
Oltre alla classificazione commerciale, per conoscere le pietre è essenziale sapere come si sono formate, i bacini di provenienza, le loro caratteristiche fisiche e l’aspetto. Per questo si fa riferimento alla classificazione petrografica. In questo articolo analizziamo il primo dei tre raggruppamenti di rocce naturali.
La classificazione delle pietre naturali deriva da quella delle rocce dalle quali sono ricavate. La roccia è un agglomerato composto da uno o più elementi minerali di origine naturale, solidi, inorganici e omogenei. Le rocce sono classificate in base alla loro formazione, e divise in sottocategorie derivate dalle caratteristiche chimiche, fisiche e ottiche. Esistono poi le classificazioni fissate dall’UNI (Ente Italiano di Normazione), utili per conoscere l’esatta terminologia, oltre ai coefficienti di resistenza alle sollecitazioni di ogni pietra.
Secondo la genesi abbiamo 3 grandi raggruppamenti: le rocce magmatiche, le rocce sedimentarie e le rocce metamorfiche.
Le rocce magmatiche
Le rocce magmatiche, dette anche ignee o eruttive, si formano con la risalita e solidificazione del magma proveniente dalla crosta terrestre. Secondo il processo di raffreddamento del magma, le rocce eruttive possono essere:
1-Rocce magmatiche effusive: il raffreddamento del magma avviene in modo rapido in prossimità delle bocche vulcaniche. Si tratta di rocce a struttura fine, porfirica (cristalli più grossi immersi in una struttura di cristalli più piccoli), vetrosa. Generalmente questa tipologia di roccia non è lucidabile, per via della grana porosa.
2-Rocce magnatiche intrusive: sono rocce formatesi dal magma che si raffredda lentamente ed in profondità. Caratterizzate da una struttura a grana grossa, con cristalli ben visibili, con alta durezza. Lucidabili, sono adatte anche per rivestimenti interni di pregio.
Le rocce magmatiche effusive più usate nell’edilizia
basalto – detto anche pietra lavica, è una roccia molto scura, tra le più comuni, utilizzata principalmente per murature e selciati, vista la grande resistenza. Per esempio i romani lo usarono per lastricare la via Appia. Oggi il basalto è oggetto di grande interesse nel mondo del design:
U- Lampada a sospensione in pietra lavica By BUZAO TRIPTYCH // Tavolino in pietra lavica By PLEASE WAIT to be SEATED // GUE’RIDON TABLE – Tavolino di servizio in pietra lavica – Collezione Etna Stone Table – Designer Emmanuel Babled By Made a Mano // ISO – Pavimento/rivestimento in pietra lavica per interni – Designer Piero Lissoni – By Nerosicilia
porfido – pietra residente a struttura porfirica, con colorazioni che vanno dal rosso a viola, dal marrone al verde al grigio. Viene usato per selciati – i famosi sanpietrini- per pavimentazioni per esterno e come pietrisco, ma un tempo era molto ricercato per rivestire gli edifici di rilievo e per le pavimentazioni. Il porfido rosso antico, estratto in Egitto, e il porfido verde antico, detto anche serpentino e proveniente dalla Grecia, erano i più apprezzati dalle civiltà antiche, dagli egizi alla Roma imperiale, dai Bizantini fino al Rinascimento;
Porfido Verde Antico // Porfido Rosso AnticoCucina Venezia – basi a parete e top in pietra Porfido – Designer Alessandro Isola – By THE CUT // Lastricato in Porfido del trentino By PAVESMAC
tufo vulcanico – roccia effusiva piroclastica, è composto principalmente da lapilli e si forma per cementificazione naturale dei sedimenti. E’ una roccia leggera, porosa, facilmente lavorabile e di media durezza. Esistono diverse varietà di tufi vulcanici, che vanno dal colore giallo al verde al grigio, presenti in Italia soprattutto in Campania e in Lazio.
Le rocce magmatiche intrusive più usate nell’edilizia
granito: caratterizzato da una grana compatta che può essere molto fine o più grossolana. E’ una roccia molto diffusa a livello mondiale, e molto utilizzata per le caratteristiche di durezza e resistenza fin dall’antichità. Ne esistono diverse varietà, che elenco a grandi linee:
Granito Bianco Sardo
–granito bianco, molto resistente, con sfumature grigie, usato per pavimentazioni e piani di cucina o bagno. I più conosciuti sono il Bianco di Sardegna e il Bianco Cristal;
Granito Rosa di Baveno
–granito rosa, proviene da Baveno, sul Lago Maggiore, e dalla Sardegna, nella varietà Rosa Sardo Beta. E’ un granito pregiato, grazie alla trama uniforme e le sfumature grigio rosate con macchie bianche. Usato per rivestimenti e decorazioni;
Granito Nero Assoluto
–granito nero, detto anche nero Pretoria, nero assoluto o nero Zimbabwe. Estratto in Sudafrica, è elegante ed adatto per rivestimenti, top bagno e cucina, tavoli;
Granito Grigio
–granito grigio, detto anche plagioclasio, è molto diffuso e utilizzato principalmente per l’arredo urbano;
Granito Rosso Balmoral
–granito rosso, presente in diversi paesi, nelle varietà Rosso Santiago (Argentina) dal rosso acceso con punte di beige e nero; African Red, dal rosso rubino intenso; il Rosso Balmoral o Rosso Taivassallo proveniente dalla Finlandia, presenta una trama puntinata fine rossa e nera.
Esistono poi diverse varietà di Granito provenienti dall’India e dal Brasile, che presentano colorazioni particolari, come il Coast Green, con grana fine verde salvia, il Colonial Ivory, con sfumature dal beige all’azzurro (India), mentre dal Brasile provengono i graniti Marinage, dall’aspetto simile al seminato veneziano o terrazzo.
In Italia i più utilizzati sono il Granito di Baveno, il Granito di Montorfano, entrambi provenienti dal Lago Maggiore, e il Granito di San Fedelino (Sondrio).
sienite: è un granito con basso contenuto di quarzo, di grana media, colore chiaro, grigio, rosato o violaceo, proveniente dall’Egitto. Alle nostre latitudini la sienite più utilizzata è quella proveniente dalle cave della Valle Cervo (Biella), detta Sienite della Balma;
Sienite della Balma
diorite: pietra molto dura dalla grana medio-fine e dal colore grigio scuro. La varietà più utilizzata in Italia è il Serizzo Ghiandone.
Serizzo Ghiandone
Nella terza parte analizzeremo le rocce sedimentarie e le rocce metamorfiche.
Ad un anno dalla sua nascita, EQUAZIONE Botanical Essence presenta il nuovo profumatore per ambienti per continuare il suo percorso sensoriale anche nell’ambiente in cui si vive, una perfetta equazione stilistica e olfattiva.
Il profumo è un’arte, è l’arte del piacere sensoriale, della fragranza naturale unita al design capace di valorizzare ogni ambiente. Fragranze realizzate con purissimi oli essenziali ed estratti botanici, privi di coloranti chimici e con alcool di origine vegetale. Un viaggio che passa per la tradizione e l’innovazione, attraversa un luogo lontano, ricco di storia, di Sicilia, di note olfattive che sanno di ricordi, ma anche di idee nuove e travolgenti.
Il profumatore per ambiente diffonde l’aroma delle quattro essenze esclusive di EQUAZIONE Botanical Essence: Yuzu, FingerLime, Plumeria e Cestrum. Ogni fragranza è estratta nel pieno rispetto dei suoi principi attivi, combinando tecniche antiche a tecnologie avanzate assicurando formulazioni preziose prive di parabeni, coloranti, siliconi, oli minerali o allergeni. Le essenze esclusive per la cura del corpo, create con meticolosa attenzione, regalano un’esperienza unica all’insegna del piacere sensoriale e del benessere.
Anche per il profumatore EQUAZIONE ha prestato la massima attenzione alla lavorazione e alla produzione per assicurare un prodotto naturale, totalmente privo di coloranti chimici. Le fragranze sono realizzate con purissimi oli essenziali ed estratti botanici, coltivati in Italia e con lavorazione 100% Made in Italy, ottenute per miscelazione e decantazione in alcool di origine vegetale. Anche il flacone è in vetro riciclabile.
Le fragranze di EQUAZIONE Botanical Essence
Il profumatore si declina nelle quattro esclusive fragranze che hanno reso così famosa EQUAZIONE. Note che non hanno un utilizzo così comune in cosmetica: due note agrumate, lo Yuzu e il Finger Lime e due note fiorite quali il Cestrum e la Plumeria.
YUZU
Lo Yuzu è un agrume la cui coltivazione iniziò in Cina, dove il primo utilizzo delle sue bucce essiccate risale circa a 2.000 anni fa. Il suo sapore assomiglia a quello del limone con una nota di pompelmo. Il suo profumo è intenso. L’olio essenziale di Yuzu ha proprietà rilassanti e antistress, ottimo per un bagno rigenerante. Gli oli essenziali sono ottenuti dalle scorze dei frutti per spremitura e successiva decantazione.
FINGER LIME
Il Finger Lime è originario dell’Australia e deriva da agrumi ancestrali che esistevano su questo continente ben prima che venisse abitato dall’uomo. E’ un frutto ricco di antiossidanti. Contiene anche acido citrico, malico e gallico che, in associazione alle vitamine presenti, sono utili per il benessere della pelle contro i segni dell’invecchiamento. Gli oli essenziali sono ottenuti dalla lavorazione del frutto e della polpa, per ottenere un profilo aromatico completo.
PLUMERIA
La Plumeria (nota anche come Frangipane) è una pianta originaria dell’America tropicale, del Messico, del Venezuela e dei Caribi. Il nome Plumeria deriva dal nome del botanico francese Charles Plumier che venne mandato alla scoperta di nuove piante delle Antille Francesi verso la fine del ‘600. I fiori prodotti dalla Plumeria sono molto attrattivi e profumati e presentano differenti sfumature cromatiche. La Plumeria ha effetti purificanti e disintossicanti. Gli oli essenziali sono ottenuti per distillazione molecolare dei fiori, sottovuoto e a temperatura controllata, per preservare la delicatezza della essenza.
CESTRUM
Conosciuto anche con il nome di Gelsomino notturno, il Cestrum nocturnum è nativo del Centroamerica. I fiori sono bianchi e profumatissimi e si schiudono solo di notte. Il Cestrum ha un alto potere disinfettante. I suoi oli essenziali sono ottenuti dai petali freschi con la antica tecnica dell’enfleurage e successiva decantazione in alcool vegetale.
La filosofia green di EQUAZIONE
Per le fragranze sono state utilizzate acque aromatiche ottenute per distillazione da piante esotiche coltivate in Sicilia con macchinari alimentati ad energia solare e con ricircolo di acqua per un minore impatto ambientale (laboratorio di produzione certificato ISO 22716:2007 e ISO 9001:2015)
Tutti i prodotti sono senza parabeni, senza coloranti, senza siliconi, oli minerali o allergeni e sono racchiusi in flaconi dal design minimalista rappresentante la filosofia basata sulla semplicità di EQUAZIONE, confezionati con PET 100% riciclato e riciclabile.
Piastre lisce minimali o caratterizzate da texture e motivi grafici, i radiatori per il living firmati Antrax IT hanno un’estetica contemporanea e sono multifunzione. Infatti, oltre a diffondere calore offrono scaffali su cui posizionare oggetti e libri.
Dalla novità 2022 disegnata da Rodolfo Dordoni – Ghisa -, al modello Serie T e alla sua evoluzione TT, firmati da Matteo Thun & Antonio Rodriguez, per arrivare ad Android, il radiatore progettato da Daniel Libeskind, e ancora Tavola e Tavoletta e Flat, l’azienda ha sviluppato negli anni collezioni versatili. Elementi che possono essere facilmente inserite negli spazi abitativi, grazie anche alla possibilità di personalizzazione negli oltre 200 colori a catalogo.
Radiatori per il living Tavola e Tavoletta
Tavola e Tavoletta rappresentano un sistema essenziale e pulito, con un profilo molto sottile, dedicato anche agli spazi di ingresso o di soggiorno. Sono piastre in alluminio 100% riciclabile, di 4 mm di spessore: Tavola è un radiatore idraulico o elettrico, in tre varianti dimensionali e anche con superficie a specchio, da porre in verticale o in orizzontale, con la possibilità di tagli o aggiunta di pomelli per apprendere indumenti. Tavoletta è invece un corpo scaldante integrativo, con sola alimentazione elettrica e quattro varianti dimensionali, che permette di dar vita a numerose configurazioni, assecondando le esigenze termiche della stanza in cui è installato.
Flat di Antrax IT
Rispetto a Tavola e Tavoletta, Flat rilegge il tema della piastra scaldante, valorizzandolo con una sequenza di piccoli fori circolari disposti in linea, in corrispondenza del lato lungo. In acciaio inox e acciaio al carbonio, può essere installato in verticale o in orizzontale, con diverse misure e possibilità di attacchi nel caso di contesti di ristrutturazione. La superficie del radiatore può essere anche smerigliata a mano o scelta nelle cromie opache, lucide e speciali.
Radiatore Serie T
Serie T, il cui concept è a cura di Matteo Thun & Antonio Rodriguez, prende il nome dal celebre estruso metallico tradizionalmente utilizzato nelle costruzioni. Garantisce estrema flessibilità compositiva a partire dal classico profilo a T, proposto nella versione singola o doppia e dimensionabile al cm, e diventa una mensola o un modulo libreria dall’estetica elegante e con ripiani in legno, in versione idraulica o elettrica. Il radiatore TT ne suggerisce un’ulteriore declinazione: nasce come naturale ripetizione della matrice iniziale, potenzialmente replicabile all’infinito e consegna un oggetto scaldante dal forte impatto estetico.
Android
Android è un radiatore scultoreo che traduce il motivo della piastra in una sequenza di pieghe dalle profondità diverse, con spigoli netti e sfaccettature geometriche, tipiche del linguaggio di Daniel Libeskind. Con ridotto contenuto di acqua, garantisce l’entrata a regime in tempi molto brevi ed è disponibile con alimentazione idraulica o elettrica e orientamento verticale o orizzontale.
Ghisa di Antrax IT
Il calorifero Ghisa, firmato da Rodolfo Dordoni, ricostruisce l’immagine degli storici caloriferi e ne riprogetta le proporzioni, i dettagli, il rapporto tra pieni e vuoti, gli snodi tra gli elementi, spessori e profondità. In alluminio 100% riciclabile e a elevate prestazioni termiche è personalizzabile in una selezione di finiture e può essere accessoriato con ganci in acciaio inox lucidato per appendere indumenti in un ingresso.
Immersa tra aceri e abeti nella regione canadese del Quebec, Atelier C è la casa studio di una coppia di creativi – lei una scrittrice, lui un fotografo musicista – che accoglie le tradizionali funzioni dell’abitare accostate a laboratori perfettamente integrati nello spazio.
Il punto di partenza per lo sviluppo dell’architettura era la volontà da parte dei proprietari di avere un tetto a un’unica falda che definisse un volume lineare, semplice, idealmente parte della natura circostante, all’interno del quale non ci fossero per la maggior parte separazioni nette.
Il progetto elaborato da Nicholas Francoeur asseconda dunque questa richiesta e associa al segno diagonale e geometrico della copertura l’idea di una ‘casa passiva’ non convenzionale, con dettagli unici.
Atelier C presenta una planimetria a L e un involucro essenziale e puro: la copertura, ventilata, è rivestita in lamiera grecata mentre la parte sottostante è in pioppo sbiancato. Le facciate sono realizzate in listelli di legno di cedro carbonizzato che avvolgono il volume, ritmato sul fronte nord da strette aperture verticali vetrate che sembrano creare un colonnato contemporaneo e rigoroso; sul fronte sud, invece, le finestre sono più ampie per consentire l’apporto di luce naturale agli spazi di lavoro.
“Dai soffitti a varie altezze ai laboratori di musica e scrittura pensati come spazi aperti, quasi di passaggio, e non come stanze chiuse” commenta il progettista “Dai continui contrasti di colore e di materiale, alla stanza da bagno con luci teatrali e un’atmosfera cavernosa, come fosse un antro del benessere. Tutto in questa casa è pensato per stimolare la creatività, ma anche per dare l’impressione a chi la abita di essere al contempo da solo e in compagnia. C’è un’atmosfera unica”.
Lapitec per Atelier C
Gli interni, al contrario, sono strutturati in modo fluido e si presentano chiari e luminosi, con la sola eccezione dello spazio cucina, che richiama la cromia dell’involucro e presenta un top in pietra sinterizzata Lapitec, frutto di una miscela di minerali 100% naturali, senza resine, inchiostri o derivati del petrolio e silica free.
La cucina costituisce il cuore della casa: è progettata come un ampio locale dove sono organizzate basi e colonne, su tre lati, con un’isola centrale dedicata alla preparazione del cibo e alla convivialità. I pannelli frontali sono in legno laccato scuro mentre il piano delle diverse aree è realizzato interamente in Lapitec, nella nuance Nero Antracite finitura Vesuvio e spessore di 12 mm.
In questa cucina, firmata Hauteur d’Homme, la pietra sinterizzata è stata lavorata e fresata per collocare il lavabo e grazie alla sua composizione a tutta massa mostra su tutto il bordo la medesima colorazione della superficie, priva di stampe digitali e non porosa. Lapitec è inoltre inalterabile, resistente agli agenti chimici, urti, graffi, raggi UV, non assorbe acqua o liquidi e impedisce l’annidarsi di sporco, muffe e batteri, oltre ad avere il marchio NSF/ANSI Std. 51 FOOD ZONE, che ne garantisce l’efficacia nei contesti cucina.
Ti sei mai chiesto come si produce la carta igienica a livello industriale? Quali sono le materie prime impiegate ai giorni nostri? E quali passaggi occorrono per arrivare al prodotto finito che tutti noi conosciamo e utilizziamo nella nostra quotidianità?
Il processo di fabbricazione della carta igienica è poco noto, nonostante si tratti di un prodotto di uso comune, presente da diversi decenni nelle nostre case, come anche nelle toilette degli uffici, nei bagni delle scuole, delle strutture ospedaliere e di molti altri ambienti accessibili al pubblico.
Se ti interessa scoprire come viene prodotta la carta igienica e quali lavorazioni vengono effettuate all’interno dei moderni stabilimenti, qui troverai le informazioni che cerchi: cominceremo dal principio e analizzeremo i vari step necessari per la sua produzione. Naturalmente potrebbero esserci delle variazioni in base al modello prodotto; basta dare uno sguardo a https://www.regina.eu/it/prodotti/carta-igienica per notare la varietà di rotoli di carta igienica presenti nel mercato.
Fabbricazione della carta igienica
La lavorazione della carta igienica ha inizio dalle seguenti materie prime: la cellulosa, estratta dal legno e, quindi, di origine naturale, che costituisce il suo principale “ingrediente”, e poi acqua, polipropilene o polietilene e, in alcuni casi, profumo. Una volta acquistati e preparati i materiali, si dà il via al vero e proprio processo di fabbricazione della carta igienica, che si compone di più passaggi. Ovvero:
1. Preparazione fibre di cellulosa
Le balle di cellulosa, inizialmente stoccate in magazzino, vengono poste sui nastri di caricamento e trasportate verso i macchinari per la lavorazione delle fibre.
2. Lavorazione impasto
Le fibre corte, che conferiscono maggiore morbidezza al prodotto, vengono separate da quelle lunghe e mescolate con acqua calda, fino a raggiungere un impasto omogeneo.
3. Realizzazione bobina madre
L’impasto passa alla macchina da cartiera. Qui viene steso su una tela e, in seguito, arrotolato intorno a un grosso cilindro in acciaio (o ghisa) ad altissime temperature e asciugato per mezzo di vari getti di aria calda, in modo da ottenere la bobina madre.
4. Controllo bobine madri
Ciascuna bobina madre viene sottoposta a valutazioni di carattere tecnico, allo scopo di accertare la corrispondenza del prodotto agli standard previsti dall’azienda.
5. Sovrapposizione veli
Le bobine madri – o Jumbo Roll – vengono inserite dentro una macchina detta “ribobinatrice”, che ha la funzione di sovrapporre due, tre o quattro veli di carta
6. Stoccaggio bobine a più veli
Le bobine composte da più veli sovrapposti, in arrivo dalla ribobinatrice, vengono etichettate, avvolte da un sottile strato protettivo in plastica e stoccate in magazzino.
7. Lavorazione carta igienica
Per ottenere diverse tipologie di carta igienica, bisogna sottoporre le bobine ad una serie di lavorazioni, tra cui: stampa, colorazione, incollatura, goffratura, perforazione, ecc. Infine, il rotolo si avvolge su un tubo in cartone e lo si taglia nelle dimensioni previste.
8. Confezionamento
Gli ultimi step della produzione della carta igienica consistono nel confezionamento in pacchi da due, quattro, sei o più rotoli, nella fasciatura e nell’etichettatura. Le confezioni, infine, vengono accorpate in imballaggi multipli, in modo da facilitare le operazioni di pallettizzazione, carico, trasporto, scarico e vendita all’ingrosso.
Breve storia della carta igienica
La carta igienica è un prodotto che ha origini abbastanza recenti: la prima linea industriale nasce a metà del XIX° secolo, negli Stati Uniti d’America, ad opera di Joseph Gayetty. Prima di allora, ci si “arrangiava” con soluzioni più o meno funzionali: stracci e pezzi di stoffa, fogli di carta e, in epoca antica, lana imbevuta o semplice acqua.
Ma è solamente negli anni Quaranta del XX° secolo che arrivano sul mercato i rotoli a due veli, più morbidi, confortevoli e simili a quelli utilizzati ai giorni nostri.
Dagli anni Sessanta in poi, la produzione di carta igienica si moltiplica, dando vita a nuove varietà che incontrano maggiormente i favori del pubblico. Nascono rotoli a tre e quattro veli, profumati con aloe e camomilla, colorati e decorati con figure geometriche o floreali e, persino, con raffigurazioni di personaggi noti della politica, dello sport, ecc.
Fondamentali, poi, ai fini della tutela dell’ambiente e sempre più diffuse, sono le tipologie di carta igienica ecologica. Queste sono realizzate con carta – in parte o del tutto – riciclata, presso stabilimenti alimentati da fonti rinnovabili e imballate con materiali biodegradabili.
Ci sono situazioni in cui il divano non si trova con lo schienale al muro, ma al centro stanza, sorge quindi spontanea la domanda: cosa mettere dietro al divano?
In questi casi lo schienale può ritornare utile e fare le veci di un piccolo muretto, una parete non fissa a cui accostare un mobile contenitivo. Tutto questo ovviamente deve avvenire già quando avete saputo scegliere il divano giusto per voi.
Mobili da mettere dietro al divano
Abbiamo già parlato di cosa mettere dietro al divano, come abbellirlo, come non renderlo vuoto sapendo dare importanza anche al divano più economico.
Ci sono diverse soluzioni per sfruttare al meglio lo spazio dietro al divano. L’obiettivo e l’importante è sempre quello di non affogare lo spazio ma inserire il nostro mobile solo quando si ha realmente la superficie a disposizione.
Sicuramente quello che possiamo fare è utilizzare lo spazio per creare dei contenitori o delle librerie, insomma uno spazio contenitivo per sfruttare al massimo ogni cm della vostra camera. Ecco quindi alcune idee su cosa mettere dietro al divano.
Mobile basso dietro al divano
Potete pensare ad una madia o un mobile basso, cosiddetto buffet, contenitivo.
Sfruttare quindi lo schienale del divano, non sempre molto bello, per contenere oggettistica o magari per creare una piccola libreria bassa, molto scenografica. Per questa soluzione fare molta attenzione, si parla di profondità dai 30 ai 40 cm, bisogna quindi essere certi dello spazio che si ha a disposizione.
Consolle allungabile dietro al divano
Nel caso in cui abbiate una stanza unica, con sala da pranzo e salotto e vogliate dare la giusta importanza al vostro divano, senza utilizzare lo spazio per creare una zona pranzo, potete comunque scegliere un divano di dimensioni maxi da mettere a centro stanza e inserire una consolle dietro. In questo modo avrete il vostro tavolo da pranzo all’occorrenza, senza rinunciare a dimensioni decisamente big.
Soluzione intelligente, ma a volte forse un pò scomoda.
Inserire mobili alti e librerie dietro al divano
Di grande pregio e molto chic è la possibilità di inserire una libreria all’interno del vostro salotto. Parliamo di qualcosa a tutta parete che funge da sfondo per il vostro divano, impreziosendolo e riempiendo al massimo la vostra stanza.
Questa può essere una possibilità anche se non si ha spazio libero dietro al divano ma è messo direttamente con lo schienale a parete. Una libreria a ponte o delle librerie laterali al divano ti permettono di avere spazio contenitivo e hanno sempre un grande impatto visivo entrando in salotto.
Mobile dietro divano Ikea
Arriviamo infine alla nostra parte preferita, l’immancabile sezione dedicata ad Ikea. Vi diciamo sempre che questa big svedese può dare grandi soddisfazioni se mixata e scelta con gusto. E’ per questo che secondo noi è giusto offrire sempre una soluzione low cost per qualsiasi zona della casa.
Nel caso ci sia dello spazio dietro al divano, da Ikea sicuramente riuscirete a trovare qualche mobile, e non solo, che può fare al caso vostro. Un classico Kallax è una soluzione low cost che se utilizzata in maniera corretta può unire stile ed utile in un colpo solo. Ci sono ormai tantissime combinazioni e tantissime misure. Può essere completato con delle ante da mettere in tutti o n alcuni cubi, con delle scatole in juta o con dei veri e propri cassetti. C’è anche la possibilità di inserire dei piccoli ripiani, accessorio utile per inserire delle riviste suddivise per argomento.
Kallax dietro divano
L’altra opzione è sicuramente Besta, componibile, con i piedini per poter essere posato dietro al divano. Una soluzione non a vista, perchè si tratta di un mobile con ante, con ripiani e davvero molto capiente.
Le ultime novità hanno introdotto in Ikea tanti diversi tipi di anta che portano Besta a qualità estetiche molto elevate.
Se si dovesse trattare di un divano con uno spazio posteriore ridotto, seppure sfruttabile, allora si può pensare ad una consolle in legno, di spessore minimo, ma comunque con ripiani da poter sfruttare al massimo. Liatorp o Havsta faranno al caso vostro in questa situazione, Ikea ha sempre una soluzione per tutti.
Il 2022 segna il centenario della nascita di Elio Martinelli, fondatore di Martinelli Luce. Una ricorrenza celebrata con la riedizione della lampada Cobra.
È un anno importante per l’azienda italiana Martinelli Luce, che festeggia il centenario della nascita del suo fondatore, Elio. La figlia Emiliana, che ha raccolto l’eredità del padre, anche dal punto di vista della creatività, ha scelto la lampada Cobra per celebrare la ricorrenza. L’edizione speciale, di colore giallo, sarà disponibile in 100 esemplari. La scelta del giallo, come spiega Emiliana Martinelli, è legata ad un ricordo di famiglia:
“Per un compleanno di mia madre, mio padre Elio arrivò a casa guidando un maggiolone giallo. Era il suo regalo per Anna che amava questo colore”.
Elio Martinelli, uno dei padri del design italiano
Geniale, visionario, audace, Elio Martinelli nasce a Lucca il 19 novembre 1922. Dopo le scuole professionali studia scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ma il lavoro a fianco del babbo, nel negozio di illuminotecnica di famiglia, assorbe tutto il suo tempo. Nel 1950 subentra al padre e crea la sua azienda di illuminazione, Martinelli Luce. Il suo obiettivo non è solo vendere materiale elettrico: Elio vuole creare lampade. Nel laboratorio sperimenta nuove forme e nuovi materiali, ispirandosi da un lato a Walter Gropius, dall’altro ai designer scandinavi come Arne Jaobsen e Tapio Wirkkala.
Elio cerca di creare lampade funzionali ma allo stesso tempo semplici ed espressive. La natura, in particolare gli animali, gli forniscono un’infinita fonte di ispirazione, insieme alle forme geometriche semplici. Oltre a Cobra, Elio Martinelli disegna le lampade Poliedro (1962), la plafoniera Bolla (1965), Serpente (1965), Foglia e Flex (1969). Inizialmente lavora con il vetro, ma poi scopre il metacrilato opalino, e se ne innamora, tanto da installare nel laboratorio uno dei rari macchinari per lo stampaggio. Nel 1967 sbarca in azienda una giovane Gae Aulenti, alla disperata ricerca di un artigiano capace di realizzare la sua lampada Pipistrello. Questo evento, insieme alla partecipazione all’Eurodomus di Genova, patrocinata da Gio Ponti, segnano la svolta di Martinelli Luce, ormai proiettata verso il successo.
La Lampada Cobra
La lampada Cobra è una lampada da tavolo, disegnata e prodotta da Elio Martinelli nel 1968. Realizzata in resina stampata, è costituita da due corpi, la base e il portalampada, che possono ruotare a pieno giro uno rispetto all’altro. Questo permette diverse configurazioni, secondo la rotazione, da una forma sferica ad una forma sinuosa.
Il modello originale è realizzato in bianco e in nero, ma negli anni sono state aggiunte nuove versioni, come quella rossa per il 50° anniversario, oltre alle edizioni limitate. Queste ultime risalgono al 2018, e sono state realizzate da designer del calibro di Alessandro Mendini, Marc Sadler, Paola Navone a Karim Rashid.
La lampada Cobra, attuale ancora oggi, nata dalla creatività di un designer visionario negli anni Sessanta, è ormai entrata nell’Olimpo delle icone del design.
L’estate è passata, l’autunno è arrivato e le persone smettono gradualmente di utilizzare le loro terrazze. Il motivo principale è che pensano di non sentirsi a proprio agio a causa dei cambiamenti della temperatura e del tempo, ma ciò di cui hanno bisogno è adattarsi a questa meravigliosa stagione. Con poche modifiche potrai avere il tuo giardino anche in pieno autunno. Scopri le chiavi per sfruttare al meglio la tua terrazza in autunno.
Ridistribuisci i tuoi mobili
Talenti
I mobili che prima erano all’ombra a causa del sole cocente ora possono essere spostati al sole per approfittare delle ore calde per leggere un libro o bere un caffè caldo. Ti consigliamo anche di tenere d’occhio le previsioni del tempo per coprire i tuoi mobili da eventuali piogge, in modo che durino per anni.
Illumina la tua terrazza
progetto Laigueglia di SAG80
In autunno le giornate iniziano ad accorciarsi e il sole a tramontare prima, ma questo non è un motivo per smettere di godersi la terrazza. Puoi mettere le luci che corrispondono allo stile che desideri, ci sono grandi luci a sospensione, piccole luci da tavolo, applique a LED con la forma che ti piace e persino candele profumate, le troverai in stile minimalista, retrò, industriale, per citarne alcune. Mantieni la tua terrazza illuminata e decorata allo stesso tempo.
Braciere o stufa per la terrazza in autunno
Un impedimento nello sfruttare la terrazza in autunno può essere il clima più freddo, quindi ti consigliamo di includere una stufa sulla tua terrazza, e se hai una terrazza o un patio più grande potresti includere un braciere; sarà l’attrazione perfetta per te e i tuoi amici per sedervi attorno al fuoco. Nel caso delle stufe, hai a disposizione modelli elettrici, a gas o a legna, valuta quale sia la più adatta a te. Esiste un’ampia varietà di modelli, che si adattano a tutte le tasche.
Più tessuti
Fantastic Frank Berlino
Per combattere il freddo puoi aggiungere coperte e cuscini ai divani e alle sedie da esterni; ti consigliamo di utilizzare tessuti morbidi e naturali come la lana. Quando non li utilizzerai per riscaldarti, doneranno ai tuoi mobili uno stile autunnale. Puoi anche aggiungere dei tappeti, tutto ciò che è fatto di materiale tessile donerà alla tua terrazza un’atmosfera accogliente, c’è un’ampia varietà di colori e disegni per scegliere quello perfetto per te. Investi in coperte di buona qualità che si adattino allo stile che desideri esprimere.
Aggiungi delle piante
Sebbene il buon senso ti direbbe che le piante non sono molto adatte come decorazione autunnale, si tratta di una mezza verità. Sì, ci sono molte piante che ti daranno solo foglie secche in autunno, ma ti mostreremo anche molte piante che rimangono belle in questo periodo dell’anno. Le viole del pensiero, gli ibiscus, le verbene, le azalee, le ortensie e l’edera o i rampicanti sono facili da piantare e resistono alle basse temperature; un’altra opzione è quella di piantare bulbi da fiore come i giacinti da far spuntare per Natale. Infine, soprattutto se non vuoi dedicarti alle cure che le piante richiedono, puoi acquistare delle piante artificiali; al giorno d’oggi è possibile trovare una varietà di specie ed è quasi impercettibile il fatto che non siano naturali.
Attenzione al vento
In autunno ci sono giorni in cui il vento non smette di soffiare, rendendo difficile godersi l’aria aperta. Un’opzione per risolvere questo problema può essere un paravento o un pannello che ci protegga dal vento; ce ne sono di molti stili, colori, materiali e di tutti i tipi di prezzi. Il materiale è molto importante, in quanto si possono trovare in materiali naturali come il legno, sintetici come la resina o metallici come l’alluminio. Trova quello migliore per te!
Rinnova i tuoi mobili in autunno
Habitium
Una cosa che puoi fare se i tuoi mobili sono vecchi, danneggiati o semplicemente non ti piacciono più, è rinnovarli. Questo è solitamente il periodo dell’anno in cui i mobili da esterni sono in promozione o scontati, consentendo di acquistarli a un prezzo molto basso. Ti consigliamo di optare per materiali sintetici che sono imitazioni di materiali naturali. Perché? Sono più economici, hanno una maggiore varietà di colori, sono più leggeri, richiedono meno cure e durano molto più a lungo. Se invece preferisci mobili realizzati con materiali naturali, ti consigliamo quelli impilabili in modo da poterli riporre nei giorni di pioggia o di acquistare delle fodere per proteggerli, ricordandoti anche di reidratarli come indicato dal fabbricante in modo da farli apparire brillanti.
Conclusione
Protek
L’autunno è una stagione meravigliosa, le foglie arancioni a terra, le giornate fresche e le brevi piogge, bisogna goderselo! Sfrutta i tuoi spazi per decorarli con il tuo stile e personalizzare ogni minimo dettaglio. Questi consigli ti aiuteranno ad ottenere la terrazza più confortevole e accogliente per godertela da solo o in compagnia, per leggere quel libro che hai rimandato, per bere un tè o una cioccolata guardando fuori dalla finestra in modo nostalgico, per rilassarti a lume di candela e divertirti con gli amici.