31 Maggio 2025 / / A forma di casa

Il Ficus Benjamin, conosciuto anche come fico piangente, è una delle piante da interno più apprezzate: elegante, resistente e perfetto per arredare con gusto qualsiasi ambiente. Con la sua chioma folta e leggermente ricadente e le foglie che possono essere verdi o variegate a seconda dei gusti, il Ficus Benjamin è perfetto per decorare soggiorni, studi o angoli lettura.

Oltre alla sua bellezza, questa pianta è anche resistente e adattabile. Queste caratteristiche la rendono ideale per chi cerca una pianta decorativa facile da gestire. Come ogni pianta, anche il ficus ha le sue esigenze e può mostrare sofferenza se non viene trattato con le dovute attenzioni.

In questo articolo scritto in collaborazione con Giulia di Verdezio ti racconto tutto quello che c’è da sapere per accogliere al meglio il Ficus Benjamin nella tua casa.

Origini, caratteristiche e curiosità

Originario delle zone tropicali dell’Asia e dell’Oceania, il Ficus Benjamin è una pianta della famiglia delle angiosperma, appartenente alle Moraceae.

In natura può diventare un albero maestoso alto fino a 30 metri, coltivato in appartamento mantiene dimensioni più contenute, diventando una pianta d’arredo raffinata ed elegante.

Ha fusti con corteccia grigio-beige, lievemente arcuati, rami sottili e foglie ovate, acuminate in punta e pendule che conferiscono alla pianta un aspetto delicato. Le foglie del Ficus Benjamin si muovono leggere anche con un piccolo soffio d’aria. È una delle sue particolarità più belle: non è solo decorativa, ma porta vita all’interno dell’ambiente.

Il suo nome scientifico, Ficus benjamina, pare derivi da un’espressione sanscrita legata all’abbondanza. Non a caso, in molte culture asiatiche il ficus è considerato un simbolo di prosperità, saggezza e armonia domestica. In Thailandia, per esempio, viene piantato vicino alle case come portafortuna.

Durante gli anni ’80 e ’90, il Ficus Benjamin ha vissuto un periodo di grande popolarità come pianta da ufficio e da interni borghesi, tanto da diventare quasi un’icona. Oggi è tornato protagonista, contribuendo a creare spazi dalle atmosfere eleganti e ricercate.

Ficus Benjamin variegato

Cura e manutenzione del Ficus Benjamin

Ecco una guida punto per punto per mantenere in forma il tuo Ficus Benjamin, con i preziosi suggerimenti di Giulia.

  • luce – posiziona la pianta in un luogo luminoso, ma non in pieno sole, riparandola dalle correnti d’aria.
  • ambiente – mantieni la pianta a una temperatura costante, tra i 10 e i 25/30 gradi, evitando sbalzi che possono far cadere le foglie. Il Ficus Benjamin preferisce ambienti umidi, con un’umidità relativa tra il 40% e il 60%.
  • acqua – innaffiare in modo moderato e costante, facendo attenzione a non lasciare il terriccio fradicio. In estate si innaffia ogni 4-5 giorni, in inverno ogni 8-10 giorni. Prima di innaffiare, tastare il terriccio con le dita.
  • terriccio – terriccio universale
  • concime – oltre alla concimazione di fondo del terriccio universale, somministrare fertilizzanti liquidi per piante verdi o contenenti ferro in primavera e in estate. Questo aiuta a mantenere le foglie verdi.
  • pulizia – in estate, lavare la chioma durante le ore calde in concomitanza delle bagnature. Nelle stagioni fredde evitare di vaporizzare le foglie.

Problemi frequenti e come risolverli

Se il tuo ficus presenta foglie gialle o macchiate, questo potrebbe essere dovuto ad un annaffiatura non corretta della pianta. Ciò può infatti accadere se la pianta non è ben idratata, ma anche se si eccede con le bagnature.

Altri problemi comuni potrebbero essere causati da afidi, cocciniglia o altri insetti introdotti dagli sbalzi climatici.

piante da interni

Benefici in casa per la salute

I benefici che il Ficus Benjamin può portare all’interno delle mura domestiche sono molteplici.

Addirittura uno studio della NASA ha dimostrato che il Ficus Benjamin può assorbire sostanze inquinanti presenti nell’aria di casa, aiutandoci a respirare meglio ogni giorno. Purifica quindi l’aria assorbendo sostanze inquinanti come formaldeide, benzene e tricloroetilene emesse da detersivi, colle edilizie e traffico urbano. Questa pianta aumenta l’umidità nell’ambiente, aiutando a prevenire la secchezza della pelle e degli occhi, le irritazioni nasali e rende più resistenti ai mali di stagione. Inoltre può migliorare l’umore, favorire il rilassamento e migliorare la concentrazione. Il contatto con la natura e il colore verde brillante delle sue foglie riducono lo stress e l’ansia.

Verde in casa: il Ficus Benjamin e le altre piante da interno

Accogliere un Ficus Benjamin nella propria casa significa scegliere una pianta che unisce estetica e benessere. Le sue foglie leggere, il suo portamento elegante e la sua sorprendente capacità di adattarsi agli spazi rendono questa pianta un vero alleato per chi desidera abitare ambienti più naturali, equilibrati e vivi.

In questo articolo, abbiamo voluto raccontarti non solo come prendertene cura, ma anche come guardarlo con occhi nuovi: una pianta decorativa, che diventa anche una presenza viva e benefica nella tua casa.

Se ami il verde in casa sappi che insieme a Giulia di Verdezio stiamo creando una piccola rubrica dedicata alle piante da interno più amate, con consigli pratici, curiosità e approfondimenti. Questo è il primo di una serie di articoli che troverai nella sezione Home Decor del blog. Su Pinterest potrai trovare le schede riassuntive di tutti gli articoli dedicati alle piante da interno.

Ti aspettiamo lì, per aiutarti a conoscere, scegliere al meglio e imparare a prenderti cura delle piante che rendono la tua casa più bella e più viva.

In collaborazione con Verdezio

L’articolo Le piante da interni: il Ficus Benjamin proviene da A forma di casa.

30 Maggio 2025 / / VestaArredo

Nel mondo del design e della creatività, sono i dettagli a fare la differenza. Spesso ci si concentra sull’impatto visivo generale, sulla funzionalità o sull’estetica di un progetto, dimenticando che l’identità di un brand, la cura artigianale di un prodotto o la coerenza di un packaging passano anche attraverso elementi piccoli ma potentissimi: le etichette personalizzate adesive.

Sì, proprio loro. Quei piccoli adesivi apparentemente secondari sono in realtà il primo contatto tra l’oggetto e chi lo riceve. Sono un biglietto da visita silenzioso, ma anche un sigillo di qualità, un’estensione visiva del brand, uno strumento funzionale che unisce estetica, informazione e praticità.

Chi lavora nel settore creativo, nel design di prodotto, nel packaging, nella creazione di articoli artigianali o nella grafica, sa bene quanto possa essere determinante la scelta dell’etichetta giusta. In questo approfondimento ti guiderò nel mondo delle etichette adesive personalizzate, mostrandoti come diventano protagoniste invisibili di ogni progetto di valore.


Che cosa sono davvero le etichette personalizzate adesive?

Cominciamo dalle basi, ma con uno sguardo da addetti ai lavori. Un’etichetta adesiva è, tecnicamente, un supporto stampato dotato di un adesivo sul retro. Ma quando parliamo di etichette personalizzate adesive, parliamo di prodotti progettati su misura, che rispondono a esigenze precise sia in termini di grafica che di funzionalità.

Non è solo questione di “attaccare un nome” su un oggetto. Parliamo di:

  • valorizzare un packaging;
  • identificare un prodotto;
  • trasmettere l’identità visiva di un brand;
  • fornire informazioni obbligatorie in modo elegante;
  • rendere riconoscibile e unico ogni articolo.

Quando un designer sceglie un’etichetta, sta facendo una scelta progettuale consapevole, esattamente come quando seleziona una palette colori o un carattere tipografico. L’etichetta è parte del progetto, non un’aggiunta.


Perché le etichette adesive personalizzate sono fondamentali nel design

Chi lavora nel design visivo o nella progettazione creativa sa bene che ogni elemento deve parlare la stessa lingua. Le etichette personalizzate adesive permettono di estendere l’estetica del progetto in ogni dettaglio, creando un fil rouge visivo tra il contenuto e il contenitore, tra il messaggio e la sua forma.

Immagina una linea di cosmetici artigianali, con confezioni minimal, vetro satinato e toni naturali. Una semplice etichetta commerciale generica rovinerebbe tutto. Serve un’etichetta in carta naturale, magari con stampa a caldo, con un font coerente al brand e un adesivo che non rovini il materiale. Questo tipo di lavoro richiede scelte sartoriali.

Oppure pensa a un evento creativo, come un market handmade o una fiera del design. Le etichette adesive possono essere usate per:

  • personalizzare buste e pacchetti;
  • distinguere le collezioni;
  • identificare gli espositori;
  • decorare materiali informativi.

Non solo servono a comunicare: diventano parte dell’esperienza.


Un’etichetta, mille funzioni: bellezza e utilità

C’è un concetto molto interessante nel design: la forma che segue la funzione. Le etichette personalizzate riescono a incarnare questo principio in modo perfetto.

Sono belle da vedere, ma anche estremamente funzionali. Non sono mai solo decorative. Al contrario, spesso devono contenere:

  • informazioni obbligatorie (ingredienti, codice a barre, scadenza);
  • istruzioni d’uso;
  • QR code o link a contenuti digitali;
  • messaggi promozionali.

E tutto questo, senza mai infastidire l’occhio. Un’etichetta ben progettata riesce a contenere tutto il necessario con armonia, senza mai appesantire il design complessivo del prodotto.


Materiali e finiture: la materia parla tanto quanto la grafica

Il materiale di un’etichetta non è solo un supporto, ma una scelta espressiva. Carta ruvida o lucida, vinile trasparente, plastica satinata, tessuto adesivo, kraft riciclato: ogni supporto racconta qualcosa.

Nel mondo delle etichette adesive personalizzate, la varietà è infinita. E la combinazione di supporto, tipo di adesivo e finitura finale cambia completamente la percezione del prodotto.

Un’etichetta in PVC lucido con stampa a colori brillanti è perfetta per prodotti tech o sportivi. Una carta kraft naturale con stampa nera è ideale per una linea bio. Una finitura oro a caldo su supporto opaco comunica lusso, raffinatezza, esclusività.

La creatività qui non ha limiti. L’etichetta può essere tagliata in sagome particolari, stampata fronte/retro, dotata di microfori per facilitare l’apertura. Ogni scelta va progettata, non improvvisata.


L’importanza della colla: invisibile ma strategica

Parlare di adesivi nel design significa anche parlare di tecnica. Perché un’etichetta non è solo “bella”. Deve anche funzionare bene.

La scelta del tipo di adesivo è fondamentale. Un’etichetta che si stacca, che lascia residui o che non aderisce alle superfici previste, rischia di rovinare l’intero progetto. Ogni materiale ha la sua “chimica”: il vetro ha esigenze diverse dalla plastica, il cartone da imballaggio è diverso dalla ceramica smaltata.

Esistono adesivi:

  • permanenti (per applicazioni a lunga durata);
  • removibili (per packaging temporanei o riutilizzabili);
  • antimoist (per ambienti umidi o refrigerati);
  • con adesivo alimentare (per prodotti food).

La qualità dell’incollaggio è parte dell’esperienza d’uso. E va studiata con cura.


Etichette e creatività: come personalizzarle davvero

Parlare di “etichette personalizzate adesive” vuol dire molto più che stampare un logo su un rettangolo. Significa progettare un oggetto comunicativo.

Chi lavora nel settore sa quanto la prototipazione sia cruciale. Prima di decidere la versione finale, è fondamentale testare formati, colori, supporti. Le aziende più serie offrono campionature su misura, mock-up, prove di stampa. Questo è essenziale per chi vuole un prodotto davvero unico.

Inoltre, la personalizzazione passa anche dal contenuto dinamico. Oggi molte etichette includono:

  • QR code che portano a video, app, pagine web;
  • numerazione progressiva o codici seriali per il controllo;
  • nomi personalizzati (per eventi, wedding, collezioni);
  • sistemi anti-contraffazione o tracciabilità.

In questo modo, l’etichetta non è solo un decoro, ma un veicolo interattivo.


L’etichetta come estensione del brand

Nel branding, ogni punto di contatto è un’occasione per rafforzare la relazione con il cliente. Le etichette adesive personalizzate sono uno di questi punti. Se ben fatte, possono:

  • aumentare il valore percepito del prodotto;
  • creare riconoscibilità immediata;
  • raccontare una storia in pochi centimetri quadrati.

Pensiamo al successo dei brand che curano ogni dettaglio: dal packaging alla customer experience. Il cliente nota quando tutto è coerente, quando anche l’etichetta è pensata. E questo crea fidelizzazione.


Dove si usano le etichette adesive personalizzate?

Nel design e nella creatività, davvero ovunque. Alcuni esempi pratici:

  • Packaging di prodotti artigianali
  • Collezioni di moda e accessori
  • Eventi, mostre, allestimenti temporanei
  • Produzioni handmade, hobbistica, Etsy store
  • Wedding stationery, bomboniere, segnaposti
  • Edizioni limitate di libri, dischi, oggetti d’arte

Ovunque ci sia un oggetto da firmare, personalizzare, proteggere o raccontare, c’è spazio per un’etichetta adesiva.


Conclusione: il piccolo dettaglio che lascia il segno

In un mondo dove tutto è visivo, veloce, competitivo, l’attenzione al dettaglio è ciò che distingue i progetti buoni da quelli memorabili. Le etichette personalizzate adesive sono un concentrato di tecnica, estetica e strategia. Un microcosmo in cui il design si esprime con precisione chirurgica.

Che tu sia un grafico freelance, un artigiano, un brand emergente o un professionista della comunicazione, non sottovalutare il potere di un’etichetta ben fatta. È il tuo segno, il tuo stile, il tuo modo per restare impresso.

Esplora tutte le possibilità, dai materiali più sofisticati alle soluzioni più green. Testa, sperimenta, osa. Perché alla fine, anche se piccola, un’etichetta può raccontare tutto di te.

L’articolo Etichette personalizzate adesive: l’arte invisibile che firma ogni creazione proviene da Vestarredo.

29 Maggio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

La cucina è da sempre il cuore della casa, un ambiente che unisce funzionalità e convivialità. Progettare una cucina di design significa bilanciare estetica e praticità, al fine di creare uno spazio che rifletta il proprio stile e resista alla prova del tempo. La scelta e l’abbinamento di materiali e finiture rappresentano un aspetto primario di questo processo, capace di definire il carattere dell’intero ambiente.

Estetica e funzionalità in cucina

La sfida nel progettare una cucina moderna risiede proprio nell’armonizzare l’aspetto visivo con la necessità di avere superfici resistenti, facili da pulire e adatte alle attività quotidiane. I materiali che scegliamo per piani di lavoro, ante, schienali e pavimenti interagiscono tra loro non solo a livello cromatico, ma anche per texture e percezione tattile. Un accostamento ben pensato eleva il design e migliora l’esperienza d’uso.

Trovare l’armonia: abbinamenti di materiali e finiture per una cucina unica

Per creare una cucina dal forte impatto estetico e dalla grande personalità, un principio guida consiste nel non temere di accostare elementi diversi. L’equilibrio si trova nel contrasto studiato o nell’armonia sottile. Si può bilanciare la freddezza di un metallo con il calore del legno, oppure la lucentezza di una finitura laccata con l’opacità materica di un laminato Fenix. 

Per trovare le soluzioni migliori per le proprie cucine, esplorare le infinite possibilità di materiali e finiture disponibili si rivela un passaggio stimolante e produttivo.

I Materiali protagonisti: superfici da esplorare

Ogni materiale porta con sé caratteristiche uniche. Il legno, nelle sue diverse essenze e trattamenti, conferisce calore e naturalità. Le pietre naturali come granito e marmo donano prestigio e unicità, sebbene richiedano attenzioni specifiche; i quarzi ricomposti offrono alta resistenza e varietà di colori. Il laminato rappresenta una soluzione versatile e resistente, disponibile in moltissime texture e colori. Materiali innovativi come Fenix NTM presentano superfici opache, setose al tatto e con proprietà anti-impronta. L’acciaio inossidabile, professionale e igienico, si presta bene per piani di lavoro e schienali. Il vetro, laccato o temperato, aggiunge un tocco di leggerezza e modernità, spesso usato per ante o paraschizzi.

Consigli pratici per abbinamenti riusciti

Un approccio efficace consiste nel definire un materiale o una finitura dominante e poi scegliere gli altri elementi per contrasto o armonia. Ad esempio, una cucina con ante in finitura legno naturale si abbina bene con un piano di lavoro in quarzo o laminato effetto pietra chiara per contrasto, o con un piano in legno scuro per armonia. Una cucina laccata opaca bianca o grigia permette accostamenti più audaci per il piano di lavoro, magari in Fenix colorato o in acciaio. Considerare sempre la destinazione d’uso delle superfici: il piano di lavoro, sottoposto a usura, richiede un materiale robusto e facile da pulire; le ante possono permettere scelte più audaci in termini di finitura.

Oltre l’estetica: durata e manutenzione

Quando si abbinano materiali e finiture, considerare la loro durata e la facilità di manutenzione è essenziale per accertarsi che la cucina mantenga il suo splendore nel tempo. Informarsi sulle caratteristiche specifiche di ciascun materiale e sulle pratiche di pulizia consigliate aiuta a fare scelte informate che coniughino bellezza e praticità nel lungo periodo.

In conclusione, la progettazione di una cucina di design passa attraverso la selezione ponderata e l’abbinamento armonioso di materiali e finiture. È un processo che unisce creatività e attenzione ai dettagli, per realizzare uno spazio che sia efficiente, bello e perfettamente in linea con chi lo vive ogni giorno.

28 Maggio 2025 / / Dettagli Home Decor

Nel cuore della Laguna di Venezia, di fronte a Piazza San Marco, l’Isola di San Servolo scrive un nuovo capitolo della sua storia millenaria con un progetto che unisce natura, design e architettura sostenibile. Protagonista di questa trasformazione è Mario Cucinella Architects, lo studio guidato da Mario Cucinella, noto per il suo approccio poetico e attento all’ambiente.

vista aerea dell'anfiteatro sostenibile sull’Isola di San Servolo progettato da Mario Cucinella Architects

Un luogo che rinasce tra cultura, innovazione e design

Da ex convento a manicomio, fino a diventare oggi un centro pulsante di cultura e ricerca, San Servolo è da oltre vent’anni un punto di riferimento internazionale. Grazie all’azione di San Servolo srl – società partecipata della Città metropolitana di Venezia – l’isola è al centro di un ampio progetto di riqualificazione che punta su sostenibilità, design e creatività.

Tra le iniziative di spicco c’è VID – Venice Innovation Design, evento nato nel 2018 che ha avviato numerosi interventi, dagli spazi congressuali rinnovati alle installazioni fotovoltaiche che oggi coprono il 30% del fabbisogno energetico dell’isola.

Il progetto di Mario Cucinella Architects: un anfiteatro che fiorisce nella Laguna

Nell’ambito della 5ª edizione di VID, Mario Cucinella ha presentato il progetto “Un Fiore a San Servolo”. Si tratta di un anfiteatro scolpito nel paesaggio, con forme fluide che ricordano una corolla, aperta verso la luce e la bellezza della laguna. L’architettura diventa parte integrante della natura, offrendo uno spazio aperto alla cittadinanza, pensato per accogliere performance artistiche, eventi teatrali e musicali.

progetto “Un Fiore a San Servolo" di Mario Cucinella Architects

Architettura sostenibile e sinergie virtuose

Il progetto è frutto di una collaborazione sinergica tra il team di MCA e numerosi partner. Tra questi Erratic srl, che ha fornito una stampante 3D per la realizzazione di componenti innovativi, e aziende come 7 Solution, Abet Laminati, Global Power Service e Pieces of Venice. Un vero esempio di co-progettazione sostenibile, in cui materiali e tecnologie green si fondono con la visione architettonica.

Inaugurazione e celebrazioni

L’inaugurazione ufficiale si é svolta lo scorso 23 maggio 2025, in concomitanza con una manifestazione organizzata da FederlegnoArredo, che festeggia sull’isola i suoi 80 anni. L’evento è stato impreziosito da un monologo dell’attore Giancarlo Giannini, in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia.

Isola di San Servolo nel cuore della Laguna di Venezia

San Servolo: isola della conoscenza e della creatività

L’anfiteatro si inserisce in un contesto vibrante. San Servolo ospita ogni anno oltre 100 eventi culturali, ed è sede di realtà prestigiose come VIU – Venice International University, la Neuroscience School of Advanced Studies, il Centro Sperimentale di Cinematografia e il nuovo Oceanographic Center in Venice, promosso dall’UNESCO.

In sintesi

Il progetto firmato Mario Cucinella Architects non è solo un’opera architettonica, ma un simbolo di rigenerazione, cultura e sostenibilità. Un “fiore” che sboccia nel cuore della laguna, pronto a diventare un nuovo polo di attrazione per arte, architettura e giovani talenti.

 

L’articolo Mario Cucinella Architects firma un anfiteatro sostenibile sull’Isola di San Servolo proviene da dettagli home decor.

28 Maggio 2025 / / Dettagli Home Decor

Nel cuore di Bari, StudioTandem Architetti realizza un progetto d’interni che interpreta con sensibilità l’abitare contemporaneo, dando vita a un appartamento dove convivono armoniosamente due anime distinte: una orientata al minimalismo nordico, l’altra ricca di contaminazioni vintage ed eclettiche. Il risultato è un ambiente sofisticato e autentico, dove ogni elemento, dalla distribuzione spaziale alla scelta dei materiali, concorre alla costruzione di un’identità stilistica unica e bilanciata.

Vista del soggiorno open space con parquet in noce e arredi minimal

Un progetto su misura: funzionalità e atmosfera

L’intervento si è concentrato su una pianta esistente, completamente ripensata per rispondere alle esigenze dei proprietari e valorizzare al massimo la vivibilità degli spazi. La distribuzione interna è stata riorganizzata attraverso la demolizione e ricostruzione di partizioni murarie, con l’obiettivo di ottenere una zona giorno fluida, un bagno di servizio aggiuntivo e una zona notte più funzionale.

Il fulcro dell’abitazione è rappresentato dall’area giorno, concepita come un continuum visivo tra soggiorno, pranzo e cucina. Ampie aperture tra gli ambienti garantiscono permeabilità visiva e spaziale, favorendo una sensazione di apertura e leggerezza. La cucina, caratterizzata da una mensola a tutta lunghezza al posto dei pensili tradizionali, assume un ruolo operativo senza rinunciare al comfort estetico. Un serramento su misura porta luce naturale in abbondanza, rendendo l’ambiente accogliente e luminoso.

Tra cucina e soggiorno, una parete filtro – più che un vero e proprio divisorio – definisce le funzioni senza interrompere la continuità. Una soluzione che rispecchia l’approccio progettuale dello studio: pratico ma mai banale.



L’anima materica del progetto di StudioTandem: il parquet in noce Woodco

Elemento chiave del progetto è il pavimento in parquet Woodco in Noce Naturale, posato a spina ungherese. Lontano dal semplice ruolo di rivestimento, il parquet diventa protagonista del racconto architettonico: materia viva, calda, che definisce il tono dell’intero progetto. Con le sue sfumature bruno-dorate e la venatura ricca di carattere, dona profondità e movimento agli spazi, mettendo in risalto i volumi e dialogando con gli arredi.

La posa a spina ungherese, scelta per la sua eleganza senza tempo, rappresenta il punto d’incontro tra i due stili apparentemente distanti dei committenti. Da un lato, il rigore geometrico conquista l’anima minimalista; dall’altro, la matericità calda del legno appaga il gusto più eclettico e vintage. La superficie, spazzolata e rifinita con vernice extra opaca ad alta resistenza, assicura durata e bellezza nel tempo, contribuendo a un’estetica coerente e sofisticata.



La zona notte: intimità e design funzionale

Nella zona notte trova spazio una camera padronale dotata di bagno en suite e cabina armadio. Qui, una parete retroilluminata a mezza altezza funge da testiera del letto e da supporto tecnico per un videoproiettore, integrando estetica e funzione con discrezione scenografica.

La scelta di materiali, colori e finiture contribuisce a creare un’atmosfera intima e raffinata, in cui il bianco delle pareti e le superfici neutre diventano cornice ideale per valorizzare gli arredi selezionati.



Stile nordico ed eclettismo vintage: un incontro equilibrato

StudioTandem Architetti riesce nell’intento di far dialogare due visioni stilistiche in un’unica narrazione. Il minimalismo nordico si traduce in geometrie pulite, colori neutri e funzionalità, mentre l’anima eclettica emerge attraverso dettagli rétro, scelte cromatiche ponderate e un’attitudine curiosa alla decorazione.

Il progetto dimostra che è possibile far convivere ordine e memoria, essenzialità e carattere, creando un linguaggio visivo coerente ma dinamico. Gli ambienti non sono mai rigidi, ma fluidi e accoglienti, in grado di evolvere nel tempo secondo le esigenze di chi li abita.


Conclusioni: StudioTandem firmauna casa che racconta chi la vive

Secondo Lorenzo Loiacono e Francesco Passaquindici, fondatori dello StudioTandem, la sfida principale è stata quella di conciliare due estetiche contrastanti. “La chiave è stata il parquet in noce, elemento trasversale e narrativo, che ha saputo unire il tutto in modo armonico,” spiegano gli architetti.

Il progetto si rivela così un perfetto esempio di come l’interior design possa diventare espressione personale, superando la mera funzione estetica per raccontare storie, emozioni e visioni del vivere quotidiano.

Scheda progetto 

Realizzazione: ristrutturazione appartamento privato

Località: Bari

Anno di ultimazione: 2024

Superficie: 90mq circa

Progetto architettonico e d’interni: StudioTandem Architetti 

Finiture e arredobagno: Quartarella

Pavimento in legno: Woodco, parquet in Noce Naturale nel formato spina ungherese 52

Fotografie: Pierangelo Laterza

 

L’articolo Un appartamento a Bari tra rigore nordico e suggestioni vintage: il progetto di StudioTandem Architetti proviene da dettagli home decor.

28 Maggio 2025 / / Dettagli Home Decor

L’acquisto di una seconda casa rappresenta una decisione patrimoniale rilevante, spesso motivata da esigenze di vacanza, investimento o diversificazione immobiliare. Rispetto alla prima abitazione, comporta una serie di implicazioni economiche, fiscali e burocratiche che è indispensabile valutare con attenzione prima di sottoscrivere qualsiasi impegno contrattuale. La differenza di trattamento normativo tra prima e seconda casa, infatti, non si limita all’ambito delle agevolazioni fiscali, ma si estende a imposte, spese di gestione e obblighi documentali.

seconda casa con piscina in giardino
immagine Depositphotos

Scelte consapevoli: località, finalità e sostenibilità economica

La prima valutazione deve riguardare la destinazione d’uso: uso personale o investimento. Nel primo caso, la scelta sarà influenzata da fattori emotivi e pratici, come la prossimità ai luoghi di interesse, la qualità dell’ambiente circostante e la disponibilità di servizi. Nel secondo, entrano in gioco elementi di redditività, come la domanda locativa, la stagionalità e la sostenibilità fiscale dell’investimento. In entrambi i casi, è cruciale stimare il costo totale, includendo spese notarili, imposte d’acquisto, eventuali interventi di ristrutturazione e costi annuali di gestione.

Regime fiscale e imposte applicabili

Uno degli aspetti più rilevanti da approfondire riguarda la tassazione. L’acquisto di una seconda casa non beneficia delle agevolazioni previste per l’abitazione principale. Di conseguenza, le imposte da versare sono più elevate: se si acquista da un privato, l’imposta di registro è pari al 9% del valore catastale (che viene rivalutato in base a un moltiplicatore); se si acquista da un’impresa costruttrice, si applica l’IVA al 10% (22% in caso di immobili di lusso), più imposta di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa.

Informazioni dettagliate e aggiornate possono essere consultate sul sito dell’Agenzia delle Entrate, dove è disponibile una sezione dedicata all’acquisto di una casa e alle relative imposte, che rappresenta un riferimento fondamentale per comprendere il carico fiscale legato all’operazione.

Costi di gestione: manutenzione, tasse e assicurazione

La proprietà di una seconda casa implica anche oneri di lungo periodo. L’IMU (Imposta Municipale Unica), che non si applica alla prima casa, è dovuta sulla seconda casa con aliquote variabili stabilite dai singoli comuni. Anche la TARI (Tassa sui Rifiuti) è in genere più elevata, poiché l’abitazione è considerata non abitata stabilmente. A queste si aggiungono le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, eventuali oneri condominiali e la necessità di assicurare l’immobile.

In quest’ottica, le cose da sapere sull’assicurazione per la seconda casa sono numerose e complesse. È importante valutare non solo la copertura per danni da incendio, eventi atmosferici e responsabilità civile, ma anche garanzie opzionali come il furto, soprattutto se l’immobile resta vuoto per lunghi periodi. Alcune polizze specifiche per seconde case offrono clausole particolari per coprire i rischi connessi all’affitto stagionale o a eventuali atti vandalici. Il confronto tra più proposte assicurative, anche tramite consulenza professionale, può ridurre significativamente l’esposizione a eventi imprevisti.

Vincoli normativi e aspetti notarili

Dal punto di vista giuridico, l’acquisto comporta obblighi che non possono essere sottovalutati. Il ruolo del notaio, in particolare, è cruciale non solo per il rogito ma anche per le verifiche preliminari: conformità catastale, libertà da vincoli o ipoteche, regolarità urbanistica. È anche necessario verificare eventuali limiti alla destinazione d’uso dell’immobile, come nel caso di edifici storici, rurali o sottoposti a vincoli paesaggistici.

Inoltre, chi ha già usufruito delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa e desidera accedere nuovamente a tali benefici su un nuovo immobile, dovrà vendere il primo entro dodici mesi dal nuovo acquisto. In caso contrario, non solo decade il diritto alle agevolazioni, ma si è soggetti a sanzioni e al versamento delle imposte non versate all’epoca.

Prospettive d’investimento e redditività

Quando la seconda casa è destinata alla locazione – sia essa turistica, breve o a lungo termine – è fondamentale valutare l’attrattività del territorio, la regolamentazione comunale in materia di affitti brevi e l’andamento del mercato immobiliare locale. Le rendite derivanti dalla locazione sono tassate secondo due modalità: la cedolare secca (21% o 10%) o il regime IRPEF ordinario. La scelta del regime fiscale può incidere notevolmente sulla convenienza dell’investimento, ed è consigliabile farsi assistere da un consulente fiscale per l’analisi di convenienza.

 

 

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28 Maggio 2025 / / Maconi

Quando si pensa a come arredare l’ingresso di case piccole, spesso ci si concentra solamente sul massimizzare la funzionalità dello spazio intorno alla porta d’entrata. Dove appoggiare le chiavi? Dove mettere le scarpe, le borse e le giacche?

Tuttavia, l’ingresso è molto di più: è il biglietto da visita della propria abitazione, il primo spazio che viviamo rientrando e l’ultimo che attraversiamo prima di uscire.

Arredarlo nella maniera più adeguata diventa fondamentale, soprattutto quando i metri quadrati a disposizione sono pochi. Per queste ragioni, un mobile da ingresso multifunzione, con scarpiera e specchio integrati, può rappresentare non solo un’idea, ma la soluzione migliore per un ambiente da non sottovalutare.

Prosegui nella lettura per saperne di più sui mobili da ingresso con specchio e vano scarpe e scopri come possono tornare utili nell’ingresso della tua casa.

 

 

 

Dove collocare i mobili da ingresso multifunzione?

Non tutti gli ingressi sono uguali. Oltre a chi può godere di maggior spazio per arredare con più libertà, c’è anche chi ha un corridoio stretto, chi un piccolo angolo tra la porta e il soggiorno e chi si trova a dover fare i conti con la porta d’entrata che si apre direttamente sull’open space di un monolocale.

I mobili da ingresso multifunzione con specchio, scarpiera e appendiabiti integrati sono versatili e capaci di inserirsi in diversi contesti, ma dove metterli?

 

 

Le versioni più compatte possono essere sistemate lungo la parete del corridoio, senza intralciare il passaggio. Se l’ingresso è più aperto, si può creare una vera e propria zona attrezzata, magari con un mobile contenitore sotto lo specchio e una scarpiera affiancata. Se invece lo spazio a disposizione è davvero ridotto, l’unica alternativa è quella di sfruttare l’angolo a fianco della porta d’entrata con contenitori alti e stretti, capaci di sfruttare al meglio anche lo spazio in verticale.

 

 

 

Mobili da ingresso modulari: una soluzione su misura

Una delle caratteristiche più interessanti dei mobili multifunzione è rappresentata dalla loro componibilità.

 

 

Mobili ingresso con specchiera e scarpiera, composizioni che prevedono anche vani appendiabiti e contenitori a giorno, o cassetti dove riporre le chiavi una volta rientrati a casa.
Ogni arredo prevede diverse configurazioni che si rivelano più o meno indicate a seconda dello spazio a disposizione.

 

 

Tra le varie opzioni è anche possibile scegliere le finiture dei piani, delle spalle e delle ante. In ambienti moderni dove prevalgono i toni neutri e chiari, il melaminico bianco o grigio si sposa alla perfezione. Per locali più caldi ed eleganti dove il colore naturale del legno spicca, il melaminico nei colori noce od olmo si lega all’atmosfera della casa.

 

Mobili da ingresso con specchio: più luce e spazio percepito

Avere uno specchio all’ingresso non è solo una scelta estetica, perché permette di dare un’ultima controllata al proprio outfit prima di uscire, ma soprattutto è in grado di riflettere la luce naturale e quella artificiale, rendendo così l’ambiente più luminoso, ampio e arioso.

 

 

I mobili da ingresso dotati di specchiera sono un trucco d’arredo semplice ed efficace, soprattutto in spazi piccoli.

 

 

Uniti ad un elemento scarpiera o ad un vano appendiabiti fanno trasparire un effetto visivo ancora più armonico che si inserisce nell’ingresso di casa in modo discreto, elegante e funzionale.

 

Mobili da ingresso con scarpiera integrata

Le scarpe sono tra gli oggetti che spesso vengono lasciati vicino alla porta d’entrata creando disordine nella zona dell’ingresso.

 

 

Un mobile con scarpiera integrata permette di tenere le calzature di tutta la famiglia in ordine e fuori dalla vista, senza il bisogno di doverle spostare ogni volta.

 

 

Le soluzioni Maconi offrono vani capienti anche in versioni salvaspazio, con ante a ribalta o apertura push-pull. Alcune hanno anche ripiani regolabili per ospitare diversi tipi di calzature, dalle sneakers agli stivaletti. In più, il design essenziale le rende facili da abbinare a qualsiasi stile d’arredo.

Il risultato? Un ingresso ordinato, funzionale e sempre pronto ad accogliere chi entra in casa.

 

Non hai trovato la soluzione che fa per te? Contattaci!

Rivenditori Italia Maconi

28 Maggio 2025 / / Romina Sita

Può capitare di sentire l’esigenza di rinnovare una stanza della casa: un po’ perché gli arredi sono ormai vecchi e rovinati, un po’ perché cambiano le nostre esigenze. A volte, semplicemente, sentiamo il bisogno di un cambiamento perché gli interni non ci rispecchiano più.
Le domande più comuni che potrebbero sorgere sono:

Di che colore scelgo il tavolo?
Di che colore scelgo le sedie?
Qual è il colore giusto per il mobile della TV?

In questo articolo facciamo chiarezza su come approcciare il rinnovo di una stanza e ti do qualche consiglio per scegliere con consapevolezza ogni elemento di arredo, affinché la casa risulti armonica e accogliente.

INDICE DEI CONTENUTI
Quando una stanza è confusa nella disposizione e manca di armonia e coerenza
Immagina la stanza dei tuoi sogni
Il metodo per rinnovare una stanza con armonia cromatica
Quando scegli gli elementi di arredo, fai in modo che…

Quando una stanza è confusa nella disposizione degli arredi e manca di armonia e coerenza

Quante volte, presi dall’entusiasmo del cambiamento, iniziamo a comprare mobili e decorazioni senza un filo conduttore?
Può succedere che ci ritroviamo con pezzi bellissimi presi singolarmente, ma che insieme non dialogano.

Il risultato è uno spazio che non ci soddisfa appieno: ci sentiamo “spaesati” nella nostra stessa casa, percepiamo un senso di disordine visivo o semplicemente capiamo che manca armonia.

Anche a me è capitato, anni fa, ad esempio quando ho acquistato i cuscini per il mio divano.

Li avevo scelti un pò a caso, presa dall’euforia da fare tutto e subito.

Erano carini sì, ma man mano che passava il tempo mi rendevo sempre più conto di quanto quella scelta frettolosa e impulsiva, abbia condizionato l’aspetto globale del mio salotto.

Solo quando ho capito l’importanza di una visione d’insieme, tutto è cambiato…

Immagina la stanza dei tuoi sogni

Ora, ti invito a fare un piccolo esercizio.

Chiudi gli occhi e immagina la stanza che desideri:

Com’è la sensazione quando entri?
– Calda, luminosa, accogliente?
– Quali colori percepisci?
– Quali materiali tocchi?

Prova a visualizzare uno spazio in cui ogni elemento è in equilibrio, i colori si rincorrono armoniosamente e ti senti pienamente a tuo agio.
Bene, questo è il traguardo che puoi raggiungere grazie ad un approccio consapevole.

Il metodo per rinnovare una stanza con armonia cromatica

Fai un check: cosa rimane e cosa va via

Rinnovare una stanza non significa eliminare tutto. È importante valutare cosa tenere e cosa lasciar andare, in funzione delle nuove esigenze.

Fai una lista di ciò che ami davvero e di ciò che può essere sostituito per rendere lo spazio più funzionale e armonioso.

Ricerca il tuo stile

Per fare un “lavoro fatto bene”, ti suggerisco di partire dalle fondamenta: conoscere la tua essenza, la tua personalità, in altre parole, il tuo stile.

Ti invito di leggere questo articolo: Come trovare il proprio stile d’arredo.

Questo ti aiuterà a definire con chiarezza l’estetica che desideri dare alla stanza (linee, forme, colori, materiali).

Definisci la tua palette colori

palette_colori

Una volta definito lo stile, avrai anche individuato una palette colori.
Si tratta di 5 o 6 “tacche” di colore che rappresentano le tonalità principali che desideri riprodurre nella stanza, sia negli arredi sia negli elementi decorativi.

Applica la palette colori in modo armonico

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Ora arriva la parte più creativa!

Una volta che avrai definito la funzionalità dello spazio e deciso dove collocare gli elementi principali di arredo, potrai stabilire quali colori scegliere per questi elementi.
Per farlo, utilizzeremo la palette colori che hai appena costruito.

Il concetto è molto semplice: devi applicare consapevolmente ogni tacca della palette agli elementi principali che compongono la stanza (pavimenti, pareti, arredi principali, complementi e decorazioni).

Attenzione: non dobbiamo farlo a caso. È importante applicare i colori con consapevolezza e armonia.
Immagina di distribuire ogni singolo colore della palette su diversi elementi della stanza, non raggruppando tutti quelli dello stesso colore in un unico punto, ma muovendo i colori e richiamandoli qua e là nello spazio.

In questo modo, creerai un ambiente equilibrato e dinamico. Puoi aiutarti anche con gli oggetti di home decor, per ottenere una distribuzione ancora più fluida e armoniosa.

Ti mostro un esempio.

stanza-applica-palette-colori-verde

Nota come il verde ritorna in punti diversi: sulla poltrona in primo piano, nella decorazione a parete in fondo, sul cuscino del divano.

Lo stesso vale per il marrone scuro, il beige e così via.

È il concetto dello zig zag e del dinamismo visivo, di cui ti ho parlato anche qui: Come decorare una libreria con libri e oggetti.

Prova a osservare questi altri ambienti con questo nuovo concetto appena appreso:

Applica la palette colori come una professionista

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Se vuoi fare uno step successivo e ottenere un risultato a regola d’arte, puoi applicare la regola 60-30-10 (ho fatto un gioco di parole… ahah) per distribuire la palette in modo estremamente armonico.

Un ripassino veloce:

  • 60% → colore principale
  • 30% → colore secondario
  • 10% → colore d’accento

Per “colore” non si intende un’unica tonalità precisa; altrimenti la nostra casa risulterebbe composta da sole tre tinte nette e rigide.
In realtà, per colore intendiamo una gamma di tonalità molto simili tra loro, come se fosse un gruppo di sfumature che variano leggermente per luminosità, saturazione o tonalità.

Per questo motivo, quando costruisci la tua palette colori, ti consiglio di raggruppare insieme le tacche più simili. Meglio ancora se la crei da 6 tacche colore (così sarà più semplice dividere le 3 percentuali).

La tua palette colori potrebbe essere così composta e suddivisa:

  • 3 colori simili: saranno il to 60%
  • 2 colori simili: saranno il tuo 30%
  • 1 colore abbastanza diverso (in contrasto) dai precedenti: sarà il tuo 10%.

Nella maggior parte dei casi, il 60% dello spazio sarà occupato dal gruppo di tonalità chiare e neutre (solitamente presente nelle palette di interni) che faranno da base armoniosa all’ambiente.

Quando scegli gli elementi di arredo, fai in modo che…

Quando dovrai scegliere gli elementi di arredo (come arredi principali, colori delle pareti, complementi, tessili e decorazioni), fai in modo che ogni scelta dialoghi con la palette colori che hai definito.

Non prendere decisioni isolate.

Ogni elemento deve richiamare, bilanciare o completare gli altri, creando un filo conduttore visivo.

Questo significa:
– Distribuire i colori in modo equilibrato nello spazio (non tutti raggruppati in un angolo)
– Alternare materiali e texture che si armonizzano tra loro
– Riprendere i colori scelti anche nei piccoli dettagli, come cuscini, quadri o tappeti

Così, stanza dopo stanza, elemento dopo elemento, costruirai una casa coerente, armoniosa e pienamente in sintonia con te.

Ora che conosci tutti i passaggi per rinnovare una stanza in modo armonico, è il momento di metterti all’opera!

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28 Maggio 2025 / / VDR Home Design


Ci siamo: arriva quel periodo dell’anno dove ci sembra di tornare a respirare, dove ci sembra che alla fine non è tutto così malaccio.

Le giornate si allungano mentre noi continuiamo a rincorrere tutte le nostre attività quotidiane e cominciano ad aumentare i pranzi all’aria aperta, gli aperitivi con amici e parenti e tra poco anche qualche domenica in piscina.

Ma i veri fortunati sono quelli che hanno un giardino… ormai gli spazi esterni sono diventati fondamentali, ci servono per non sentirci in gabbia e per trovare un legame con la natura.

Il giardino può diventare a tutti gli effetti un salotto estivo, e proprio per questo merita di essere arredato con attenzione, proprio come si fa per gli spazi interni.

I giusti arredi, complementi, luci e dettagli sono capaci di trasformare un giardino mediocre in un vero e proprio angolo di paradiso.

E quale è l’elemento perfetto, che tutti vorremmo mettere? 

Certo: la piscina, magari anche una di quelle fuori terra.

piscina fuori terra in giardino moderno con arredi minimal

Vantaggi delle piscine fuori terra: perché sempre più persone le scelgono 

Perché c’è questo boom di persone che scelgono le piscine fuori terra?

Perché hanno indubbiamente molti vantaggi. Il più importante di tutti è sicuramente il fatto di non dover fare pratiche, al contrario di quanto succede per le piscine interrate. Non cambia categoria catastale dell’immobile e ovviamente i costi sono nettamente inferiori.

È vero che le piscine interrate, soprattutto se di grandi dimensioni, hanno un costo comunque importante. Ma si tratta solo di quella voce di spesa: una volta acquistata è pronta da essere montata e riempita e può cominciare il divertimento.

Non si devono fare opere murarie, che non è assolutamente cosa di poco conto. Ne esistono di ogni forma e dimensione, per cui è davvero semplice trovare il modello che si addice allo spazio esterno che abbiamo.

Prendere le misure dello spazio è sempre il primo passo fondamentale: è importante scegliere una piscina che garantisca comunque un buon passaggio tutto intorno, per evitare di acquistare qualcosa che poi sia ingestibile a livello di flussi e usabilità.

Se il budget lo permette, si può anche valutare una piscina fuori terra modulare e personalizzabile, per ottimizzare al massimo la spesa ma anche le dimensioni della stessa.

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Scegliere la piscina giusta per il tuo giardino: di cosa tenere conto 

Anche se stiamo parlando di una piscina fuori terra, non possiamo sceglierne una a caso, tanto per.

È importante tenere conto di fattori come il materiale di cui è fatta, la manutenzione che richiede, il budget e le dimensioni.

È vero che si tratta di un elemento riposizionabile e che all’occorrenza può essere tolta, ma trattandosi comunque di un investimento importante, è giusto scegliere con criterio.

Scegliere i giusti materiali, per avere durabilità ed estetica 

I materiali a disposizione sono tanti e diversi tra loro. Come fai quindi a capire quale sia meglio?

Le piscine in legno hanno sicuramente un fascino più rustico e country, perfette per chi ha uno spazio aperto in mezzo alla natura. Si mitigano bene e richiedono meno opere di schermatura. Ovviamente, il legno richiede più attenzione in fase di manutenzione e pulizia, proprio perché è un materiale naturale e tende a subire di più il passaggio del tempo e delle intemperie.

Ci sono poi le piscine in acciaio e alluminio, resistenti e dal fascino un po’ industriale, che si prestano bene a giardini più urbani. Di solito sono abbinate a rivestimenti esterni, per adattarle meglio allo spazio esterno.

Ci sono poi le piscine in PVC o liner gonfiabile, perfette per chi vuole una soluzione facile da mettere e togliere e preferisce qualcosa di più temporaneo e meno invasivo.

E come forma? Ci sono le classiche rettangolari o ovali, di solito di dimensioni abbastanza generose e abbastanza eleganti. Quelle rettangolari sono anche molto funzionali, soprattutto se di grandi dimensioni perché permettono di essere sfruttare anche per un po’ di attività sportiva.

Se invece lo spazio non è molto, valuta una piscina tonda: essendo più compatte ti permettono di sfruttare comunque lo spazio ma senza sacrificare i passaggi.

Come ti dicevo più su, valuta le dimensioni della piscina in relazione allo spazio totale del giardino che hai e degli arredi che metterai intorno. Solo così avrai una panoramica generale corretta, che ti permetterà di capire se gli spazi di passaggio sono sufficienti e se il layout generale è abbastanza funzionale.

Altri punti a cui prestare attenzione sono la compatibilità delle piscine con accessori e complementi come scalette in acciaio, skimmer e pompe a sabbia o cartuccia.

Prediligi le piscine con sistemi di filtraggio efficienti e valuta se ti possa servire un sistema di copertura, nel caso tu non volessi togliere la piscina nella stagione invernale.

piscina fuori terra in legno con bordo rialzato e fioriere

Non solo piscina fuori terra: arredare lo spazio intorno per dargli importanza 

Ora che abbiamo fatto un po’ di chiarezza sulle varie tipologie di piscine fuori terra dobbiamo anche fare due parole sullo spazio tutto intorno.

Perché se hai scelto una bella piscina è giusto attrezzare in modo flessibile la parte del giardino che rimane.

Possiamo concettualmente dividere questa parte in sezioni: la parte dedicata alla pavimentazione, alle pergole e alle zone d’ombra, agli accessori funzionali e di stile e qualche dritta per chi ha lo spazio proprio contato.

Per quello che riguarda le pavimentazioni, direi che è un aspetto da valutare soprattutto se il giardino è un po’ datato e ci sono parti che vuoi coprire perché magari l’erba è sconnessa o perché per motivi pratici preferisci avere una parte pavimentata (ad esempio se hai una zona pranzo o cucina).

Le possibilità sono diverse: puoi usare piastrelle in legno da posare a incastro, ci sono le piastrelle drenanti, oppure le pedane in teak (legno perfetto per le zone umide, per le sue caratteristiche fisiche di resistenza senza rovinarsi).

È importante pensare a delle zone d’ombra in cui andare a riposarsi nelle ore più calde o anche solo per mangiare al fresco.

Puoi installare delle pergole fisse o amovibili, con tende da aprire e chiudere a piacimento o da decorare con glicine o piante rampicanti. Oppure ancora, le tende a vela, da ancorare a pali, alberi o parti fisse che hai in giardino, per creare ulteriori zone d’ombra, anche in spazi ridotti. Ci sono anche gli ombrelloni e le tende motorizzate (con o senza serramenti apribili), perfette per chi ha un grande giardino e vuole creare una stanza in più all’esterno.

E arriviamo ai dettagli che vestono ogni spazio: tutto quegli oggetti (grandi e piccoli) che rendono lo’ stare all’aperto comodo e pratico. Qualche sdraio su cui prendere il sole e riposare, qualche dondolo, dei tavolini per appoggiare bicchieri e giornali. Ma anche dei porta teli, dei cuscini colorati…

Tavoli, sedie e salotti da esterno vanno scelti delle dimensioni che davvero ci stanno nello spazio, in linea con lo stile generale scelto per lo spazio nel suo insieme.

Se hai un piccolo spazio, pensa bene a quali sono le funzioni che sono importanti oltre alla piscina. Preferisci avere un tavolo per mangiare o preferisci una zona salotto?

Hai tante piante e quindi ci sta solo qualche sdraio richiudibile? 

Ricordati di sfruttare lo spazio in verticale e di lasciare lo spazio a terra quanto più sgombero possibile.

arredo giardino con piscina fuori terra e zona relax

Nascondere la struttura della piscina fuori terra: qualche idea di stile

Sicuramente uno dei limiti più comuni delle piscine fuori terra è l’estetista della struttura visibile. Non sempre è proprio bella da vedere, soprattutto se parliamo di piscine in PVC. Schermare la struttura può essere un’idea abbastanza semplice (anche dal punto di vista economico) per cambiare l’impatto visivo e dare l’impressione di avere una piscina più ricercata.

Una delle soluzioni più fattibili è quella di dotarsi di vasi e fioriere di varie dimensioni e disporle intorno alla struttura per mitigarla ma anche per aumentare il verde.

Le fioriere possono essere anche modulari, che si adattano perfettamente allo spazio a disposizione oppure possono essere vasi singoli in legno, cemento o resina e quindi abbinabili a panchine e altri elementi di arredo già presenti.

Se alziamo un po’ il budget possiamo optare per pannelli in legno composito o in listelli di teak, per dare l’effetto di una piscina interrata. Puoi anche far realizzare una pavimentazione o un decking intorno alla piscina per agevolare ingresso e uscita dalla stessa.

Se sei amante del bambù puoi fare delle pareti divisorie con canne intrecciate, oppure una vera e propria parete di listoni con luci integrate e box contenitori.

In questo modo non solo migliori l’estetica dello spazio in generale ma aumenti la sicurezza (soprattutto se ci sono bambini) e puoi creare spazi più raccolti e privati.

La giusta illuminazione per il tuo piccolo paradiso 

E come dico sempre, se segui il mio blog da un po’, un progetto non è completo senza la giusta illuminazione.

Prima di tutto pensa a cosa vuoi ottenere con la tua illuminazione: creare atmosfera sulla piscina di sera? Avere luce per mangiare, cucinare, leggere? Creare luci d’accento per evidenziare alcuni particolari del tuo giardino?

In base a queste risposte puoi scegliere le tue luci e lampade. Si solito per l’esterno si sceglie luce calda intorno ai 2700K. Puoi mettere delle lanterne per terra intorno alla piscina, oppure delle catenarie luminose sul pergolato o sul portico; puoi valutare dei faretti integrati (magari a energia solare) se hai una struttura di copertura della piscina ma anche delle luci fisse da mettere nel giardino per avere una luce generale d’ambiente.

La giusta manutenzione ti permetterà di allungare la vita della tua piscina 

Concludiamo con un aspetto spesso sottovalutato ma che è fondamentale per la durata della piscina fuori terra, ma anche di tutto gli elementi che hai in giardino.

La pulizia e la cura dei tuoi pezzi ti garantirà un funzionamento perfetto e soprattutto potrai essere sicuro che dureranno a lungo.

Assicurati di pulire i bordi della piscina e il fondo, di tenere pulito e igienizzato filtro e pompe, cura le superfici dei tuoi arredi da esterno e soprattutto puliscili con prodotti adatti.

Per i pezzi più delicati procurati sacchi e coperture, in modo da tenere tutto al riparo quando intemperie e freddo si faranno sentire.

Ora che hai una panoramica completa dei vari aspetti puoi cominciare a fare le tue ricerche e valutazioni, per dare vita alla tua oasi di relax.

 

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28 Maggio 2025 / / La Gatta Sul Tetto

Sono sempre stata affascinata dal decluttering, dal liberarsi degli oggetti che non servono più, che ormai hanno esaurito la loro utilità e sono pronti per essere regalati, venduti, scambiati. 

“Decluttering”, che proviene dal termine inglese “clutter, ingombro”, significa letteralmente “liberarsi di qualcosa che ingombra” e ha un potere quasi magico e immediato di smuovere le energie stagnanti che ci circondano. Moltissime persone “bloccate” in un periodo della loro vita (compresa me!) hanno trovato benefici stupefacenti anche soltanto dopo aver cominciato a fare spazio nella loro casa: telefonate attese per molto tempo che finalmente arrivano, nuovi lavori che si presentano improvvisamente, relazioni che terminano, nuove che iniziano.

Nel suo libro “Il magico potere del riordino”, Marie Kondo parla proprio di come, con il suo metodo di decluttering Konmari, abbia aiutato migliaia di persone a sbloccare situazioni stagnanti. 

Ma il metodo Konmari non è certo l’unico al mondo. Anche il metodo di Margareta Magnusson, di cui parla nel suo libro “L’arte svedese di mettere in ordine” è efficace. Sicuramente più pragmatico e meno “magico”, ha comunque lo stesso scopo: liberarsi di oggetti che non ci servono più per alleggerire le nostre vite.

Eppure, in alcuni miei articoli passati di questa rubrica, ho parlato di come le persone siano tutte diverse, che le case non devono e non possono essere delle fotocopie, che il minimalismo non fa bene a tutti perché alcuni hanno bisogno di avere più oggetti intorno a loro.

È vero quindi che il decluttering fa bene a tutti? 

Spoiler: SI

Sì. Il decluttering fa bene a tutti, ma proprio tutti. Quello che non fa bene è pensare che uno stesso metodo possa essere valido per tutti. Un giusto decluttering deve essere personalizzato perché il “clutter” non è lo stesso per tutti. 

Nel metodo Konmari, ad esempio, Marie Kondo consiglia di cominciare prima dai vestiti e poi proseguire il decluttering passando in rassegna i libri, tirarli tutti fuori e poi eliminare quelli che sono sugli scaffali da molto tempo perché “se non li hai ancora letti non lo farai mai”. Per me questa cosa non è valida. Mi sono ultimamente trovata a leggere libri che avevo  comprato anni fa e che ho trovato particolarmente adatti alla situazione in cui mi stavo trovando. Ho anche pensato che fosse stata una fortuna averli letti ora, perché probabilmente dieci anni fa non li avrei compresi. Io sono una lettrice assidua, mi piace leggere e avere tanti libri in casa, non potrei pensare di avere “massimo trenta libri”. 

Il decluttering è una buona cosa, un cambiamento di vita, non deve assolutamente essere una tortura. Se ti fa bene avere una cosa intorno significa che ancora non è tempo di lasciarla andare. Ci sono sicuramente degli oggetti che tutti dovrebbero buttare senza guardarsi indietro: tutto quello che è scaduto, rotto, inutilizzabile deve essere eliminato perché ha esaurito il proprio scopo, quindi non può essere utile né a noi né a nessun altro. 

Come capire quale metodo fa per noi

Come fare quindi con il resto delle cose? Come capire quello che ho bisogno di buttare o regalare e cosa no?

Diciamo che è proprio per questi motivi che ci si affida a esperti del settore e personal organizer, persone che possono guidarci in un momento in cui abbiamo bisogno di riorganizzare la nostra casa e la nostra vita.

decluttering

Perché nel momento in cui decidiamo di iniziare un decluttering e fare spazio nelle nostre vite, significa che qualcosa sta cambiando o ha bisogno di essere cambiato: è un modo di guardarsi dentro per capire chi siamo diventati e chi vogliamo essere nel futuro. Ricordatevi comunque che il nostro intuito ha sempre ragione, se sentiamo di dover lasciare andare qualcosa significa che è arrivato il suo momento. È difficile sbagliare e soprattutto è molto difficile che ci pentiremo in un secondo momento di aver eliminato un oggetto.

Potremmo aver bisogno di essere più pragmatici e decisi, magari perché ci stiamo trasferendo in una casa più piccola o all’estero e non abbiamo  possibilità di portare tante cose, in questo caso il metodo “lo butto perché non lo uso da più di 6 mesi” può avere un senso; così come anche il metodo Konmari, che vi porta a eliminare più del 50% dei vostri oggetti.

Vagliate vari metodi e varie soluzioni, tra libri e blog di esperti, l’importante è cominciare a un certo punto, che il “trovare il proprio metodo” non diventi una scusa per non eliminare mai nulla: ricordate che per far entrare qualcosa di nuovo nella vostra vita qualcosa di vecchio se ne deve andare per forza. 

E allora cominciamo!

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