21 Settembre 2021 / / Ristrutturazione Pratica

Quando sostituisci le tapparelle non puoi ignorare due elementi: il cassonetto e il sistema di movimentazione.

Principalmente perché sarai letteralmente costretto a spendere dei soldi per intervenirci e poi perché (in particolare i cassonetti) sono una delle cause dei problemi che ti stanno facendo sostituire le tapparelle.

mailling list per ristrutturare casa

Io non sono un serramentista, non mi occupo in modo specifico di infissi e tapparelle. Ma sono abituato a inserire la loro sostituzione all’interno di un processo più generale di ristrutturazione di una casa.

Quando decidiamo di cambiare infissi consiglio sempre di sostituire sia le tapparelle che i cassonetti…sarà perché nella maggior parte delle case mi ritrovo degli orribili cassoni di legno che sembrano delle bare…

Però alcuni clienti, sebbene mi chiedano di sostituire i vecchi infissi “che sono pieni di spifferi e non isolano” e le tapparelle “che sono tutte rotte e poi non chiudono bene”, quando gli chiedo “sostituiamo anche i cassonetti?” mi rispondono “no…i cassonetti no perché sono in buone condizioni”.

Fidati di me se ti dico che i cassonetti non sono quasi mai in buone condizioni. Ma non perché stanno cadendo a pezzi…

Provo a spiegarmi con un paragone.

Sostituire vecchi infissi che isolano poco e sono pieni di spifferi con altri super performanti e non intervenire contemporaneamente anche sui cassonetti è come cercare di chiudere una bottiglia con un tappo più piccolo del foro.

Il foro-finestra è quello spazio occupato da infisso e cassonetto. Se sostituisci l’infisso e non tocchi il cassonetto stai mettendo un tappo più piccolo del buco.

I vecchi cassonetti, se hanno più di vent’anni, non sono né isolati, né sigillati. E il calore che non viene più disperso dagli infissi viene disperso dai cassonetti.

Quindi, se stai sostituendo le tapparelle (o gli infissi), devi intervenire anche su questo elemento. Non necessariamente sostituendolo, come vedremo a breve, ma almeno mettendoci una toppa.

Un altro aspetto di cui in pochi sono consapevoli quando sostituiscono le tapparelle è che andrà sostituito anche il rullo di avvolgimento.

Il motivo è che i vecchi rulli non sono mai compatibili con le nuove tapparelle (soprattutto se vuoi motorizzarle).

Se sostituire un rullo è una spesa irrisoria (spesso non ti viene nemmeno comunicata e viene compresa nel costo della tapparella), mettere un motore, i pulsanti e fare tutti i collegamenti non lo è.

In questo terzo e ultimo articolo sulla sostituzione delle tapparelle approfondiremo proprio questi due aspetti:

  1. Come intervenire sul cassonetto
  2. Come intervenire sul sistema di movimentazione

Due elementi che sono strettamente correlati tra di loro perché, in sostanza, occupano lo stesso spazio: quello che si trova sopra la finestra.

Prima di procedere ti lascio i link ai primi due articoli che ho pubblicato sulla sostituzione delle tapparelle:

Guida alla sostituzione delle tapparelle [Parte 1]: le tapparelle standard

Guida alla sostituzione delle tapparelle [Parte 2]: le tapparelle speciali

In questo modo puoi avere una panoramica completa dell’argomento.

Finiti i convenevoli, partiamo.

IL CASSONETTO: SOSTITUZIONE O RIQUALIFICAZIONE?

Prima di dire come si interviene su un cassonetto mettiamo a fuoco cos’è. Penserai che sia una cosa banale, ma ho notato che per molti non è ben chiaro di cosa stiamo parlando.

Sai che la tapparella si avvolge attorno ad un rullo sopra la finestra. Chiaramente da avvolta occupa uno spazio molto minore in altezza ma molto maggiore in larghezza.

In sostanza diventa un grande cilindro che ha bisogno di spazio.

Questo spazio lo si crea assottigliando il muro sopra la finestra per la larghezza della stessa (qualche centimetro in più per lato in realtà).

Questo spazio ricavato nella muratura NON è il cassonetto.

Il cassonetto è quell’elemento che serve per chiudere l’alloggio della tapparella sopra la finestra.

Solitamente è composto da un pannello frontale e uno inferiore ma, a seconda dello spessore della muratura, può anche necessario farlo emergere rispetto alla stessa, diventando così un vero e proprio cassone.

Una volta venivano realizzati principalmente in legno, ma non è raro trovarne in PVC o alluminio.

Lo so che ne avrai visti a decine, comunque qui sotto ti metto un paio di foto, giusto per capirci.

come è fatto un cassonetto
cassonetto in legno

I cassonetti non devono solo nascondere la tapparella, ma anche permetterne la manutenzione. Pertanto hanno sempre una sorta di sportello.

Una volta questo sportello era solo il pannello frontale. Vedremo che nei cassonetti attuali ci possono essere altre soluzioni.

I problemi dei vecchi cassonetti sono essenzialmente due:

  1. Lo scarso isolamento termico
  2. La grande quantità di spifferi che fanno passare

Scarso isolamento termico e normativa

Per quanto riguarda l’isolamento devi considerare che lo spazio racchiuso dal cassonetto non è altro che un grande contenitore di aria fredda in inverno e calda in estate.

Aria che entra attraverso la sottile veletta che si trova verso l’esterno (cioè quanto rimane del muro assottigliato per alloggiare la tapparella) e anche dalla fessura inferiore attraverso cui la tapparella entra nel cassonetto.

Credi che quest’aria fredda o calda possa essere fermata da un sottile pannello di legno dello spessore di pochi millimetri?

Chiaramente no, così il cassonetto è un enorme condizionatore che funziona al contrario: spara aria fredda in inverno e calda in estate.

L’importanza dell’isolamento del cassonetto però non me la invento io: la norma prescrive l’obbligo di considerare anche la capacità di isolare dei cassonetti.

Per capirci: se stai ristrutturando casa e fai anche una riqualificazione energetica che comprende la sostituzione degli infissi e dell’impianto di riscaldamento, devi rispettare dei parametri di legge.

Per gli infissi questi parametri riguardano quanto sono in grado di isolare. Tra i parametri da rispettare c’è anche il contributo che danno i cassonetti.

Il rispetto di tutti questi parametri deve essere dimostrato attraverso una relazione (“relazione sul contenimento dei consumi energetici”) ed è indispensabile per sfruttare le detrazioni fiscali.

Se vuoi un breve approfondimento scritto molto bene puoi leggere questo articolo (non è un mio articolo).

Però quello di interessante che ci dice la normativa (UNI/TS 11300-1) è che i cassonetti non isolati (cioè tutti quelli vecchi) hanno un valore di trasmittanza pari a 6 W/mqk (nb: più basso è il valore migliori sono le prestazioni). Sono valori medi che sono stati calcolati.

Considera che per un infisso nuovo i valori devono essere poco superiori a 1 W/mqk (dipende dalla zona d’Italia).

Capisci che la differenza è notevole.

Spifferi e camera d’aria

Un altro problema dei vecchi cassonetti sono gli spifferi.

Dovuti a due elementi in particolare:

  1. la bocca di fuoriuscita della tapparella
  2. Il nodo sportello di ispezione-cassonetto

La normativa (UNI EN ISO 10077-2) classifica la cavità del cassonetto in relazione a come è fatta la bocca di fuoriuscita della tapparella:

  • Aperta se la bocca di fuoriuscita della tapparella ha una profondità maggiore di 35mm;
  • Debolmente ventilata se la bocca di fuoriuscita della tapparella ha una profondità minore di 35mm;
  • Non ventilata se sulla bocca di fuoriuscita della tapparella sono installati dispositivi che fermano la fuoriuscita dell’aria.

Naturalmente tutti i vecchi cassonetti sono di tipo aperto…e questo significa che l’aria entra liberamente dentro il vano.

Il secondo aspetto è che tra il pannello di chiusura e il telaio non ci sono mai guarnizioni. Quindi non è sigillato.

Se abiti in una zona ventosa te ne sarai accorto: in certe sere d’autunno puoi sentire provenire dai cassonetti dei fischi degni di una casa degli orrori.

Naturalmente il problema non è il fischio in sé, ma il fatto che si tratta di aria fredda che entra in casa (quindi in sostanza ancora una volta parliamo di isolamento).

Spiegati quali sono i problemi, è ovvio che se stai sostituendo le tapparelle, e a maggior ragione se stai ristrutturando casa, devi porti il problema di come risolverli.

Come intervenire?

Hai due possibilità, una più costosa ma nettamente più efficace, ed una più economica.

  1. Sostituire il cassonetto esistente
  2. Riqualificare il cassonetto esistente

Partiamo dalla seconda ipotesi, quella conservativa.

mailling list per ristrutturare casa

Come si riqualifica un cassonetto esistente?

Se decidi di riqualificare il cassonetto esistente probabilmente vuoi spendere poco, oppure non vuoi che casino in casa.

Perché oggettivamente gli interventi di riqualificazione dei cassonetti esistenti sono economici e poco invasivi.

In sostanza si tratta di isolare il cassonetto.

Questa operazione può essere fatta in tre modi:

  1. Isolamento dall’interno “fai da te”
  2. Isolamento dall’interno con sistemi certificati
  3. Incapsulamento del cassonetto

Vediamoli brevemente

Isolamento “fai da te”

La prima soluzione consiste nell’incollare dei pannelli isolanti su tutte le pareti interne del cassonetto (quindi il frontale e l’inferiore) oltre che sui lati della muratura.

Questi pannelli naturalmente non potranno mai essere spessi come i pannelli che vengono utilizzati per isolare le pareti: lì parliamo di spessori che, a seconda delle zone d’Italia, vanno dagli 8cm fino a oltre 15cm. Qui avrai lo spazio per pannelli di al massimo 3cm.

Per questo motivo si utilizza poliuretano o resina fenolica, che sono tra i materiali più isolanti e quindi necessitano di bassi spessori.

Se vuoi prestazioni migliori, accettando di spendere qualcosa in più, potresti optare per isolanti riflettenti o aerogel.

In ogni caso non raggiungerai mai altissimi valori di isolamento, il cassonetto rimane sempre un punto critico (anche nelle nuove abitazioni). Però è un aiuto notevole e un netto balzo in avanti rispetto ad un cassonetto non isolato.

Nel caso del fai da te dovrai anche avere l’accortezza di far inserire delle guarnizioni, se possibile, tra il coperchio e il telaio a cui si aggancia.

Un isolamento di questo tipo è molto economico e generalmente costa tra i 50€ e i 100€ a cassonetto.

Naturalmente non puoi pretendere che sia una soluzione certificata.

Isolamento interno con prodotti certificati

Se vuoi qualcosa di più efficace devi optare per sistemi pensati appositamente per la riqualificazione dei cassonetti esistenti.

Si tratta di sistemi standardizzati, che arrivano già pronti per essere installati. Solitamente questi sistemi non vengono fissati al pannello anteriore ma creano una sorta di calotta interno al cassonetto dentro cui viene lasciato lo spazio necessario per la tapparella quando è avvolta.

Qui sopra puoi vedere un’immagine di uno di questi sistemi. In rete ne puoi trovare molti di similari e su you tube anche tanti video che ti mostrano il montaggio.

L’isolamento viene realizzato con fogli sottili di isolante non rigido (gli stessi materiali che abbiamo elencato sopra).

Di positivo hanno che sono sistemi certificati, con una posa certificata e quindi prestazioni superiori. Inoltre non richiedono di inserire guarnizioni tra lo sportello e il telaio perché vanno a formare un involucro interno sigillato.

Il contro è che la tapparella non è più accessibile per manutenzioni: infatti se vai ad aprire lo sportello del cassonetto ti troverai di fronte il pannello isolante che avvolge la tapparella.

Quindi in caso di necessità va rimosso tutto e poi re-installato.

Il costo di questo sistema è sensibilmente superiore, si aggira tra i 150€ e i 200€ a cassonetto (fornita e posta in opera).

Sostituire il cassonetto della tapparella

Questa è la soluzione che preferisco.

Ma è più invasiva. Infatti comporta lavori murari, quindi caos in casa. Oltre a costi superiori. Quindi di solito si fa durante una ristrutturazione complessiva della casa.

Però ti garantisce di poter intervenire su tutti gli aspetti critici di un cassonetto: non solo l’isolamento del cassonetto in sè, ma anche la ventilazione della camera d’aria e naturalmente l’estetica.

Se decidi di sostituire il cassonetto hai varie soluzioni tra cui scegliere.

Vediamo quali sono le principali tipologie che puoi trovare in commercio.

  • Cassonetti in PVC
  • Cassonetti in Alluminio
  • Cassonetti in Legno
  • Monoblocchi coibentati

Le prime tre tipologie sono sostanzialmente dei classici cassonetti a vista, magari come quelli che hai adesso, solo con prestazioni isolanti migliori.

Cassonetto in PVC
Cassonetto in PVC
Cassonetto in legno
Cassonetto in legno
cassonetto in alluminio
Cassonetto in alluminio

Qui sopra puoi vedere tre immagini di queste tipologie di cassonetti.

Come puoi notare il cassonetto in PVC funziona come gli infissi: isola grazie alle camere d’aria che vengono realizzate.

Gli altri cassonetti invece sono solitamente accoppiati a dei pannelli isolanti.

Queste tipologie di cassonetti possono garantire valori di trasmittanza (quindi di isolamento) che possono scendere sotto 1 W/mqk. Più comunemente i modelli standard si attestano a circa 1,5 W/mqk.

Quelli che però io ritengo più interessanti sono i monoblocchi coibentati.

Monoblocco coibentato

Qui sopra puoi vedere un’immagine che ti fa capire come sono realizzati generalmente questi cassonetti: praticamente sono un grande blocco cavo di isolante (poliuretano e polistirene principalmente) che viene incassato nella muratura.

Che poi vengono rifiniti con rasatura e pitturazione, oppure rivestiti con un pannello di cartongesso e pitturati.

L’effetto finale è quello di scomparire completamente nella muratura.

Questa immagine è di una ristrutturazione che ho seguito e in cui abbiamo utilizzato dei monoblocchi per i cassonetti…lo riesci a vedere?

Questa tipologia di cassonetti sono estremamente performanti, raggiungono senza problemi valori di trasmittanza inferiori a 1 W/mqk.

Il motivo è che isolano tutto il vano in cui viene alloggiata la tapparella, laterali compresi.

E non pensare che se adesso hai un cassonetto che fuoriesce dal bordo della muratura dovrai per forza averlo così anche dopo.

Proprio nel progetto qui sopra i cassonetti prima erano degli orribili cassoni che sbordavano dal muro…

Infatti se hai spessori di muratura ridotti, si può optare per il cassonetto monoblocco “da ristrutturazione”. Cioè un cassonetto identico a quello che abbiamo appena visto, ma senza il lato anteriore, quello che sta a contatto con la veletta esterna.

Certo…perdi un po’ di prestazioni…ma comunque hai un prodotto altamente performante.

Però per garantirti queste prestazioni però c’è un aspetto che non va sottovalutato: il foro di ispezione.

Come abbiamo visto nei vecchi cassonetti era quasi sempre frontale.

Quando sostituisci il cassonetto puoi prevederlo nuovamente frontale, ma anche inferiore. Però ci sono alcune precisazioni da fare.

Il foro di ispezione

Una nota prima di iniziare: Nei prossimi paragrafi inserirò delle immagini tratte da un produttore di cassonetti coibentati che ha ottimi prodotti. Si tratta della Seisystem.

Però vorrei chiarire che questo non è un articolo per pubblicizzare i loro prodotti, ma semplicemente trovo i cassonetti che producono fatti bene e curati. E mi servivano immagini da inserire. Però puoi trovare in giro cassonetti altrettanto validi.

Il foro frontale può sempre essere realizzato. Ma a livello estetico spesso è un cazzotto, soprattutto nei cassonetti “classici” (non i monoblocchi coibentati).

Però nella foto che hai visto sopra il foro è frontale. E praticamente non si vede.

Un compromesso accettabile se consideri che il cassonetto con foro frontale, se fatto come si deve, è quello che garantisce le migliori prestazioni termo-acustiche.

cassonetto coibentato con apertura frontale
Cassonetto coibentato con apertura frontale, animazione

Se questa soluzione non ti piace la soluzione alternativa è installare un cassonetto che prevede il foro di ispezione nella parte inferiore del cassonetto. E in questo caso hai due opzioni:

  • Il cosiddetto “celino”
  • Un “tappo”
Celino
Cassonetto con celino
Cassonetto con celino animazione

Il celino non è altro che un pannello che scorre dentro due guide laterali.

Anche questa è una soluzione quasi sempre possibile, l’ho fatto installare alcune volte, ma da qualche anno tendo a sconsigliarlo.

I motivi sono vari:

  1. Data la modalità di apertura non può essere un elemento particolarmente isolante. Infatti dovendo scorrere dentro delle guide non c’è materialmente lo spazio per integrarlo con un pannello isolante di spessore dignitoso.
    Solo i celini in PVC possono garantirti un po’di isolamento in più.
  2. Il celino è a contatto con il telaio dell’infisso che si trova sotto. Questo è un punto debole, dove potrebbero crearsi delle infiltrazioni d’aria.
    Per evitare si cerca di avvitare il telaio dell’infisso al celino e di sigillarlo con silicone. Cosa efficace, ma in caso di necessità di interventi sulla tapparella, rimuovere e rimettere il celino non è agevole.
  3. È brutto. Infatti si vede una stecca larga quanto tutta la finestra al di sopra della stessa.
    Non è altro che un listello di chiusura del celino che serve per bloccarlo. Ma vedere queste cose sopra tutte le finestre non è certo il massimo dell’estetica…(personalmente preferisco il tappo frontale…)
Chiusura inferiore
cassonetto con tappo inferiore
Cassonetto con tappo inferiore animazione

L’altra soluzione è il cassonetto con il tappo inferiore. Che concettualmente è come lo sportellino frontale ma solo che si trova in basso.

In questo caso il pannello che fa da tappo può essere isolato e quindi anche a livello di prestazioni garantisce dei buoni risultati.

Questa soluzione però non è sempre possibile: dipende in che posizione si trova la finestra rispetto al muro.

Cassonetto filomuro

Infatti il foro necessario per fare la manutenzione deve avere una dimensione tale per cui sia possibile fare questa manutenzione…ci deve entrare almeno una mano.

Non bastano pochi centimetri…l’ideale sarebbe almeno una ventina.

Se l’infisso si trova a filo-interno del muro, il tappo inferiore è quasi sempre realizzabile, a meno che il muro perimetrale non sia molto sottile. Si troverà all’esterno, tra infisso e tapparella.

Se invece l’infisso si trova all’interno dello spessore del muro, tutto dipende da quanto è incassato rispetto al filo del muro. Come dicevamo poco fa servirebbero almeno 15-20 centimetri per un’apertura di buone dimensioni.

Anche qui, credo che delle foto valgano più di tutto per farti capire cosa intendo.

Il cassonetto ideale nel caso di sostituzione

Non lo faccio spesso, ma per una volta voglio dirti cosa piace a me.

Perché quello dei cassonetti è un aspetto che mi sta particolarmente a cuore, e con cui combatto ad ogni ristrutturazione.

Soprattutto per me che amo i muri puliti e le linee semplici, la pulizia formale del foro-finestra è quasi un’ossessione.

Se a questo ci aggiungi che curo particolarmente l’aspetto dell’isolamento degli edifici abbiamo fatto bingo.

Vabbè, tagliamo corto: la soluzione che ti consiglio è quella del monoblocco isolato con ispezione tramite sportellino inferiore (non celino).

Se non riesci a far installare lo sportellino inferiore opta per il tappo frontale (scegliendo un modello con tappo a scomparsa).

E come ultima spiaggia il celino.

In ogni caso il tuo obiettivo dovrebbe essere quello di far scomparire il cassonetto (a meno che non lo consideri un bell’elemento di arredo…), quindi anche se scegli modelli in PVC o altri materiali, verifica almeno che siano pitturabili.

Naturalmente i costi della sostituzione , rispetto alla riqualificazione, aumentano.

Un cassonetto coibentato costa mediamente 200€.

Però devi aggiungerci l’installazione, circa 100€, e la rimozione e smaltimento dell’esistente (poche decine di euro).

LA MOVIMENTAZIONE DELLA TAPPARELLA

Detto del vanno di alloggio della tapparella, passiamo al suo contenuto: il sistema di movimentazione della tapparella.

Che è formato da due elementi:

  1. Il rullo
  2. Il sistema di avvolgimento

Rullo

Il rullo è un semplice bastone di ferro zincato (una volta era in legno), cavo con sezione solitamente ottagonale.

rullo tapparella

È fissato alle pareti laterali tramite dei ganci che gli permettono di ruotare liberamente.

Al rullo viene fissata la tapparella con dei ganci metallici che da un lato sono incastrati in asole ricavate nel rullo e dall’altro in asole ricavate nella stecca della tapparella.

Si tratta di un elemento standard, e sarà il serramentista a fornirti quello più indicato in relazione alla tapparella che installerai.

Sono due gli elementi che differenziano i rulli tra di loro:

  • Il diametro
  • Lo spessore della lamiera con cui sono realizzati

Il diametro standard è 60mm. Si utilizzano diametri minori (40mm) nel caso in cui ci sia poco spazio nel cassonetto. Si utilizzano diametri maggiori (70mm) nel caso di tapparelle particolarmente pesanti.

La lamiera può essere 6/10 (0,6mm) o 10/10 (1mm).

Nel primo caso si utilizza per apertura a cinghia, nel secondo caso per apertura elettrica.

Vediamo proprio i sistemi di movimentazione.

Apertura della tapparella

I sistemi di avvolgimento della tapparella sono due:

  • La classica manuale a cinghia
  • L’avvolgimento elettrificato

Sulla prima c’è poco da dire: si tratta di un sistema ormai consolidato ed utilizzato praticamente da sempre con poche varianti (con cinghia a vista o con manovella e cinghia nascosta nel muro).

Ma ormai è un sistema abbastanza in disuso in quanto le nuove tapparelle ormai vengono quasi sempre elettrificate.

E qui di cose da dire ce ne sono.

Motorizzazione tapparella

motorizzazione tapparella

Una tapparella elettrificata è sempre composta almeno da due elementi:

  • Un motore
  • Un pulsante interbloccato

C’è poi la possibilità di centralizzare il comando di apertura/chiusura, cioè avere la possibilità di alzare e abbassare tutte le tapparelle (o blocchi di tapparelle) insieme da un unico punto. E addirittura di controllare il tutto da smartphone.

Il motore

motore tapparelle

I motori per tapparelle sono cilindrici e si infilano all’interno del rullo.

Quindi un primo parametro da considerare nella sua scelta è il diametro del rullo.

Inoltre la potenza del motore (la coppia) deve essere dimensionata sul peso della tapparella da sollevare.

Naturalmente ci penserà il serramentista a fornirti il motore adatto alle tue esigenze.

Chiaramente deve arrivare la corrente al cassonetto, altrimenti il motore non funziona. Se non stai ristrutturando casa questo potrebbe richiederti delle modifiche all’impianto elettrico perché raramente trovi un cavo di corrente molto vicino al cassonetto.

Io l’ho fatto nella vecchia casa in cui abitavo (elettrificare le tapparelle senza rifare l’impianto elettrico): una volta l’energia veniva presa dalla linea prese, una volta dalla linea luci…a seconda di dove si trovava il punto elettrico più vicino alla tapparella.

Non è una soluzione ottimale ma se non vuoi rompere tanto in casa alle volte è l’unica soluzione.

Se invece stai ristrutturando (e naturalmente contempli anche il rifacimento dell’impianto elettrico), fai prevedere una linea dedicata alle tapparelle.

Il costo di un motore per tapparelle varia tra i 100€ e i 200€.

Centralizzare le tapparelle

centralizzare l'apertura delle tapparelle

Per quanto riguarda la centralizzazione dell’apertura delle tapparelle abbiamo detto che si tratta di una funzione domotica.

Ci sono vari modi per realizzarla ma sostanzialmente si differenziano tra:

  • Cablata
  • Wi-fi

Però in ogni caso c’è un elemento che non può mai mancare: l’attuatore.

Se hai letto l’articolo che ho scritto sull’impianto domotico, sai che l’attuatore non è altro che un elemento dell’impianto domotico che ha la funzione di far compiere ad un determinato terminale un’operazione pre-impostata.

Sul terminale, essendo programmabile, potremo impostare che un singolo comando ordini a più attuatori di alzare o abbassare le tapparelle.

In realtà è possibile implementare questa funzione senza ricorrere alla domotica ma con collegamenti elettrici classici (utilizzando dei relè in sostanza).

C’è un risparmio economico ma richiede il passaggio di molti cavi dentro le canaline esistenti (c’è posto?) e la complicazione inutile dell’impianto. Il gioco non vale la candela.

Attuatori automazione tapparelle

Tornando a noi, gli attuatori per l’automazione delle tapparelle possono essere inseriti direttamente nel pulsante di azionamento che si trova vicino alla finestra (quello con cui alzi e abbassi la singola tapparella per intenderci), oppure possono essere inseriti nelle cassette di derivazione che si trovano in casa (se non sai cosa sono le cassette di derivazione leggiti questo articolo sull’impianto elettrico) o ancora concentrati all’interno di una centralina (il quadro elettrico).

Il primo caso è quello tipico di chi sta centralizzando le tapparelle senza rifare l’impianto elettrico perché comporta meno lavori da fare.

Come dicevamo gli attuatori possono essere comandati tramite cavo oppure tramite wifi.

Personalmente, sebbene ormai i segnali wi-fi abbiano raggiunto una stabilità notevole, ritengo il sistema cablato molto più efficiente.

Ma a te la scelta.

I costi di centralizzazione dipendono dal numero delle tapparelle che devi collegare e dalla tecnologia adottata…indicativamente (ma molto indicativamente) vai dai 200€ ai 600€ per tutta la casa.

CONCLUSIONE

Ok…siamo arrivati alla fine di questo terzo e ultimo articolo sulla sostituzione delle tapparelle.

Come hai potuto leggere in questo ultimo articolo non ci siamo limitati a parlare solo della tapparella in sé ma anche di tutto quello che ci ruota intorno.

Non ritengo di aver fatto una guida omnicomprensiva…come per tutto ciò che riguarda l’edilizia è impossibile…però abbiamo messo tanta carne al fuoco.

Hai potuto leggere:

  • Quali sono le tipologie di tapparelle standard maggiormente installate (articolo 1)
  • Quali sono le tapparelle “speciali”, che risolvono specifici problemi (articolo 2)
  • Le tipologie di cassonetti e i sistemi di movimentazione delle tapparelle (articolo 3 – questo)

Come sai questo è un blog dedicato a chi deve ristrutturare la casa, quindi tutto viene scritto nell’ottica di fare lavori completi e a regola d’arte.

Non per questo quanto leggi non può esserti utile nel caso in cui tu debba fare solo il singolo intervento (in questo caso la sostituzione delle tapparelle) e non intervenire su nient’altro.

Ad ogni modo ristrutturare una casa non significa scegliere le tapparelle, scegliere le piastrelle, scegliere i sanitari, scegliere gli infissi, etc.

Ristrutturare casa significa mettere in piedi un processo complesso che devi saper governare. E la maggior parte delle persone che ristrutturano non lo sanno fare. E si ritrovano con lavori fatti male, pagati tanto e da sistemare.

Per loro (e per te) ho scritto un manuale di pianificazione e gestione della ristrutturazione.

Sono cose che richiedono un minimo di impegno da parte tua. Ma ti danno il beneficio di non andare girare a vuoto e commettere errori che ti potrebbero costare parecchie migliaia di euro.

La maggior parte delle persone è troppo pigra per prendersi realmente cura della propria ristrutturazione. Oppure non crede che i problemi di cui parlo siano reali e non ingigantiti, nonostante tutte le testimonianze che ho raccolto negli anni e che trovi sparse nel sito.

Se non sei tra loro e vuoi pianificare e gestire al meglio la tua ristrutturazione lo trovi qui: Ristruttura la tua casa in 7 passi.

mailling list per ristrutturare casa

L’articolo Guida alla sostituzione delle tapparelle [Parte 3]: cassonetti e movimentazione sembra essere il primo su RistrutturazionePratica.

21 Settembre 2021 / / BlogArredamento Aziende

Malgrado il fascino delle cabine aperte e chiuse, l’armadio battente è un arredo evergreen che non può mancare nella camera da letto dei grandi, né in quella dei ragazzi.

In legno o colorati, lunghi o piccoli, con o senza maniglia, i moderni armadi battenti hanno un solo obiettivo: adattarsi ad ogni esigenza di spazio (e di utilizzatore) senza sacrificare estetica e funzionalità.

Armadio a ponte con cassettiera

Versatili nelle dimensioni e camaleontici nelle finiture, i guardaroba contemporanei sono perciò componibili, realizzabili su misura e personalizzabili in un numero infinito di soluzioni.

Ma come scegliere l’armadio giusto?

Dai un’occhiata alle nostre idee e lasciati ispirare da foto e immagini.

Indice:

Armadi battenti: quali modelli?

Nell’universo degli armadi da camera, l’armadio battente resta il modello più diffuso.

Come dice il nome, è caratterizzato dalla presenza di ante (i battenti, appunto) che, fissate alla struttura tramite cerniere, si aprono verso destra o sinistra garantendo l’accesso totale ai vani.

Oltre ad essere oramai assodato, questo tipo di chiusura risulta particolarmente pratico perché consente l’apertura simultanea di più ante.

Armadi con ante ad apertura simultanea

Quanto alla progettualità, un armadio battente permette di sfruttare lo spazio fino all’ultimo centimetro.

Si adatta in larghezza, lunghezza, profondità e altezza per arredare ambienti ampi o ristretti, anche mansardati o con soffitto spiovente e inclinato.

Armadio battente componibile per mansarda

Armadio battente componibile per soffitto inclinato


Armadi battenti lineari

Rappresentano la configurazione più tradizionale, quella che nel linguaggio comune è detta armadio guardaroba.

Armadio con terminale libreria

Spesso li si trova a lato o ai piedi del letto, lungo una parete libera, a patto che ci sia spazio a sufficienza per aprire le ante e spostarsi agevolmente (lo standard richiede circa 80 cm tra letto e armadio).

Grazie alla natura componibile, tuttavia, gli armadi lineari battenti possono dar vita a soluzioni d’arredo molto funzionali, giocando sulla profondità doppia o ridotta (in questo caso, si parla di armadi slim).

Composizione di armadi a doppia profondità

Armadi battenti angolari

L’armadio angolare è la soluzione ideale per arredare due pareti adiacenti usando una composizione a L.

Armadio ponte angolare con libreria

Armadio a ponte per camera o cameretta

Se lo spazio lo permette, gli armadi ad angolo si prestano per configurare soluzioni a U (o a ferro di cavallo) da posizionare su 3 muri.

LEGGI ANCHE: 16 idee per arredare una cameretta ad angolo

Armadi battenti a ponte

Gli armadi a ponte giocano un ruolo chiave nelle camere dei ragazzi, in particolar modo nelle stanze che richiedono un’organizzazione funzionale dello spazio (come le camerette strette e lunghe).

Cameretta a ponte con letti scorrevoli sovrapposti

Offrono illimitate soluzioni progettuali, tanto lineari quanto angolari, tutte caratterizzate da una struttura “sospesa” – quella contenitiva – e una porzione di parete libera – il “sottoponte”.

Armadio a ponte con maniglie colorate

Accompagnato da moduli a terra, l’armadio sospeso o pensile crea una sorta di nicchia dove collocare un letto singolo o matrimoniale, una scrivania o una libreria componibile.

Armadi battenti: guida alla scelta delle ante

Chi dice armadio, dice ante!

Può sembrare banale, ma la scelta delle ante è un fattore imprescindibile per trovare o configurare il modello più adatto alle proprie esigenze.

Nel caso degli armadi battenti, poi, la libertà compositiva è davvero infinita: tra numero di ante, scelta di finiture e gamma di maniglie, creare un armadio personalizzato è davvero semplicissimo.

Armadi a due, tre, quattro ante (o più)

Quante ante per un armadio?

Una domanda apparentemente semplice, che richiede tuttavia una risposta ben ragionata.

Il numero di ante, infatti, è vitale per determinare la lunghezza dell’armadiatura e, di conseguenza, l’organizzazione dei vani al suo interno.

Armadi battenti a due e più ante

Dai più piccoli armadi a 2 ante agli armadi lunghi 240 / 270 cm, fino alle grandi armadiature da camera di più di 3 metri, la componibilità è tale da poter configurare un armadio quasi su misura.

A questi modelli si aggiungono i capienti armadi 4 stagioni, che con le loro 6/8 ante sono in grado di ospitare allo stesso tempo sia il guardaroba estivo che quello invernale.

Armadio battente a tutta altezza


Armadi con ante bianche, colorate, decorate

Funzionalità sì, ma anche l’occhio vuole la sua parte! E gli armadi battenti non deludono, poiché offrono una palette di materiali, colori e finiture materiche altamente decorativi.

Finiture d'esempio per ante d'armadio

Più frammentati di un armadio scorrevole, i frontali degli armadi battenti possono tuttavia essere impreziositi da originali ante decor in legno, vetro, melaminici con disegni geometrici o a effetto cemento.

Armadio con libreria terminale

La tendenza attuale, accanto all’intramontabile armadio bianco, testimonia il ritorno del colore, soprattutto in versione opaca.

Tinte vivaci come rosso, blu, arancione e verde vengono spesso abbinate a sfumature chiare (calce, panna, sabbia, tortora, beige,…) per restituire graziose soluzioni bicolore.

Armadio con due ante battenti

Meritano un discorso a parte gli armadi color legno, che riscuotono un certo successo anche nelle stanze di bambine o ragazze. Tra le finiture più amate non mancano l’olmo e il rovere, perfetti per evocare l’aspetto del legno naturale.

Armadio a ponte battente per cameretta


Armadio con ante colorate

Da ricordare anche gli armadi in vetro, soprattutto quelli con ante fumé, che trasformano il guardaroba in un’elegante vetrina espositiva.

Armadio ponte con ante in vetro fumé


Armadio ponte in vetro scuro fumé


I dettagli che fanno la differenza: le maniglie

Troppo spesso considerate un mero accessorio funzionale, le maniglie degli armadi moderni diventano veri e propri elementi decorativi che partecipano all’estetica del guardaroba.

Esempio di maniglie per armadi battenti

Le maniglie applicate sono il modello che offre la possibilità di personalizzazione maggiore. Non solo le dimensioni, ma anche le forme e i colori possono essere scelti per dare alla stanza un tocco di carattere deciso ma discreto.

Dai pomelli più piccoli alle lunghe maniglie dritte, passando per i particolari modelli curvi, squadrati o sagomati, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Cameretta a ponte con due o tre letti

Meno personalizzabili ma ugualmente decorative, le maniglie incassate si differenziano dai modelli applicati per il loro posizionamento ad incasso nell’anta.

Armadio da camera con maniglie incassate

Inserita in un piccolo alloggio metallico dal design moderno, l’impugnatura orizzontale o verticale consente l’apertura e la movimentazione dell’anta proprio come si se trattasse di una maniglia applicata.

Diversamente da questa, però, la maniglia ad incasso risparmia preziosi centimetri in profondità.

Esempio di maniglia ad incasso

DA SAPERE: la maggior parte degli armadi componibili moderni consente di personalizzare anche la posizione delle maniglie.

Schema del posizionamento delle maniglie

Non solo armadi: idee salvaspazio per la camera

Chi lo dice che un armadio da cameretta debba limitarsi ad essere usato come guardaroba?

Anzi, gli armadi più moderni confermano proprio la tendenza contraria.

In virtù della loro estrema versatilità, alcuni modelli integrano scrivanie, incorporano librerie o nascondono cassettiere per trasformarsi in arredi multifunzionali per bambini o ragazzi, ma anche per zone studio in appartamenti e monolocali.

Vediamo qualche esempio.

Armadi con scrivania integrata e a scomparsa

La versione più amata, quella che trova posto nelle stanze dei ragazzi in età scolare, ma non solo: l’armadio con angolo studio.

Armadio per cameretta con libreria

L’armadio con scrivania integrata è una soluzione salvaspazio particolarmente indicata per gli ambienti piccoli, i cui spazi ristretti non consentono l’organizzazione di un vero e proprio angolo dedicato alla lettura o allo svolgimento dei compiti.

A seconda delle soluzioni, lo scrittoio può essere inserito dentro l’armadio, nascosto dietro un’anta a ribalta, oppure collocato sotto un armadio pensile.

È questo il caso degli armadi a ponte con scrivania, il cui piano di lavoro (trasversale o parallelo al muro) risulta sempre accessibile.

Armadio ponte con scrivania


Armadi con libreria laterale o incorporata

Tra i manuali di scuola e i quaderni, tra i romanzi e i fumetti lo spazio per i libri non basta mai?

Prendi in considerazione gli armadi guardaroba con libreria terminale.

Armadio con libreria finale

Nella pratica, sono armadi battenti lineari o ad angolo che, al posto del fianco di chiusura, terminano la composizione con un modulo aperto – alle volte anche stondato – costituito da mensole laterali.

Se invece hai la necessità di disporre di tanti, ma proprio tanti ripiani, potresti optare per un armadio con libreria sottoponte e creare, così, una piccola biblioteca casalinga.

Armadio ponte con libreria incorporata


Armadi con cassetti e cassettiera

Importantissimi alleati dell’ordine, i cassetti sono uno degli accessori che non possono mancare dentro l’armadio della camera da letto.

Gelosi custodi di biancheria intima, magliette, maglioncini e foulard, si presentano il più delle volte nelle vesti di discrete cassettiere interne con maniglie, apertura a gola o chiusura ammortizzata.

Armadi con cassetti e cassettiera interna

Ma quando i cassetti diventano parte integrante del frontale, accanto alla funzionalità entra in gioco l’estetica.

Sì, perché tanto basta per trasformare un armadio solo ante in una soluzione d’arredo dinamica e accattivante, pronta a qualsiasi tipo di configurazione.

Cassetto esterno per armadio

Qualche esempio di combinazione? Armadi con 4 ante e 3 cassetti, armadi con ante e cassettiera a vista, armadi a 6 ante con cassettiera centrale…

Armadio grigio laccato e in effetto cemento


Armadi con ante a specchio

Ultimi, ma solo in ordine di presentazione, i grandi armadi con anta a specchio.

Armadio a ponte con terminale e anta a specchio

Il vantaggio di collocare la superficie riflettente all’esterno dell’armadio è triplice:

1. nessun bisogno di aprire l’armadio: lo specchio è sempre disponibile!

2. più luminosità nella stanza: la superficie riflettente irradia la luce che entra nella camera, un vero vantaggio per gli ambienti di dimensioni ridotte

3. un tocco di eleganza: l’anta a specchio è un elemento decorativo discreto ma raffinato, capace di nobilitare qualsiasi stile d’arredo.

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20 Settembre 2021 / / Dettagli Home Decor

Ritmonio per la ristrutturazione di Casa FG

Ritmonio per la ristrutturazione di Casa FG

Tixa Studio associato di Ingegneria e Architettura si è occupato della ristrutturazione di Casa FG, una villa di campagna, ora rifugio di una giovane coppia che trascorre alle pendici del Grappa momenti di meritato relax.

Questo progetto guarda alla connessione tra spazi e materiali e al loro rapporto con la storia e la modernità: l’abitazione reinterpreta in chiave contemporanea l’identità di una casa rurale; inoltre, uno studio approfondito ha permesso di riutilizzare i materiali originali nella costruzione del nuovo.

La semplicità del modello architettonico è un esempio dello stile dell’edificio originale risalente agli anni ‘50 e appartenuto al nonno dell’attuale proprietaria, che ha voluto mantenere un forte legame con il passato e con i ricordi di famiglia che questo luogo rievoca.




Un dialogo spaziale e materico tra la storia e la contemporaneità è dunque il filo conduttore del progetto, caratterizzato da uno studio approfondito per il riutilizzo dei materiali appartenenti all’edificio esistente, a cui è stata data nuova vita all’interno dell’attuale abitazione.


Oltre ai materiali di recupero e ai nuovi sistemi di risparmio energetico, le scelte progettuali si basano sul concetto di sostenibilità ambientale, valorizzazione del territorio e del paesaggio circostante.

Uno stile contemporaneo che fonde elementi tradizionali con le moderne, sofisticate funzioni, dove trova perfetta collocazione la rubinetteria Diametro35 di Ritmonio, in finitura Inox.


Diametro35, serie icona di Ritmonio con un design sempre attuale, è la scelta più adatta in tutti quei contesti capaci di rievocare con freschezza il passato. La rubinetteria diventa così protagonista dell’arredo quotidiano, con un’estetica di ispirazione, che si adatta al gusto moderno.

Fotografie di Makethatstudio

www.ritmonio.it

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20 Settembre 2021 / / Dettagli Home Decor

guida al bonus mobili ed elettrodomestici 2021

Bonus Mobili ed elettrodomestici 2021

Stai ristrutturando la tua casa? Approfitta delle agevolazioni fiscali per l’acquisto di nuovi arredi, hai tempo fino al 31 dicembre. Ecco la guida al Bonus Mobili ed elettrodomestici 2021.

Il Bonus mobili ed elettrodomestici è una detrazione Irpef del 50% per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione.

Requisiti per ottenere le detrazioni

Per usufruire dell’agevolazione fiscale entro il 31 dicembre 2021 occorre:

  • Realizzare lavori di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia sulle parti comuni degli edifici residenziali e beneficiare della detrazione del 50%;
  • Realizzare lavori di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia sugli immobili residenziali e beneficiare della detrazione del 50%;
  • Realizzare lavori di riduzione del rischio sismico e beneficiare del Sismabus o del Superbonus 110%;
  • Acquistare un immobile in un edificio demolito e ricostruito da un’impresa di costruzione e beneficiare della detrazione del 50% sul 25% del prezzo di vendita;
  • Acquistare, in zona classificata a rischio sismico 1, 2 o 3, un immobile in un edificio demolito e ricostruito, con miglioramento antisismico, da un’impresa di costruzione e beneficiare della detrazione sul prezzo di vendita (sismabonus acquisto).

Per gli interventi di ristrutturazione sulle parti comuni degli edifici condominiali – come ad esempio lavori su guardiole, appartamento del portiere, lavatoi – i condòmini possono usufruire del bonus mobili, ciascuno per la propria quota, solo per i beni acquistati e destinati ad arredare le parti condominiali e non su quelli destinati al proprio appartamento.

Chi può usufruire dei bonus fiscali

Il bonus mobili ed elettrodomestici spetta ai contribuenti, assoggettati all’imposta sul reddito delle persone fisiche, che fruiscono delle detrazioni per la ristrutturazione dell’immobile da arredare.

In particolare hanno diritto alla detrazione il proprietario o il nudo proprietario, il titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie); chi occupa l’immobile a titolo di locazione o comodato; i soci di cooperative divise e indivise; i soci delle società semplici; gli imprenditori individuali, limitatamente agli immobili che non rientrano fra quelli strumentali o merce.

Ha diritto alla detrazione anche il familiare convivente del possessore o detentore dell’immobile oggetto dell’intervento, purché sostenga le spese e siano a lui intestati bonifici e fatture. Sono definiti familiari, ai sensi dell’art. 5 del Testo Unico delle imposte sui redditi, il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado.

Il bonus si applica all’acquisto di mobili ed elettrodomestici nuovi.

Tra i mobili che possono essere agevolati ci sono cucine, letti, materassi, comodini, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, divani, poltrone, credenze, arredo bagno, arredi per esterno, ma anche lampade e gli arredi nuovi realizzati su misura.

Naturalmente anche gli elettrodomestici devono essere nuovi e di classe energetica non inferiore alla A+ (A per i forni), come da etichetta energetica. È comunque agevolato l’acquisto degli elettrodomestici privi di etichetta, a condizione che per essi non ne sia stato ancora previsto l’obbligo.

Sono detraibili anche le spese di trasporto e montaggio dei mobili e degli elettrodomestici acquistati.

A quanto ammonta la spesa detraibile

A prescindere dal valore della spesa sostenuta per i lavori di ristrutturazione casa, l’importo massimo che si può detrarre per i mobili e gli elettrodomestici è fissato a 16.000 euro, IVA compresa. La quota detraibile è pari al 50% della spesa sostenuta.

Ad esempio, per una spesa complessiva di 8.000 euro si possono detrarre 4.000 euro; per una spesa di 18.000 euro si possono detrarre 8.000 euro.
Il limite dei 16.000 euro riguarda la singola unità immobiliare, comprensiva delle pertinenze, o la parte comune dell’edificio oggetto di ristrutturazione. Quindi, il contribuente che esegue lavori di ristrutturazione su più unità immobiliari avrà diritto più volte al beneficio.

La detrazione deve essere ripartita tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo.

Scadenza dei bonus fiscali

Per ottenere il bonus mobili ed elettrodomestici è necessario che le spese di acquisto siano sostenute entro il 31 dicembre 2021. La data in cui si acquistano i beni deve essere successiva a quella di inizio dei lavori di ristrutturazione.

La data di inizio dei lavori può essere dimostrata da eventuali abilitazioni amministrative o dalla comunicazione preventiva all’Asl, se è obbligatoria. Per gli interventi che non necessitano di comunicazioni o titoli abilitativi, è sufficiente una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.

Non è richiesto, invece, che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle per l’arredo dell’immobile.

Come ottenere la detrazione

  • Esattamente come per i lavori di ristrutturazione, per ottenere il bonus mobili ed elettrodomestici occorre effettuare i pagamenti tramite bonifici bancari o postali, sui quali va indicato:
  • la causale del versamento;
  • il codice fiscale del beneficiario della detrazione;
  • il numero di Partita Iva o il Codice Fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato.

Le stesse modalità valgono per il pagamento delle spese di trasporto e montaggio.

È consentito effettuare il pagamento anche mediante carte di credito o carte di debito. La data di pagamento è individuata nel giorno di utilizzo della carta da parte del titolare (indicata nella ricevuta di transazione) e non nel giorno di addebito sul conto corrente.

Quando si effettua il pagamento con il bonifico bancario o postale appositamente predisposto da banche o Poste Spa per le ristrutturazioni edilizie, banche o Poste Spa applicano una ritenuta dell’8%. Se si utilizza un bonifico diverso, non si applica la ritenuta dell’8%.

Il soggetto pagante deve essere lo stesso al quale è intestata la fattura o ricevuta comprovante le spese per la ristrutturazione e la spesa di acquisto dei mobili ed elettrodomestici (se più persone vogliono beneficiare della detrazione, ad esempio coniugi, la fattura dovrà riportare i codici fiscali di chi intende beneficiarne e il bonifico dovrà essere eseguito dagli stessi soggetti).

Documentazione necessaria

Chi usufruisce del Bonus mobili ed elettrodomestici deve conservare:

  • ricevuta del bonifico;
  • ricevuta di avvenuta transazione (per i pagamenti con carta di credito o di debito);
    documentazione di addebito sul conto corrente;
  • fatture di acquisto dei beni, riportanti la natura, la qualità e la quantità dei beni e dei servizi acquisiti.

Le spese sostenute devono essere indicate nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o modello Redditi persone fisiche).

Dal 1° gennaio 2018 gli acquisti di elettrodomestici ad alta efficienza (forni; frigoriferi; lavastoviglie; piani cottura elettrici; lavasciuga; lavatrici) devono essere comunicati all’ENEA attraverso il sito https://www.efficienzaenergetica.enea.it/detrazioni-fiscali.html.

La comunicazione deve essere trasmessa entro 90 giorni dalla data di acquisto degli elettrodomestici.

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20 Settembre 2021 / / Case e Interni

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Eccoci con un altro appuntamento dedicato alle case di piccole dimensioni e alle idee salvaspazio.

Oggi ti mostriamo un monolocale che ci può dare spunti su come sfruttare bene lo spazio e ottimizzare la metratura ridotta di circa 42 mq, con pochi interventi. 
L’appartamento (un piccolo attico ubicato a Stoccolma) ha una pianta estremamente regolare di forma rettangolare che, pur nella ridotta metratura, ha permesso in fase di rinnovamento discrete possibilità di modifiche sulla distribuzione interna.  Le opere di demolizione e costruzione sono state infatti minime.
In realtà, l’unico intervento murario durante la ristrutturazione ha previsto l’abbattimento del tramezzo che separava l’attuale open space in due piccole parti lunghe e strette, ognuna con finestra. Si è venuto a creare così, un unico ambiente, molto luminoso, anche grazie alla terrazza su cui affaccia. 

Le terrazze e i balconi, nelle case di piccole dimensioni, sono molto importanti perchè oltre ad aumentare la luce, permettono di avere un altro spazio da vivere, soprattutto nella bella stagione. Da tenerne conto in fase di acquisto.

Il bagno è rimasto nella posizione originaria, ma gli spazi sono stati ottimizzati in modo tale da avere zone funzionali distinte. 
NOTA: Per la normativa del nostro Paese, dopo la ristrutturazione, il bagno deve risultare disimpegnato dalla cucina. Questo può avvenire separando la zona del lavabo dal resto creando un antibagno oppure inserendo una porta nella zona dell’ingresso del mini appartamento, realizzando così il disimpegno. 
Come è possibile riuscire ad avere ambienti articolati anche in un monolocale? Una soluzione è quella di far realizzare una quinta vetrata, in stile industriale (oscurabile con una tenda) che separa il letto dalla zona giorno, permettendo così al monolocale di avere una zona notte semi indipendente. 
Qui, come si può vedere, non si può parlare di una vera e propria camera, perché questa è delimitata solo dalla quinta trasparente e illuminata e arieggiata dalle finestre e portefinestre della zona giorno. La camera, rispetterebbe anche la normativa italiana, in quanto è stata lasciata aperta e senza porte, direttamente comunicante con il soggiorno. 
Relooking di un piccolo attico di 42 mq

La zona cottura a vista integrata nel living è ampia e funzionale e sfrutta ogni centimetro libero di una delle pareti prive di aperture. La cucina, delimitata a un’estremità dal muro perimetrale e dall’altra da una spalla in muratura appositamente realizzata, risulta come inserita in una nicchia su misura, anche se in realtà i mobili sono di formato standard. La semplice finitura in bianco, ne rende la presenza discreta.
Sempre in linea sulla stessa parete dei mobili della cucina, troviamo un’altra nicchia con l’armadio guardaroba, di fronte al passaggio all’adiacente stanza matrimoniale.
Non c’è nessuna nota accesa di colore qui, perchè la palette su cui si basa l’arredamento è tutta impostata su toni neutri, come è consuetudine nello stile nordico-scandinavo. L’uso di parquet a pavimento, posato in tutta la casa tranne in ingresso e in bagno, accentua la sensazione di unità e di calore.
L’atmosfera raffinata, ma informale che si respira, è il frutto della combinazione di pezzi d’arredo contemporanei con mobili dal sapore vintage. Sono pezzi d’arredamento che dialogano tra loro, raccontandoci una storia. Il risultato è quello di una casa dallo stile senza tempo, che non lascia nulla al caso. 
Relooking di un piccolo attico di 42 mq
Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Relooking di un piccolo attico di 42 mq

Fonte e foto: fantasticfrank

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Anna e Marco CASE E INTERNI