Con l’arrivo dell’Autunno è già tempo di pensare all’organizzazione del Natale.
L’Autunno è il momento perfetto per cominciare ad organizzare i giorni di festa, le attività da fare in quei giorni in compagnia di tutta la famiglia e per iniziare a confrontare le offerte con riguardo agli addobbi per il Natale interni ed esterni per organizzarli al meglio.
L’allestimento, specie quello luminoso, è una componente fondamentale quando si tratta di ricreare l’atmosfera natalizia, piena di gioia, di serenità e di festeggiamenti. Nel progettare l’allestimento luminoso, ormai da alcuni anni, un posto di rilievo viene assegnato alle luminarie di Natale, in grado di avvolgere l’intero albero e di renderlo scintillante. In gergo tecnico, questo tipo di luminarie di Natale sono dette catene di luce. Entrando nei dettagli, le catene di luce sono caratterizzate da una successione di micro-led all’interno di un lungo cavo in PVC di colore verde.
immagini Luminal Park
Se il desiderio è quello di animare il giardino, i negozi online e i punti vendita fisici propongono un vasto assortimento di figure luminose come renne, slitte, pupazzi di neve e set di stelle tra cui scegliere. Un’idea apprezzata tantissimo dai bambini. Se ciò non dovesse bastare, si potrebbe aggiungere un tocco di eleganza all’ambiente esterno, inserendo delle cascate di luci tra i rami.
immagine via Unsplush
Le funzionalità garantite dalle catene di luce
Il mercato delle catene di luce si amplia di anno in anno in virtù della messa in commercio di prodotti con nuove funzionalità. Di recente, sono comparse anche in Italia delle catene di luce capaci di riprodurre un bianco caldo ed accogliente, l’ideale per ricreare un’atmosfera suggestiva durante le feste natalizie. Questo interessante aspetto è merito della riduzione della distanza tra i micro-led e del posizionamento degli stessi in direzione opposta.
Da sottolineare anche l’interesse degli italiani per le catene luminose con tecnologia RGB, controllabili da apposita applicazione mediante un collegamento Wi-Fi o Bluetooth. Con esse, non c’è davvero limite alla fantasia, potendo disegnare tantissimi effetti luminosi. In particolare, si potrà regolare la luminosità, la velocità e l’intensità dei colori, impostando dall’applicazione dei timer per l’accensione e lo spegnimento del nastro luminoso. La tavolozza dei colori ricomprende ben 16 milioni di differenti tonalità. Senza dimenticare che quelle di ultima generazione offrono anche la possibilità di mixare suoni ed effetti luminosi durante i canti natalizi, lasciando a bocca aperta amici e parenti.
immagini via Pinterest
Una valida alternativa alle catene di luce: i rami led
Se non ami dedicare del tempo agli addobbi natalizi da interno oppure ne hai sempre poco a disposizione ma non intendi rinunciare ad un’atmosfera magica, oggigiorno ci sono delle valide alternative alle catene di luce, come i rami led. Si tratta di rami di luce, spesso di colore marrone, dalla lunghezza variabile così da poter adattarsi facilmente alle dimensioni della parete. Su ciascuno dei rami, sono posizionati 8-9 led dal diametro di 5 millimetri emananti una calda luce bianca.
Essendo la struttura in PVC, i rami risultano modellabili a piacimento. L’effetto scenico migliora se il prodotto viene posizionato vicino ai rami di una betulla o all’interno di una composizione floreale, ponendo in risalto solo le luci alle estremità. Altre volte, i rami led seguono le forme di archi o di volte grazie al pratico gancio di fissaggio.
Il costo di una decorazione con gruppi di rami che raggiungono i 3 metri di lunghezza si aggira sugli 80 euro, tanto per fare un rapido esempio. In conclusione, quello appena descritto è un piccolo investimento per donare all’ingresso di casa, al salotto o ad altro angolo buio, un tocco di classe.
La testiera del letto può essere un importante elemento di arredo per una camera da letto e spesso può fare la differenza tra un ambiente anonimo e uno di carattere.
Baudit interior design
Ne esistono di vari tipi e in questo articolo ne vediamo alcune. Solitamente sono incorporate al letto, ma se volete essere liberi nella scelta e non volete un letto che ce l’abbia già, dovrete andare sui letti sommier, che appunto ne sono sprovvisti.
In generale, tenete a mente che più volete dare un effetto regale al letto e all’ambiente, maggiori dovranno essere le dimensioni della testiera.
Partiamo dalla tipologia più diffusa, quella imbottita, che risulta morbida e dalle forme arrotondate, nonché la più confortevole di tutte. Facilmente realizzabile da un tappezziere o anche fai da te, può essere più classica, spessa e con la particolare lavorazione capitonné…
Soluzione più originale è la testiera del letto “attrezzata”, che si può realizzare in 2 modi. Il primo è costruire una controparete, in muratura, cartongesso o legno, con delle nicchie che possano sostituire i comodini e fare da ulteriore elemento contenitore.
Axis Mundi Design, Ph. Andrew Garn
Murs et Merveilles
Sims Hilditch
L’altro modo è utilizzare dietro al letto un vero e proprio mobile, una sorta di piccola libreria con elementi modulari. Anche questa soluzione consente di evitare i comodini e non occupare spazio affianco al letto.
Mobile/libreria by Extendo
Decisamente poco comune è una testiera realizzata con le piastrelle per rivestimenti, ad esempio ceramica o gres porcellanato. La modularità degli elementi consente una certa libertà per giocare col disegno finale a parete, così come con i vari formati disponibili; può essere fatta anche con pavimentazioni effetto legno. Anche qui potere decidere se rimanere in una sagoma rettangolare classica o se caratterizzare tutta la parete. Il vantaggio di questo tipo di testiera è che risulta igienica e facilmente pulibile.
Ph. Veronica Rodriguez
Fap Ceramiche
Testiera del letto fai da te e riciclata
È possibile realizzare una testiera anche fai da te o mediante materiali di recupero.
Per una testiera appesa, saranno sufficienti un bastone e due cuscini con grandi asole, che possono essere fatti su misura oppure acquistati già pronti. Potete anche scegliere di avere tre cuscini o un’imbottitura unica. L’asta può essere un bastone per tende, in metallo o legno, lungo almeno quanto il vostro letto.
Via laredoute.com
Altro modo per realizzare facilmente una testiera del letto è quello di disegnarla. È possibile infatti decorare la parete dietro al letto a basso budget e molto velocemente con adesivi, washi tape o carte da parati che ne riproducano la sagoma.
Silvergate wallpaper Farrow&Ball
Per una testiera riciclata andate sul legno, ma assicuratevi di posizionare tanti cuscini affinché risulti comoda. Ad esempio usate delle assi, orizzontali o verticali…
Con l’arrivo dell’autunno, decorazioni e complementi d’arredo si fanno più caldi e avvolgenti. Texture morbide, tonalità naturali e atmosfere intime: tutto è pensato per creare all’interno della propria casa un’atmosfera accogliente.
LoveTheSign, tra le più importanti piattaforme di e-shop del design in Europa, propone quattro must have autunnali per affrontare giornate che iniziano ad accorciarsi e temperature sempre più fredde.
Pronti per lo shopping?
lampada da lettura GEEN-A by KARTELL in vendita da LoveTheSign
Lampada GEEN-A by KARTELL
Geen-aè la prima lampada da lettura Kartell, che va a completare la gamma lighting con questa specifica funzione. Essenziale nelle linee, ma con “attitude”, nessuna tecnologia strillata ed una forma pulita, ma allo stesso tempo familiare ed intrigante. Una base, un cappello, tre lampadine a led, uno stelo ed un’impugnatura, che consente facilmente la sua trasportabilità e tre colori in finitura opaca: bianco, nero e mattone. Una lampada semplice, come semplice è il gesto della lettura.
Appendiabiti ANEMONE by BONALDO in vendita da LoveTheSign
Appendiabiti ANEMONE by BONALDO
Anemone ha la forma di un albero composto da sei diversi rami che si aprono verso l’alto e verso l’esterno partendo da un tronco robusto che conferisce stabilità alla figura. L’appendiabiti Anemone vuole andare oltre la semplice forma e funzionalità e si concentra anche sull’aspetto materico, in linea con l’attenzione che da sempre Bonaldo rivolge ai materiali e alle finiture. Anemone è presentato in polietilene oppure totalmente rivestito in tessuto, materiale ideale ad un uso in camera da letto, ingresso, studio e anche in una stanza di hotel.
Plaid PAPA by NORMANN COPENHAGEN in vendita da LoveTheSign
Plaid PAPA by NORMANN COPENHAGEN
Papa è una collezione esclusiva di plaid a quadri per la casa che ricreano l’atmosfera di sofisticati studi e un’intimità d’altri tempi. Audaci abbinamenti cromatici sorprendono e creano contrasti tra classico e moderno. La collezione Papa comprende quattro diversi plaid che declinano lo stile scozzese tradizionale in due semplici motivi sovradimensionati. Ogni motivo è disponibile in due straordinari abbinamenti cromatici, mentre tutti i plaid presentano una bordatura classica con morbide frange. Tessuto in un’elegante combinazione di lana merinos e d’agnello sostenibile, Papa è un caldo accessorio per le fresche serate, ma anche un elemento d’arredo très chic.
Lampada GOLDEN BROTHERS by QEEBOO in vendita da LoveTheSign
Lampada GOLDEN BROTHERS by QEEBOO
Ideata da Stefano Giovannoni, Golden Brothers è una famiglia di personaggi-lampada che, riflettendo una luce morbida sul proprio corpo, ne valorizzano la plasticità e la fluidità della silhouette. Gli omini, assumendo posture diverse, creano un paesaggio animato e grazie al loro approccio astratto-figurativo sono l’elemento perfetto che può caratterizzare la tavola e personalizzare ogni angolo di casa. Questa famiglia di lampade LED è dotata di un sistema soft touch di accensione.
Hai mai visto pubblicità che dicono “con questo sistema totalmente vetrato ed apribile la veranda non ha bisogno di permessi edilizi”?
Se stai pensando di mettere una veranda sul terrazzo e hai fatto qualche ricerca in rete ti sono sicuramente comparse molte di queste pubblicità tra motori di ricerca e social network vari.
E probabilmente ti sarà capitato anche di leggere qualche tecnico che sbotta con: “ma che ca**o dice questo…per la veranda ci vuole sempre un permesso di costruire!”
Io sono uno di questi…e nell’articolo che stai per leggere ti spiego perché per le verande ci vuole un permesso di costruire, perché non è detto che tu possa ottenerlo e perché le pubblicità di cui sopra sono acchiappa-polli (e ti fanno commettere un abuso).
COS’È UNA VERANDA?
Partiamo dal chiarire questo punto perché pare non essere ben chiaro a tutti.
In molti pensano che la veranda sia un cubotto di vetro o materiali similari che si appiccica ad un edificio. In realtà la veranda può avere molte configurazioni diverse.
Siccome non voglio usare parole mie, per definire bene cosa sia una veranda facciamo riferimento a due documenti:
Il regolamento edilizio tipo
La sentenza del Consiglio di Stato 306/2017
Dal regolamento edilizio tipo:
«Locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiuso sui lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente apribili»
Dalla sentenza 306/2017 del consiglio di Stato:
«La veranda, realizzabile su balconi, terrazzi, attici o giardini, è caratterizzata quindi da ampie superfici vetrate che all’occorrenza si aprono tramite finestre scorrevoli o a libro. Per questo la veranda, dal punto di vista edilizio, determina un aumento della volumetria dell’edificio e una modifica della sua sagoma e necessita quindi del permesso di costruire»
Chiaro?
La veranda è un locale coperto chiuso ai lati con infissi
La veranda può essere realizzata su loggiato, balcone, terrazza o portico
La veranda è un vero e proprio volume urbanistico ed edilizio…è un ambiente in più della casa
La veranda può essere realizzata solo con il permesso di costruire
E a nulla vale il fatto che “l’infisso sia totalmente apribile” come dicono le pubblicità di cui sopra.
Quello che vale è piuttosto che l’infisso sia totalmente chiudibile.
Perché è richiesto il permesso di costruire per una veranda?
Capisco che possa lasciare un po’ sconcertati il fatto che per realizzare una cosa semplice come una veranda sia richiesto il procedimento edilizio di rango più alto che abbiamo in Italia.
In fondo nella maggior parte dei casi si tratta solo di mettere un infisso ad una terrazza.
Noi tecnici spesso diamo per scontati alcuni concetti perché siamo immersi nella materia tutti i giorni ma i nostri clienti no…ed hanno bisogno di spiegazioni.
Provo a dartele brevemente.
In Italia abbiamo sostanzialmente tre procedimenti edilizi:
CILA dedicata ai lavori di manutenzione straordinaria degli edifici, cioè alle ristrutturazioni delle case;
SCIA quando queste manutenzioni straordinarie implicano anche opere strutturali, oppure quando si modifica la forma degli edifici rimanendo all’interno delle stesse volumetrie;
Permesso di Costruire quando si costruisce un nuovo edificio o si amplia un edificio esistente.
Realizzare una veranda significa ampliare un edificio esistente con un nuovo ambiente residenziale, pertanto viene richiesto il permesso di costruire. Non importa se la veranda è piccola o grande…la legge non fa queste distinzioni.
VETRATE PANORAMICHE E SERRE SOLARI: COME AGGIRARE LA LEGGE
Prima di vedere come realizzare una vetrata a norma, vediamo come potresti realizzare un abuso convinto di fare tutto in regola.
Vetrate panoramiche: un’invenzione che non esiste
Chi ti dice che puoi chiudere il tuo terrazzo senza pratiche edilizie con il loro sistema perché è tutto in vetro e totalmente apribile solitamente fa riferimento alle cosiddette “vetrate panoramiche”.
Secondo queste persone le vetrate panoramiche sono elementi che hanno queste caratteristiche:
rispondono ad un’esigenza di stagionalità (le usi per proteggerti solo in alcune stagioni);
sono elementi essenzialmente con una funzione frangivento;
sono totalmente apribili.
E pertanto non comportano la chiusura stabile del terrazzo su cui sono installate e di conseguenza non vanno a creare una nuova stanza (e pertanto un aumento volumetrico).
Quindi non solo non c’è bisogno di alcun permesso di costruire per installarle ma nemmeno di una pratica edilizia.
Quando qualcuno ti dice queste cose ti invito a fargli la seguente domanda:
“mi puoi certificare per iscritto la libera installazione delle tue vetrate panoramiche?”
Se ti risponde di sì (naturalmente con tutte le conseguenze legali e penali del caso) vai tranquillo: installala pure (dopo che ti ha dato la certificazione).
Ma ritengo improbabile che tu riesca a trovare qualcuno che lo faccia (ma se qualcuno vuole smentirmi sono qui…magari imparo qualcosa pure io).
Il motivo è che non c’è nessun appiglio legale.
Non esistono “vetrate panoramiche” o “sistemi di chiusura per esigenze di stagionalità” nelle leggi italiane. Almeno non in quelle nazionali.
Magari qualche regolamento edilizio regionale o locale potrà avercele …ma, fermo restando che in un articolo non possiamo esaminare tutte le norme dei circa 8.000 comuni italiani, si tratta di eccezioni.
Pensa che ho addirittura letto da qualche parte che, poiché il vetro di queste vetrate panoramiche non è un vetrocamera ma è singolo, allora non crea un ambiente vivibile durante tutto l’anno e quindi non fa volume.
Quindi tutte le case che hanno finestre di oltre 40 anni con un vetro singolo non fanno volumetria e non ci si può vivere?
C’è un unico caso in cui puoi chiudere il tuo terrazzo e potresti non fare un abuso: utilizzare un telo avvolgibile. Una tenda in sostanza.
Questo ce lo dice una sentenza del Consiglio di Stato che abbiamo citato prima (306/2017) che ha affrontato un caso simile (una pergola chiusa con tende ai lati).
(NB: non è un invito a farlo…ci sono tanti altri aspetti da considerare).
Ma vetrate panoramiche a chiusura di un terrazzo creano sempre una volumetria. E se la realizzi senza permesso fai un abuso.
Serre solari
Altro argomento sono le serre solari (o bioclimatiche).
Anche qui ti viene detto che è sempre possibile realizzarle senza alcuna pratica edilizia.
E anche qui ci andrei con cautela…soprattutto perché far rientare una veranda nella definizione di “serra solare” non è banale.
Ma chiariamo alcune cose.
Cosa sono le serre solari?
Se guardi una serra solare all’apparenza ti trovi di fronte ad una veranda.
C’è però una grossa differenza: la veranda è un ambiente abitabile, la serra bioclimatica è un locale tecnico.
Lo so che sembra una supercazzola ma questa differenziazione è importante.
La serra bioclimatica è in sostanza un accumulatore di calore, un enorme termosifone.
Questo significa che partecipa alle prestazioni energetiche dell’immobile in cui è installata. E infatti per poterla installare (e considerare tale) deve essere dimostrato il suo apporto energetico all’efficienza dell’immobile.
Questa dimostrazione si fa attraverso una relazione che redigerà un termotecnico. Naturalmente la relazione non è solo una formalità ma vanno inseriti dati riferiti all’edificio reale e ai reali benefici dati dalla serra solare (purtroppo in periodo di superbonus, in cui ci sono tecnici che si prostituiscono dichiarando fesserie assurde pur di certificare miracoli energetici, bisogna fare anche questi chiarimenti).
Quindi in una serra solare:
non puoi metterci degli arredi per un uso permanente (una sedia sì…un salotto completo no)
non puoi metterci un impianto di riscaldamento (è lei l’impianto di riscaldamento…)
Purtroppo invece ho letto in giro che “il modo migliore per avere una stanza in più è metterci una serra solare”.
Ecco, proprio no.
Ma quando una veranda (o la chiusura vetrata di un terrazzo) può essere considerata serra solare?
Purtroppo non esistono riferimenti normativi nazionali per le serre solari. Bisogna fare riferimento alle leggi regionali, ove presenti, e al loro recepimento da parte dei regolamenti edilizi comunali.
Queste leggi disciplinano gli elementi principali delle serre solari:
Quanto devono contribuire al risparmio energetico (solitamente almeno il 10%)
Le dimensioni massime della serra
La posizione (orientamento)
Etc.
Se tutte le condizioni richieste dalla legge sono rispettate puoi installare una serra solare senza alcun permesso edilizio (a meno di differenti indicazioni da parte dei regolamenti edilizi comunali). E il motivo è che in quest’ottica la serra solare diventa un volume tecnico per i quali di solito i regolamenti non richiedono permessi specifici.
Tranne naturalmente la presentazione della relazione in cui dimostri la diminuzione dei consumi energetici.
Ma non pensare che poi puoi utilizzarla come soggiorno aggiuntivo: se ti beccano sono guai.
LIMITAZIONI E PRATICHE EDILIZIE PER LE VERANDE
Torniamo adesso a parlare delle verande.
Abbiamo visto che sono considerati aumenti volumetrici. Quindi ci vuole una pratica edilizia, che solitamente è un permesso di costruire.
Ma prima di vedere qual è il procedimento burocratico da seguire cerchiamo di capire se e quando puoi realizzare una veranda.
Per capire se puoi realizzare una veranda devi prendere il piano regolatore e studiartelo.
O meglio incaricare un tecnico di farlo per te.
Siccome una veranda è un aumento volumetrico bisogna vedere se nella zona in cui vivi e nel tuo fabbricato sono consentiti aumenti volumetrici.
Evitiamo di fare una lezione di urbanistica qui, come principio generale le città sono divise in “zone omogenee”, cioè aree che hanno più o meno le stesse caratteristiche. Ci sono i centri storici, le zone residenziali, le zone industriali, quelle agricole, etc.
Ad ogni zona omogenea è associata la possibilità (o meno) di edificare volumetrie in relazione alle superfici di territorio. Per intenderci il piano regolatore stabilisce quanti metri cubi di edificio puoi costruire per ogni metro quadro di terreno.
Detto ciò nelle zone già edificate solitamente questa possibilità è pari a 0. Quindi nei centri storici, nelle immediate vicinanze e nelle zone densamente abitate (zone residenziali con condomini ad esempio) solitamente non è consentito fare aumenti volumetrici.
Invece nelle zone meno densamente edificate è più facile che sia possibile.
Prendi queste indicazioni con le pinze perché ogni Comune fa a sé…però è giusto per farti capire.
Perché non sono possibili ampliamenti in aree già densamente edificate?
Non lo so se ti sto per dire una cosa banale o meno…però ci provo.
Il motivo per cui generalmente non vengono concessi ampliamenti in aree già densamente edificate è che…sono già densamente edificate.
No dai, non è così banale. La questione gira tutto intorno alle persone insediate in una determinata area.
Tutto quello che abbiamo detto poco fa in relazione ai metri cubi di volumetria da poter realizzare in relazione ai metri quadri di superficie di territorio sono dati che si trovano nei piani regolatori…ma non sono numeri messi a caso. Infatti, in relazione ad una fetta di territorio, determinano una volumetria complessiva realizzabile. E a questa volumetria complessiva realizzabile corrispondono un determinato numero di persone che ci possono vivere. Che sono state calcolate (o avrebbero dovuto esserlo…)
Sulla base di questi calcoli dovrebbero di conseguenza essere stati dimensionati tutti i servizi dell’area: dal numero e la dimensione delle scuole alla quantità dei parcheggi. Dalla dimensione delle strade a quella delle fognature.
Se tutti cominciassero a fare ampliamenti aggiungendo verande aumenterebbe il numero di abitanti che potenzialmente potrebbero abitare nelle case (questo a prescindere dal fatto che poi ci abitino o meno).
Di conseguenza scuole, strade, fogne, parcheggi, etc. non sarebbero più sufficienti.
Quindi va messo un freno all’aumento volumetrico.
Oh…qui te l’ho banalizzata in modo talmente estremo che spero questo passaggio non lo legga mai un mio collega, altrimenti mi sbrana vivo…ma a me interessa farti capire il motivo per cui spesso ti è vietato costruirti la veranda.
Chiarito il primo punto ne devi considerare un secondo, in particolare se abiti in condominio: cioè devi ottenere una specifica autorizzazione (o nulla osta) dal condominio.
Infatti con la veranda stai andando a modificare l’estetica dell’edificio e stai andando ad intervenire su una cosa comune (la parete esterna dell’edificio) provando di fatto a renderla privata (diventa un muro interno di separazione tra due ambienti di casa tua).
Se non ottieni l’autorizzazione e non ti bloccano i condòmini, sarà il Comune stesso a farlo: senza autorizzazione non esiste tecnico comunale al mondo che si prenda il rischio di rilasciarti un permesso di costruire (semplicemente perché non può…).
Una volta che hai tutti i requisiti puoi partire con le pratiche edilizie che sono:
Permesso di costruire
Autorizzazione del Genio Civile se realizzi una veranda con copertura
Autorizzazione paesaggistica se ti trovi in area tutelata
Naturalmente queste pratiche non sono gratuite.
Non intendo il compenso del tecnico che le redige…ma parliamo di tasse.
Quando costruisci qualsiasi cosa in Italia devi corrispondere al Comune i cosiddetti oneri di costruzione, divisi in contributo di costruzione e oneri di urbanizzazione.
Si tratterà probabilmente di qualche migliaio di euro, di cui devi tenere conto.
In tutto ciò c’è anche il Genio Civile che vuole la sua parte di tasse. E alle volte il Genio Civile è l’ostacolo più grosso.
Il motivo è legato alla dimensione della veranda: se è piccola può rientrare tra gli interventi locali, quindi le verifiche che dovrà fare lo strutturista sono minime. Se invece è grande e si trova sul terrazzo di un condominio ad esempio, potrebbe essere necessario verificare la risposta di tutto l’edificio a questo nuovo carico. Con spese tecniche non indifferenti.
PRONTO PER LA TUA NUOVA VERANDA?
Come hai potuto leggere realizzare una nuova veranda non è una cosa banale.
Va verificato se è possibile, poi ci vogliono pratiche edilizie, eventualmente strutturali e paesaggistiche.
La risposta nella maggior parte dei casi è che la veranda non è proprio possibile realizzarla.
E a quel punto sbucano i furbetti delle “vetrate panoramiche”.
Non farti attrarre da queste sirene che finisci per commettere un abuso. E poi la veranda che ti è costata migliaia di euro devi smontarla e pagarci pure una multa sopra.
In fondo realizzare una veranda non è poi tanto diverso da ristrutturare casa:
Pianifichi (verifichi se è possibile)
Progetti
Trovi chi te la fa
Ottieni i permessi
La realizzi
Chiudi i lavori
(PS: quando chiudi i lavori ci vuole una nuova agibilità…in fondo hai aggiunto una stanza alla casa).
Il modo migliore per pianificare e gestire i lavori in casa te l’ho spiegato tante volte in libri e manuali. Trovi i link sparsi nel sito. Se vuoi affrontare la tua ristrutturazione in serenità devi per primo mettere in moto un processo virtuoso. E non puoi farlo andando allo sbaraglio senza le giuste informazioni.
Sicuramente apprezziamo la bellezza dello stile country scandinavo e le case nordiche dal design pulito inondate di bianchi luminosi e alti contrasti, tuttavia amiamo anche le case boho chic con il loro Mix and Match e l’atmosfera vissuta. Questa casa eclettica le riassume tutte.
Situata in un quartiere centrale di Oslo, l’appartamento fa parte di un edificio bifamiliare, ristrutturato da due coppie di amici, innamorati dell’idea di poter vivere in città in una casa del ‘800, ma con giardino. Quella che vediamo è la parte che si trova al piano superiore.
La casa è arredata in stile Mix and Match: il fascino del design nordico si mescola con un’atmosfera country e con i colori e le texture boho, che danno in tutte le stanze tocchi un po’ hippy, un po’ etnici, un po’ vintage. Se sei irresistibilmente attratta da ambienti rustici candidi con piccole note di colore, tessuti floreali, velluti e un po’ di uncinetto, senza dubbio puoi trovare ispirazione in questa casa.
Qui possiamo vedere mobili antichi acquistati nei mercatini, lampade e complementi d’arredo di stili diversi (country, industriale, scandinavo), così come tessuti, che hanno il ruolo di aggiungere la nota di colore alla casa dominata dal bianco (pareti, pavimenti e soffitti) e creare quell’aria Boho Chic che si respira in ogni stanza. Senza dubbio è una casa giovane e piena di vita.
I tessuti, come abbiamo detto, sono le pennellate bohémien, che rompono con l’idea preconcetta che tutti noi abbiamo dello stile scandinavo. Inoltre, il mix di tinte ben coordinate (nulla è lasciato al caso) aggiungono calore e personalità, che è quello che si ricerca nell’arredare qualsiasi casa.
Proprio come nello stile scandinavo, l’arredamento è comunque semplice e non c’è nulla di troppo: i pochi mobili sono funzionali alla vita quotidiana della famiglia che vive in questa casa. Alcuni sono arredi comprati in vari negozi, ma diversi sono mobili ed oggetti provenienti dai mercatini delle pulci o dai negozi dell’usato, quindi dipinti e recuperati, per dare personalità, senza spendere una fortuna.
Nell’open space che comprende tutta la zona giorno, quello che colpisce subito è la zona pranzo con la grande vetrina bianca (foto in alto), accompagnata dallo scenografico tavolo in stile industriale con piano in legno e gambe in ferro, così come le sedie, anch’esse in ferro, dipinte di bianco con effetto invecchiato (forse si trovano simili da Maisons du Monde).
Subito a fianco la luminosa cucina con mobili bianchi. Le mensole al posto dei pensili danno un’immagine molto country e l’ordine viene mantenuto grazie a barattoli, cassettini vintage, cestini in ferro. Dalla parte opposta trova spazio il lavello con lavastoviglie, mentre al centro, sotto la finestra, una capiente panca è decorata con un plaid dallo stile gipsy e una lampada vintage. Da qui si gode della bella vista sul verde giardino. Deve essere bello sedersi qui a guardare gli alberi con il caffè del mattino.
Di fronte al tavolo da pranzo, troviamo un vecchio divano Ikea, decorato con morbidi tessuti e cuscini, che ci fa venir voglia di passare momenti di relax davanti alla stufa.
La camera da letto principale è decorata con tessuti e cuscini morbidi e delicati, stampe, un comodino antico, pezzi vintage e una parete con carta da parati che rompe con il bianco del pavimento, delle pareti e del soffitto. Insieme formano un originale mix di stili, che colpisce. La cassa recuperata usata come panca è stata dipinta di celeste, mentre altri elementi provengono da un mercatino delle pulci. Il lampadario proviene da un mercato dell’antiquariato di Pisa. La stanza è piuttosto piccola, ma è stato comunque possibile sfruttare ogni angolo, poiché vediamo che hanno creato anche uno spazio per il loro hobby preferito, che è la musica. La sedia Tolix proviene da un mercato dell’usato.
Non solo parquet a doghe: nel ripostiglio le piastrelle cementine si abbinano allo stile della casa d’epoca e sembrano sempre state lì.
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Qui e in questo articolo trovate tutte le informazioni relative al concorso, creato nel lontano 2009 per promuovere i migliori designer e mettere in evidenza i migliori progetti, e organizzato da OMC Design Studios SRL, membro di ADI e ICSID.
A’ Design Award, le categorie
Il concorso prevede più di 100 categorie, suddivise in 6 macro gruppi: Good Industrial Design Award, Good Architecture Design Award, Good Product Design Award, Good Communication Design Award, Good Service Design Award e Good Fashion Design Award.
Per l’articolo di oggi ho scelto di presentarvi i progetti vincitori della categoria Pet Supplies and Products for Animals, tra ciotole, cucce, trasportini, gabbie, case, giocattoli e percorsi domestici o urbani. Alcuni articoli sono stati presentati come prototipi, altri come prodotti finiti, spesso poi realizzati e commercializzati. Se anche tu hai un progetto che vorresti portare all’attenzione di un pubblico internazionale, e magari suscitare l’interesse di aziende interessate a produrlo o commercializzarlo, A’ Design Award è il concorso che fa per te.
Qui di seguito trovi tutte le categorie presenti, tra le quali scegliere quella che rappresenta meglio il tuo progetto:
Non sai come orientarti nella scelta del top cucina? Per aiutarti a scegliere, ecco i pro e contro dei materiali più diffusi.
Quando si è in procinto di arredare la cucina, la scelta del piano di lavoro merita la giusta attenzione: non solo dovrà essere in armonia con lo stile dell’arredo, ma anche resistente, pratico e funzionale. Nel corso degli anni il mercato del settore si è arricchito di nuovi prodotti che rendono la scelta sempre più difficile: materiali di nuova generazione e spesso brevettati, si affiancano a quelli tradizionali anch’essi migliorati nelle prestazioni. E allora quali scegliere? Dovrai prendere in considerazione diversi aspetti prima di decidere quale sia il top cucina adatto alle tue esigenze. Ma vediamo quali sono i materiali più diffusi e le diverse caratteristiche.
I materiali compositi
Negli ultimi anni si sono diffuse le superfici tecniche, ovvero materiali compositi in grado di riprodurre fedelmente pietre marmi e quarzi, ma con prestazioni tecniche decisamente superiori.
cucina Stosa Aliant con piano in Okite
Quarzi tecnici, compositi o pietra ingegnerizzata, commercializzati con nomi differenti sono composti da un’elevata percentuale di polveri o graniglie di quarzo naturale, al quale si aggiungono pigmenti, additivi più una piccola percentuale di resine leganti. Il risultato finale è un prodotto bello e durevole, in grado di resistere alla corrosione degli acidi e alle macchie, è anche facile da pulire, soprattutto se in finitura lucida. Inoltre, grazie alla presenza di additivi nell’impasto, offrono proprietà antibatteriche. Unico svantaggio, la bassa resistenza al calore.
pietra sinterizzata Lapitec
Gres e pietre sinterizzate
Proposti in maxi formati e spessori sottili, il gres porcellanato e le pietre sinterizzatedi nuova generazione sono perfetti per i top cucina. Grazie alla tecnologia di stampa digitale ad alta risoluzione, sono in grado di imitare alla perfezione marmi, pietre naturali e qualsiasi altro materiale o soggetto. Anche se la composizione è diversa, sono entrambi naturali al 100%, riciclabili, super compatti e non porosi, caratteristica che li rende anche molto igienici e facili da pulire. Top in gres e pietre sinterizzate sono resistenti ai graffi, alle macchie, agli acidi e non temono il calore. Se dotati del giusto supporto sono resistenti anche ai colpi. Sono a tutta massa, uguali in tutto il loro spessore. Questo significa che, in caso di leggera scalfittura, il danno è quasi impercettibile perché la superficie e la parte sottostante sono identiche.
cucina Doimo D12 piano acciaio inox
Materiali naturali
Legno, marmo e acciaio, da sempre utilizzati per i piani di lavoro delle cucine, a seconda della tipologia, sono perfetti sia per ambienti classici sia moderni. Esteticamente belli e di pregio, necessitano di cure e attenzioni.
Il legno è il più naturale di tutti i materiali, ma per una questione ambientale è meglio evitare i top realizzati con specie legnose provenienti da foreste equatoriali o tropicali, le più minacciate, privilegiando quelli che provengono da foreste gestite in modo sostenibile e certificate “FSC”. Il piano lavoro in legno massello è facile da pulire e molto durevole se tenuto in modo attento, inoltre può essere levigato e riverniciato. La superficie di un top in legno si può graffiare con i coltelli, nel tempo si può danneggiare con l’acqua, è soggetto a crepe senza manutenzione, inoltre va oliato e verniciato frequentemente.
Caratteristica principale del marmo è la lucentezza, dovuta ai cristalli che lo compongono e che ne determinano il valore. Dal punto di vista tecnico, i piani di lavoro in marmo sono resistenti al calore, ma temono le macchie. Anche se vengono forniti con trattamento idro-oleorepellente di serie, è necessario proteggerlo periodicamente, seguendo le indicazioni del produttore. La finitura più resistente alle macchie è quella lucida.
I piani di lavoro in acciaio inox offrono numerosi vantaggi, principalmente legati alle proprietà di questo materiale. Sono molto igienici e antibatterici, facilitano l’uso del piano lavoro grazie alla forte resistenza agli urti e la facilità di pulizia delle macchie. Il problema in questo caso sono i graffi: per evitarli il consiglio è di scegliere un top cucina in acciaio con finitura spazzolata o goffrata.
cucina Doimo D20 piano in Okite
Come scegliere il top cucina
In fase di scelta dei materiali per il piano lavoro della cucina occorre tenere in considerazione 3 aspetti: stile, funzionalità e prezzo.
Il top cucina è un vero e proprio componente d’arredo, per questo dovrà essere in sintonia con tutti gli altri elementi presenti in cucina.
Nella valutazione tra funzionalità ed estetica è importante considerare quanto frequentemente si utilizza la cucina. Per chi ama cucinare, la soluzione ideale potrebbe essere un top cucina particolarmente resistente. Al contrario chi trascorre la maggior parte del tempo fuori casa e utilizza poco la cucina, può puntare più sul lato estetico dando meno importanza alla resistenza del piano.
Come abbiamo visto i materiali per top cucina sono molti, ognuno con caratteristiche differenti così come i prezzi. Quando si sceglie il piano lavoro va sempre considerato il budget a disposizione per orientarsi sul prodotto con il miglior rapporto qualità prezzo.
Chi ha appena acquistato una casa o desidera ristrutturare la propria abitazione, deve far fronte a tutta una serie di costi e imprevisti a cui andare incontro. È per questo che il primo passo da compiere è quello di fare una stima dettagliata, con preventivi alla mano, dei costi di ristrutturazione, totale o parziale, necessari per effettuare i lavori di ristrutturazione casa.
Per calcolare il preventivo di una ristrutturazione edilizia serve un’attenta valutazione durante tutte e cinque le fasi della ristrutturazione, e cioè:
Sopralluogo: la ditta incaricata di effettuare i lavori di ristrutturazione, dopo aver stimato un preventivo, effettua un sopralluogo nell’abitazione per iniziare a calcolare con precisione i costi necessari, per valutare lo stato dell’immobile e la fattibilità degli interventi, per scegliere i materiali.
Preparazione dei documenti necessari: l’impresa specializzata a cui ci si affiderà, saprà indicare e procurare i documenti necessari per richiedere l’inizio dei lavori.
Inizio del cantiere: quando tutti i permessi sono stati ottenuti, si può iniziare a lavorare alla ristrutturazione edilizia.
Verifiche durante i lavori: il capocantiere, gli architetti e i geometri si occuperanno di supervisionare costantemente i lavori.
Fine dei lavori e consegna: l’ultima fase è quella più importante perché è in gioco la soddisfazione del cliente.
Se si ha la necessità di ristrutturare la propria abitazione oppure è appena capitata l’occasione di acquistare la casa dei propri sogni ma non si dispone della liquidità necessaria, è bene sempre valutare l’ipotesi di richiedere un prestito per ristrutturare casa (dettagli qui), soprattutto in questo periodo storico in cui lo Stato spesso sovvenziona bonus anche al 100%.
Le spese di ristrutturazione: cosa calcolare
Come è facilmente intuibile, dunque, non è possibile stabilire con precisione matematica quali saranno i costi per ristrutturare una casa o un appartamento, ma è possibile calcolare alcuni elementi che incidono in maniera più o meno significativa sulle spese finali.
In primis, vi sono i materiali edili utilizzati, forse tra i fattori che più incidono sul prezzo finale della ristrutturazione: se si scelgono materiali di qualità, saranno sì più cari ma soprattutto più performanti e duraturi. In questo tipo di investimento, va tenuto conto del fatto che risparmiare oggi può voler dire spendere molto di più in futuro, per ripristinare un danno del tempo o dell’usura.
Anche la posizione, e dunque l’accessibilità dell’appartamento, incide sul prezzo finale, poiché serviranno più permessi e maggiori spese di cantiere se servirà occupare il suolo pubblico per ristrutturare l’appartamento.
Nella computa del prezzo per la ristrutturazione di una casa, inoltre, non vanno dimenticati dei costi variabili, come gli imprevisti, il costo della manodopera o il possibile aumento del costo dei materiali.
Entrando più nel dettaglio, è possibile fare una stima che riguarda i costi di ristrutturazione completa di un appartamento al mq:
Partendo dalla fase iniziale, quella di demolizione di piastrelle, sanitari, tramezzi, pareti, porte e finestre presenti in casa, e smaltimento dei materiali di risulta in una discarica autorizzata, si considera la spesa di circa 20€/mq; questo costo viene calcolato, oltre ai metri quadri, anche in kg di materiale da portare in discarica.
Per costruire le pareti in cartongesso, per creare nuove stanze o cambiare la disposizione dei tramezzi, si spendono circa 35€/mq.
Pavimentazione, posa in opera e massetto costano circa 45€/mq, ma il costo del rifacimento dei pavimenti dipende molto dal tipo di materiale scelto (resina e grès sono quelli più economici).
Per quanto riguarda i costi di messa a norma dell’impianto elettrico con quadro, serve spendere circa 45€/punto luce, considerando prese, interruttori, luci.
Per rifare l’impianto termoidraulico con caldaia, invece, il costo medio si calcola a corpo, così come per le spese di bagno e cucina.
Per quanto riguarda l’isolamento e/o la coibentazione delle pareti, il prezzo varia molto in base al tipo di pannello scelto e ai materiali impiegati, per un prezzo che oscilla dai 30 ai 100€/mq.
La tinteggiatura e la pittura delle pareti, dopo averle rasate, costano circa 10€/mq, e consiste in tre mani di pittura; ovviamente, il costo può variare in base al particolare tipo di tinta scelta.
Le porte e le finestre, infine, costano circa 200€/pz se sono in legno, ma anche in questo caso il costo dipende dal montaggio, dal materiale utilizzato, dalla qualità e dalle finiture degli infissi.
A queste somme totali, va aggiunto il +10%, che corrisponde all’ammontare dell’IVA.
Questo è un esempio-tipo di preventivo rilasciato da una ditta edile, motivo per cui è sempre importante chiedere un preventivo per un lavoro di ristrutturazione per un appartamento, per farsi un’idea del budget necessario alla ristrutturazione e per confrontarlo con altri preventivi.
“Un luogo dove hai abbastanza e non più del necessario. Questa è la chiave per creare un ambiente creativo”, così Zooco Estudio riassume il suo progetto di una mini casa-studio per un artista nella periferia di Madrid.
Nel sobborgo Tercio y Terol, situato nel quartiere madrileno di San Isidro, a Carabanchel, Zooco Estudioz è stato incaricato di progettare lo studio di un artista poliedrico all’interno di una casa piccola. Nonostante le dimensioni ridotte, i progettisti hanno creato un ambiente stimolante per favorire le attività creative del committente, come scrivere, dipingere o meditare.
Austerità, calore e luce naturale sono i tre concetti alla base del progetto chiamato Amalarico.
Zooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen SubliminalZooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen Subliminal
L’austerità è data dalla funzionalità obbligatoria di tutti gli elementi che intervengono nella progettazione di questa mini casa-studio: elementi contenitivi, spazi espositivi e zone di lavoro.
Zooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen SubliminalZooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen Subliminal
Il calore è dato dalla scelta di utilizzare materiali naturali, come rovere, rattan e vimini, per gli arredi su misura. Questa combinazione, insieme al bianco delle pareti e delle capriate metalliche, contribuisce a definire il carattere dello studio.
Zooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen SubliminalZooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen Subliminal
Per rendere lo spazio più luminoso i progettisti hanno creato aperture più grandi che lasciano entrare abbondante luce naturale, con l’aggiunta di specchi posizionati in punti strategici per provocare diversi giochi visivi che fanno sembrare lo spazio molto più ampio.
Lo spazio si sviluppa su due livelli collegati da una scala a pioli in legno. Il piano terra si apre su una terrazza dove si può uscire per stare a contatto con la natura mentre la parte superiore è stata allestita come zona di meditazione.
Zooco Estudio progetto Amalarico – foto Imagen Subliminal
Lo studio è accessibile attraverso una scala in muratura bianca, che funge anche da elemento contenitivo grazie alle ante in legno utilizzate per chiudere il sottoscala.